Antica Scuola di Pensiero

[Ambientazione]

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  1. Godsan
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    Antica Scuola di Pensiero
    "Chorda semper oberrat eadem"

    Poco a nord del Villaggio di Kiri, un edificio ormai abbandonato e cadente, si erige in mezzo ad una circoscritta area verde. A contornare questo paesaggio degli alberi sempreverdi.
    Questo è quello che si può notare quando non è presente nebbia alcuna nella zona.
    Diversamente, il luogo assume un aspetto più lugubre.

    L'edificio presente era, in passato, una rinomata scuola famosa anche alle orecchie degli altri Villaggi. La sua fama era dovuta al fatto che al suo interno veniva praticata una corrente di pensiero estrema.

    Shinobi dei più spietati in circolazione avevano il permesso di addestrare i loro futuri successori in quello che era il loro credo. Per far ciò si servivano del misterioso metodo chiamato "Nebbia di Sangue".
    Un'arte per questi ninja.
    Ogni notte, sensei e adepti (talvolta incuranti del pericolo cui andavano incontro) si radunavano nei sotterranei di questa scuola.
    Sotto terra avvenivano gli insegnamenti più rigidi, veri e propri lavaggi del cervello. In alcuni casi e sempre più spesso nell'ultimo periodo, gli allievi venivano sottoposti a pesanti torture.

    L'Amministrazione, su pressioni esterne, decise di intervenire con una retata notturna.
    Jonin e chunin misero sotto assedio l'edificio. Quella notte fu l'ultima per la corrente di pensiero "Nebbia di Sangue". I sensei vennero catturati e, chi tra loro tentava di ribellarsi veniva ucciso.

    L'edificio riportò gravi danni estetici e strutturali tanto che venne dichiarato inagibile.
    Da quel giorno la scuola rimase chiusa e del suo uso se ne perse traccia negli anni a venire.

    Ad oggi la zona non è più sotto attenzione dell'Amministrazione kiriana ma chiunque, indagando e cercando nei meandri del sotterraneo dell'edificio, potrà trovare ben nascosti i resti degli insegnamenti della corrente di pensiero "Nebbia di Sangue".

    Zona controllata da: -
    Gestore: -

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    Edited by Fujiko M. - 4/5/2010, 01:03
     
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  2. Alkaid69
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    «La Rinascita del Pensiero»



    Nella Notte nessuno notava quella figura che, destreggiandosi silenziosa fra i tetti delle case, quasi fosse uno svettatore di cardi, si dirigeva a nord, nell'area verde abbandonata dalla coscienza e dalla memoria della Nebbia. Nessuno la vedeva, nessuno mi sentiva; quale estasi indescrivibile.
    Il verso ripetuto dei grilli nell'oscurità faceva da musica di sottofondo del mio peregrinare, e la notte ne era lo sfondo artistico più suggestivo.
    Costeggiai la grande piazza; con passo svelto saltavo dalle strade ai tetti e dai tetti ai fragili rami degli alberi rinsecchiti dal caldo estivo.

    Arrivato di fronte alla Scuola mi fermai; ero appollaiato su uno degli enormi arbusti sempreverdi che circoscrivevano l'area. Se una cinepresa mi avesse seguito tutto il tempo fino a quel punto, soltanto adesso, ruotando attorno alla mia figura, avrebbe notato che portavo una maschera, grigia in tutta la sua essenza ignota, anonima, impersonale.

    Sì, lo ero; ero un membro della Mano, ma non un semplice dito, no, usando una metafora poco fantasiosa, ne ero il pollice, che tiene assieme le altre dita nel momento in cui si sferra il pugno. Quale Ironia. Ironia che fossi il membro principale di quell'organo; eletto da chi, all'oscuro della mia reale natura, aveva preso una decisione basata sul... nulla. Se questo fosse stato da parte loro un errore o meno solo il tempo avrebbe potuto dirlo.
    Sebbene la mia reazione iniziale fosse stata eccessivamente controversa, arrivai gradualmente a convincermi del fatto che una posizione del genere all'interno della struttura gerarchica del Paese avrebbe comportato sì, un'attenzione ancora maggiore nel non essere scoperto, ma dall'altra mi garantiva una maggiore sicurezza e credibilità, e dei mezzi più che sufficenti ad insabbiare le mie colpe; quali fossero tali mezzi e come utilizzarli ancora non lo sapevo.

