Energie - Conventional Training -Energia Rossa - Chakra II

Sensei: Febh Yakushi

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  1. MiracleManu
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    Un carico pesante. Una lunga corsa.



    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato
    Pensato

    Senza neanche leggerlo il sensei strappò in mille pezzettini la lettera che Hamano gli aveva dato. Di certo il ragazzo non aveva nulla da ridirgli, in fondo si trattava di un raccomandato che voleva provare a fare il ninja, quindi tanto meglio se non si poteva presentare.
    La cosa che invece sorprese Hamano fu che il sensei acconsentì senza tante storie al suo ingresso nell'addestramento. In realtà Hamano lo aveva chiesto più per sfizio che per altro, convinto che non sarebbe mai stato accettato, invece, come se in realtà al sensei non importasse niente, gli venne acconsentito di allenarsi con loro.
    Ma la cosa che più inquietò il ragazzo fu quel sorriso che di raccomandabile aveva ben poco. Forse non era stata proprio una grande idea chiedere di unirsi all'addestramento.
    Il sensei si presentò col nome di Febh Yakushi per poi ad indicare al suo altro allievo di caricarsi sulle spalle uno zaino poco distante. Già dalla mole dello zaino Hamano immaginò che il sensei stava tramando qualcosa, e per Hamano bastò vedere come il suo compagno d'addestramento faticò a metterselo sulle spalle per convalidare la propria ipotesi.
    Siccome il sensei era sprovvisto di un altro zaino Hamano si aspettava di dover portare chissà quale cosa sulle spalle, ben più scomoda di uno zaino, ma a quanto pareva il sensei aveva una soluzione.
    Hamano guardò il sensei comporre qualche sigillo per poi evocare una lucertola. Il ragazzo guardò allibito la creatura comparsa dalla tecnica. Hamano aveva sempre trovato particolarmente interessanti le creature richiamabili da un'evocazione. Le persone capaci di questi richiami, agli occhi di Hamano, spiccavano di più tra gli altri ninja.
    Dopo averle detto qualche parola, la lucertola scomparve nell'esatto punto in cui era stata chiamata. Subito dopo si instaurò un silenzio un po' imbarazzante, dove Hamano cercò di intrattenersi facendo vagare lo sguardo qua e là. Non capiva che cosa il sensei stesse aspettando, ma dopo qualche minuto la lucertola che aveva chiamato prima ricomparve, insieme ad un altro zaino identico a quello che portava il suo compagno.
    Hamano prese lo zaino, e con qualche piccola difficoltà riuscì a metterselo saldamente in spalla.


    Non credo proprio che si vada a fare un pic-nic.

    l sensei scattò rapidamente, e i ragazzi dovevano ovviamente seguirlo, e Hamano lo avrebbe fatto se il suo compagno non lo avesse salutato, con un sorriso quasi forzato.

    Ciao, piacere di conos...

    Non ebbe neanche il tempo di rispondere a dovere che venne lasciato indietro dagli altri due. Sbuffando, scattò anche lui, rallentato però dal grande peso che portava sulle spalle. Davanti a sé aveva il compagno di cui non ricordava bene il nome, anche se l'aveva pronunciato poco fa.

    Ehi, scusami, aspettami!

    Un tutta risposta egli scattò in avanti ulteriormente, e dato il cambio di velocità Hamano suppose che fosse avvenuto grazie al chakra. Hamano non prese bene il fatto di essere stato ignorato, ma concesse il beneficio del dubbio al compagno. In fondo poteva non aver sentito bene.

    Di certo non voglio rimanere troppo indietro.

