Codice Tuono

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  1. leopolis
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    Il codice tuono...?- Post di Presentazione

    …il sangue, il deliro, la sofferenza…



    Soundtrack-Linkin Park-Lying From You

    Non mi andava di far nulla quel maledetto giorno, proprio nulla. Da quando divenni un fiero chunnin del mio paese, che il mio corpo ed il mio fisico si rilassarono completamente, era come se non volesse obbedire ai miei ordini, ai miei comandi. E fù cosi, che passavo intere giornate a meditare, a immergermi nel profondo spazio della mia mente. Vagavo nell’immensità dei miei ricordi, del mio passato, ma anche dei fatti avvenuti in un presente cosi drammaticamente incredibile. Membro della mano bianca, si, ma senza l’arma che più mi aggradava, quella spada, quella katana che tanto desiderava il mio cuore. L’elsa della quale stringevo fra le mie mani, nel profondo sogno che il mio cuore portava. Forse non ero meritevole, forse non ero bravo, ma solo il pensiero della velocità che avrei mai potuto sviluppare con essa era incredibile. Con quell’arma i miei fendenti sarebbero stati imparabili. Ma la storia era passata, ora il futuro si apprestava ad entrare sulla mia strada, e sapevo di dover essere pronto, di dover essere forte, di poter sconfiggere tutte le avversità che mi avrebbero cercato d’impedire ciò che volevo, che mi avrebbero messo ostacoli d’avanti, per non farmi arrivare sulla cima di quel monte da scalare che io chiamavo la vita di un ninja.
    Fù cosi, un giorno nel mentre ero immerso nei miei pensieri, vagando nell’immensità del potere, che da lontananza, quasi come fuori da un sonno, da un profondo strato di trance, sentii la voce di qualcuno, sempre più vicina, anzi no, erano in due. Occhi chiusi, polpastrelli di ambe le mani messi a contatto fra loro, il chakra che scorrevo lento nel mio corpo. In lontananza, il sole cominciava a scendere impetuosamente, lasciandoci nell’ombra della notte…Uno, due, tre colpi, grida, qualcuno decise di chiamarmi per nome, senza ricevere in cambio nulla. Era come se non ci fossi, come se non fossi presente in casa. Buttarono qualcosa, e se ne andarono veloci. I ragazzi, la gioventù che crescerà, i ragazzi che un giorno avrebbero occupato il mio posto, e quello di Zubera, per quanto mi fosse antipatico, anche il posto di Giants, per quanto fosse inutile, ed il posto di Etsuko, per quanto fosse antipatico ed inutile assieme. Vivevo in un mondo in cui tutti si credevano essere capaci di scalfirmi, di procurarmi dei danni, senza nemmeno arrivare lontanamente a capire la mia forza, la mia velocità e la mia potenza. Ero più forte di loro, questo lo sapevo di certo, una vocina me lo diceva e mi rassicurava ciò.
    Con passo lento, quasi inaudibile come un fantasma, mi avvicinai alla porta raccogliendo il foglio, che quei ragazzini mi avevano lasciato. Una semplice convocazione dal Mizukage, nulla di che. Non mi preoccupò ne la convocazione, ne tantomento chi mi convocava. Era solo il Mizukage, e non era nulla, per un caratterino come il mio. Per la durata di molti anni, non riuscivo a sopportare la subordinazione, e cosi avrei proseguito, perché certo che questo era il miglior modo di essere un ninja. Voleva che mi presentassi al suo palazzo alle 10? Ebbene ci sarei stato, purchè nulla venisse dato per scontato, e purchè di nulla sarei stato obbligato…Tornai a meditare, mentre il buio calava sul villaggio.
    Passò una notte, la luna eseguì i suoi misteriosi cicli assieme alla moltitudine di stelle e di galassie, che nel alto della notte, brillavano per far strada alle anime disperse.
    -Eh, la luna, gli astri, il continuo girare della terra…perché gli esseri umani non s’accorgono della loro bellezza?-
