Regno d'oltretomba - Inferno (I° Cantica)

Corso Chunin

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  1. Jin Tsuji
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    TALENT AIN'T ENOUGH

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    ...Ritorno alle Origini.
    Chapter I



    Corso Chunin



    C'è chi dice che non si finisce mai di imparare, senza mai precludere di conoscere ogni disciplina.
    Quel giorno era come posseduto da sentimenti anche più intensi della primitiva paura e della vaga emozione, per i quali è parecchio difficoltoso trovar nome che potesse rappresentarli nella loro pienezza.
    Distanti ricordi parevano quelli del Genin. Il corso di Isidor-sama era pensiero ormai vecchio alla sua memoria, sebbene Jin in cuor suo cercasse di rappresentare i dettagli di una splendida esperienza senz'altro.
    Il migliore della classe.
    Non era dato sapere tuttavia, se nuovamente sarebbe accaduto di ricevere tale onorificenza, che al tempo riempì d'orgoglio il suo animo.

    Corrotto il suo entusiasmo da un sintomo di emozione, ed alterato ulteriormente dalla sua indole curiosa, non appena giunse la notizia di recarsi in Accademia nuovamente, mai sentimento più gratificante lo invase tutto.
    Scuotendosi dall'animo quel che pareva esser stato un sogno, - riflessione dettata da incredulità peggio che infernale - riprese a meditare circa questo Ritorno Alle Origini.
    Contemplava che sarebbe stato assai difficoltoso cimentarsi in tale nuova prova, da cui avrebbe dedotto se meritava di avanzare a Chunin, titolo quantomai ambito e bramato dal giovane.

    Non poteva permettersi di fallire, tale pensiero era imperturbabile obbligo al quale doveva adempiere, o sdegno indescrivibile lo avrebbe perseguitato, screditando profondamente il suo onore.
    Temeva in suo spirito però, di cosa avrebbe fronteggiato. Avversità complicate, assurde, fatali, logoranti...Era consapevole che sarebbe potuto incappare in ciò che più tetro non è riconosciuto al mondo, tuttavia infinite volte la sua determinazione assoggettava tale sintomo che cospirava nel suo animo, annientandolo, sebbene non distruggendolo pienamente.


    [...]




    Sebbene in sua coscienza meditasse che mai si sarebbe potuto permettere il lusso di rilassarsi, e prendere con incuria una qualsivoglia prova, nemmeno lontamente avrebbe pensato che la prima difficoltà si sarebbe palesata di primo impatto.
    E ciò che più lo lasciava basito, e impiantato nella sua immbolità era un Kunai.
    Un'arma, poteva creare così tanti grattaccapi, benchè non fosse utilizzata in una qualche offensiva?
    Con virulenza penetrava il legno della porta su cui era affisso un cartiglio molto vago, e per nulla incoraggiante. La semplicità con la quale era stata scritta la parola "inferno" era oltremodo sconcertante. E seppur ormai a lui appartenessero ben poche informazioni, tra l'altro reperite da un foglio essenzialmente informatorio, cominciava a sospettare malignamente circa il suo nuovo Sensei.
    Non doveva essere un tipo parecchio allegro, dato che sfogava i suoi istinti su i giovani Genin, allibiti circa la situazione generatasi.
    Non doveva essere neanche un tipo che si limita alla cruda e noiosa teoria, preferendogli contrariamente la pratica.
    Uno Shinobi intrigante, per nulla opinabile tale considerazione, che in Jin già stimava particolare considerazione e curiosità, benchè tali opinioni fossero coadiuvate da un insistente e pulsante timore.
    Distolto da tali pensieri, la sua attenzione fù inevitabilmente attirata da un vocio turbato all'apparenza, e intimato di vergogna
    Sorrise il Genin prima di replicare alla domanda di quell'inviduo che non spettava alle sue conoscenze.

