Esame Jonin - Mistero all'Albero Bianco

Topic di Gioco

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  1. Yami Kaguya
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    ..Sarà stato quello. Le persone anziane non seguono i ritmi dei giovani. Sì, doveva essere per forza quello. Altrimenti che altro dovevo fare, per avere una diamine di autorizzazione, quando il tipo che doveva darmela stava ancora fermo al suo posto?

    ...Senza fretta, mi racc-

    Mentre commentavo però, notai che l'uomo stava fissando dietro di me. Per la precisione, il suo sguardo era rivolto verso una sorta di lampada rossa, che stava lampeggiando. Non ne avevo memoria, sebbene fosse vero che fra entrate dalla finestra e lavoro al Gate, quella parte dell'amministrazione non la vedevo da settimane.

    Beh, cos'è quello?

    Non attesi nemmeno una risposta, fissando meglio quella cosa. Quella che sembrava una lampada, in realtà era composto da tre frammenti: verde, giallo e rosso, e relative scritte "Calma", "Presenza Possibile", "Presenza rilevata". Ora puntava il rosso, qualsiasi cosa significasse. Il mio interesse durò quindi attorno ai cinque secondi, poi tornai davanti a Sato, appiccicando il suddetto foglio sulla sua fronte per avere un pò di attenzione. Ma perchè Shin se lo teneva là....
    CITAZIONE
    EHI YAMI! Ciao! Certo che ne metti di fifa agli impiegati, eh?

    Prima sentii il mio nome, poi una voce ben conosciuta mi arrivò da dietro le spalle, al che mi voltai, catalogandola nell'attimo stesso in cui l'avevo sentita.

    Ecco, già ho fretta...

    Mi voltai curioso di sentire cosa ci facesse là, ma qualsiasi intenzione di parlare sparì come neve al sole, quando vidi chi esattamente avevo davanti. Per essere Febh, era Febh. Aveva addosso un abito diverso dal solito, ma non gli stava troppo male. Ciò che stonava, era la cosa che si portava dietro. Una sorta di enorme clava, macchiata di sangue e di pezzi di qualcosa che sembrava simile a tessuto organico. Fegato forse, o comunque una cosa simile. In ogni caso, uno spettacolo piuttosto inconsueto. Che gli attirò un'occhiata contrariata, fra quello e il suo esordio.

    Finchè arriva pasqua prima che mettano un timbro su un permesso...da dove arrivi, la fiera del cavernicolo?
    Comunque, puoi mettere fuori dalla finestra quella cosa, evitando di spargermi pezzi di fegato in giro, per favore?


    La risposta ovviamente non era quella che supponevo. Non sia mai che Febh Yakushi arrivi con una clava insanguinata in mano per sport o violenza sugli animali. Parlò di suo cugino come proprietario di sangue e simili. Cugino cui lo legava lo stesso amore che allevatore di cani ha per un gatto, se ricordavo bene. Lo confermò prima con le parole, chiarendo che aveva pure usato un suo regalo per Yasu nell'ucciderlo, poi mostrandomi un...foglio...talmente inzuppato di sangue che sembrava gliel'avesse strappato da sotto lo stomaco. Facendosi largo attraverso la schiena, magari...Come idea non era nemmeno troppo infattibile. Afferrai il foglio fra pollice e indice, provando a cercare del nero in mezzo al rosso. Nome a parte, le prime parole erano familiari. Senza nemmeno guardarmi indietro presi il foglio sulla fronte di Sato, confrontandolo con quello insanguinato. Stesse parole almeno all'inizio.
    Al che con un sospiro ridiedi il foglio a Sato, e quello insanguinato al proprietario.

    Ci hai dato un pò troppo dentro, temo che pure Gene non ce la faccia qui. Comunque non è un problema....
    CITAZIONE
    -Salve ragazzi!-

    Altra interruzione. Stavolta di sicuro più piacevole. Fissai prima la ragazza, poi il suo attendente, cogliendo una espressione di sollievo senza alcuna intenzione di venire nascosta. Mi chiesi se lo faceva apposta a essere così, o proprio lo era e basta.

    Ciao Shin.

