Contrattacco!

SI COMINCIA

Vagava come un fantasma per Konoha da ore ormai, quando finalmente decise di tornare a casa, a passo lento si diresse verso la sua confortevole dimora.
Forse si sarebbe dovuto preparare meglio per quella missione, non sapeva precisamente in cosa consisteva e dato che il suo cervello non era mai pronto al momento giusto almeno il suo fisico avrebbe dovuto prepararlo al meglio.

Bah, ormai non è più ora.

Estrasse la chiave dalla tasca per aprire la porta di casa quando un silente postino le recapitò una lettera da parte dell’accademia, la prese senza far caso all’importanza che forse aveva ed entrò in casa.
Raizen si sedette nel divano e dopo essere rimasto qualche minuto a fissare il soffitto mascherato in legno prese la lettera e dopo averla rigirata tra le mani la aprì.
Dopo solo qualche ora l’avevano convocato per la missione di contrattacco.

Merda, c’era da aspettarselo non ho voglia di partire così presto e quasi del tutto impreparato psicologicamente. Dannazione!
Inoltre prima avrei voluto vedere una persona o quantomeno avvisarla.

Rimase qualche istante nell’indecisione poi prese una penna e scrisse che partiva per la missione e che sarebbe tornato presto, vi abbino una faccina con la lingua fuori e in un batter d’occhio fu fuori casa.
La strada che lo separava dall’accademia fu percorsa in brevissimo tempo, spesso abbinando la corsa con qualche piccola acrobazia sui muri.
Arrivato all’accademia la sua aria si fece lievemente più pesante e il suo passo rallentò gradualmente: era preoccupato, dopotutto questa era la sua prima missione, la prima volta che rischiava veramente la pelle, assunse la sua classica camminata spettrale, camminava lentamente, e con la testa bassa, nonostante ciò manteneva la sua solita fierezza guardando ciò che gli stava dinnanzi da sotto le sue sopracciglia, torvo.
Poco dopo arrivò alla classe che gli era stata indicata tolse le mani dalle tasche e aprì la porta, mentre squadrava l’individuo che,vedendolo in procinto di entrare, sbuffò vistosamente, gli riservo uno sguardo insolito, solitamente l’avrebbe preso a botte, questa volta no, aveva di più importante da fare e si limitò a rivolgergli uno sguardo di totale disprezzo seguito da una lieve inclinazione della bocca.
Entrato nella stanza si trovò davanti un ambiente che seppe definire solamente con “teso e preoccupato” banchi e sedie erano stati frettolosamente accatastati in un angolo dell’aula, che ora rimaneva quasi del tutto vuota se non per la lavagna ricca di note, probabilmente riguardanti la missione, e un grosso tavolo su cui stava una mappa costellata di puntine che pareva essere l’oggetto di studio degli shinobi che stavano nella stanza.
Gli indaffarati shinobi alzarono la testa soltanto quando il team era al completo, dopo qualche piccola anticipazione sulla difficoltà della missione e qualche presentazione chiesero a loro di presentarsi.

Bene ce un Kaguia in squadra

Il mio nome è Raizen Sounzouhakai ninja di Konoha come ben saprete, credo

NIENTE DOMANDE

Bene un Kaguia, niente di meglio che un combattimento da alleati per studiarlo senza rischi.
Quanto all’altro un konohaniano come me.
Se entrambi sono nella norma entrambi saranno degli ottimi combattenti nel corpo a corpo, a distanza saremmo, in futuro, lievemente svantaggiati.

Fece tali considerazioni squadrando i suoi futuri compagni di missione con uno sguardo torvo, anche se involontario, stava con le spalle al muro raccolto in un angolo della stanza e da li riusciva a vedere perfettamente tutto e a percepire tutti i suoni che in quell’angolo andavano raccogliendosi.
Ascoltava parlare quello che degli shinobi pareva il più informato, o quantomeno il portavoce e al contempo osservava i suoi compagni, il Kaguia ascoltava attentamente, pareva, agli occhi di Raizen, quasi stupido talmente era tanta la concentrazione che utilizzava per quelle informazioni così facili da apprendere e poche dopotutto, lui dal canto suo stava nella penombra del suo angolino a braccia conserte muovendo lentamente gl’occhi da una figura all’atra mentre le sue orecchie stavano attente al discorso dello shinobi.
Si destò dal suo scrutare quando un nuovo shinobi non ancora notato fece il suo ingresso nel discorso, fulminei gl’occhi di Raizen gli si puntarono addosso mentre era intento a pronunciare i nomi dei precendenti caduti in quella missione, Raizen ebbe al suo interno come uno scossone, mosso da un sottile filo di ira prese parola, uscendo da quella penombra con uno scatto i suoi bianchi riflettendo la luce le diedero la parvenza di un lampo.