    Mentre la lunga coda di capelli provocava fastidio sotto la stoffa posteriore della maschera e degli stretti indumenti da battaglia della Mano, la mia mente razionale intavolava un lungo monologo con la sua coscienza; delle due nessuno l'aveva mai vinta, nel bene e nel male, da mesi. Non mi accorgevo che ogni volta che le due discutevano, il labbro inferiore veniva morso aggressivamente coi denti come un riflesso condizionato. Era chiaro che questo accadeva molto spesso: il labbro, soprattutto dall'interno, era rotto in più punti.
    Ma sarebbe bastato guardare le mie pesanti occhiaie per capire che non dormivo decentemente da giorni; l'unica cosa che tutti i miei giochi mentali e messe in scena non potevano nascondere. Ma quella notte avevo una maschera a proteggere me e la mia malsana personalità.

    Ma non era il momento di divagare. Mi era stato fatto sapere che si richiedeva la mia sola presenza nel luogo invalicabile della Scuola di Pensiero, per incontrare la controparte della Mano in mio possesso, quella candida mano del cui pollice ancora non conoscevo l'identità. L'obbiettivo era quello di, molto semplicemente, discutere. Non era una abilità che avevo coltivato molto nell'ultimo periodo, sebbene per necessità o dovere fossi costretto a farne uso, assieme al raggiro e alla falsità nascosta dietro ogni parola.

    Contavo di scendere dal mio piedistallo di ramo non appena avessi scorto qualcuno avvicinarsi all'area intoccabile.

     
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    "La RinasciTa Del Pensiero"



    Il candido manto, svolazzava nella lugubre notte. l’oscura e tetra notte che cela insicurezze, inganni e paure, colpe di cui le umane genti si macchiano, rendendole simili, nella più arcana oscurità, similmente soavi e privi di macchie, rendendole apparentemente pure, trasparenti, BIANCHE.
    Leggiadro il movimento degl’arti, un ombra, s’aggirava nella zona nord della città della nebbia, là dove l’accesso era negato, tra arbusti secolari e edifici diroccati, là dove la storia ninja d’un paese in declino, v’aveva trovato antico splendore. Lì dove le brillanti leve, d’un potente esercito, eran state addestrate al combattimento più cruento. Lì dove in una notte simile a questa, una tremenda carneficina s’era consumata, sotto l’impietosa mano d’un tiranno, non rappresentato da un uomo, bensì istituzione. Con una semplice spennellata, avevan censurato anni di lavoro, di storia, filosofia, rapportate al credo ninja della nebbia, la notte in cui la corrente di pensiero Nebbia di Sangue, era divenuta, Antica Scuola Di Pensiero.

    Ci Sono quasi…

    La storia or reclamava, la brama d’essere riscossa, rivissuta, riesumata. I membri delle più alte istituzioni del paese s’eran mobilitati, in gran segreto, i detentori del potere speciale, avevan avuto ordine d’incontrarsi per discuter e confrontarsi.
    La candida mano or s’incrociava con l’antitetica parte, colei che riusciva a ridar vita avrebbe sfiorato quella che ne procurava la morte, il complementare per eccellenza, la diatriba bene, male si ripresentava sotto molteplici spoglie. Ne alcuno avrebbe potuto esprimer giudizio, su quali delle due fosse l’uno o l’altro.
    Volsi lo sguardo alle finestre dal giardino, mentre mi muovevo silente tra le mura dell’edificio. il volto protetto dalla maschera e indosso gl’abiti delle squadre speciali, presto avrei colto la sagoma del mio interlocutore.
    Così come appuntamento al buoi, non conoscevo l’aspetto ne la di lui o lei presenza, avremmo dovuto lavorare assieme e ciò era sufficiente a rendermi simpatico l’individuo.
    Non vi scorsi nessuno, ma non v’era nulla che i miei occhi non avrebbero potuto scorgere…

    Magan…

    Pulsante il sangue scorre nelle vene, si dilatano le pupille e s’irrorano del carminio fluido, si rende palese la realtà e scorgo ogni forma di vita presente nei dintorni. Mi volto per guardarmi in giro, lo noto e gli porgo le spalle. La corvina chioma or gli si appresta innanzi.

