Regno d'oltretomba - Inferno (I° Cantica)

Corso Chunin

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  1. Jin Tsuji
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    TALENT AIN'T ENOUGH

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    Caronte
    Chapter III



    Corso Chunin






    Ed infine il soave sospiro con cui attestò il termine del male, fu liberatorio e trascendentale.
    Immediatamente la barriera posta a sua difesa scomparve nel profondo silenzio che era tornato tirannico nel paesaggio.
    Addormentati i suoi più perentori istinti, tornò ad esplicare una espressione mansueta e mite, mentre osservava le belve dileguarsi nell'oscurità della selva, come attratte da un muto richiamo.
    Rimase sorpreso da questa ritirata inaspettata da parte loro, tuttavia fu lieto di constatare che tutto era versato per il meglio, cosicchè si ritrovò con gli altri due compagni.
    Scrutò i loro sguardi, cercando intesa nella comune integrità fisica, mentre guardingo si apprestava a ritrovare una figura che la sua memoria rammentava distintamente.
    I suoi tratti parevano progrediti, e un cambiamento più che evidente risolse alla sua vista. Tuttavia, credeva di averlo riconosciuto, sebbene ebbe scrupolo a verificare i suoi presentimenti.
    Scese da un albero, invisibile e silenzioso. Jin non si era accorto della sua presenza, sebbene fosse concentrato più sul neutralizzare l'offensiva della brutale belva.
    Poche parole, concise e brevi, sancivano probabilmente la sua identità. Colui che gli avrebbe guidati in quel tortuoso viaggio, il quale non era iniziato secondo i più calorosi e indiscutibili benvenuti.
    Però Jin lo aveva riconosciuto.
    E ogni presentazione sarebbe stata futile formalità.
    Rispose al quesito di Godsan immediatamente, il quale denotava perplessità circa quello strano individuo.


    - Fidiamoci...Quest'uomo l'ho già incontrato. -




    Sorrise cercando di scacciare qualsiasi dubbio che stesse fomentando nelle loro menti.
    Nella medesima maniera, il suo turbamento iniziale scemava, mentre proseguiva dopo il Chunin, verso un nuovo sentiero che si discostava completamente da quello percorso precedentemente dai tre. Scosceso e tortuoso, Jin cercava di districarsi come meglio poteva, proseguendo senza indugiare.
    Procedevano con incedere lento e cauto, mentre avvertiva affanno e stanchezza il Genin, emozione riesumata dal primo viaggio sostenuto per giungere alla selva. Cercò di celare questa sua debolezza, fantasticando ed interrogandosi su dove mai li stesse conducendo il Chunin. Procedevano attraverso tale sentiero arduo, che culminava in un maestoso portone.
    Grande come si prestava, impressionò il Genin, che tentò di analizzarne minuziosamente la struttura e la forma. Sanciva l'entrata in qualche arcano luogo, e ciò si evinceva di una particolare ed enigmatica scrittura che si palesava proprio principalmente alla sua entrata;
    Lettere poste malamente, incomprensibili all'apparenza.


    Godsan e Raizen parlottavano, applicandosi esplicitamente per trovar una soluzione a quel imperscrutabile enigma, che mancava di uno scioglimento limpido e lampante.
    Tediò i suoi nervi Jin, cercando di ovviare quel problema; Uno dei suoi compagni tentò di leggere al contrario la misteriosa frase, non cogliendo alcun risvolto che alleviasse la difficoltà della stessa. Eppure la soluzione doveva esserci, bisognava solo acutizzare lo sguardo. Facile a dirsi...
    Al solito, spinto dal suo spirito poco arrendevole, menzionò tutta la sua intelligenza per sconfiggere quell'enigma che si ergeva superiore alla sua logica in quel momento.
    Probabilmente ogni lettera, si riferiva ad un simbolo o ad un oggetto, e proprio sorretto da questa idea precaria nella sua mente, si guardava intorno.
    Non riusciva a scorgere alcun dettaglio che costituisse illuminazione, capace di fargli indovinare l'esatta combinazione di parole.
    L'alfabeto...C'entrava qualcosa?


    - E' l'alfabeto al contrario...Coglione. -




    Preciso, chiaro e conciso. Cosa richiedere di più?
    Sembrava che il Bijuu avesse intuito meglio di lui, l'intricato enigma.
    Coincideva pienamente quanto sostenuto dal Nekomata, poichè Jin accuratamente si preoccupò di verificarlo.
    Aveva realizzato l'implicazione dell'alfabeto Jin, tuttavia fu il Nekomata con il suo ardire altezzoso a fornire finalmente la soluzione finale. E guardando il suo compagno Raizen, Jin s'accorse che la comune idea era giunta in entrambe le menti dei giovani. Chi l'aveva scovata in un modo, chi in un altro.
    Soddisfazione e fierezza crebbero in Jin, sebbene il suo merito fosse irrisorio in confronto a quello del demone.


    - Per me si va ne la città dolente,
    per me si va ne l'eterno dolore,
    per me si va tra la perduta gente.

