Sopravvivenza & Patriottismo

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Ryo si bloccò quando dissi che la missione era di eliminazione ed io, a dirla tutta, ne rimasi leggermente sorpreso. Iniziai, quasi senza volerlo, a guardare Ryo sotto nuovi occhi, perché per quanto fosse solamente un ragazzino presuntuoso, poco furbo e forse coraggioso, rimaneva pur sempre un ragazzino e per tanto, probabilmente incapace ancora di uccidere. Ma aveva scelto la via che non poteva prescindere dell' omicidio: uccidere era la vita di un Ninja, una buona parte delle sue missioni e senza il coraggio di uccidere non avrebbe mai e poi mai potuto andare avanti in quel mestiere. Era pazzia credere che con la forza di volontà e magari una buona dose di bonarietà si potesse far strada, erano tutte balle. C' erano i momenti in cui bisognava essere freddi, avere la mano ferma ed il coraggio di far penetrare una fredda lama nella pelle di una persona che nemmeno si conosceva.
    Mi arrestai pur' io quindi e mi voltai verso di lui, sospirando appena. Uccidere era una cosa deplorevole, ma non poteva più tornare indietro. Io non l' avrei permesso in primis, sopratutto ora, che quel ragazzo mi aveva rivelato la sua grande debolezza.
    « Sai cosa siamo noi Ryo? » chiesi quindi, sapendo che quel concetto non era di certo adatto ad un neo Genin. Solamente sul punto di diventare Chunin molti Ninja comprendevano chiaramente cosa voleva dire essere Ninja.
    « Siamo armi, non uomini. Tu puoi sentirti umano quanto vuoi, puoi amare, puoi odiare, puoi essere un uomo. Ma quando sei in missione sei l' arma in mano al committente. E se il committente ti comanda di uccidere, devi farlo. » mi fermai un attimo, per prendere una sigaretta dal paccetto ed infilarla tra le labbra, accendendola un istante dopo.
    « Ma ti capisco, sei giovane, il tuo cuore è tenero ed hai un sacco di buoni propositi. Ryo, se vuoi essere un Ninja devi affrontare queste cose. L' omicidio, materialmente parlando, lo compirò io. Ma se non va tutto secondo i piani e devi uccidere tu, trova il coraggio e farlo. » spirai il fumo dalla sigaretta e lo gettai fuori, dando le spalle e Ryo per poi voltare la testa e fargli un mezzo sorriso.
    « E' un po' come fare sesso per la prima volta. Sei spaventato, hai paura di sbagliare, ma quando l' hai fatto scopri che ti riesce anche abbastanza bene. » dopo quel paragone tirai avanti quindi, certo che quel ragazzo non avrebbe obiettato oltre. Non poteva e non doveva, aveva una missione ufficiale, rifiutarla di farla sarebbe significato tradire un villaggio che lui amava profondamente. E lo sapeva.

    […]


    Così tutti quanti sotto Henge, più le mie due copie, ci dirigemmo verso il palazzo di Tetsuo. Proseguimmo per circa mezz' ora tra le varie stradine, essenzialmente non parlando semplicemente perché farlo sarebbe stato rischioso. Arrivammo dinanzi al palazzo, dove molta gente lavorava ed ormai il sole era alto in cielo. Contadini erano chini sulle piante di riso, uomini entravano ed uscivano dal palazzo rivelando un' inaspettata vitalità.
    « Vieni, evitiamo di farci chiedere perché siamo qui e chi siamo. » chiesi quindi. Difatti molti contadini ci osservavano straniti, ma noi, senza farci troppi problemi, sfuggivamo dal loro sguardi, continuando a gironzolare attorno a quel palazzo. Osservavo le entrate e le uscite, osservavo la posizione delle finestre e per quanto mi era possibile lo memorizzavo, cercando di elaborare un piano utile allo scopo: infiltrarci ed uccidere il capo.
    « Agiremo quando calerà il sole ed i contadini andranno via, ok? Ora tie... » mi bloccai notando un uomo dinanzi a noi, enorme, alto due metri e dieci centimetri almeno con dimensioni, in larghezza e profondità a dir poco esagerate. Aveva la testa calva e gli occhi infossati, ma anche un viso giovane ed all' apparenza amichevole. Insomma, il tipo ingenuo perfetto per far crollare tutta una copertura.
    « Scusatemi, avrei bisogno di una mano con quei carri, dovrei entrarli nel palazzo. » il mio viso si illuminò.
    « Potete darmi una mano? » immediatamente, non senza teatralità, piegai avanti la schiena e posi una mano sul rene destro, lamentandomi appena con un tono che stava a significare “persona anziana dolorante”.
    « Ti darei una mano, ma ho la schiena a pezzi. Ma il mio amico è giovane ed aitante, ti aiuterà lui! » lanciai uno sguardo di nascosto a Ryo, sorridendogli. Io dovevo continuare a sorvegliare qui in giro. Quindi, veloce, mi allontanai, passando vicino a Ryo e mormorandogli qualcosa nell' orecchio.
    « Devo controllare qualcosa qui. Ti passo a prendere dopo. » quindi mi allontanai, lasciando l' enorme ragazzo e Ryo da soli.

    Il ragazzo quindi, affaticato ma decisamente più felice indicò a Ryo una serie di carri accatastati ad una centinaia di metri da li. Potendoli contare erano circa un ventina. Ed erano molto, molto pesanti, carichi di riso e decisamente poco utilizzabili se non con un grosso sforzo fisico.
    « Avanti, buon' uomo. I carri sono quelli, dieci io e dieci tu, fino al magazzino che dista da li circa... duecentocinquanta metri. » quindi il ragazzo si avvicinò ai carri, che andavano trainati a braccia. Erano proprio dieci, pesavano abbastanza da rendere quell' esercizio così faticoso da costringere Ryo a spingersi oltre il suo limite per evitare di far insospettire l' enorme ragazzo. Ed era ora di iniziare, perché subito dopo il ragazzo andò verso il primo carro e con una grande energia iniziò a trainarlo. C' era molto, davvero molto da fare per Ryo.









    OT

    Prova di forza.
    Orsù, traina, traina :zxc:


     
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38 replies since 15/4/2009, 14:42   1146 views
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