Per le vie di Oto

[Ambientazione]

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    Si parlava di guerra.
    Tutto il villaggio di Oto era in subbuglio, mai vista una tale confusione.
    Ovviamente avendo vissuto come un eremita per quasi tutta la mia vita non ero ancora abituato all'andazzo cittadino, ma anche uno come me capiva che stavolta c'era sotto qualcosa, qualcosa di grosso.
    Gironzolando per Oto avevo scorto dei tipi, che solo a guardarli ti facevano male gli occhi.
    Ma ovviamente uno studentello in guerra non può fare niente, e niente, stavo facendo in quell'esatto momento.
    Avevo vagato a vuoto respirando a pieni polmoni l'aria silenziosa del mattino.
    Amavo svegliarmi presto e veder sorgere l'alba, ma soprattutto, assaporavo la quiete prima della tempesta.
    Sapevo che di li a poco il villaggio sarebbe esploso, ognuno aveva sempre qualcosa da fare, mai nessuno che trovasse il tempo di sedersi un attimo e pensare.
    Questa è la civiltà?
    A Oto c'erano delle panchine, nessuno le usava, mi sedetti su una di quelle, pensavo alla guerra.
    Per me era un concetto piuttosto complicato non ne avevo mai sentito parlare apertamente.
    Immaginavo la strage della mia famiglia moltiplicata per dieci, anzi no per cento, anzi al diavolo che ne so.
    I più forti arrivano ammazzano e se ne vanno, questo lo sapevo, l'avevo provato.
    Ma allora qual'è la differenza fra guerra e massacro?


    "Perchè mi pongo certi problemi idioti?"

    Mi stupii di aver parlato col mio tono di voce normale.
    Forse stavo diventando pazzo, come un leone chiuso in gabbia.
    Misi mano alla vecchia chitarra di mio fratello, e mi approntai a suonarla.
    Avevo deciso almeno di conservare la sua memoria imparando a suonarla, come presumevo sapesse fare anche lui.
    D'altro canto oltre a suonare, a Oto, per me non c'era niente da fare, e immaginavo fosse stato così anche per lui.
    Cominciai a suonare cercando di concentrarmi ma dopo poco mi ritrovai a strimpellare un po' a caso mentre venivo trascinato via dai miei pensieri.
    Il mondo in cui tutto a un tratto mi ritrovavo era qualcosa di strano e contorto.
    Non l'avevo immaginato così, si pagavano i ninja migliori, spesso per andare ad ammazzare qualcuno, qualcuno che magari non conoscevano neanche.
    La gente era sgarbata, tanta ma sgarbata.
    Nelle mie peregrinazioni, avevo incontrato pochissima gente, e tutti erano stati molto gentili e sempre ospitali.
    Venni assalito da un vortive di ricordi.
    Alzai lo sguarde sulle grige facciate di Oto.
    Non era quello il posto che mi avevano detto.
    La mente dei cittadini è contorta, preferiscono il caos alla quiete, per avere quelle che chiamano le "comodità", ma stiamo scherzando?
    In quella gabbia stavo impazzendo se non avessi trovato qualcuno con cui parlare, ma non una persona normale, una persona speciale, qualcuno che avrebbe capito, ma ero sicuro che non avrei trovato nessuno.
    Ma chi vuoi che ci sia in un posto dove i genitori non cucinano nemmeno ai propri figli, gli danno due spiccioli li mandano a prendere il ramen e sono tutti felici.
    Questo per esempio gli animali non lo fanno, alcuni dovrebbero imparare da loro.
    Mentre i miei pensieri si dilatavano all'inverosimile, senza rendermi conto mi ritrovai in piedi sulla panca accovacciato come un bambino, con la chitarra appoggiata a terra e le braccia distese.
    Mi guardai intorno sperando non ci fosse nessuno.
    Pericolo scampato, mi affrettai a sedermi come le persone "civili", e ripresi a suonare.
    Una donna uscì carica di sacchetti vuoti, che avrebbe poi riempito; saggia donna, preferisce alzarsi presto e fare le cose con calma, che correre di qua e di la cercando di fare la spesa in mezz'ora.
    Ma questo significava solo una cosa, stava cominciando.
    Nell'ora successiva la gente cominciò ad affluire, i commercianti ovviamente non facevano più gli sconti ma vendevano tutto a prezzi pieni, a volte guarda il caso sbagliavano a dare il resto.
    Mi accovacciai in piedi sulla panchina, osservai il volo di un uccello alcuni bambini che giocavano, la mia chitarra, un vecchietto che passeggiava...
    Oto non era poi così male...