    - Ciao, sono Jin Tsuji, lieto di fare la tua conoscenza Godsan. Anche io sono qui per il corso. -



    Gli strinse la mano amichevolmente, rivolgendogli un ulteriore sorriso.
    Lo squadrò dalla testa ai piedi, non scorgendo in lui particolari degni di nota, al contrario sembrava un tipo normale, anche se all'apparenza non vantasse tal grande stima di sè.
    Tuttavia ciò che più gli premeva era riuscire ad estrasse l'arma dalla porta, così da allontanare tensioni da Godsan, il quale sembrava parecchio preoccupato, stato evidenziato dal suo tono di voce particolarmente basso e tentennante.
    Afferrò il Kunai con vigorosità, e nella medesima maniera tentò di cavarlo dalla porta; Avvertì incredibile pressione concentrata in quel punto, mentre imperterrito continuava a tentare, anche se non riscontrava modificazione alcuna.
    Neanche un minimo spostamento.
    Niente.
    Quale arcana forza era stata in grado di piantarlo in modo così prestante e possente?
    Per nulla ignota la risposta, seppur anche solo pensarlo lo fece rabbrividire...Cosa si celava dietro quel Sensei.
    Fiacca risposta fornì Jin con la sua titubante forza, nonostante in quella presa avesse concentrato tutto quello che era in suo potere.
    Dovette riconoscere, sebbene non fosse tipo arrendevole, che ogni sforzo sarebbe stato vano, comparato a quella potenza.

    - Anf...Anf...Non riesco...Potremmo abbattere la porta, là dove si forma una venatura, automaticamente verrà fuori...O altrimenti potremmo incendiarla, anche se ci prenderebbero per folli piromani...
    Raizen vuoi occupartene tu?... -



    Un nuovo individuo era giunto, sopprimendo in lui lo sdegno per aver fallito in quella ardua prova. Suscitò in lui particolare interesse quello Shinobi, la cui caratteristica più evidente era la sua altezza. Un colosso particolarmente inquietante, che si ergeva al di sopra di Jin, producendo in lui sensazione d'inferiorità e di timore. Cicatrici si estendevano sul suo corpo, e quella più evidente e sconcertante era palese sul braccio destro, dove assumeva fattezze simili ad una spirale.
    Ma ecco che in lui giunsero ulteriori ricordi; Aveva già incontrato quel ragazzo, anche se non distingueva perfettamente la situazione, tuttavia non disse nulla, tacendo su questa memoria lontana, forse errata.
    Confidava in Raizen, sorretto anche dal fatto che un simile uomo, non poteva che decantare impressionante forza.
    Era chiaro che si trovava di fronte a due individui totalmente differenti tra loro, anche se fattore che li accumunava era sicuramente l'altezza. Effettivamente riscontrò di essere il più basso tra i tre, anche se era più che fiero della sua corporatura slanciata al punto giusto.

    Attendeva paziente che Raizen portasse a termine il suo compito, dato ormai la sua condizione leggermente affaticata. Tuttavia scongiurò tale maligno sintomo di stanchezza, non appena fù rivelata la mappa da Godsan. Jin ne prese possesso avidamente, quasi mosso da incontrollabile entusiasmo. Voleva prendersi lui l'incarico di condurli alla meta finale decretata dalla mappa e programmata dal Sensei. Era l'inizio di un nuovo viaggio, e niente al mondo avrebbe incrinato quella sua foga di partire, mentre distanti ricordi pervenirono alla sua memoria, che rievocavano insolubilmente in lui emozione e trepidazione.


    [...]



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    Per quanto sgomentato da quella imperativa e veramente straordinaria
    forza convogliata in quel Kunai, nonché' da mille sensazioni contrarie e contrastanti, in cui predominava una meraviglia e un timore che ancora avvertiva nel suo spirito, conservò tuttavia sufficiente presenza di tatto per evitare di acuire con una sua qualsiasi osservazione circa quella dimostrazione di potenza, lo stato di ipersensibilità' nervosa del suo
    compagno Godsan.
    Quest'ultimo fù il primo a intavolare una conversazione con Jin e Raizen, taciturni in quella situazione.
    Jin dal canto suo, inizialmente preferì non colloquiare con i suoi nuovi compagni, poichè importunato da una insistente sensazione di affaticamento, anche se notò osservando i due individui che procedevano più lentamente e con maggior indugio, derivato da una stanchezza in loro più che evidente.
    Quel viaggio si prospettava estenuante e particolarmente lungo; Probabilmente se si fossero concessi una sosta, seppur breve, non avrebbero certamente rispettato l'obbligo dal Sensei imposto.
    Ma intanto, Godsan che già era entrato a far parte delle sue simpatie, riusciva a distrarlo da quella angoscia e fatica, mentre man mano cominciava a conoscerlo meglio.

