Ishimaru Uchiha contro Jin Tsuji

Lo Squalo e il Gatto

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  1. Jin Tsuji
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    TALENT AIN'T ENOUGH

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    Una interruzione inaspettata...
    Chapter I





    Jin Tsuji - Ishimaru Uchiha




    Nello spaccato d'un giorno triste, cupo, senza suono, vissuto all'insegna dell'ozio; Un giorno in cui le nubi, come non riscontrava da tempo, non pendevano opprimenti, basse nei cieli; Il genin decise di avviarsi fuori dal villaggio, uscendo da quella paradossale e snervante noia. Percorse un tratto di regione singolarmente desolato, finchè era venuto a trovarsi nei pressi di vecchie casupole, abbandonate e malinconiche. Al primo sguardo che rivolse quasi con timore verso le costruzioni, un senso intollerabile di abbattimento invase il suo spirito, mentre ancora tentava di scorgere del buono dove non v'era. Contemplava la scena che gli si stendeva dinanzi, la casa, l'aspetto della tenuta; i muri squallidi, le finestre simili a occhiaie vuote, e i tetti sovrastati da crepe profonde, spaccature nette nelle tegole. Rimase allibito di come questa gente, non cercasse miglior riparo, magari meno umiliante e più confortevole. Mistero a cui non seppe dar risposta suo malgrado, sebbene s'interrogò su tale concetto.

    Tuttavia, ciò che allietò quel senso invincibile -invicibile poichè, non gli riuscì di trovar miglior prospettiva in quella visione- senso di disgusto, e di dispiacere, fù quella splendida giornata; Ben lontana dall'addensarsi delle
    ombre della sera e delle nubi.
    Il sole illuminava quella mattinata, mentre una serica frescura, lo fece rabbrividire, provocando in lui viva irritazione.
    Mentre la sua cute s'aguzzava per via della brezza, meditò sul quel clima talmente odioso, da importunare l'animo del giovane.
    E agendo sotto l'influsso di questo pensiero frenò il suo incedere, per procedere a coprirsi accuratamente. Quella passeggiata, fino a quel momento era stata tutt'altro che piacevole.

    Sbuffò annoiato.
    Non gli andava, sebbene profondamente desiderasse il dolce far niente, di starsene ad oziare, magari dormendo tranquillamente ai piedi d'un albero, ammirando l'infinita magnificenza della natura.
    Un pensiero difficile d'atturare tuttavia ad Oto, dato che quest'ultimo villaggio non vantasse esattamente fantastici paesaggi, dovette ammetterlo.
    Però, continuava a procedere, per lenti passi verso una meta ignota, invisibile, che in verità ancora doveva essere attestata.
    Attese paziente, come poche volte fece, l'ispirazione che in lui producesse un vago stimolo ad impegnarsi in qualcosa, ma sfortunatamente niente pareva ergersi alla sua vista di particolarmente interessante.
    Rattristato, imprecò silenziosamente, quando un leggero senso di stanchezza era palese in lui.
    Febbrilmente desiderava il calore; Sognava le coperte del suo letto, e il morbido cuscino che lo ponesse in stato di goduria. Ma purtroppo, si era allontanato fin troppo dalla sua abitazione, e le sue gambe imploravano una pausa.
    Era forse questa mancanza, rimuginava, che in Jin provocava sdegno e noia.


    [...]



    Pervenì nei pressi di una radura.
    Non era molto vasta, ma dall'aria pura e confortevole, liberava appieno i suoi polmoni, un vero toccasana.
    Si sdraiò ai piedi di una quercia, d'origine millenaria, almeno così pareva, posizionando la testa nel modo a lui più congeniale, sperando di abbandonarsi a quel sonno, che ormai era l'unico passatempo degno di
    essere chiamato tale.

    CITAZIONE
    « Chi sei? Vieni fuori o non metterti sulla mia strada, non ho tempo da perdere.. »

    Attonito, e basito da tale voce, che con un tempismo perfetto, lo aveva indotto a destarsi dal suo dormire.
    Irritazione furibonda, peggio che infernale crebbe in lui, che con aria parecchio scocciata, si fece largo tra i cespugli per scoprire chi importunasse, con così poco tatto, il suo sonno.
    Dunque uscì, come invocava quella voce.

    image



    - Uh?...Qual è il tuo problema nano?... -



    Chiese spontaneamente, con tono irritato e ancora stordito dal brusco risveglio.
    Un ragazzino; Doveva essere stato sicuramente lui, il fautore, di quella frase.
    Minuziosamente lo guardò, non riscontrando in lui particolare pericolosità, al contrario gli pareva assai dolce, sebbene già lo odiasse per quel grave misfatto di cui si era macchiato, a sua insaputa.
    Attese una risposta plausibile, nessuno doveva permettersi di disturbarlo mentre dormiva.
    Era per lui, il male più fastidioso che gli si potesse arrecare.
    Sperava di non dover dilungarsi in inutili conversazioni, cosa piuttosto fuoriluogo in quel determinata situazione, dato anche il suo stato.








     
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10 replies since 2/2/2009, 18:10   613 views
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