    CITAZIONE
    Mi assumo l'onore di essere il primo a scrivere se qualcuno voleva essere primo non me ne voglia :hgf:
    Comunque se qualcuno sprizza di creatività ruolatoria ( :ghu: ) può ruolare un po' con me :patt:

     
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    A volte si domandava dove avesse preso l’abitudine di muoversi sui tetti o saltare da un albero all’altro.
    Le piaceva guardare Oto dall’alto.
    Sorrise.
    Qualcosa, alla fine, le aveva lasciato in eredità il suo ex compagno felino.
    Non era facile lasciar andare la mente a quei ricordi, ma perlomeno il dolore era diventato più sopportabile.
    Vigilava sul paese ancora addormentato, mentre le prime luci dell’alba tingevano di tonalità arancio rosato il paesaggio attorno a lei.
    Oto era immersa nel silenzio, ma improvvisamente una melodia raggiunse il suo udito affinato dall’addestramento.
    Pochi accordi, quasi seguissero il filo dei pensieri dell’esecutore della musica.
    Le ricordava quando Yami si cercava il suo angolo di tranquillità sopra i tetti della loro abitazione, suonando una melodia con il flauto.
    Si mosse con passo rapido in quella direzione, ma stando attenta a non farsi scorgere per non disturbare la sua esecuzione solitaria.


    Si trovò un posto nascosto sopra i rami di un albero, in modo che lo sconosciuto non potesse vederla.
    Protetta dal fogliame rimase in ascolto fino a quando la melodia non s’interruppe.


    image
    La ragazza osservò il giovane, all’incirca suo coetaneo.
    Le sue iridi erano di un roso acceso in contrasto con i capelli corvini.

    Per il momento preferì non palesare la propria presenza, non quando questi si accovaccio sulla panchina.
    Lo lasciò riflettere, mentre il mattino portava con sé la vita concitata di tutti i giorni.

    Lo sconosciuto la incuriosiva.
    Era immobile su quella panchina, mentre la vita di Oto gli passava attorno senza toccarlo.

    Forse era giunto il momento di parlare...

    Shinodari saltò giù dall’albero atterrando su uno dei tetti di un’abitazione limitrofa.


    -Ciao.-

    Lo salutò una volta che lo ebbe raggiunto.

    La ragazza si trovava ad una manciata di passi di distanza da lui.
    Aveva i capelli blu scuro che le scendevano davanti incorniciando un ovale delicato che racchiudeva due iridi del colore dell’ametista.
    Sembrava una fanciulla qualsiasi se non fosse stato per il coprifronte del villaggio che spiccava sulla fronte e la katana legata dietro la schiena.

    Attached Image
    Shinny_ninja_29112008_copy2.png

     
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    Forse al momento ero troppo impegnato ad osservare il nulla, per accorgermi di quello che accadeva intorno a me.
    Avete presente quando vi sentite osservati ma non sapete chi vi osserva?
    Ecco, al momento non mi sentivo affatto così.
    Non mi rendevo conto della gente che mi stava intorno, sebbene facesse il suo abituale casino, e infatti me ne stavo ancora rannicchiato sulla panchina senza far caso alle malelingue dei passanti.
    Ma non mi resi conto nemmeno della ragazza che balzò giù da chissà dove e si avvicinò a me.


    "Ciao"

    La sua voce squarciò i miei fitti pensieri, era ora di svegliarsi...
    Alzai lo sguardo, uoa, va bene che sono sempre serio, però questa qui non è mica da buttare via, pensa che culo con tutte le vecchie che ci sono in giro chi viene a salutare me,
    NOOO, cosa sto dicendo, e poi perchè la fisso, che imbecille, però è carina, però tu non sbattere le palpebre e ripigliati, non farlo sei un Tengu, le palle le hai.
    Sembrai risvegliarmi da un torpore e sbattendo le palpebre continuai a fissarla.
    Sono un uomo imbecille, anzi il più imbecille, anzi non sono neanche un uomo sono un'inutilità...
    mentre stavo optando per scappare a nascondermi mi tornò alla mente, come se fosse successo secoli fa, il fatto che la ragazza mi aveva salutato e stava ancora davanti a me.


    "Ciao"

    Tentai di sembrare sciolto, ma non ero mai stato capace a fingere le emozioni, quindi mi uscì qualcosa tipo "'ao".
    A quel punto cadde un silenzio imbarazzante, ed ebbi modo di accorgermi che ero ancora seduto in quel modo imbecille, ma chi me lo fa fare porca miseriaa!
    Mi misi subito a sedere normalmente.
    Nel mentre ebbi modo di osservare che era anche una kunoichi, magari mi voleva uccidere...
    A volte mi stupivo di me stesso, ma ti pare che una che mi vuole uccidere mi saluta e aspetta che le rispondo??
    Quando finalmente la confusione si acquietò le feci un po' di posto


    "Vuoi sederti?"

    Con le donne non ci sapevo proprio fare.
     
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    Sembrava sorpreso di trovarsi la ragazza davanti a sé.
    Restò quasi imbambolato, come se un flusso di pensieri stesse correndo all’interno della mente del giovane sconosciuto.

    Attimi di silenzio, poi il ragazzo rispose al suo saluto.


    CITAZIONE
    "Ciao"

    Un saluto in parte celato dall’imbarazzo.
    La parola fu udita come un ciao modulato in cui le lettere finali erano le più udibili.

    Nuovamente silenzio.
    Nuovamente il giovane sembrò chiudersi nel suo mondo.
    Cambiò posizione sedendosi normalmente sulla panchina, ma continuando ad osservarla.

    Uhm, forse non si sarebbe dovuta presentare a lui con la katana.
    Non era esattamente una cosa tranquillizzante.

