Sopravvivenza & Patriottismo

[Kiri] | [Energia][Talento]

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  1. Aokawa Ryo
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    Il Valore della Vita


    Sai cosa siamo?
    Certo! Siamo uomini, essere pensanti in grado di provare emozioni, in grado di vivere, di gioire, di odiare. E non c'è un uomo migliore di un altro, non c'è un uomo che ha la licenza di uccidere un membro della propria specie per un lavoro. La natura ci ha donato di un'intelligenza, sfruttiamola! Perché questo genocidio? Perché tutta questa sofferenza? Pretendo una risposta logica, lineare, razionale che è in grado di convincermi altrimenti rimarrò sempre della mia idea. Che noi siamo uomini, non armi. Noi viviamo, non dobbiamo uccidere.
    Noi siamo la linfa di questo mondo, dovremmo collaborare anziché ucciderci a vicenda per il potere o per mero guadagno personale. Chi uccide perde il proprio status di un uomo, diventa feccia, un assassino, un essere inferiore persino agli animali.
    Evidentemente non tutti la pensavano in questo modo: fra questi c'era Itai Nara, Chunin della Nebbia che mi aveva preso con
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    sé in una missione di eliminazione e, mio malgrado, non potevo né volevo contrastare le decisioni del Mizukage; ma al contempo non volevo uccidere per far godere uno stupido signorotto.
    Cosa dovevo fare?

    « Uhm... d'accordo... »
    Accettai. Non avevo altra scelta, ma al momento era inutile fasciarsi la testa prima che si rompa. Potevano succedere tante cose, poteva essere che Itai si riguardasse e non commettesse quel gesto. Potevano succedere tante cose per prevedere l'evento, al momento era meglio lasciarsi trasportare atono dal corso degli eventi.

    [...]

    Trasformati procedemmo lungo il cammino prefissato, mentre sguardi non troppo discreti ci osservavano. Io avevo assunto l'aspetto di un uomo, sulla trentina, con muscoli piuttosto sviluppati. Continuammo il cammino, giravamo attorno al castello per vedere possibili entrare per l'irruzione e possibili uscite per scappare. Avremmo agito di notte, o almeno questo era il piano finché un contadino non ci fermò. Era alto, ben piazzato, calvo e molto, molto muscoloso. Lo guardai dal basso verso l'alto e per un istante la mia bocca rimase aperta. Soffriva forse di gigantismo?!
    Ci chiese aiuto per portare dei carri, io mi aspettavo che Itai rifiutasse e il mio pensiero trovò verità quando quello fece finta di non aver il fisico per fare certe cose... ma poi accade l'imprevedibile.

    - Aspetta, cosa diamine sta facendo?! -
    Pensai preoccupato quando Itai assegnò a me il compito di aiutarlo. Mi sussurrò qualcosa all'orecchio prima di scomparire. Forse, faceva parte tutto del suo piano ed io ero una pedina importante per la sua riuscita. L'omone mi spiegò dove dovevamo portare i carri e quanti ne dovevo portare. Sembravano piuttosto pesanti a una prima occhiata e la distanza non era da meno. Acconsentii con la testa prima di scrocchiare le dita, un rumore secco e freddo, e prepararmi a trascinare quei carri.
    Cominciai a trainare, ma il primo impatto fu spaventoso. Erano pesantissimi9! Molto di più di quanto avevo calcolato. L'uomo grosso mi menò un’occhiata, io ricambiai con uno sguardo deciso, sicuro della buona riuscita della prova. Dentro di me, invece, non sapevo cosa fare. Probabilmente mi sarei spezzato tutti i legamenti e mi sarebbe venuto il colpo della strega se avessi veramente tentato di portare quei carri pieni di riso. Nel frattempo, il contadino partì e procedeva con un passo abbastanza svelto e sicuro! Non potevo farmi battere da lui, questo fu l'unico pensiero che mi diede carica per tirare. Cominciai a spingere, sempre più e il carro cominciò a muoversi.