    Dinanzi a me non fuor cose create
    se non etterne, e io etterno duro.
    Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate -




    Immediatamente a quelle parole che il Genin pronunciò con tono pacato perchè timoroso d'errare nella loro dicitura corretta, una melodia fastidiosa sancì la definitiva apertura dell'antico portone, che si spalancò alle iridi rossastre del Genin; Un senso d'eccitazione produsse in lui, facendolo avvampare in un fervore grandioso. Con foga ed impulsività entrò seguendo il Chunin che li precedeva, per poi timorarsi di quel luogo buio quando un tanfo peggio che mostruoso irruppe ferocemente nelle sue narici, creando nel giovane sensazioni di ripudio verso quell'ambientazione pressochè oscura.
    Il Chunin avanzava incurante di possibili pericoli, mentre Jin indugiando ne seguì le orme, come i suoi compagni. Non distinse chiaramente dove stesse andando, mentre nell'intento di esularsi da quella ciecità, aguzzò la sua vista. [Vista Crepuscolare]
    Lui, ormai parte delle tenebre, assecondò la loro potenza prevalendo; Ora rinato in uno sguardo più accurato ed incisivo riuscì a carpire bene cosa stessa calpestando.
    Una scalinata, che progrediva verso il basso, fornendo nulle anticipazioni su dove li stesse conducendo. Allorchè le sue orecchie, avvertirono schiamazzi agghiaccianti, che non lasciavano trasparire benevolenti presagi.
    Soffocava sotto quelle torture che giungevano in maniera evidentissima al suo udito, fin troppo fine per esularsi da quelle urla così viscerali e grottesche. In quel momento iniziava veramente a preoccuparsi. Sembrava che l'inferno stesse sconvolgendo quelle figure che si lasciavano andare a cruenti urla e pianti, e il desiderio febbrile di non incontrare la loro sorte esplicò Jin attraverso i suoi lineamenti inquieti. Fortunatamente però, tali angoscianti suoni imbrunirono lentamente fino a sparire completamente, nel momento in cui giunsero ad una landa desolata e pianeggiante, che si estendeva per lunghi tratti, indistinguibili e infiniti.


    - Aloysius-sama...Si ricorda di me? Sono lieto che i miei presentimenti siano stati appurati. Noto con piacere che è sopravvissuto alle prove di Fenrir. -



    Sorrise, lasciando intendere una certa letizia nelle sue parole. Per poi abbandonarsi, incurante del resto, alla contemplazione di interminabili file di anime spente e languide che accalcavano quel luogo esteso, imprecando contro tutto il resto.
    Procedevano i quattro, con incedere sostenuto e cauto, soffermandosi ad osservare il brulicare aspro di quegli spiriti, che al passaggio di Jin e gli altri, parevano acuire in un silenzio tombale, degno dello scenario in cui venivano a trovarsi.
    Nessun rumore, nessun segno. Il silenzio...Solo quello.
    Scorrendo lo sguardo poi sul Mikawa che li mise in guardia su chi conduceva, in quell'infimo incarico, le anime al loro riposo, Jin avvertì un pressante senso di stupore, che accresceva man mano che la distanza si faceva sempre più esigua dal vecchio che sostava immobile sulla sua antica barca, avvinghiando con forza i suoi remi.
    Giunsero al suo cospetto, serbando una vena di timore nei suoi confronti, lo era per il giovane. Quindi, Caronte parve attaccarli, rivolgendosi a loro con tono canzonatorio, al fine di scoprire come fossero potuti arrivare fin lì...Dove solo i defunti avevano accesso e potevano transitare, oltre che i Chunin.

    - Ebbene vecchio, così come i miei compagni io ti risponderò. Solo i Chunin tu affermi possono passare per questi luoghi, e allora placa i tuoi remi, poichè Io sono un Chunin. Io sono un Chunin perchè sono giunto sin qui, e ora converso con te, da VIVO. Dov'è la mia debolezza?
    Sono un Chunin poichè sono un leader, e con i miei compagni ho attraversato impervie vie per raggiungerti, illeso e con spirito quieto
    Un Genin avrebbe potuto farlo? Sono un Chunin poichè ho trovato soluzioni ad enigmi, e ho superato con minuziose strategie e con lodabile abilità, avversari che incrociati durante questo complicato tragitto, sostenendo i miei compagni, incoraggiandoli a proseguire.
    Rispondi guardandomi negli occhi, te ne prego, non sono forse io un Chunin che adesso, dopo duecento anni sosto innanzi a te?
    Questo è un Chunin, un Leader, un Capo, uno Shinobi superiore per intelletto e maturità. Io lo sono...-



    Con sguardo vacuo si atteggiava alla presenza del vecchio, sperando di averlo convinto e di notar presto libera la via che lo avrebbe condotto insieme agli altri tre, fino al termine di quell'arcano viaggio.
    Lo aveva sfidato, quasi con fare canzonatorio ma rispettoso, evidenziando le sue doti che infine lo avevano condotto a fronteggiarlo in quel momento, assolutamente libero dal peso insostenibile della morte.





     
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