    Attese con la massima calma, fino a quando lo sconosciuto le fece posto, tornando nel mondo reale.


    CITAZIONE
    "Vuoi sederti?"

    Shinodari annuì, sciogliendo i legacci della katana per sedersi comodamente.
    Tenne la katana davanti a sé sorreggendola con una mano.

    Si voltò verso il ragazzo.


    -Mi spiace di essere piombata così nella tua vita, ma mi hai incuriosito. Mi domandavo a cosa stesse pensando qualcuno, che restava immobile mentre l’esistenza degli altri gli scorreva accanto senza intaccarlo minimamente. Chi sei misterioso abitante di Oto?-

    Chiese scrutandolo con quelle iridi ametista che risplendevano come pietre preziose.
     
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  6. greenbrothers
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    Se non altro la ragazza si sedette accettando l'invito, non era stata proprio una catastrofe.
    Tentai un sorriso, ma girai la testa dall'altra parte.
    La guardai, anche lei mi osservava, che begli occhi, cioè no, chi se ne frega, ma quanto è difficile guardarla in faccia?
    Finalmente mi rivolse la parola:


    "Mi spiace di essere piombata così nella tua vita, ma mi hai incuriosito. Mi domandavo a cosa stesse pensando qualcuno, che restava immobile mentre l’esistenza degli altri gli scorreva accanto senza intaccarlo minimamente. Chi sei misterioso abitante di Oto?"

    Cavolo, per un attimo rimasi a riflettere su quelle parole, questa ragazza, lei aveva capito, mi alzai in piedi di scatto.


    "Risponderò alle tue domande, tu non sei come tutti questi qua intorno.
    Allora, punto primo, pensavo, perchè tutta la gente ha sempre fretta anche se il tempo c'è, e ce n'è anche tanto.
    Cioè questi qua, devono comprare solo qualche cosa e sono tutti sempre di corsa, si lo so che può sembrare scemo, però in realtà è veramente così.
    A uno che ci vive sembra tutto normale, ma io che sono arrivato adesso mi trovo spaesatissimo, soprattutto perchè non sono abituato a vivere nelle città."[/color
    Mi guardai intorno alla ricerca di un esempio.

    C'erano alcuni sassolini sul selciato, presi tutti quelli che trovai.

    "Allora, guarda questi sassi. Ce ne sono molti piccoli e inutili, ma alcuni più grandi vedi?"


    Presi uno dei sassi più grandi e glielo mostrai.

    "Tu sei quello, e questi più piccoli -dissi mentre li adagiavo a terra- sono i cittadini normali. Io non sono uno di loro, ma non ho nemmeno la presunzione di paragonarmi al sasso grande, questo lo devono dire gli altri.
    Ora [color=purple]-molto teatralmente stesi il braccio e lasciai cadere il sasso
    - quando uno spirito più forte cerca di mischiarsi, prevale, ma spesso- guardai lo spazio che si era formato intorno al sasso- rimane solo"


    Allontanai con un piede le pietruzze ma tenni l'onnipresente sasso e lo misi in mano alla kunoichi.
    Le mie gote avvamparono mentre ero indeciso se chiuderle la mano.
    Ma che diavolo di imbecille... mi grattai la testa e mi voltai.

    "Se ti va tieni quel sasso, non penso che te ne freghi molto, ma se non altro puoi fare questo giochino in mancanza di sassi grandi"

    Mi voltai con un sorriso imbecille sulla faccia, ma tornai subito serio,

    "Infine, vuoi sapere chi sono. Bhè durante i miei viaggi, ho imparato a non dire il nome come se niente fosse, ma penso che in questo caso le solite regole non valgano: Ashura Tengu, di Oto, o almeno così dovrebbe essere, temo di essere l'ultimo rimasto del clan Tengu, e se hai mai visto qualcun'altro che porta questo nome ti prego di dirmelo."

    Infine lo sguardo mi ricadde sulla sua katana, e la vista mi fece balzare in mente un pensiero


    "Ah e poi stavo pensando alla guerra... tu non ci vai in guerra vero?"


    Edited by greenbrothers - 26/12/2008, 14:13
     
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    Il giovane sembrò riflettere per un istante sulla domanda posta dalla fanciulla.

    La gente andava sempre di corsa anche quando non serviva.
    Forse era davvero così...
    E forse un pochino invidiava chi era capace di fermarsi, uscendo dal flusso del tempo.
    Lei non aveva questo privilegio; al contrario: le sarebbero servite almeno due vite da vivere intensamente e contemporaneamente per assolvere a tutti i suoi incarichi.

    Lui si sentiva spaesato perché non era abituato a vivere in una città, come aveva definito Oto.
    Quello stato di sentimenti poteva capirlo benissimo: ricordava i suoi primi giorni nel villaggio.

    Il giovane cercò di spiegarsi ponendole un esempio visivo.


    CITAZIONE
    "Allora, guarda questi sassi. Ce ne sono molti piccoli e inutili, ma alcuni più grandi vedi?"


    La ragazza annuì, lasciandolo proseguire.

    Spiriti forti che restano da soli, isolati dalla normalità dell’esistenza.