    Hamano impastò un Bassissimo di chakra, una quantità minima ma che almeno poteva dargli una mano a prendere il ritmo della corsa.
    Il sensei non sembrava stesse andando particolarmente veloce, all'incirca alla normale velocità di Hamano, solo che con quel peso sulla schiena non era particolarmente facile mantenere il passo.
    Hamano si abbassò con la schiena per fare in modo che lo zaino gli desse meno fastidio possibile. Cercò di ignorare la crescente fatica ed aumentò lievemente il passo, giusto per portarsi a qualche metro dal compagno. Voleva chiedergli il suo nome, ma in quel momento tutto il corpo e tutte le sue facoltà erano incentrate sulla corsa e sulla sopportazione di quel dannato peso.
    Ad ogni passo sentiva il piede affondare nel terreno, ma concentrandosi sulle caviglie riusciva benissimo ad alzare la gamba velocemente per compiere lunghi passi. Dato il peso sarebbe stato stato stupido sforzarsi continuamente con piccoli passetti.
    Ulteriore ostacolo furono gli alberi che si frapponevano tra loro, e dato il peso, e quindi la maggior difficoltà di manovra, Hamano cominciava già a curvare parecchio anticipatamente all'albero, così da non costringersi ad eccessivi cambi di direzione che avrebbero potuto fargli perdere l'equilibrio.
    Se la corsa avesse continuato su questi binari Hamano sarebbe riuscito senza eccessive fatiche a stare dietro al sensei, ma ovviamente appena speri che qualcosa non succeda ecco che la sorte ti frega alla grande.
    Appena gli alberi si fecero più radi il sensei aumentò notevolmente la velocità, lasciando indietro i due ragazzi.
    Hamano sbuffò sonoramente. Immaginava che anche il suo compagno non l'avesse presa bene, ma la fatica cominciava a deconcentrarlo, quindi non tentò in alcun modo di accertarsene. Aveva già abbastanza da pensare per sé.
    Il distacco tra lui e il sensei continuava ad aumentare, perciò Hamano cominciò, anche se dolorosamente, ad aumentare velocità.
    Lo zaino cominciava a far sentire i suoi effetti. Ad ogni passo le caviglie mandavano fitte di un dolore ancora sopportabile, e le braccia, costrette a tenere le bretelle dello zaino per farlo ben aderire alla schiena, davano qualche fastidio per essere rimaste in quella posizione scomoda.
    Hamano doveva ignorare il dolore, anche se il sudore che gli calava dalla fronte ogni tanto andava a finirgli negli occhi, dandogli quindi ulteriore fastidio. Il suo corpo si stava trasformando pian piano in un bagno di sudore. In pratica gli erano partite entrambe le ascelle.
    Hamano si portò avanti, rischiando di sbilanciarsi. Ora doveva mantenere una velocità costante, altrimenti rischiava di cadere, ma perlomeno aveva acquistato della velocità, anche se le sue gambe ad ogni passo soffrivano sempre di più.
    Dopo qualche interminabile centinaia di metri il gruppo dei tre passò davanti ad una radura ben piazzata, dove Hamano sperò vivamente di fermarsi. Naturalmente continuarono a correre per la gioia delle idee malsane del sensei.


    Mi sa di essere incappato in uno che si diverte con la sofferenza altrui. Fa te che sfiga...

    Quasi attirato dai pensieri di Hamano il sensei rallentò fino a farsi raggiungere. Chissà perchè la cosa non piacque per niente ad Hamano.


    CITAZIONE
    Quindi per questo breve tratto sgombrò facciamo un gioco. Farò due domande a testa. Per ogni risposta che mi soddisfi, leverò cinque chili di peso dal vostro zaino quando faremo una pausa. Ma se la risposta è sbagliata o imprecisa, allora aggiungerò cinque chili al vostro compagno.


    Hamano guardò il suo compagno cercando di attirare il suo sguardo. Gli scoccò un'occhiata supplichevole che voleva dire "ti-prego-non-sbagliare", nella speranza che non si fosse ritrovato in mezzo a due che non vedevano l'ora di far soffrire l'altro.
    Hamano ascoltò attentamente le proprie domande, per poi rifletterci su. Non era certo la cosa più semplice correre con quel peso e riflettere allo stesso tempo, perciò sperò che il sensei fosse elastico con le risposte.


    Bhè... se il mio avversario usa solo taijutsu... la soluzione migliore sarebbe quella di metterlo sotto qualche genjutsu, in modo da incantarlo... oddio cosa pesa lo zaino.