    Ti sapevo già presente, è tempo che bramavo dalla voglia di conoscere la mano nera di Kiri. Questi edifici troppo a lungo son rimasti inutilizzati, non credi, eppure un tempo pulsavano di vita, macchiati dal sangue di chi li abitava.

     
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  4. Alkaid69
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    «Il sentimento è reciproco. E che le due Mani si riuniscano in questo luogo è di certo un segno del destino»

    Dissi, mentre leggero scesi dall'albero con un balzo ed arrivai non lontano dalla Bianca.

    «Ma pulsavano di una vita malsana, questi edifici, se si è stati costretti a debellarne i fautori»

    Continuai, mantenendo il tono della conversazione sull'impostazione data dalla Bianca.
    Camminai oltre la sua figura, fin difronte alla porta principale; le lunghe e scheletriche dita della mano si posarono lievemente sul legno della stessa, quasi a volerne tastare la veridicità.

    «Che fossero in torto non c'è dubbio»

    Tagliai corto.

    «E stanotte ci si chiede di non commettere ancora gli errori del passato. Un compito arduo»

    Mi voltai nuovamente verso l'interlocutore; lo stemma della Mano Nera posizionato sulla maschera all'altezza della fronte era ben visibile sotto la luce delle stelle.
    Stranamente più loquace del solito.
    Capii che la copertura del volto mi infondeva uno sprezzo del pericolo mai provato prima... estasiante.

    «Ma quale strumento migliore se non la mano, potrebbe creare individui capaci, di cui il mondo scarseggia?»

    La maschera nasconde la vera, meschina identità dell'essere di ciascuno. Così che il servo può parlare da padrone e il padrone da servo senza che questo risulti strano o forzato.

    «Ma con che nome devo chiamare la Mano Bianca questa sera?»

    E quando le inibizioni calano, allora accadono grandi cose...

     
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    Come pioggia silente e decisa scende la sagoma oscura dell’uomo, la scorgo or più vicina che mai, finalmente palese, decisamente reale.

    Ho così l’onore d’incontrare l’anima arcana delle squadre speciali di Kiri, colui che le leggende riportano come il mietitore d’anime, nessuno può sfuggire all’impietosa mano nera, come la falce bramosa della morte, si abbatte sui capi degli sciagurati prescelti, scongiurandone vita indegna.

    Accompagnate dal movimento del braccio quelle parole, che si solleva sino a chiudersi il pugno in segno d’inoppugnabile potenza. Poi si scosta il capo sino a prestar piena attenzione alle parole dell’interlocutore, che vede vicino allo stipite, saggiarne consistenza.

    Compito arduo dici, ma è proprio quando si è nei pressi del baratro che si trova la forza di cambiare. Kiri da troppo tempo non ha più la potenza militare e il giusto riconoscimento che merita. Siamo un paese in declino, sotto tutti i punti di vista.
    L’onore delle squadre speciali, troppe volte è stata macchiato dalla presenza d’elementi indegni e incapaci. Siamo qui in questa notte perché è giunto tempo di rinnovamento, di cambiamento, di rinascita.


    Laconica e metallica la voce s’espande nell’aria, modificata dall’interferenza della maschera sul volto, gl’antitetici stammi or si confrontavano direttamente, paralleli l’uno all’altro, segno ch’entrambi fissavamo il volto dell’altro.

    Esatto la mano, sarà il nuovo strumento di reclutamento dei migliori ninja in circolazione, luogo d’incontro e ritrovo delle menti più brillanti e dei ninja più capaci del paese.

    Esitai per un istante alla richiesta della nera, celata tuttavia l’espressione dalla presenza di quella protezione. Mentre di già l’immaginazione vagava, nella speranza d’un futuro roseo.

    Questa notte e per sempre il nome con cui dovrai chiamare il possessore della mano bianca sarà Gabriel…
    Esatto proprio così, nelle leggende cristiane Gabriel rappresenta il candore, l’arcangelo della rivelazione e illuminazione.
    Ma nel libro dell’apocalisse, il buonismo dell’angelo si trasforma in inesorabile e implacabile flagello, tanto da affibbiargli il nomignolo d’angelo ingannevole.
    Proprio com’è nella mia vera natura…


    Chiaro il riferimento al proprio essere

    Ed io invece come dovrò chiamarti?