    Uno shinobi è uno spirito forte per la scelta di vita che ha fatto?
    E’ destinato a restare da solo per la strada che ha intrapreso?

    Seguì con lo sguardo il sasso più grande che cadeva creando un vuoto attorno a sé.


    CITAZIONE
    ...quando uno spirito più forte cerca di mischiarsi, prevale, ma spesso rimangono soli...

    No, era qualcosa che non aveva mai accettato.

    Il giovane le mise in mano quel sasso più grande, un gesto che gli procurò un certo imbarazzo visibile nell’improvviso rossore del volto.

    Distolse lo sguardo da lei, mentre le parlava.


    CITAZIONE
    "Se ti va tieni quel sasso, non penso che te ne freghi molto, ma se non altro puoi fare questo giochino in mancanza di sassi grandi"


    Shinodari gli rivolse un sorriso gentile.


    -Quello che mi hai detto mi interessa e non potrei mai gettare via un regalo, non credi?-

    Considerò, ponendo il sasso in una tasca.

    Lo sguardo del misterioso giovane si fece serio.

    Si presentò come Ashura Tengu, di Oto.
    Supponeva di essere l’ultimo del suo clan.


    CITAZIONE
    ...se hai mai visto qualcun'altro che porta questo nome ti prego di dirmelo.

    La ragazza scosse la testa.

    -Mi spiace, ma non ho presente al momento. Però possiamo vedere in amministrazione cercando tra gli incartamenti notizie sul tuo clan. Io lavoro lì.-

    Gli propose.

    CITAZIONE
    "Ah e poi stavo pensando alla guerra... tu non ci vai in guerra vero?"

    Già la guerra...

    Shinodari non rispose subito.

    Scelse con cura una manciata di sassolini tutti uguali.

    Ne prese due dal mucchio, mostrandoli ad Ashura.


    -Io, te...-

    Disse poggiandoli delicatamente assieme ai restanti sul terreno.

    Li unì tutti in modo da formare un muro circolare e all’interno tracciò un cuore con un rametto.


    -Uno spirito forte spicca dal resto delle altre anime, ma il suo cuore è uguale a quello di tutti gli altri. Nessuno dovrebbe restare da solo per quanto il destino, la via che ci scegliamo, entrambe le cose tendano ad isolarci dagli altri. Uniti possiamo erigerci come baluardo per quello che per noi è importante proteggere. Nessuno è inutile, neanche il sasso più piccolo. Per me ogni cittadino di Oto è importante...-


    Commentò fissandolo dritto negli occhi

    -... purché nel suo animo non risieda il germoglio del tradimento. Andare in guerra è mio compito per proteggere chi non può farlo da solo e per proteggere il cuore di Oto che sono i suoi abitanti.-


    Sorrise.

    -Credo sia il mio turno di presentarmi. Mi chiamo Shinodari Jaku Kazekumo, piacere.-


    Disse in tono cortese.
     
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  8. greenbrothers
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    Me ne stetti rannicchiato a terra ad osservare l'ammasso di sassolini circondati dal cuore, tracciato da Shinodari...
    Mi aveva detto subito il suo nome, si fidava già di me?
    Cercai di distinguere la mia pietruzza tra la massa ma l'avevo già persa di vista.


    "Io non conosco bene gli umani quanto te.
    Conosco abbastanza me stesso da avere la presunzione di sapere cosa pensano gli altri, tutte cazzate che mi ero inventato io.
    Ho vagato solitario per dodici anni.
    Quando ero un bambino alcuni predoni massacrarono il mio clan, solo due persone si salvarono, io e mio fratello, Hellsi Tengu.
    Da quel giorno vagabondai senza metà.
    Per tutto la durata dei miei viaggi ho incontrato tante persone quante ne potrei trovare qui al chiosco del ramen in mezza giornata"


    Stavo facendo un discorso quasi privo di alcun senso, elementi separati cozzavano, ma un concetto di fondo c'era, scattai in piedi.


    "Quello che cerco di dire, anche se non trovo parole abbastanza da uomo vissuto o lupo solitario per dirtelo, è che probabilmente tu hai ragione, il cuore ce l'abbiamo tutti e tutti ne facciamo parte, ma il fatto è che questo non è il mio mondo.
    Forse dovrei darmi pace e smetterla con questi ragionamenti filosofici inutili, ma dopo averli fatti per dodici anni, non posso, e quindi ti chiedo scusa se ti obbligo ad ascoltare le pende di un ragazzino che crede di saper tutto del mondo, ma non sa più di quanto quelle persone che giudico tanto."


    Mi veniva voglia di prendere a calci tutti i sassi e i cuoricini vari.
    Ero ben consapevole di non poter far parte del mondo che mi circondava, e avevo sempre vissuto in pace con questa consapevolezza, ma qualcosa era cambiato.
    Non ero uno di quei tipi troppo sentimentali, ma aver incontrato Shinodari, mi aveva dato una ragione per cercare di entrare in quel cuore che snobbavo tanto, se c'era qualcun'altro come lei probabilmente ne valeva la pena.
    Chiusi gli occhi.


