La carne e l'acciaio

Rigenerazione LivIII | Febh Yakushi

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    Una pioggia sottile, calda e maleodorante inquinava i cieli di Oto da due giorni ad intervalli irregolari. Il cielo coperto da nubi di un grigio malsano non impedivano di giorno ai raggi del sole di macchiare i muri del villaggio, così la calura diventava afa, l'umidità si faceva pressante e l'odore di acqua stagnante che evaporava impregnava le vie, perdurando anche di notte a causa dell'aria immobile e priva della minima brezza. Di notte la luce delle stelle si rifletteva sui vetri dei bordelli e dei palazzi, ma la luna non si mostrava se non in rari istanti, ed era sempre sporcata da riflessi rossi che le conferivano un aspetto sinistro. Dicevano che la colpa era delle sabbie del deserto di cui le nubi erano cariche, ma per la vecchia Ogen quel colore assumeva un significato che andava oltre le spiegazioni dettate dalla logica. Aveva imparato a sue spese che a volte si possono cogliere significati delle cose nascosti dietro alcune verità, cose come la scienza e le sue spiegazioni cosiddette logiche a volte sono solo i placebi dei veri ignoranti, quelli che non sanno vedere per davvero e si nascondono dietro l'illusione di "sapere".

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    No. Non sapevano niente. Il rosso di quella luna poteva essere anche causato dalla sabbia. Ma esiste un motivo per tutto, ed erano anni -davvero troppi, troppi anni- che non vedeva la luna rossa come se stillasse sangue. Come se la fissasse e ridesse di lei. Portò la tazza di thé alla bocca bevendo rumorosamente, per quanto le sue gengive prive di denti le permettessero. Sapeva che la giovane Komugi sapeva preparare un thé assai migliore di quello che saprebbe preparare qualsiasi altra donna della sua età, però era da un po' che non riusciva a coglierne bene il sapore, e anche in quel momento si chiese se quello che sentiva -compreso il retrogusto amaro- era solo ciò che ricordava o se era quello che effettivamente apparteneva alla bevanda. I ricordi sono fatti così, emergono anche quando non vuoi, in quel momento avrebbe preferito non sentire alcun sapore piuttosto che averne in bocca uno illusorio, finto. Allo stesso modo guardando quella luna sporca di cremisi avrebbe voluto vedere soltanto la realtà, e non essere costretta ad avere davanti agli occhi anche il passato, con i suoi spettri ed i suoi ricordi. Anche quelli erano amari.

    « Somma Ogen... »
    La vecchia torse il busto per guardare la giovane donna dall'aspetto avvenente che aveva aperto il paravento e si era seduta sui talloni all'ingresso della sala da thé. Dietro di lei, la vecchia capoclan poteva vedere le ombre familiari di alcuni dei suoi figli. Riconobbe solo Touno, massiccio e possente come un toro. Komugi si inchinò formalmente, annunciando quegli ospiti. « Lasciaci soli. » Disse la vecchia tornando a guardare la luna e a bere il suo thé. La giovane si inchinò di nuovo e lasciò il posto ai tre uomini, che dovettero chinare il capo per entrare stanza, il cui unico ingresso era troppo basso per la media di altezza dei membri del clan, che erano fra i più alti e robusti di Otogakure. Sedettero al centro della sala, sui tatami di un verde caldo. Erano in tre, Touno era stato il primo ad entrare e sedeva al centro, prevedibilmente fu lui a parlare perché sapevano che la vecchia lo teneva in maggior considerazione e si fidava maggiormente di lui. Se gli Yakushi fossero stati un normale clan, Touno sarebbe stato una figura invidiata perché ritenuta un probabile successore alla guida del casato, ma tuttavia quel clan non era affatto normale, e Ogen non aveva mai avuto bisogno di alcun erede. Questo il poderoso shinobi lo sapeva bene, probabilmente non avrebbe mai assunto alcun ruolo di potere all'interno del casato, né avrebbe mai avuto onori per gli incarichi e per le responsabilità che si prendeva. I suoi parenti si appoggiavano a lui di frequente, chiedevano consiglio, spesso Touno era costretto a fare scelte ed a caricarsi di responsabilità prive di reale guadagno per esempio nelle prove potenzialmente mortali che segnavano l'iniziazione dei giovani Yakushi alle arti segrete del loro clan, eppure l'uomo non vacillava mai, non esitava. Lo faceva per il clan, non per se stesso, e agiva con onore. Era questo che ad Ogen piaceva di lui. Alla sua destra, Kojiko sembrava quasi piccolo nonostante fosse oltre un metro e novanta, vestiva di un kimono nero come i suoi fratelli. A sinistra, invece, spiccava Gadou, il più giovane dei tre, che aveva visto appena cinquantadue inverni. Meno di un ottavo della vita di Ogen. Teneva con entrambe le mani un piedistallo di legno nero, su cui spiccava un pugnale cerimoniale di foggia particolare, privo di fodero, il cui manico era di metallo, fuso con il resto dell'arma ed affilato come un coltello nonostante fosse l'impugnatura, e la lama crudelmente seghettata e lucida come se fosse stata pulita con oli da poco. Eppure Ogen sapeva che non era stato estratto dalla tesoreria da molti anni.
    Dopo le riverenze di rito, Touno prese la parola, estraendo dal kimono un rotolo che consegnò alla vecchia.

