Sopravvivenza & Patriottismo

[Kiri] | [Energia][Talento]

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La squadra che non c'è

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    Primo



    Dolce far niente. Che sensazione di pace vero? La mattina ti alzi, tra le tue coperte calde, apri gli occhi alla luce tiepida del mattino. Respiri l' aria tiepida della primavera, ascolti gli uccelli cantare che dolcemente cullano un sonno che non riesce ad andarsene. Che meravigliosa la sensazione del dolce far niente, vero? Eppure a Kiri non era possibile: si sgobbava e l' ambiente era sempre così uggioso ed umido da togliere persino agli animali la voglia di cantare, se non per qualche sporadico corvo che gracchiava senza motivo. L' aria era sempre fredda e la luce grigia e pallida: qualcosa di abbastanza duro per mettere alla prova la pazienza di chiunque, sopratutto la mia.
    Io amavo il riposo, ero un Nara e non tradivo il mio sangue che quasi per imposizione genetica mi ordinava di cercare il massimo relax in ogni momento. Ma non mi era evidentemente concesso tutto ciò, perché ogni mattina io mi alzavo, facevo colazione ed andavo in Amministrazione. Qualche volte mi chiamava l' Accademia ed allora ero costretto ad andare sin laggiù per assolvere ai miei doveri. Non era raro che la mattina Yui dovesse letteralmente gettarmi giù dal letto e ricordarmi, poco delicatamente, che ero un Chunin. Si, un Chunin, nuove responsabilità, nuove missioni, più difficili e pericolose, nuove diavolerie accademiche. Passare di grado forse non era stata una buona idea.
    Anche quella mattina dormivo beatamente nel mio letto. A pancia in sotto abbracciavo quasi teneramente il cuscino mentre ronfavo beatamente. Una mano, piccola e leggera, dapprima mi accarezzò i capelli, per poi scendere sulla mia schiena. Mi rigirai nel letto, infastidito, mentre una risata cristallina mi giungeva alle orecchie. Aprii gli occhi e me li stropicciai guardando Yui appena sfuocata. Sbadigliai e mi issai controvoglia su, mentre lei scendeva agilmente dal letto. Mi stavo chiedendo se avessi fatto bene ad insegnarle le arti Ninja.
    « Dai Itai! Dobbiamo andare, è tardi! » mi disse lei, maledettamente allegra come ogni mattina. Brontolando mi rimisi in piedi e mi avviai traballante verso la cucina, che era già apparecchiata con la colazione. Sorrisi e guardai Yui sottecchi prima di voltarmi verso di lei e sbadigliare.
    « Ok, che mi devi chiedere? » dissi innocentemente, sapendo bene che c' era qualcosa che mi doveva dire, qualcosa che non mi piaceva. Primo perché Yui solitamente la mattina non aveva il tempo di preparare tutto ciò: polpette di riso, latte, caffè e chi più ne ha più ne metta, in secondo luogo perché ormai la conoscevo: per quanto fosse gentile con me sapevo bene fino a che punto si spingeva con le azioni gratuite senza motivo. Ed infatti sembrai cogliere nel segno, lei mi prese le mani e mi trascinò, senza difficoltà, sino su una sedia, dove mi sedetti. Lei si sedette in braccio a me e mi passò le braccia attorno al collo.
    « Oggi parto in missione. » quelle parole mi pietrificarono, ma l' unica reazione visibile fu solamente la mia richiesta senza parole. Con gli occhi, puntati nei suoi, le chiesi quanto doveva restare via.
    « Una settimana, non di più e non di meno. Purtroppo è di protezione, un tizio l' ha richiesta durante un convegno. » Yui sbadigliò, annoiandosi probabilmente al solo pensiero di dover fare quella missione. Sospirai appena e mi avvicinai, posando velocemente le mie labbra sulle sue per un veloce bacio.
    « Sta attenta, ok? » le dissi. Lei annuì e mi baciò nuovamente a sua volta prima di girarsi verso la tavola, rimanendo sempre in braccio a me. Guardò le cibarie e prese una polpetta di riso appena fatta, porgendomela.
    « Mangia dai, non vorrai gettare via tutto questo mangiare. » mi disse lei. Sorrisi, afferrando la polpetta ed addentandola: squisita, come al solito. Mentre mangiavo realizzai che quella settimana sarei restato da solo in casa e che alla fine sarei arrivato a metà settimana malinconico. E già, Yui mi aveva proprio assuefatto oramai.