    "Ah per mio fratello e il resto del clan non stare a sbatterti troppo, probabilmente non ci sarà nulla di scritto, la storia dei Tengu inizia e finisce con me, ma comunque grazie per l'offerta."


    Cercai di fare il falso allegro, cosa che non mi veniva assolutamente naturale

    "Ma ora, parlami un po' di te Shinodari Jaku Kazekumo, chi sei?"
     
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    Shinodari ascoltò il ragazzo parlare, raccontarle qualcosa del suo passato, commentare ciò che lei gli aveva precedentemente detto.

    CITAZIONE
    "Quello che cerco di dire, anche se non trovo parole abbastanza da uomo vissuto o lupo solitario per dirtelo, è che probabilmente tu hai ragione, il cuore ce l'abbiamo tutti e tutti ne facciamo parte, ma il fatto è che questo non è il mio mondo.
    Forse dovrei darmi pace e smetterla con questi ragionamenti filosofici inutili, ma dopo averli fatti per dodici anni, non posso, e quindi ti chiedo scusa se ti obbligo ad ascoltare le pende di un ragazzino che crede di saper tutto del mondo, ma non sa più di quanto quelle persone che giudico tanto."

    Fu quasi uno sfogo.

    Chiuse gli occhi, poi parlò ancora una volta.

    CITAZIONE
    "Ah per mio fratello e il resto del clan non stare a sbatterti troppo, probabilmente non ci sarà nulla di scritto, la storia dei Tengu inizia e finisce con me, ma comunque grazie per l'offerta."

    Le rivolse un sorriso forzato, un’allegria che non faceva parte della sua natura.
    CITAZIONE

    "Ma ora, parlami un po' di te Shinodari Jaku Kazekumo, chi sei?"


    Un’interessante domanda...
    La risposta non era così facile, neanche per la diretta interessata.


    -Non possiamo sceglierci il mondo in cui vivere, ma possiamo vivere al meglio nel luogo in cui ci troviamo...-

    Esordì seria.

    -Anche se tu fossi l’ultimo del tuo clan, non significa che sia meno importante di altri, per cui vediamo di trovare qualche informazione che ti potrebbe essere utile.-

    Continuò in tono gentile, poi la sua espressione si fece pensierosa.


    - Shinodari Jaku Kazekumo, è una delle contraddizioni di questo villaggio, suppongo. Sono un ninja medico che vive tra luce e oscurità. Non sono originaria di Oto, quindi so cosa significhi vivere in un mondo che non è il tuo, però con il tempo ho imparato a conoscere ogni aspetto di questo villaggio e a desiderare di proteggerlo. Vedi, alla fine non è male se sai guardare oltre le apparenze. Ashura perché non provi a fare una scommessa con me? Immergiti nel flusso del tempo di Oto, prova a vivere non sentendoti un estraneo. A volte la solitudine è semplicemente una barriera, troppo facile da evocare a protezione, difficile farne a meno. Come la tua musica... E’ un peccato che tu non la condivida con gli altri, anche solo per una volta. La melodia che stavi eseguendo poco fa... mi piaceva... L’ha portata il vento... Lui segue i suoi capricci non i nostri desideri.-

    Considerò sempre mantenendo un tono di voce tranquillo.

     
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    “Sembra che alcune delle condizioni che stavamo aspettando sia siano risolte.”

    “Solo in parte purtroppo, ma pare si possa fare un serio pronostico sull’avvenire, anche se sono pochi.”

    “Pensate sia davvero il tempo?”

    “Se non ora, quando?! Aspettiamo da anni ormai e questa mi pare sia l’occasione migliore per mettersi alla prova.”

    “Spiegati fratello!”

    “Non serve che sia l’intero gruppo a muoversi. Abbiamo sempre progettato un rientro in grande stile, come un tempo, ma è evidente anche con l’esempio proposto da questi. Potrebbe essere sufficiente, se non migliore, un approccio più silenzioso e discreto.”

    “Cosa ci suggerisci di fare quindi?”

    “Mandiamone uno, creiamo contatti ed elaboriamo il prossimo passo. Mal che vada avremo solo bisogno di sostituire un unico pezzo piuttosto che tutta la collezione.”


    Otto figure sorrisero all’unisono comprendendo infine l’idea del loro compagno e questi, tronfio del suo piccolo successo, mostrava con ancor più generosità i denti alla baluginante luce delle candele.

    […]

    “Adam. Sette. Nove. Tredici… O-otto.”