    « Anziana madre, questi sono gli ordini del sommo Kokage. Inoltre, come desiderava, abbiamo convocato a palazzo l'intero clan. Anche chi non è ancora stato iniziato e chi è ancora inesperto. »
    La donna tolse il sigillo e lesse il contenuto del rotolo. Trascorsero istanti di silenzio, ed infine annuì, riavvolgendo il messaggio e posando gli occhi vecchi ma lucenti sull'arma cerimoniale stretta da Gadou.
    « L'avete presa, come vi avevo chiesto di fare? »
    Lo Yakushi poggiò il piedistallo nello stesso punto in cui alcuni istanti prima Touno aveva poggiato il rotolo. Poi parlò, con voce greve, spezzata dall'ansia.

    « Il... pugnale sacrificale di Baal, che fu rovina dei nostri antenati e che ci fu donato in custodia prima che sorgesse il mondo come lo conosciamo oggi. Contro cui nessuna tecnica di risanamento dei tessuti è efficace. Contro cui nessun sigillo che garantisce l'immortalità resiste. Anatema tanto per noi quanto per molti altri shinobi che popolano il villaggio del suono. »
    La voce roca della vecchia si sovrappose a quella dell'uomo, per poi infine rimanere da sola nel pronunciare un'ultima frase, greve come pietra bagnata dall'acqua.
    « ... temuta al di sopra di ogni altra arma dal sommo Kokage. E da me. »

    Gadou sorprese i presenti, ponendo le mani di fronte a se ed inchinandosi profondamente, scosso da fremiti. Si prostrò attirando a se gli sguardi sconcertati dei suoi fratelli adottivi, e di Ogen stessa che impiegò del tempo per capire le parole di colui che aveva cresciuto come un figlio.

    « Somma Ogen, anziana madre. Io la scongiuro, in ginocchio, qui, di fronte a lei ed ai miei cari. Torni sulle sue intenzioni. Non faccia ciò che intende fare. »
    Ma il silenzio che seguì quelle parole fu spezzato da una voce dura, tinta di sdegno.
    « Il veleno dei traditori avvelena la tua mente, Gadou? Taci e non aggiungere una sola parola in più rispetto a quanto hai avuto da dire. Il clan Yakushi serve il villaggio dalla sua fondazione. Rifiutare un ordine del Kokage equivale a tradire i nostri giuramenti e i nostri doveri. »
    Con il volto intinto di disperazione, l'uomo rispose d'impulso, e dopo ciò che disse né Touno né Kojiko riuscirono a rimanere seduti.
    « Ma eseguire questo ordine equivarrà a tradire noi stessi. »

    « Non hai ascoltato, Gadou? Taci. Non aggiungere altro, perché non saprò trattenere ancora il mio sdegno. »
    Ma Gadou non rispose. Né arrestò il suo tradimento. Allungò la mano e la serrò attorno all'impugnatura del pugnale, sapendo che cosa avrebbe segnato quell'atto per lui.
    « No, fratello. Siete voi nel torto. »


    Forse non era la prima riunione a cui il giovane Febh Yakushi aveva assistito, ma sicuramente era la prima che raggiungeva quella portata. Erano almeno una ventina i parenti che aveva visto arrivare, ed erano solo quelli che abitavano all'esterno del palazzo Yakushi, residenza dell'anziana Ogen. C'era fervore e tensione nell'aria, invece della solita missiva era stato direttamente Soryo a convocarlo, dicendo lui di prepararsi per alcuni giorni in visita alla residenza. Erano stati alloggiati in diverse stanze per gli ospiti in stile antiquato, ma né la vecchia né Touno si erano fatti vivi. Nessuno conosceva i dettagli, anche se si era sparsa la voce -messa in giro da Yasu- che a quanto pare la vecchia Ogen si stava per sposare con un uomo di trencentottant'anni più giovane di lei. Odorava di bufala lontano chilometri, però alcuni ci credettero.

