Regno d'oltretomba - Inferno (I° Cantica)

Corso Chunin

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  1. Godsan
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    Il ritorno ai corsi
    - Giù nel buio -

    Si erano salvati i tre ragazzi. Le bestie parvero fuggire e una voce in contemporanea li raggiunse.
    Era un uomo molto più alto di Godsan e si poteva asserire avesse molti anni di esperienza alla spalle. In cosa, non era dato saperlo. Era impossibile risalire alla sua vera identità benchè il kiriano notò qualcosa di familiare in lui. Non capiva cosa e non riusciva a collocarlo a qualcuno di preciso.

    Ci dobbiamo fidare di lui? Il fatto che sia qui e non ci abbia attaccato non vuol dire che dobbiamo seguirlo... disse sussurrando ai suoi compagni.

    [...]

    Dove stiamo andando?

    Dinanzi ad un portone si era fermato il quartetto. Non stavano faticando sebbene le loro condizioni fisiche erano molto limitate.
    Ed ora gli si presentava una prova da risolvere. Guardò quelle parole senza senso e sapeva che dietro doveva esserci una frase compiuta. Ma non riusciva a trovare un nesso logico. Non era dotato di molta intelligenza per quei giochetti. Il più delle volte che gli riuscivano era per colpi di fortuna occasionali. E ciò non lo relegava all'ultima posizione della gerarchia intellettuale, ma di certo non poteva fregiarsi di ciò per farsi onore.

    Passò la mano, tastando, quelle scritte; il bassorilievo era in parte rovinato e si poteva presumere che fosse piuttosto antico.
    Provò a ragionare invano. Tra i diversi tentativi ve ne fu uno bizzarro.

    E se si leggesse all'incontrario?

    Troppo scontato e le lettere non parevano esatte in ogni caso. Ma comunque girò la testa sottosopra.

    Vgzigmr xs rle...Mhm...direi proprio di no!

    [...]

    Trovata la soluzione un tanfo di chiuso, vecchio e forse anche di marcio invase il senso dell'olfatto di Godsan il quale fece una smorfia poco felice.
    E quando il loro probabile sensei iniziò a scendere lungo dei gradini, il kiriano guardò gli altri due per capire le intenzioni. Non lo dava a vedere ma aveva timore.
    Oltretutto laggiù era buio e senza una luce non avrebbe visto niente. Come fidarsi?

    Da lontano parevano giungere strani rumori e richiami. Doveva esserci gente là sotto, qualcuno che stava soffrendo. In un posto del genere non v'era alternativa.

    Ed infine l'uomo si presentò. Era un Mikawa e questo aiutò Godsan a collocare il tizio ad Oto. O almeno come origine iniziale. Le cicatrici viste in precedenza potevano far pensare a numerose battaglie o a qualche tradimento scampato con la forza. Per cui faceva ipotesi nel mentre continuava ad ascoltare ciò che aveva da dire.
    Era il loro sensei e a quel punto dovevano seguirlo se volevano continuare l'avventura per diventare chunin.

    I problemi per Godsan non tardavano ad arrivare iniziando a scendere sempre più in profondità. La vista si oscurava man mano fino a diventare un unico colore, nero. Qualcuno doveva aiutarlo a non inciampare.

    Non c'è una luce? Qualcuno riesce a vedere qualcosa?

    Continuava a parlare con i suoi due compagni avendo ancora timore di Diogenes. Infatti, quando gli rivolse la parola era titubante.

    Sensei...io non vedo nulla...

    Le urla di chi era laggiù continuavano, soffocando a volte il suono delle parole del quartetto.
    Quando poi il Mikawa parlò egli spiegò come comportarsi in presenza di colui che traghettava su altre sponde le persone. Godsan faticava a vedere di chi si stava parlando ma ne riconosceva la presenza.
    Parlò pure quello che dalla voce pareva una persona piuttosto anziana. E alla fine due urla sopra le altre si levarono quando furono colpite.

    Vecchio, esordì Godsan senza esitare un attimo non capendo bene dove indirizzare lo sguardo il tuo tempo ora è nostro. Fermandoti ce l'hai concesso. Esser curioso è un peccato che ti costerà tempo. Esser magnanimi è un lusso di chi invece il tempo ce l'ha. Ascolta le nostre risposte e se sarai soddisfatto ci ricompenserai senza indugio per averci regalato il tuo tempo. Un chunin non è grande per la forza ma nemmeno piccolo se ne è carente. Un chunin è grande per saper sfruttare le doti di cui dispone, è piccolo per peccare di superbia. Veder anima mortale dopo 200 anni non ti basta come segno del nostro essere? Solo i Grandi possono passare? Ebbene, noi non siamo qui per tornare ai nostri Villaggi da Piccoli.

    Godsan ora tremava. Aveva sfidato a parole una persona che dai primi attimi in cui l'aveva udito non lo rassicurava. Gli incuteva timore. Si era sentito libero di parlare, di sbeffeggiarlo, proprio com'era nella sua indole. E nel farlo però aveva trovato un po' di coscienza rispondendo a modo con cognizione di causa.
    Ma col senno di poi, se aveva sbagliato, con quel suo fare il gruppo poteva essere in pericolo. Ed era anche per quel motivo che tremava. Sperava non potesse vederlo, seppur dubbioso, il vecchio traghettatore.

    Ora toccava ai suoi due compagni contribuire alla causa.

     
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