Regno d'oltretomba - Inferno (I° Cantica)

Corso Chunin

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  1. Godsan
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    Il ritorno ai corsi
    - Prefazione -

    Questa volta non posso mollare! Diamine! Solo un deficiente ci ricascherebbe...

    La paura di proseguire, ormai a metà strada, era salita a contagiarlo nella mente. Aveva perso quell'attimo di lucidità rimastagli. Forse le troppe emozioni affrontate o, peggio ancora, il tempo non maturo.

    Fu così che al precedente corso per diventare un chunin Godsan dovette abbandonarlo. Lui, Vergil, Oneru e la sensei Shinodari si erano spinti lontano dall'accademia lungo una missione la quale man mano che progrediva assumeva sempre più l'aspetto di un incubo per il ragazzo kiriano. E sotto questo aspetto cedette, sotto la consapevolezza di non esser mentalmente pronto, nonostante gli incoraggiamenti altrui di proseguire. Quando giunse all'epilogo di quell'avventura, la paura dell'ignoto era tanta. E ancora di più era la paura di confermare davanti a tutti quanto fosse misero il suo carattere portando così un'amara delusione per chi in lui confidava.

    Nemmeno il ritorno in patria gli garantì un riposo tranquillo e gli incubi di quei giorni erano frequenti prima di cedere al sonno della notte.
    Solo mesi dopo, quando si ripresentò l'occasione, trovò il coraggio di ripresentare la domanda. Sapeva di non poter cambiare il passato e che da lì in poi ogni passo sarebbe stato traumatico finchè non l'avesse superato definitivamente.
    Sapeva anche che poteva solo andare avanti augurandosi in un cambio del suo umore, del suo carattere spesso contrastante.
    La sua mente era così fragile che stentava anche lui a capirsi a volte.
    Volgeva dal tenero bambino al masochista uomo, dall'animo coraggioso e patriottico a quello codardo. Gli rimaneva solo di accettarsi per com'era. Cambiare in corsa la soluzione più ovvia.

    La vita è un eterno movimento, fino a quando i tuoi dubbi non riaffiorano come fosse ieri.

    [...]

    Godsan fissava ipnotico quel kunai impiantato nel legno. Il suo nuovo sensei, uomo o donna che fosse lo ignorava, aveva appena ricreato quell'ansia nel kiriano.
    Era un messaggio che in qualche modo lo bloccava, minaccioso. Questo rappresentava il primo scoglio da affrontare.
    Una sfida per Godsan che per il suo bene andava raccolta o, per l'ennesima volta, si sarebbe ritirato con la coda tra le gambe e la testa china.
    Eppure, più fissava quelle frasi, quelle parole, e più si faceva prendere da un senso di inferiorità. Era giunto preoccupato davanti a quella porta ma mai credeva di capitombolare in quel modo.

    L'armamento per sua fortuna era al completo e, quasi potesse tastarlo con il corpo, sapeva ogni posizione delle sue armi.
    Il kunai non riusciva a toglierlo. Era talmente piantato internamente che non si muoveva nemmeno sforzandosi con il chakra. Era tutta fatica sprecata.
    E questo era il primo problema per il kiriano. Non portare quel kunai poteva generare problemi. Anche volendo sostituirlo con un altro c'era il rischio che se ne accorgesse il sensei.
    Quindi, primo punto, come fare per toglierlo.

    Il secondo problema era quella prima frase con la quale si apriva la lettera. La parola "Inferno" era suggestiva ed evocava nella sua mente fantasmi del passato di situazioni in cui si era dovuto imbattere. Per sua bravura, o anche fortuna, sempre superate. Ma non sempre andava bene e quando si evocava simboli estremi non era facile resistere alla paura.
    A ciò si aggiungeva il primo problema.
    In definitiva mancava solo che ai suoi piedi si spargesse del liquido giallognolo a testimonianza di come se la stava facendo sotto.