    Alla fine, la notte che precedeva la riunione, accadde un fatto. Gli ospiti furono svegliati nel cuore della notte, da delle urla. Si scatenò un trambusto tale che non permise di capire bene che cosa era successo, né dove. I locali affidati agli ospiti meno ricchi erano situati in un'ala diametralmente opposta alle stanze di Ogen e dei suoi figli, e ci volle parecchio perché alla fine si potesse capire che il fatto era avvenuto nelle stanze dell'anziana capoclan. Un uomo fu visto uscire di corsa con un oggetto con se, ma nel giardino furono visti anche Touno e Kojiko abbatterlo a mani nude, colpendolo più volte e tramortendolo. Pochi videro la scena, e chi la vide lo fece da lontano e senza afferrare dettagli quali l'identità dell'uomo e di ciò che aveva cercato di trafugare. Si parlava di un assassino di un altro villaggio, poi di un traditore, poi ancora di un sicario che si era sostituito ad un parente dopo averlo assassinato. Il tutto fu molto poco chiaro, ma le domande che circolavano a palazzo erano destinate ad essere chiarite in fretta, perché all'indomani del misfatto avrebbe avuto luogo la riunione. A sorpresa, però, al tramonto giunse una portantina da cui emerse un giovane dall'aria malsana, bianco come un cencio, scortato da uomini vestiti di nero i cui volti erano completamente coperti. Furono in molti a meravigliarsi, perché quel ragazzo era il Kokage con la sua scorta.

    Non ci fu tempo per le illazioni, né per altro. La riunione ebbe inizio e si svolse nella parte più centrale del palazzo, dove gli Yakushi vennero fatti entrare e raccolti in una grande sala in penombra illuminata da delle candele. Al centro, spiccava un quadrato di tende di seta bianche dietro cui ardeva una luce bianca che mostrava l'ombra di un essere massiccio, di oltre due metri, le cui spalle larghe ed i lineamenti lo facevano apparire non umano. A completare il tutto, l'ombra aveva quello che poteva sembrare un copricapo ricavato dal palco di corna di un muflone o di una grossa capra di montagna. Ogen si trovava alla destra, con quattro dei suoi sei figli alle spalle. Touno era invece alla destra delle tende, una manica del kimono nero pendeva floscio ed in molti si meravigliarono di ciò. Perché il sommo Touno, potente fra gli Yakushi, non aveva rigenerato una ferita profonda come un arto?

    « La riunione ha inizio »
    Proclamò la voce da dietro i tendaggi. Il suo timbro era profondo ed inquietante, parlava come se avesse qualcosa in bocca. Toccò ad Ogen prendere la parola.
    « Come alcuni di voi sapranno... ieri notte, un uomo si è introdotto nelle mie stanze. Egli è il Traditore, un Rinnegato che credevamo morto. Ha assassinato mio figlio, il nobile Gadou Yakushi. Questa notte piangiamo la sua morte. »
    Un mormorio attraversò la sala, e scosse il silenzio teso sostituendolo con lo sconcerto. Ci si chiedeva chi fosse il Traditore, e come avesse potuto entrare a palazzo.

    « Ci saranno momenti per cordoglio, e per la vendetta »
    Proclamò la voce da dietro le tende.
    « Quanto è successo mi riempie di lutto, poiché è caduto un grande shinobi. Ma il villaggio adesso ha bisogno del clan. Ha bisogno della sua forza. »
    Prese la parola l'anziana capoclan.
    « Quanto è successo ricade sulla mia responsabilità. Mia è la colpa del fatto che il Traditore è ancora vivo. Per una leggerezza, ho causato la morte di mio figlio. Questo errore non può essere perdonato. »
    Si alzò un coro di voci. Gli Yakushi in sala si trattenevano a stento.
    « Da questo momento, la somma Ogen cade in disgrazia. Il nobile Touno la sostituirà alla guida del clan. E questo è quanto. »

    Sconcerto in sala. Un uomo accanto a Febh si alzò in piedi gridando qualcosa che si perse nel fiume di voci. Era Soryo. Tutto il clan fu certo che a prendere quella decisione era stato il Kokage, scavalcando il volere del clan e prendendo una decisione di così alta importanza.