Tsk! E questi nomi cosa dovrebbero rappresentarci? Che combattenti più valorosi di noi sono morti in battaglia? Che dei geni non ce l’hanno fatta e che molto probabilmente la stessa sorte capiterà a noi? Dovrebbero muovere i nostri animi a vendicare le loro persone? Spesso voi ninja che ragionate secondo gli schemi siete i più ipocriti, voi avete pronunciato quei nomi come se la nostra missione fosse vendicarne la morte mentre a voi importa solamente di risollevare l’onore del villaggio, limitatevi a dire il numero di caduti lasciandone oscura l’identità senza infangarla con la vostra ipocrisia, voi che siete senza emozioni.


Quei nomi provocarono in Raizen quello scatto, nemmeno lui sapeva bene perché e si preoccupò marginalmente della risposta che avrebbe ottenuto.
Poco dopo il suo futuro compagno di squadra gli si avvicinò per parlare, aveva intenzione di conoscerli meglio.
Di nuovo il suo “collega” assunse quello sguardo mentre attendeva le loro risposte.

Speriamo che tutto quel pensare sia produttivo e non gli frigga il cervello

Mente pensava quelle parole sopprimete un ghigno che gli venne scaturito dal ricordo del modo in cui il Kaguia aveva esternato le sue abilità genetiche.
Auron rispose alla domanda del suo compagno con una modestia che Raizen era felice di sentire, accenno un lieve segno di assenso con la testa mentre Auron finiva di parlare.
Anche se definire un Kaguia maestro nelle arti del combattimento poteva comunque rivelarsi errato.
Rispose alla sua domanda molto sinteticamente, mentre osservava la mano del compagno muoversi per sottolineare le sua abilità da Kaguia.

Possiedo una discreta agilità e quanto al combattimento non ho preferenze, ma eseguo tecniche più adatte ad un corpo a corpo.

Scivolò nuovamente nel suo angolo a riflettere, aveva in mente un’idea ma doveva prima saggiare le abilità dei suoi compagni, si immerse nei suoi pensieri mentre giocherellava con i suoi capelli prestando marginale attenzione a ciò che intorno le succedeva.

RIMORSO

Tetsuo nuovamente parlò.
Raizen sollevò la testa per ascoltare ciò che aveva da dire, ormai il filo dei suoi pensieri era stato interrotto.

azz sto tipo parla parecchio e

nonostante il commento ascoltò attentamente le parole di Tetsuo

Si devo ammettere che mi pare una buona idea io possiedo qualche mossa di “sfondamento” e al contempo qualcuna di difesa, quindi posso stare dietro o davanti, quindi sceglierò il mio posto in base alle comodità di Auron, quanto al metodo di avanzamento in fila indiana credo vada bene, la massima distanza che potremmo tenere tra di noi sarà quella che le nostre tecniche possono raggiungere, a quanto pare l’unica soluzione per uscire vivi da tutto questo e combattere come un sol corpo.
E io non voglio morire in una missione del genere, troppo banale.

Non ebbe il tempo di sentire come gl’altri la pensavano che il ninja a cui si era rivolto prima con quelle parole gli dette risposta, parve minaccioso, non rispose, non c’era niente da ribattere.

Bene si ricorderà di me...chissà in che modo.

Nulla più, il commento di quel ninja non destò in lui altre reazioni, soltanto uno sguardo freddo prima di voltarsi, in risposta a quello che era stato rivolto a lui.
Dopo di lui uno dei chunin aprì la bocca, verso Raizen.

nuovamente ascoltò per poi replicare con un viso freddo che non faceva trasparire nessuna emozione, ne risentimento, ne rancore: nulla

Ma allora...?...Shinobi, ciò che divulgate nell’accademia è falso? Quando io sono stato plasmato come strumento al servizio di Konoha mi era stato detto che non ero null’altro che quello, e che come me tutti gli shinobi lo erano. Ma a quanto vedo ci sono ninja che hanno ancora il cervello che ruota nel verso giusto, chiedo perdono, se questi sono i motivi che vi muovono questo mondo non è ancora marcio, chiedo nuovamente scusa, ma credevo che mascheraste i vostri scopi utilizzando falsi sentimenti per ottenere il massimo da noi, come spesso succede.