    Con questo semplice pensiero, andai a letto, per svegliarmi più fresco e più riposato. E cosi, pian-piano, arrivarono le 10, e con passo lento, andai dal Mizukage, a vedere/sentire cos’è che voleva, cosa lo disturbava e perché gli serviva la mia presenza. Fù alquanto breve il tragitto dalla casa in cui abitavo solitario, al palazzo, grande e maestoso, in cui abitava il rispettoso Mizukage. Non avevo una grandissima stima di quella persona, e non capivo nemmeno del perché fosse stato nominato Mizukage, ma come ogni persona più grande, meritava il mio rispetto. Entrando, non mi sorpresi nemmeno, di vedere le solite facce, dei meii compaesani. La prima faccia che mi trovai di fronte, era quella di Giants, individuo che non riuscivo a sopportare da due anni a quela parte, l’odio che c’era fra di noi era difficilmente descrivibile, ma ancora più indiscrivibile era la voglia che avevo di fargliela pagare, ma non era il momento adatto.
    In secondo luogo, mi trovai dinnanzi ad un ninja che non conoscevo, o che forse non riuscivo a ricordare, l’avrei conosciuto più in avanti. E poi c’era quello lì, l’amico, o forse che credevo essermi amico, finchè, durante la mia fuga non cercò più volte di decapitarmi. Era inutile anche lui, e molte volte nella mia mente passavano vari ricordi di come quello lì cercava di decapitarmi. Non era importante, un ninja qualunquista, ma nonostante ciò li attribuii iversi nomignoli, come:
    -Zubera il Maledetto, oppure Zubera il bastardo.-Ma più comunemente mi ricordavo di lui con un altro nome, ovvero:[/size][size=1]Zubera il Maledetto Bastardo, o semplicemente il ninja che mi credevo amico.Tutti i shinobi si presentarono, e non riuscii a far meno di vedere il ninja con cui persi una sfida tempo fa. Quel Max, che riuscìì a vincere solo per grazia di Dio, e per mia poca esperienza.-Acqua passata, scommetto che ora come ora non riuscirà nemmeno a sclafirmi…huhu-
    Un ghigno comparve sulla mia bocca nel mentre lo osservavo, sempre se avrebbe avuto il coraggio di presentarsi in quel luogo. Non avevo una grande stima neanche di lui, specie da quando riuscì a vincere quell’incontro contro di me, l’avevo graziato, ero più forte e lo sapevo. Eppure, nonostante il fatto che li disprezassi quasi tutti, un piccolo rispetto dentro di me c’era comunque, verso ognuno di loro, anche verso coloro che credevo essere miei “amici”.
    Ascoltai senza dare alcun segno di vita, ogni singola sillaba del Mizukage. La situazione se,brava essere tragica, e il tutto era cosi ignoto? Sapeva solo che ci dovevamo incontrare a Oto, e che ben venga.
    -Scusi, Mizukage-sama, potreste dirci quanto è grave la situazione?-Gli diedi del “lei”, proprio perché una persona più grande di me, anche se non lo ritenevo adatto a guidare un villaggio cosi grande.
    In qualunque caso, qualunque sarebbe stata la risposta, mi sarei avviato verso la mia casa, rapidamente avrei preso i miei equipaggiamenti, e con passo lento mi sarei diretto al porto, lasciando alle mie spalle tutte le mie emozioni e tutti i miei ricordi. L’ombra della morta era in alto sulla mia testa, sarei partito in guerra e non sapevo se mai sarei tornato, eppure una strana gioia vagava nel mio animo, in cerca di essere trasformata in dolore.
    Oto, terra di mostri e di guerre…Non sapevo se fossi mai tornato in quelle terre, e se fossi rimasto in vita, ci sarei tornato di sicuro. Ma in quei istanti, prima di partire, l’unica cosa che sapevo di preciso era quella di distruggere e devastare, alzar in alto il nome del mio clan e del mio villaggio…Solo questo. Per il resto, la mia anima sarebbe stata calma e tranquilla, nel mentre la nave su cui saremmo saliti si sarebbe innalzata, gloriosa, sulle alte onde di quel mare…

     
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