    - Uhm...Conosco Shinodari-Sama e Yami-Sama...Anche se è da parecchio che non ho piacere di rivederli...-



    Notò il lui un timido tentennare mentre proferiva gli ultimi due nomi, tuttavia preferì non immischiarsi nel suo turbamento, non volendo alimentare le sue tensioni.
    Intanto tutti procedevano con incedere rapido, sforzandosi di non sopprimere alla stanchezza, mentre approfondivano la loro amicizia.
    Era un modo per distoglierli da quella lunga camminata, un sentiero ignoto e misterioso che li stava conducendo al di fuori del Paese della Terra, provocando in Jin curiosità.
    Non indugiava a proseguire sebbene esitazione nel farlo pervenì nel suo animo, ma non poteva fermarsi, e le sue domande avrebbero ricevuto spesso risposta, non appena giunti là dove la mappa li stava portando.
    Ma osservando nuovamente Raizen, gli venne spontaneo, guardarlo ancora dove si districavano quelle grottesche cicatrici. Le scrutò bene, non riuscendo a capire tuttavia cosa gli avesse procurato simili profonde lacerazioni.
    Forse impertinente, e ficcanaso, non badò alla riservatezze delle sue riflessioni, cercando di preventivare una risposta poco felice, dettata dalla discrezione dello Shinobi della foglia. Dunque pose a Raizen stesso quel quesito

    - Come ti sei procurato quelle ferite Raizen?...-



    Attese pazientemente una risposta, sebbene usare tale aggettivo sia un eufemismo, visto che cercava di mascherare il febbrile desiderio di conoscere il passato del ragazzo, distogliendo lo sguardo da lui.
    Ma in concomitanza a quella domanda, si palesò innanzi alle sue iridi una vastissima radura, che osservava con incredulità poichè quest'ultima disponeva di caratteristiche avverse ad un così incantevole paesaggio.
    Oscura, tetra, e misteriosa pareva quando giunsero al punto d'incontro stabilito.
    Provato, incrociò lo sguardo dei suoi compagni, cercando sostegno sia morale che fisico a quella fatica che si faceva sentire in ogni fibra dei suoi muscoli.
    Subitamente poi il suo sguardo si focalizzò su quella selva;
    Vasta e di indefinibile estensione, occupava completamente un lungo tragitto. Dubbio pervenì in lui, così come l'esitazione ad entrarci, dettata da una postilla sulla mappa; Un avvertimento di color scarlatto, che non faceva presagire nulla di buono.
    A quali bestie alludeva? Cosa avrebbero trovato all'interno?
    Non voleva sottrarsi in modo codardo da tale prova, forse la prima significativa e fondamentale; Spinto da questo presupposto strizzò l'occhio verso Godsan e Raizen cercando intesa nel suo cenno. Non bisognava abbassare la guardia, non ora. Presto o tardi avrebbero saputo come agire, bisognava organizzarsi.
    Godsan aveva esposto la sua idea, e così che Jin lo sostenette, sebbene con un pò di remora

    - Ha ragione Godsan. Dobbiamo incamminarci per il colle, e dobbiamo farlo immediatamente. Non abbassiamo mai la guardia, non mi convince questa situazione. Ragazzi, confido in voi. -



    Sorrise per poi ascoltare paziente, possibili repliche al suo intervento. Non li conosceva da immemorabile tempo, tuttavia, in cuor suo iniziava a fidarsi di quei ragazzi...Del resto, aveva altra scelta?


    Edited by Jin Tsuji - 9/2/2009, 23:05
     
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