Fece un piccolo cenno con la testa abbassandola lievemente, era un’ accenno di inchino, prima o poi avrebbe cercato di porgere personalmente le sue scuse ad Asami, non per timore, per rispetto.


[...]


Passò una lunga ora mentre Raizen quasi sonnecchiava mentre stava seduto per terra sorreggendosi la testa col palmo della mano.
Si alzò dal suo giaciglio e mentre si avvicinava agli altri un po’ di dolce e delicata tristezza lo avvolse, lentamente, iniziò a pensare, e il suo sguardo rifletteva quello stato pensieroso.
Mentre pensava guardava i componenti dei vari team, oltre al suo era presente solamente il team Echo costituito da Asami Shimasu, il tipo con cui aveva avuto mal umori sin dal suo esordio, c’erano anche altri tre ninja, però lui non li conosceva, fra di loro uno spiccava, pareva essere imparentato con Yashiro talmente gli somigliava.
Una volta riuniti tutti il chunin richiamò un enorme carro in cui potevano stare tranquillamente tutti, a trainarlo stava un enorme cavallo a cui venne dato in pasto un trancio di carne, Raizen non si soffermò a guardare la carne bensì il mastodontico cavallo che la sbranava senza fare complimenti.

Vacca troia!! Pensavo che solo gli erbivori potessero raggiungere queste dimensioni, questo equino è dannatamente enorme! Anzi ora che ci penso...che cosa diavolo è questo affare?

Dopo che il chunin gli invitò a prendere posto Raizen restò ancora qualche istante a guardare quello strano animale da tiro prendendo posto per ultimo e ritrovandosi al fianco di Asami.
Non sapeva cosa fare, non gli era capitato spesso di dover porgere le sue scuse ad un uomo, solitamente lasciava scorrere queste situazioni infischiandosene totalmente, Asami al suo fianco non pareva voler spiccicare parola, ma dopotutto delle sue parole non c’era bisogno, ora servivano solamente quelle di Raizen.

Asami kun, chiedo scusa per le mie parole del tutto fuori luogo pronunciate prima, mi sono lasciato trasportare senza sapere ciò che ti muoveva.

Quando porse le sue scuse il suo viso non mostrava alcun timore o disagio, chino ,come prima, il capo lievemente come un guerriero che chiede scusa ad un suo pari per un colpo di spada inferto per sbaglio nella confusa violenza della battaglia.
Per il resto del tragitto avrebbe continuato a guardare fuori dal finestrino con lo sguardo perso tra i suoi pensieri, quel gesto, quel errore, quel giudizio errato che aveva affibbiato ad Asai lo infastidiva.
Per tutto il viaggio la mano che le sorreggeva il mento era la sua unica compagna, durante quelle riflessioni si era sostituito, mentalmente, senza rendersene conto ad Asai, cosa sarebbe successo a lui se gli fossero venute a mancare le persona che gli stavano a cuore? Sarebbe stato certamente più malconcio di Asai, forse non sarebbe stato in grado di continuare, dopotutto lui viveva per quelle persone, quel ragazzo che stava al suo fianco era forte, forse non esteriormente, fisicamente, ma era forte nell’animo, al contrario di Raizen, il suo animo non era nient’altro che un piccolo bambino indifeso di cui gl’altri dovevano prendersi cura con il loro affetto, lui dopotutto era debole.
Il viaggio finì, durò quattro pesanti ore, Raizen le passò a riflettere e la fine del viaggio dette fine anche a quei tristi pensieri, la sua mente doveva essere concentrata su altro ora.
Dopo che l’enorme bestia somigliante ad un equino venne congedata si avviarono al campo base, trovarono due ninja a fare da guardia alla porta, entrambi fecero un cenno con la testa a Yasami che si affrettò a presentarli.

Bene almeno ce un medico, questa è una cosa buona, non mi spiego però perché un tale spiegamento di forze, per una missione tale mi sembriamo veramente in troppi.

Dopo questa breve considerazione fatta tra se e se una domanda gli venne spontanea.

Yasami-sama mi dica, cosa dobbiamo mettere al primo posto in questa missione? I nostri compagni o il successo?

Raizen, lui sapeva già darsi una risposta, non avrebbe mai permesso che una qualsiasi vita fosse buttata tra le braccia della morte, avrebbe rinunciato alla missione, ma nessuno dei suoi compagni sarebbe morto per sua volontà, ma secondo loro? Quali sarebbero stati gli ordini? Si sarebbero dimostrati fedeli alle belle parole che avevano pronunciato poco fa? Attese risposta.