    Ebbe qualche remora nel pronunciare l’ultimo numero, seppur leggesse con fare distratto e non vi fosse motivo alcuno di riflettere il pensiero con le parole, trovando assai difficile poi sollevare lo sguardo dalla lista per posare gli occhi sul volto del ragazzo.
    Ebbene sì, erano già sette anni che stava in quel buco al fianco di decine di altri ragazzi. Nove missioni a cui aveva preso parte, tutte terminate con successo. Tredici le uccisioni confermate in azione… ventuno le vittime totali.
    Non era raro che la squadra al momento del rientro contasse meno uomini rispetto alla partenza, faceva parte del gioco, ma che la perdita fosse dovuta alla mano di un compagno era una questione rara, se non unica, ed in questa occasione si era davanti ad otto casi distinti dovuti ad una sola persona.
    Tossì schiarendosi la voce, recuperando parte del contegno perduto, anche se un senso d’inquietudine perturbava la naturale serietà con cui svolgeva solitamente il suo lavoro. L’osservava, sbattendo più volte le palpebre che inconsciamente rifiutavano quella visione. Ad osservarlo con la serenità nel cuore, inconsapevoli di chi fosse realmente, non si sarebbe pensato nulla di più che di un ragazzo troppo serio per la sua età, già spento nell’animo da chissà quale tragedia familiare. Lui però aveva appena terminato la lettura del suo fascicolo, sapeva che non aveva avuto perdite precoci, non aveva subito strani scherzi del destino, non era sopravvissuto a particolari tragiche situazioni nella sua infanzia.
    Semplicemente stava osservando uno shinobi del Suono, uno di quelli fatti alla vecchia maniera.
    Ripose tutta la sua attenzione nel compilare il modulo, consapevole che per liberarsi di quella sgradita presenza avrebbe solo dovuto terminare il suo lavoro fornendogli le "prove" della sua vita al villaggio.

    […]


    Gli diedero un alloggio in uno squallido monolocale in periferia, una zona non meno conosciuta rispetto molte altre per la povera gente che vi abitava in gran numero, quasi sovraffollata, l’ideale insomma per far scomparire o apparire un individuo nella routine del villaggio senza destare troppi sospetti.
    Così comparve Adam agli occhi di Oto, spoglio del suo equipaggiamento e vestito di comodi abiti in cotone. Una giacca rossa con strisce gialle sulle maniche, chiusa sul davanti in modo che l’ampio colletto coprisse per intero il collo e parte del mento, ed un paio di pantaloni neri lunghi quel tanto per nascondere le ginocchia, ai piedi comuni sandali anch’essi corvini.
    Non più alto di molti, snello nella figura tonica e muscolosa evidentemente allenata poteva sembrare in effetti un giovinotto come tanti se non fosse stato per quello sguardo freddo e distaccato che, ineluttabile, squarciava qualsiasi parvenza di normalità. Fiero nell’aspetto quanto nel carattere non prese contatti con nessuno nelle prime due settimane trascorse nella nuova casa, aveva solo ricevuto l’ordine di attendere e così fece.
     
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    Oto, sounds Good

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    22 giorni dopo il mio ingresso "pubblico" nella vita del villaggio mi accorsi di essere seguito o meglio, fu una sensazione quasi inconscia seppur chiara ed inequivocabile. Qualcuno mi stava pedinando - e non faceva nulla per nascondere la propria presenza - nonostante non fossi ancora riuscito a scorgerne la figura, si stava facendo notare... volontariamente.
    Era evidentemente un primo contatto, astuto invito a dirigermi in un'area meno affollata dove probabilmente il mio "amico" avrebbe palesato la sua presenza, questa una chiara certezza per me, dopo aver vagliato le poche possibili motivazioni a quel particolare approccio.
    Decisi quindi di concludere i miei acquisti precocemente optando, sulla via del ritorno, per un giro più ampio attorno alcune baracche perimetrali del quartiere, piuttosto che tagliarlo in due passando per il centro pulsante del mercatino trovandomi così in un campo di terra battuta. Innumerevoli cataste di legno, fasci d'assi e tavole levigate occupavano gran parte dello spazio aperto, difficile districarsi tra le montagne di materiale lì in sosta in attesa di chissà quale lavorazione, specialmente considerata la mole straordinaria di alcune di quelle pile, superiori in altezza ai due metri abbondanti.
    I giorni d'attesa erano stati utili a conoscere il territorio, per questo senza remore avevo predisposto quel luogo come sede dell'incontro con lo sconosciuto, ma diversamente da quanto mi sarei aspettato la presenza svanì lasciandomi non poco interdetto.
    Secondi di attesa si susseguirono convincendomi sempre più sull'eventualità di un mio errore, forse dettato dall'impazienza che in quegli ultimi giorni iniziava a cogliermi. Aspettai, speranzoso, finché davanti il vuoto non potei far altro che arrendermi.
    Rivolsi le spalle a quella sezione di tronco su cui avevo adagiato i sacchetti, pronto a ripercorrere a ritroso il mio inutile cammino quando fui colto da un risata insperata.

    "Dove pensi di andare piccolo?!"

    Volsi la testa, accennando un sorriso nel riconoscere quella voce.

    "Non credevo Le ci volesse tanto per raggiungermi"

    Il tono scherzoso di chi, nonostante la felicità dell'incontro, non può trattenersi dal replicare.

    "E non credevo avrebbero inviato Lei per comunicarmi delle semplici istruzioni."

    Rise ancora il ragazzo, di gusto, accompagnando il movimento sussultorio delle spalle a sonore pacche sulle cosce.

    "Sono l'unico che ora può darti quello di cui necessiti Adam."

    Inarcai un sopracciglio, stupido ed incuriosito da una simile affermazione mentre potevo osservare dopo molto tempo il massiccio fisico dell'uomo, affiancato come sempre dalle sue innumerevoli spade di cui, ancora oggi dopo molti anni, non riuscivo a ricordare precisamente tutti i nomi.