    « SILENZIO!!! »
    Tutto tacque quando l'anziana Ogen tuonò riportando l'ordine nella sala. Chi si era alzato sedette, turbato per quanto era accaduto.
    « Basta, ora. »
    Touno si alzò in piedi, troneggiando sui presenti. Si avvicinò e dei servitori portarono due file di tavole irte di aghi. Strumenti di tortura. Lo sguardo dell'uomo si posò sui presenti, sembrò scrutarli uno ad uno finché la sua voce non tuonò chiara e forte.
    « L'onore del clan è nelle nostre mani. Si facciano avanti coloro che sono stati iniziati e rispondono alla sua chiamata. »

    Dietro al nuovo capoclan, Kojiko si avvicinò ad Ogen, parlandole a bassa voce.
    « Anziana Madre... è certa di tutto questo? »
    La vecchia rise piano. Una risata bassa, tetra e sdentata.

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    « Ku ku ku ku... Questo è il motivo per cui è Touno il mio degno successore. Kojiko, figlio mio, ricorda sempre ciò che Gadou ha dimenticato: noi siamo Yakushi. L'onore è tutto. Il clan è tutto. »

    SPOILER (click to view)

    Benissimo! Post di presentazione. Ti lascio buona libertà sui contenuti. Descrivi arrivo alla riunione ed il tuo stato d'animo. Ah, ovviamente devi sedere davanti ad una delle tavole, a vederla sembra un po' un tavolo da gioco per il Go, solo che invece delle pedine ci sono un'infinità di aghi con la punta rivolta verso l'alto.

     
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    In che senso "parenti in visita"? Non sarà mica come l'anno scorso per il matrimonio, spero? Voglio dire...ci ho messo tre giorni a pulire tutto il casino quella volta! Per non parlare del tenere pulite tutte e centoventi le stanze OGNI GIORNO entro mezzogiorno!

    Non è una festa...questa è una cosa seria, ragazzo mio. Rispose il padre adottivo, che aveva interrotto Febh mentre pelava una mezza quintalata di patate.

    Lo hai detto pure quella volta del funerale...salvo poi che il morto si è alzato dalla bara e mi ha abbracciato.. ribattè il chunin in mezzo ai tuberi, poco convinto, rievocando uno degli scherzi che gli avevano fatto nei primi giorni, prima ancora che imparasse le tecniche del clan.

    Ho detto che è una cosa seria! Non è uno scherzo! Finisci qui e va a preparare le stanze per tutti! Replicò quindi l'uomo, incenerendolo con lo sguardo. O..ok..

    Raramente aveva visto il padre così turbato...qualcosa non quadrava..

    [...]

    I primi ospiti erano arrivati, e un'aria pesante gravava sul palazzo. Man mano che cugini, zii e altri parenti venivano alloggiati nelle loro stanze, accompagnati da Yasu, da sua moglie o da Febh, giravano le voci e le domande. A quanto pareva nemmeno loro sapevano niente...qualcuno anzi prese sul serio la ridicola storiella di Yasu sul matrimonio.

    Quindi nemmeno voi sapete il motivo della riunione? Chiese all'ennesima coppia di parenti, due Yakushi che lavoravano come guardie al palazzo del Kokage. Ma nessuno di loro ne sapeva nulla...

    [...]

    Quella notte Febh era sveglio. Non per suo volere ma perchè lo chiamavano da tutte le stanze costantemente, nemmeno fosse un cameriere d'albergo...

    Non che ci fosse una grande differenza dato che doveva portare asciugamani, portare la cena, prendere e consegnare dei messaggi...qualcuno addirittura gli diede la mancia chiamandolo "inserviente" prima di sbattergli la porta in faccia.

    Era lì che ancora contava gli spiccioli quando delle urla si levarono dall'ala del palazzo della vecchia Ogen Ma che? Nemmeno un attimo e Febh fu sul tetto per cercare di capirci qualcosa guardando dall'alto. Non era solo, ma Soryo e Nina erano saliti assieme a lui. Yasu ancora cercava di inerpicarsi lungo un palo.