    Da quanto tempo era diventato così pauroso? Era come se ripudiasse il suo animo goliardico ed egocentrico. Necessitava ritrovare quella parte di se ormai addormentata.

    [...]

    Quando giunsero altre due persone, essi trovarono Godsan ancora in quello stato. Quest'ultimo si accorse di loro, per sua fortuna e tentò di ricomporsi non potendo però evitare delle occhiate al kunai e alla lettera.

    Ciao...siete anche voi qui per il corso? domandò loro leggermente emozionato.

    Ad una risposta affermativa si presentò nell'indispensabile.

    Io sono Godsan e provengo da Kiri come testimonia il mio coprifronte fece segno con l'indice destro in direzione dell'oggetto Piacere di conoscervi... porse loro la mano per stringerla.

    Ancora in imbarazzo per quanto aveva letto, diede il tempo anche a loro di prender coscienza di ciò che li attendeva.

    Io...non so... era tutto qui quello che riusciva a dire.
    ...ho una brutta sensazione...Sarà che ho già affrontato un corso chunin ma...ho un blocco allo stomaco...

    A quelle sue frasi potevano esserci due reazioni da parte dei nuovi compagni. Una delineava dei tratti da veri shinobi in chi stava di fronte a Godsan. L'altra portava il gruppo alla preoccupazione.
    Qualunque fosse stata la reazione stava al singolo decidere cosa fare. Godsan voleva esprimersi per ultimo confidando in un incoraggiamento da parte degli altri due.
    Se così fosse stato almeno il viaggio sarebbe risultato meno pesante ed insieme si sarebbero aiutati. Questo era quello che sperava.

    Quello che gli era stato insegnato gli diceva che doveva fidarsi dei suoi compagni di squadre e sebbene fosse ancora scettico perchè li aveva appena conosciuti, non aveva molte altre possibilità.

    [...]

    Il kunai era stato recuperato grazie all'aiuto di Raizen e poi venne affidato ad uno degli altri due.
    Godsan chiudeva la fila di quel trio in direzione di dove la mappa li portava, ovvero fuori dal Paese della Terra.
    Si spostavano velocemente i tre genin attingendo alle loro forze. Chi risentiva meno degli altri era Jin, probabilmente il più allenato, suppose Godsan.

    Ragazzi, che persona sarà il nostro maestro? Ci ho pensato un po' ma non mi viene in mente nessuna persona che conosco, che possa...come dire...trattarci così. Non che io sappia almeno.

    Durante il viaggio Godsan avrebbe tentato di colloquiare con gli altri magari parlando dei propri Villaggi o dei tempi passati ai genin raccontando qualche aneddoto.
    Infine avrebbe chiesto di eventuali persone.

    A Konoha conosco diverse persone: Razen, Sori Hyuga, Auron Ryukaki, Femho e altre ancora di cui a stento ricordo i nomi.
    Ad Oto invece ho avuto modo di conoscere Febh, Ledah...Yami e...Shinodari


    Sul penultimo nome, detto con un po' di distacco, lasciò scivolare che sapesse del suo tradimento. Mentre sull'ultimo lo concluse con una punta di rammarico.

    Alcuni di loro sono stati miei sensei ai corsi genin, o aiuto, e anche a qualche allenamento. Ah, che bei tempi...

    [...]

    Arrivarono stremati e Godsan ansimava poggiandosi entrambe le mani sulle ginocchia, curvo in avanti.
    Davanti a loro una foresta buia e minaccioso alla vista. A sinistra, il punto d'arrivo situato sopra un colle così come spiegava la mappa.
    E proprio dal foglio emersero altre parole.

    Il terzo problema era giunto come il più evidente degli assiomi "non c'è due senza tre".

    Che cosa intenderà con...belve?

    Guardò negli occhi dei suoi compagni rischiarati dalla fioca luce notturna.

    Forse è meglio se ci muoviamo lassù indicò il colle e fu il primo ad incamminarsi.

     
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26 replies since 8/2/2009, 19:37   951 views
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