    "Si tratta di qualcosa di più grande di quel che han voluto far credere gli anziani quindi."

    Annuì constatando che nonostante il tempo trascorso dall'ultimo incontro non ero affatto cambiato. Un piccolo colpo di reni gli fu sufficiente per portarsi in posa eretta, i piedi ben piantati al suolo a meno di due metri dalla mia persona e da lì, con un movimento elegante mi gettò il fodero di una delle sue armi più preziose.

    "Sai cos'è e quanto sia legato ad essa, quindi abbine cura e per il tuo bene, non estrarla da quel fodero..." sorrise sornione nascondendo evidentemente qualche notizia al riguardo "... dovrebbe garantirti una certa libertà d'azione ad Oto, se mostrata alle persone giuste."

    Due dita portate alla fronte, scimmiottando il più classico dei saluti militari, mi diedero subito modo di comprendere che l'incontro era finito. Non c'era replica possibile a quel saluto, visto innumerevoli altre volte. Era la parola Fine per eccellenza quando si trattava di quella persona.

    "Porta i miei saluti al Colosso del Suono"

    Afferrai l'arma saldamente a due mani anche se, una sola, sarebbe stata evidentemente sufficiente preferendo vedere il contenuto dei sacchetti sparsi un pò ovunque attorno i miei piedi, piuttosto che rischiare. Nonostante il completo disinteresse per oggetti di quel tipo, quasi venerati da taluni individui, fui mosso istintivamente dal timore reverenziale provato per il suo proprietario.
    Rimasi quindi solo, innervosito dall'immediata constatazione che quell'incontro non aveva portato nulla di ciò che m'aspettassi realmente, ed anzi aveva creato solo altri vuoti.
    Ancora privo d'istruzioni, con diverse domande che ora non avevano modo di ricever risposta, mi rimase solo il rientro all'appartamento e l'ingrato compito di far da messaggero per degli stupidi saluti ad un perfetto sconosciuto.
     
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  12. Kurotenpi
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    Una Giornata di Ordinaria Follia



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    Ahh Oto, un bel villaggio, tranquillo e sereno, poteva essere scambiato per Konoha, certo ad eccezione delle giornata in cui per le strade cittadine girovagavano folli allievi di folli, o almeno quei pochi rimasti ancora vivi. Questo luogo era un esempio di luogo in cui elementi rivoluzionari non erano stati tranciati, e le tradizioni si erano perse. Ormai della Serpe non era rimasto praticamente più nulla, un bene? Un male? Chi può dirlo. Era notte, ma l'alba si accingeva ad arrivare e a dare i primi sprazzi di sè, quando sul muro di una casa si cominciarono a sentire alcuni sordi colpi come di martello. Coloro che dormiano all'interno nemmeno se ne accorsero e i pochi che si svegliarono credettero fosse qualche mattiniero carpentiere che stava facendo qualche ristrutturazione. Dopotutto mancavano ormai pochi giorni alle elezioni dell'amministratore di quartiere, magari stavano già allestendo qualcosa a riguardo. Le strade erano ancora deserte, e la brezza mattiniera decisamente gelida e fastidiosa, portava persino i cani a stare lontani dalla strada. Fu verso le 5 e mezza, che i primi effetti di questa " ristrutturazione " si fecero sentire.

    " AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH "



    Le urla di una donna che si stava recando al mercato cittadino per allestire il proprio bancone, risuonarono in una strada parallela al corso principale. La gente si riversò fuori, e vide la scena. Beh certo in un mondo di ninja una scena simile non avrebbe dovuto gettare quello scalpore, ma quando ad essere piantata ad un muro era una dolce ragazza candidata alle elezioni di quartiere, beh. Non si sapeva ancora se fosse morta, ma il suo sangue già colava sulla parete...
     
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    È colpa tua. Ratty

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    YAAAAAAAWWWN.... Sbadigliò lo Yakushi mentre si trascinava lungo le vie del villaggio, appena prima dell'alba. Di ritorno da una noiosa missione di scorta a un campione internazionale di Shogi (L'unico momento di azione era stato raccogliere al volo il toupè di uno dei partecipanti al torneo) il ninja aveva da poco varcato il Gate e anelava a raggiungere il palazzo, inchiodare Yasu al muro con dei ferri (per sport e semplice diletto) e poi andarsene a nanna.

    Ma evidentemente qualcuno aveva ben altro in serbo per lui. Un grido in fondo alla strada attirò la sua attenzione. Per un attimo ebbe il fortissimo impulso di lavarsene le mani e proseguire per il palazzo, ma la curiosità ebbe il sopravvento. C'era una piccola folla raggruppata intorno a un muro su cui spiaccava una bizzarra decorazione, anche se non si capiva bene cosa fosse. Dovette farsi strada tra gli sconvolti passanti per riuscire infine ad avere un buon punto di osservazione, e fu allora che la vide.

    Un cadavere di donna inchiodato al muro.

    Lo fissò a lungo, senza scomporsi.

