Sopravvivenza & Patriottismo

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    P o s t - 0 8



    Iene assassine
    Corsa al chiaro di luna




    Seduto a terra con lui in quella landa affollata di contadini che ci guardavano male per la nostra pigrizia, ascoltai le sue parole che, a dire il vero, mi sorpresero un bel po'. La prima impressione che avevo avuto di lui era quella di un ragazzo testardo, casinista, con fin troppi pregiudizi uniti ad una buona dose di ignoranza di quel mondo velenoso come un serpente. L' ascoltai fino in fondo e compresi ciò che voleva dire e nonostante lui probabilmente non avesse accettato l' idea di dover uccidere, anche se di certo non pretendevo che fosse proprio quella missione a fargliela accettare, stava crescendo. Ci voleva una buona dose di maturità per accettare i propri limiti, per dire “io posso fare questo, oltre no”. Fare ciò che non è possibile non è coraggio, è stupidità. Fermarsi al proprio limite umano non è debolezza, ma saggezza. E lui lo stava capendo, aveva trovato i suoi limiti, li stava riconoscendo. Poi si sarebbero allargati con il passare del tempo, ma individuarli era qualcosa di essenziale per poterli riconoscere poi.
    « Ti capisco Ryo, capisco quanto è difficile. L' hai detto tu, sei piccolo, immaturo e debole. Ma se sei piccolo puoi crescere, se sei immaturo puoi maturare, se sei debole puoi diventare forte... » spirai un po' di fumo dalla mia inseparabile sigaretta e lo feci uscire dalle narici, poi mi alzai tendendogli la mano.
    « Quindi non preoccuparti, io sono stato come te, ho avuto i tuoi stessi dilemmi e per di più ero a capo di una missione quando li ho avuti. Sarà l' esperienza a farti capire come fare. » gettai la sigaretta per terra e la spensi con un piede. Ogni volta la gente che aveva un animo senza traccia di malvagità o pazzia aveva degli scrupoli quando si trattava di fare cose contro la loro stessa natura. Ma finché sei Ninja sei un' arma. E finché sei un' arma il tuo scopo di vivere è uccidere. La fredda lama mossa dal braccio di ricchi uomini e capi di stato: ecco che cos' erano i Ninja e Ryo l' avrebbe capito solamente vivendo nel mondo crudele e sanguinario che noi Shinobi stessi ci eravamo creati.

    […]


    La battaglia era dura ed io, grazie a veloci colpi di spada ed a schivate improvvise avevo scansato la pioggia che era caduta anche su di me. Ascoltavo i lamenti di Ryo che soffriva, cercando di evitare quella pioggia di metallo più veloce di lui che lo feriva quando lui stesso falliva nella difesa. Ma non potevo distrarmi nemmeno io, potei lasciare solamente il gravoso compito di salvarci a qualcun' altro. In un momento di distrazione composi un sigillo e dietro una siepe comparve la mia copia, assolutamente silenziosa e mimetizzata. Questa fece ciò che mentalmente le ordinai: richiamare a se il chakra di Kaku, potenziarsi per poi attaccare quei due uomini. L' ultima richiesta di Ryo coincise con il momento esatto durante il quale la copia terminò l' evocazione del demone, l' istante dopo quando lui si voltò verso di me notò chiaramente due versioni di me.
    Io, in carne ed ossa, ero quello di sempre, un po' spossato per il forte movimento. La copia sembrava più malvagia, meno umana ed un inquietante chakra dorato sembrava fuoriuscire dai suoi punti di fuga. Mi avvicinai subito a Ryo e gli passai uno dei miei tonici, che l' avrebbe completamente guarito e tornai a guardarmi attorno con una certa rapidità: chi ci aveva aggredito sembrava scomparso nell' ombra.
    « Dove cazzo stanno! » esclamai mentre le copia muoveva nervosamente la testa. Un rumore ad una decina di metri da me attirò il mio udito, io indicai e la copia, quasi felice dell' ordine scattò ad una velocità immane [Velocità (+Basso): 550->700] per scomparire nell' ombra.
    Ci furono i rumori di una colluttazione poi le informazioni che si riversarono nella mia mente mi fecero capire la copia era stata distrutta. Spalancai gli occhi e mi voltai verso di Ryo: non avevamo a che fare con un Ninja normale.
    « Ryo scappa! » dall' ombra sbucarono tre grosse iene. Sperai che Ryo avesse già iniziato a correre perché per quanto quelle iene non sembrassero un granché (e probabilmente si trattava di evocazioni) sembravano abbastanza veloci [Velocità: 200]. Ryo, se fosse partito esattamente quando glie l' avessi detto io avrebbe avuto pochi secondi di vantaggio per portare ad un distacco discreto che probabilmente sarebbe stato recuperato in pieno. Ma io mi fermai, mi lasciai travolgere dalle tre iene estraendo la spada. Una la mandai via, infilzandola nel cuore, ed un' altra riuscii a ferirla, mentre la terza fuggì. Corsi verso di lei con tutta la mia velocità, ci saltai sopra e l' afferrai gettandola a terra. Gentilmente lei mi morse un braccio, io gemetti di dolore prima di uccidere anche l' ultima iena, che sparì in uno sbuffo di fumo sotto di me. Solo una iena rincorreva Ryo e nemmeno troppo velocemente [Velocità: 162,5]. Ma evidentemente riusciva a rigenerarsi perché dopo circa cinquecento metri di inseguimento che si snodava tra i campi la velocità della iena aumentò ulteriormente [Velocità: 187,5]. Doveva cercare di non farsi mangiare Ryo e quella iena avrebbe provveduto a correre dietro il ragazzo a quella velocità decisamente elevata per almeno un chilometro, chilometro che tuttavia sarebbe significato circa un minuto e mezzo di corsa forsennata a quella velocità. Ed infine la iena sarebbe tornata in pieno possesso delle sue capacità motorie, riacquistando la sua velocità originaria per almeno due chilometri di serpeggiante corsa [Velocità: 200] che avrebbe portato Ryo nuovamente dal punto in cui era partito in quel letale sprint. Ma ad attenderlo ci sarebbero state sorprese, forse un po' sgradite. Ma la cosa decisamente buona era che dopo essere tornati alla base la iena sarebbe sparita, avendo abbondantemente esaurito il suo compito.



     
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