    « Oddio come cavolo pesano! »
    Sussurrai imbronciato ciò fra me e me, mentre il carro continuava a muoversi e il mio volto diveniva sempre più rosso per la fatica e per lo sforzo. Tutti i muscoli delle braccia erano in contrazione e non avevano un attimo di riposo. Continuai a trainare, sbuffando e digrignando i denti, finché non vidi l'uomo ritornare dal primo viaggio. Aveva già portato il primo barile alla meta, mentre io era ancora lì. Le energie divamparono in me e continuai a trainare, con velocità crescente. Dopo qualche minuto anch’io finii di portare il primo carico.
    Non rimasi a dormire sugli allori, anzi, con velocità sorprendente ritornai al punto di partenza. L'uomo aveva già cominciato a trainare e aveva fatto un buon terzo della strada, mentre io ancora non cominciavo. I muscoli ancora indolenziti per il riposo non ebbero tregua. Contraendo nuovamente ogni fibra del mio corpo, ripresi nell'arduo compito assegnatomi. Ogni tanto lasciavo la presa, rilassavo i muscoli per qualche secondo e poi continuavo la traversata. Alla fine del secondo traguardo, non tornai indietro con la velocità giovale che mi caratterizzava prima, ma a passo normale, facendo esercizi di stretching veloce per le braccia.
    - Brutto traditore di un Nara, mi avrà per caso preso per uno schiavo?! -
    Riflettei, mentre riprendevo a trainare il terzo carro. Anche l'omone pareva piuttosto stanco e ciò mi rinvigorì nuovamente. Avevo modo di oltrepassarlo se avessi continuato a trainare in quel modo degno di una bestia da soma! Chinai la testa, abbassai il baricentro e ripresi a trainare con maggior vigore. Bicipite, tricipite, trapezio e tutti gli altri muscoli, anche della schiena e delle spalle, si stavano contraendosi per aiutarmi in quell'ardua impresa. Continuai a spingere in questo modo fino all'ottavo barile circa, quando le forze cominciarono ad abbandonarmi completamente! Sentivo l'acido lattico cominciare a circolare nelle mie braccia semi-paralizzate per lo sforzo. Ansimavo vistosamente e avevo il volto dipinto di rosso, a tal punto che faceva contrasto con i capelli bicolore. Prima di trainare il nono carro, ripresi fiato e cercai le forze nei meandri del mio corpo, in modo tale che mi supportassero in questi ultimi viaggi. Pure l'uomo sembrava piuttosto stremato, ma al contrario mio aveva sempre un briciolo di forza inesauribile che lo portava a non fermarsi mai, benché il suo ritmo di trasporto si fosse dimezzato. Ripresi a tirare con indicibile forza e, condotto anche il nono
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    al suo traguardo, poggiai la schiena contro di questo e cominciai a sospirare. Gettai uno sguardo al cielo. Lavorando mi toglievo dalla mente il vero obiettivo di quella missione, ma, per quanto mi sforzassi, l'ombra della sua idea mi perseguitava sempre. Non sapevo cosa fare, come agire. Sapevo solamente che Kiri mi aveva ordinato di uccidere, senza preoccuparsi dei problemi che quest’atto avesse causato in me. Ripresi il cammino per portare anche il decimo, mentre l'omone aveva quasi terminato il suo lavoro. Ripresi, con l'ultimo briciolo di forze che mi rimase in corpo e portai a termine anche il mio lavoro. Ansimante e sconvolto per le ardue fatiche, cui ero stato sottoposto, ripresi fiato, con le braccia che penzolavano lungo le mie gambe. Ero stremato, ma ero estremamente orgoglioso di me per essere riuscito a portare a termine il lavoro che Itai mi aveva assegnato. Sentivo che ero in grado di fare tutto in quel momento, ero pieno di energie benché il mio corpo reclamasse a gran voce, la merita pausa.

    « Eheh, è stato un giochetto da ragazzi! »
    Esclamai con convinzione, prima di gettarmi al terreno per riprendere le forze. Ora non mi restava che aspettare il ritorno di Itai, che avrebbe dovuto utilizzare più di una scusa per giustificare il fatto che mi aveva usato come schiavo! Inoltre, ora ero così stanco che mi ci voleva solamente una bella dormita, come diamine avrei fatto a portare a termine la missione se riuscivo a malapena a utilizzare le braccia?
     
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38 replies since 15/4/2009, 14:42   1146 views
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