    Quindi si guardò intorno, in cerca di qualcosa che potesse aiutarlo..e lo sguardo ricadde su una scopa in mano a una donna. Ehi, me la passa quella? Chiese abbozzando un sorriso, come se l'intera scena non lo toccasse particolarmente. Avutala, si avvicinò con cautela alla vittima di quell'inusuale violenza, e allungando il bastone provò a toccarla, con una lieve pressione, due o tre volte.

    Boh..niente di trascendentale.. Avrebbe commentato, cercando di capire se la tizia era viva o meno. A palazzo Yakushi quelle cose erano all'ordine del giorno..certo, quelli si rialzavano, ma dettagli. In ogni caso non conosceva la tizia, ma non essendo nè del quartiere nè un pezzo grosso del villaggio la cosa non lo riguardava, che ci pensasse l'amministrazione a indagare, lui voleva tornarsene a casa e farsi dieci ore filate di sonno!
     
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  14. ~Shiro
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    Uno strano cadavere





    Finalmente la vita "normale" poteva cominciare. Il periodo di convalescenza post-intervento era terminato, l'operazione era andata a buon termine, avevo di nuovo il mio vero volto. Le bende che mi ero appena tolto stavano per terra, mentre io mi stavo scrutando attentamente il viso allo specchio, cosa che mai avevo fatto prima, d'altronde non avevo mai subito un intervento di chirurgia facciale.

    - Nikaido puzza. -

    Anche la mia voce era ritornata quella di prima, segno che l'intervento alle corde vocali era stato altrettanto utile.
    All'improvviso però un grido risuonò fuori dalla mia finestra, seguito da molti altri. Incuriosito presi il mio Bokken e, fissatolo alla mia cintura, scesi in strada. Seguii varie persone, che si dirigevano tutte verso una zona del villaggio non lontana da casa mia, fino a trovarmi davanti una piccola folla di gente estremamente spaventata o nauseata. Sempre più curioso mi feci spazio finchè non arrivai tra i primi e potei notare cosa aveva suscitato tutto quello scalpore: il corpo di una donna, grondante di sangue, era appeso ad un muro. Subito comparve sul mio volto un'espressione delusa, speravo in qualcosa di più interessante.
    Ovviamente quello non era un fatto che accadeva tutti i giorni, nemmeno in un Villaggio "particolare" come Oto, ma dopo quello che avevo passato nella mia breve vita non mi sembrava qualcosa di così sconcertante.
    Stavo quindi quasi per andarmene, quando notai un viso noto. Infatti Febh si stava dirigendo verso il cadavere e, dopo averlo esaminato, lo punzecchiò con una scopa. Subito sorrisi divertito.


    - Febh, ma che fai? Punzecchi i morti? -

    Feci una piccola pausa, per dar modo al mio cugino di rendersi conto di chi stava parlando, dopotutto per lui dovevo essere ancora morto, quindi ripresi sempre con tono divertito.

    - Non sapevo che ora tu avessi questi strani gusti! -

    Rimasi quindi a guardarlo con aria divertita, incurante di tutta la folla che avevamo attorno, probabilmente esterrefatta da parole così stupide di fronte ad un cadavere.

     
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    È colpa tua. Ratty

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    Una voce che non avrebbe dovuto sentire lo chiamò dalla folla. Inizialmente pensò a una allucinazione..poi quello parlò di nuovo..e lo Yakushi si voltò a confrontare il redivivo cugino.

    Per la seconda o forse terza volta nella sua vita il chunin rimase senza parole..al punto che lasciò cadere la scopa e la sua mente cancellò completamente la faccenda del crocifisso. Tu? Sussurrò, cercando di capire...ma non chiese subito spiegazioni nè si mostrò sollevato..piuttosto era spiazzato

    Per non parlare della folla che poco poteva capirci di quel che accadeva (sempre che prestasse loro attenzione, piuttosto che alla crocifissa). Ed ecco che il chunin alzò una mano come a far cenno a Yari di aspettare, mentre si guardava intorno. Trovato quel che gli occorreva, andò a raccoglierlo. probabilmente il mancato defunto non avrebbe nemmeno capito cosa succedeva, perchè con tutta la potenza di cui disponeva [Velocità da Blu+Medio-Basso] Febh partì alla carica, con l'intento di afferrargli entrambi i polsi con una mano e poi appiccicarlo al muro con forza!!

    Nella mano libera aveva un martello, e difficilmente l'altro avrebbe potuto sottrarsi alla sua azione. ma la cosa peggiore era il sorriso del chunin...un sorriso stirato, isterico, accompagnato da occhi che davano barlumi di pura follia vendicativa.

    Hai idea di quanti casino ho passato a cercare il tuo stramaledetto cadavere?? Sono rimasto invischiato in una specie di caccia alla cieca senza senso seguendo un isterico gigante e un'amministratrice depressa...e il tutto senza poi risolvere nulla e beccarmi una caterva di critiche e ramanzine dalla vecchia Ogen...Ora..
    Calò con violenza il martello sul muro, a un millimetro dalla mano presumibilmente sollevata dell'altro. Dammi una buona ragione per non portarglielo ora, il cadavere...

    Aveva un sorriso isterico che non lasciava presagire nulla di buono.
     
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79 replies since 12/5/2008, 19:19   2095 views
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