    A salvare Sato da una ramanzina su come fosse lento, arrivò Shin. Con mia sorpresa, visto che in teoria doveva essere in ospedale a quell'ora. Ma dopo aver commentato l'arma che lo Yakushi si portava dietro, fece un discorso per cui alla fine, sembrava ci fossimo riuniti tutti là per lo stesso motivo. Sebbene certo qualcuno in maniera più violenta di altri.

    Alt. Vuol dire che hanno chiamato anche te?

    Più che con sorpresa, la fissavo con un misto di sensazioni difficilmente definibile in una parola. Curiosità, gioia, tristezza, perlopiù. Insieme a un certo senso di dejavù. Comunque, ottenuta risposta, avrei fissato un attimo Sato, prima di avviarmi verso l'uscita dell'edificio senza degnarlo di un altra parola.

    E io che già mi chiedevo chi mi affibbiavano come compagni.

    Sorrisi lievemente, prima di voltarmi sulla soglia e fissarli.

    Ah, dopo che le hai spiegato, ti spiace mollare quella cosa da qualche parte o vuoi portartela fino all'accademia? Io devo tornare comunque un attimo a fare un giro, ditemi un gate da cui partire e ci troviamo là, ok?

    A differenza loro che sembravano pronti a partire, il mio programma prevedeva prima la visita in amministrazione, e solo dopo un salto da Ledah, la partenza effettiva con il controllo di ciò che serviva. Pertanto, uscito da là mi diressi verso la casa del ragazzo, convinto di trovarlo fuori, almeno lui. Così fu, sebbene la sua vicina di casa fosse invece presente. Non avevo tempo di attaccare bottone, quindi mi limitai a salire sulla casa sull'albero e prendere una sacca dall'angolo che la ragazza mi aveva concesso per dormire, le volte in cui ripassavo di là. Dopo averla aperta e aver controllato che la ragazza se ne stesse ben lontana, mi tolsi gli abiti che avevo di solito, sostituendoli con quelli ottenuti a Suna. Sopra il corpetto mi misi solo una specie di canottiera, mentre i pantaloni erano sorretti da un pezzo di stoffa arancione. Dopo aver controllato di aver preso tutto, mi ritrovai di fronte quell'oggetto. Impolverato, affianco al suo gemello spezzato. Rimasi a contemplare quella forma rettangolare per parecchio. Poi Lo misi in fondo alla sacca con un gesto secco senza guardarlo di nuovo, agganciandomi sia quella che le sorelle dietro la schiena. Infine scesi di nuovo dall'albero, mettendo il pendente sotto la maglia. Indossata anche la giacca, non c'era più nulla da fare. Era arrivato davvero il momento di partire, e stavo quasi diventando impaziente. Quando poi raggiunsi gli altri, rimaneva solo un ultima domanda da fare.

    A piedi o ognuno per sè?

    Nel caso fosse ognuno per sè, il viaggio sino all'accademia sarebbe stato a dorso d'aquila, almeno nel mio caso.

    [...]

    L'impazienza si era fatta meno pressante durante il viaggio, soprattutto visto che bene o male, quel tempo ci voleva per arrivare in accademia, e passarlo a scalpitare non era una buona idea per evitare l'accumulo di stress. Se avessimo usato gli animali, anzi, probabilmente me ne sarei rimasto sempre zitto a fissare il cielo. Era proprio quando sei costretto a non far nulla, che capisci come ti manchi non avere costrizioni o programmi.
    Ad ogni modo, appena arrivati e ritirate eventuali evocazioni, scoccai un occhiata a Shin, e ciò che si portava dietro.

    ...Esattamente, quel drago è diventato una sorta di simbionte o cosa?

    Pure quella volta se l'era portato dietro. Al che l'ipotesi ormai non era così facile da scartare. Non ci avrei fatto una questione sopra, ma lo stesso quella battuta me la concessi, almeno per sentire il motivo. Dopodichè, feci spallucce, tirando di nuovo fuori la lettera per sapere quale ufficio ci avrebbe spiegato il resto dei dettagli che ci avevano solo accennato alla convocazione. Sperai solo di non beccare gente che conoscevo, mi sembrava fossero passati mesi dalla mia ultima visita in accademia, o almeno nei suoi uffici.
     
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42 replies since 4/3/2009, 13:19   2872 views
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