     
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  6. Alkaid69
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    «Chiamami Torrente. Inafferrabile e inconoscibile poichè muta forma ogni istante»

    Dissi, mentre con le braccia descrivevo ampi semicerchi, accompagnando il suono e il significato delle parole.
    Ero io il mutaforma; mi spostavo incessantemente fra la maschera della Nera Mano, quella dello Spirito Blu e, la più insopportabile, quella di "Alkaid". Ciascuna era il vero me stesso, ma frantumato in più parti, schegge e ricordi. Da quando avevo compiuto l'imperdonabile gesto era stata quella la mia punizione, da scontare per il resto della vita e forse anche oltre.

    «Quello che descrivi è un futuro radioso, Gabriel. Mi piacerebbe scoprire la fonte di tale sicurezza. Come pensi di raggiungere uno scopo così importante?»

    E nel frattempo spinsi indietro la porta principale, che si aprì fra urla e stridii.
    All'interno si notava subito l'ampia scala centrale, che portava ai piani superiori. Il pavimento era impolverato, pieno di detriti e ragnatele. Ai lati i muri mancavano in più punti dell'intonaco. La maggior parte delle porte visibili, sia in alto che in basso, erano scardinate e il lezzo di umido e di chiuso rendeva l'aria irrespirabile.

    «Per ripulire tale degrado serviranno più che soltanto sogni idealistici. Il drink dovrà essere forte, la mano decisa, la Mano inamovibile»

    Sbottai, rivolto verso la scala centrale, con lo sguardo irrimediabilmente rivolto verso l'alto.
    Ed era ovvio che la sporcizia di quel luogo era metafora di qualcos'altro.
    Con un gesto della mano presentai l'interno all'interlocutore, e nello stesso momento lo presentai anche a me stesso.

    «Ma tu questo, Gabriel, già lo sai. Dunque ti chiedo ancora: come raggiungere la meta?»

     
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    la base di ogni progetto è l’aspettativa che questo possa crescere e trasformarsi, da sogno a utopia a possibilità a realtà e svilupparsi sino a divenire compatto e saldo.
    Nessuna sicurezza, nessuna certezza mio caro Torrente, pura e semplice Speranza è la mia, fiducia nei propri mezzi, nelle persone che abitano questi posti e in Kiri…


    La vista scrutava nella penombra di quell’fabbricato abbandonato, m’apprestai ad entrarvi e non appena lo feci un lezzo di umido m’invase le narici. Odore forte e inebriante, ma pur le parole del mio interlocutore lo erano.
    M’accostai al centro della sala, v’era un enorme telo bianco adagiato su qualcosa d’indefinito, afferrai una delle estremità della stoffa e con un gran strattone, lasciai che quella scivolasse, scoprendone il contenuto.
    Una gigantesca effige del Mizukage, riapparve dal polverone che s’era diffuso nella stanza.
    Spostai la manica che avevo portato accanto al volto, dimentico del riparo della maschera, osservai basito l’immagine.

    Vedi Torrente, non è uno strato di polvere per quanto spessa questa possa essere, che può sotterrare l’anima di un intero paese.

    Indicai l’immagine

    Non credo che la situazione sia facile. Bisogna ricominciare da principio, rimboccarsi le maniche e reclutare gente che possa aiutarci nella realizzazione di ciò.
    Tu invece che intenzioni hai?

     
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  8. Godsan
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    Quella che sollevarono ed in seguito annusarono non era normale polvere depositata negli anni. Presto l'effetto sarebbe svanito giacchè le porte erano state aperte. Intanto, coloro che avevano violato l'accesso dell'Antica Scuola si ritrovarono nella stretta morsa del sonno.

    Si sarebbero risvegliati ore dopo, lungo una strada, chiedendosi come erano giunti sino a là fuori.
    Le porte dell'Antica Scuola erano state sbarrate nuovamente...



    CITAZIONE
    OT
    La precedente giocata viene conclusa per impossibilità di continuazione e sarà ripresa in seguito con altri PG.

     
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7 replies since 1/11/2008, 17:21   547 views
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