Codice Tuono

[Livello B]

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    Roaring Again

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    -Pic... Pic...-



    Che strano rumore, era come se provenisse da molto lontano. Lui era lì, insieme alla sua amata, al tiepido sole del pomeriggio kirino. I fiori cominciavano ora a sbocciare, abbattendo con i loro colori la nebbia che perennemente copriva quei luoghi. I loro petali tinteggiavano il giardino di colori pastello, in contrasto con il verde tetro dell'erba. Era tutto così bello: il candido sorriso della sua amata era perfetto, così come le sue forme e le sue tipiche espressioni, come l'abitudine a gonfiare le guance e guardarlo male quando diceva qualcosa di poco carino, per poi sorridergli dolcemente. La amava da morire, quasi disperatamente, sarebbe morto per lei se solo lei lo avesse chiesto. Già, la morte. Quell'onirico paesaggio sussultò a quel pensiero, mentre il cielo si oscurava e delle nere zampe di aracnide schiacciavano il quadro formato dai fiori, contaminando e incenerendo tutto quello che toccavano. D'un tratto il suo sorriso si fece triste, mentre piano la sua immagine scompariva facendogli un cenno di saluto con la mano.

    -Pic... Pic...-



    Di nuovo quel suono lontano. Di nuovo le domande su cosa lo provocasse, mentre lentamente il demone ragno divorava ogni cosa fosse lontanamente assimilabile alla bellezza, sbavando e corrodendo ogni cosa sul suo cammino. E mentre l'immagine della sua amata scompariva egli decise che era ora di fermarsi: troppe volte aveva vissuto quei momenti e troppe volte li avrebbe rivissuti, almeno quel giorno se li sarebbe rispiarmiati. Si concentrò sul sorriso della donna, mentre piano apriva gli occhi, abbandonando quel dolce sogno. Piano si rialzò, seduto sul letto controllò di essere in ordine, scoprendo solo in quel momento di non aver tolto il trucco dalla notte prima. I suoi occhi scorsero sulla stanza arredata con gusto, senza esagerazioni nella scelta dei mobili e piano la sua mano corse alla cassapanca a fianco il letto, alla ricerca di una maglietta pulita. Il sorriso della sua amata stentava ad abbandonare la sua mente, rendendogli dolci quei momenti di vita mattutina, nonostante la fine cruenta del sogno. Eppure qualcosa non gli tornava, gli pareva di aver sentito un rumore strano durante il sonno, come qualcosa che sbatteva e ciò non gli tornava: ormai aveva quel sogno da anni e non ricordava di averlo mai sentito prima. La maglietta, indossata per metà, metteva in risalto le sue forme esili ma tenaci, mentre la mente si affollava di domande su quello strano suono.

    -Pic... PIC... CRASH... KIIIIII-



    Il rumore lo fece sobbalzare, ma l'ultimo verso lo aiutò a capire la natura di quel suono: un falco da Kiri. Probabilmente si era stancato di aspettare alla finestra e l'aveva distrutta per entrare, come tutti i rapaci infatti la pazienza dei falconi messaggeri ha un limite fin troppo stretto. Vestitosi il Kiriano lasciò la camera, entrando nella stanza contigua, ove il falco, raspando il pavimento, continuava a emettere fischi assordanti per invitarlo a dargli da mangiare. Stordito dal penetrate verso l'Akino prese un pezzo di carne e lo diede all'animale, recuperando successivamente il plico che egli portava legato alla zampa. Poche parole dal forte significato: una nuova missione e per nulla semplice. Era tanto che non partiva e questo era giusto quello che gli serviva. Scrisse poche semplici parole sul retro del foglio, avvisando il Mizukage che avrebbe impiegato qualche tempo a raggiungere il villaggio , ma che sarebbe arrivato in tempo per la partenza. Raccolse quindi tutto l'equipaggiamento a disposizione e dopo aver congedato il rapace con il messaggio di ritorno decise di partire alla volta di Kiri.

    [...]



    Lentamente spinse le porte della residenza del Mizukage, proprio mentre egli terminava il discorso di briefring sulla missione. Il suo volto, come sempre, pareva privo di espressione, mentre con calma si portava vicino al gruppo di kiriani per ascoltare le ultime informazioni date da Shiltar. Non che gli importasse molto sapere cosa dovano fare o chi dovevano uccidere, gli bastava sapere che poteva farlo. Attese quindi che il Kage finisse il resoconto, quindi si aggregò al gruppetto senza dire parola alcuna, sapendo soltanto di essere arrivato in tempo per il viaggio.

    [Finalmente... si torna sul campo....]


     
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