    […]



    Un' ora dopo ero in Amministrazione. Camminavo pigramente, trascinandomi con lentezza sulle scale fino a raggiungere l' ufficio preposto a dare missioni come pane quotidiano degli shinobi. Vi entrai pigramente, sperando che non ci fosse nulla ma sapendo che ci sarebbero state almeno altre tre missioni in coda per me. Mi diressi verso un' impiegato libero, quello che mi sembrava meno secchione di tutti, e mi fermai davanti alla sua scrivania. Lui alzò lo sguardo e mi puntò gli occhi sul viso per un istante, abbassandoli nuovamente: la mia voglia di lavorare doveva essere evidente quanto il classico ago in un enorme pagliaio.
    « Desidera? » che domanda idiota. Lo fulminai con lo sguardo e mentre pensavo maldicenze risposi, con un tono pesantemente ironico.
    « No nulla, un permesso per non avere più missioni per i prossimi dieci anni. » dissi angelico, sempre con quel tono quasi scortese che non mi era proprio, ma che mi riusciva benissimo negli ambienti amministrativi (che odiavo profondamente).
    « Senta sono qui per lavorare, non per giocare. » sbottò l' impiegato.
    « Anche io, se non le dispiace. Che si fa in questo ufficio? Non vede che sono un Ninja? » dissi sospirando ed alzando lo sguardo al cielo, implorando mentalmente che qualche astratta divinità mi venisse in soccorso.
    « Lei chi è? » chiese con tono offeso l' impiegato, togliendomi qualche schiaffo dalle mani.
    « Itai Nara, Chunin. » dissi velocemente per evitare di soffermarmi troppo a pensare alla deficienza di quell' uomo. Lui prese, con una calma snervante, alcuni fascicoli dalla scrivania, fino a trovare quello con il nome su. Lo aprì quindi e prese alcuni fogli fino ad uno marchiato con una bella “C” rossa sopra. Una missione di grado C? Quindi mi avrebbero assegnato una squadra da comandare, era evidente che non potevo andare da solo.
    « Allora, per lei c'è una missione di eliminazione Nara-san. » togliere la vita a qualche spregiudicato criminale non era mai un problema per me, togliere la vita in generale non lo era a dire il vero, per quanto odiassi farlo.
    « La squadra? » chiesi quindi, notando che non continuava ed anzi, già mi passava il foglio. E lui fece l' errore di svelarmi la verità che concretizzò il dubbio che mi era sorto un istante prima.
    « Squadra? E' da solo Nara-san, riteniamo che lei possa sbrigarsela da solo. » restai in silenzio per circa cinque secondi prima di colpire con un pugno la scrivania. Un pugno abbastanza forte da far tremale la struttura di legno e far alzare qualche foglietto di carta attorno a me.
    « L' ultima volta che mi avete mandato da solo sono finito prima aggredito da dei predoni, poi in dei tunnel sotterranei e tanto per finire ho rischiato di crepare affogato! Datemi una squadra altrimenti da qui non mi muovo! » sbottai quindi a voce un po' alta. Avevo fatto formale protesta e dubitavo che il Mizukage non avesse nemmeno ascoltato le mie parole. Probabilmente era stato l' ennesimmo errore di quegli stupidi topi di biblioteca.
    « Il Mizukage ha deciso così Nara! Ed ora non dis... » la mia mano scattò e lo sollevò senza alcuno sforzo fino a portarlo davanti al mio viso. Dire che ero livido era poco.
    « Smettila con queste cazzate ti prego e lavora! Contatta il Mizukage se necessario ma almeno un altro nella mia squadra lo voglio, ok? E vedi di non farmi arrabbiare, non sono un bello spettacolo. » dopo quelle parole lo mollai quindi, spaventato. Avevo attirato l' attenzione di parecchia gente in quel momento e sicuramente qualcuno avrebbe avuto da ridire. Peggio per loro, non ero in vena di scherzi e quando non lo ero io sicuramente l' essere che avevo dentro di me gioiva come non mai.






     
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