    Prese fiato. A parlare perdeva la concentrazione sul peso che portava sulle spalle, e a causa di questo avvertiva tutto il dolore della schiena.

    Per le armi base invece... bhè, il kunai ha il vantaggio della versatilità... lo shuriken come arma da lancio può assumere diverse traiettorie... e questo può sorprendere il nemico... invece gli spiedi sono i più facilmente occultabili.

    Hamano sperò con tutto il cuore di aver risposto giusto. Togliersi dei chili da quello zaino si sarebbe rilevata una vera e propria manna dal cielo.
    Purtroppo il sensei non disse niente, ma invece scattò nuovamente in avanti, per poi cominciare a saltare da un ramo all'altro, seguito a ruota dall'altro ragazzo.
    Oramai Hamano non chiedeva nient'altro che un po' di riposo, perciò, speranzoso che quella dovesse essere l'ultima fatica, seguì l'esempio dei due e si preparò a salire sui rami. Attese un ramo basso su cui saltare per primo, e appena lo vide caricò le piante dei piedi di chakra adesivo per poi saltare sul ramo, che però si spezzò sotto al suo peso e quello dello zaino. Soprattutto quello dello zaino.
    Hamano non se lo aspettava, e perciò ruzzolò malamente a terra, riportando qualche graffio superficiale e qualche piccolo livido.


    Ma porca di quella porca, proprio il ramo marcio dovevo beccare

    Con qualche imprecazione mormorata sottovoce Hamano si rialzò rapidamente per ricominciare a correre. Arrabbiato com'era per via di essere caduto non avvertì neanche troppo il peso e la fatica, ma sentiva solo l'umiliazione.

    Speriamo non mi abbiano visto

    Ora però era tremendamente indietro. Riusciva ancora a scorgere gli altri due, qualche albero più avanti, e perciò Hamano riprese subito a correre. Prima di saltare su un ramo ne controllò qualcun altro, e convinto che non si sarebbe spezzato come quello precedente, ci balzò su.
    Anche se il peso limitava l'elevazione di Hamano, il ragazzo riuscì pian piano a guadagnare quota fino a portarsi ad un certa altezza.
    Per cercare di compiere salti il più lungo possibile Hamano saltava come un canguro. Atterrava su un ramo a piedi unti, e poi, facendo leva su entrambe le gambe, spiccava un lungo salto. In aria si aiutava con le braccia per acquistare più spazio, come facevano i saltatori in lungo. Ogni volta che atterrava su un ramo sentiva qualche scricchiolio poco raccomandabile, ma grazie al cielo tutti i rami riuscirono a sopportare il peso congiunto di Hamano e dello zaino, evitandogli così un'altra dolorosa caduta a terra. Si aiutò anche con le mani tenendosi al tronco di ogni ramo su cui saltava. Lo zaino minava l'equilibrio di Hamano, e perciò il ragazzo per scurezza si portava sempre vicino al tronco.
    Hamano non ce la faceva più, e quando in lontananza vide il sensei fermarsi provò una piccola sensazione di gioia, e percorse rapidamente le ultime falcate che lo separavano dagli altri. Arrivato dal sensei gettò malamente a terra quel dannato zaino e poi si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato.
    Guardò il compagno che sembrava fresco come una rosa. Sembrava solo un po' dolorante alle spalle, ma aveva lo sguardo di uno che non ne aveva avuto abbastanza.


    Ah, poi non ho... ancora capito... come ti chiami...

    Il pensiero di Hamano tornò al libro che doveva prendere in accademia. Ma perchè diavolo aveva voluto unirsi a questo massacrante addestramento? Maledetto lui e la sua linguaccia.

    Non è che avrebbe da bere? Sto morendo di sete.

    Hamano guardò con aria supplichevole il sensei. Solo ora si era accorto che aveva la gola secca come il deserto. Dannata corsa, dannato zaino, dannato ramo marcio, dannato tutto.






     
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35 replies since 25/11/2008, 23:42   838 views
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