    Videro un tizio fuggire, poi Youno e Koijo lo assalirono, tramortendolo. Boh..sembra risolto.. Già.. commentò il fratello adottivo Certo che è stato un genio a venire a rubare in questi giorni...voglio dire..con tutti gli ospiti il clan è quasi al completo.. Sempre che non fosse uno del clan che scappava..
    Dici? Sapendo quanto la Vecchia ci tiene alla riunione? Improbabile...magari era semplicemente un gioco...anche se le urla forse erano un pò fuori luogo...

    Passò il resto della notte a raccontare l'accaduto ad ogni singolo ospite, senza avere la possibilità di chiedere ulteriori spiegazioni, visto che era stato ormai eletto a "responsabile del palazzo-hotel"
    Non vide nemmeno l'arrivo del Kage, tanto aveva da fare, ed anzi fece appena in tempo a cambiarsi per la riunione che arrivò la chiamata. Stava iniziando.

    [...]

    Vestito di tutto punto con un abito cerimoniale nero, lo Yakushi sedeva insieme a tutti gli altri membri su un cuscino a terra nella sala grande. Non mancava nessuno, nemmeno il cornuto dietro il paravento che a quanto pareva era il Kokage.

    Ogen e i suoi figli erano davanti a tutti, e non fu possibile notare come mancasse un braccio a quell'armadio che era Touno.
    Touno sensei...senza un braccio? Era una visione abbastanza strana, ma nulla di così fuori luogo ad Oto. Magari vuole farsene impiantare uno metallico...boh Mormorò Febh al suo vicino, Soryo, che comunque fece spallucce..non ne sapeva più di lui.

    Ma ecco che la riunione ebbe inizio. Ed ebbe inizio nel modo peggiore. Ogen era stata attaccata, e uno yakushi ucciso. E ucciso definitivamente...quindi questo era un problema serio. Gadou ammazzato? Era uno dei figli maggiori, sui centocinquanta (pur dimostrandone una cinquantina) molto grasso e particolarmente rompiscatole. Wow.. Fu il suo commento. Non aveva grandi legami col morto e non sapeva bene cosa pensare...era raro che uno Yakushi morisse, non ci era abituato, ma dopotutto aveva i poteri del clan da poco più di un anno..quindi lo shock era nettamente minore rispetto a quello di tutti gli altri familiari, che erano stati feriti ben più a fondo.

    Chi sarebbe questo Rinnegato? Sussurrò al vicino, che però aveva gli occhi sgranati, incapace di parlare. Oh, stupendo..ci mancava la crisi mistica.. pensò, scuotendo il capo.

    Poi sulla ferita appena aperta venne gettato del sale con succo di limone, con l'annuncio del ritiro della vecchia Ogen. Molti insorsero, Soryo fu fra i primi. Febh invece rimase seduto, guardandosi intorno un pò spaesato, e soprattutt guardando dritto negli occhi la vecchia, per quanto fosse lontana. La conosceva relativamente da poco...ma aveva già imparato una cosa utilissima: qualunque cosa dicesse, era meglio non prenderla troppo sul serio.

    Disgrazia. Lasciare il potere a Touno. Era talmente improbabile che doveva essere uno scherzo. La vecchia non avrebbe mollato la poltrona nemmeno se un gruppo di sennin la avesse obbligata, figuriamoci se due paroline del Kokage potevano impensierirla. Si chiese anzi se non fosse tutta una recita di cui non era stato informato..ma il comportamento del parentame pareva genuino.

    Piuttosto si preoccupò quando vennero portate dentro le tavole chiodate. Il suo sesto senso sui guai, sviluppato in anni di esperienza mandava impulsi a raffica. Chissà come..ma già immaginava di starsi per fare parecchio male.

    Ogen ridacchiava, mentre Touno chiamava a raccolta gli iniziati. Soryo, Yasu, molti anziani..tutti si alzarono e, dopo un sospiro, Febh fece altrettanto....
     
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    Ai tavoli sedette la maggior parte dei presenti, compresi due dei figli adottivi dell'anziana Ogen. Rimasero tagliati fuori dalla strana cerimonia solo coloro che non erano stati ancora iniziati alle arti del clan ed i più anziani, ovvero coloro che -come si evinceva anche dal loro grado e dalla loro importanza nella gerarchia del clan- sono i più esperti e potenti nell'arte praticata dagli Yakushi.
    Ci vollero alcuni secondi perché tutti si mettessero ai loro posti, per alcuni attimi l'impressione fu quella di trovarsi in un'aula scolastica alla vigilia di un importante esame. C'era una tensione palpabile nell'aria; alcuni dei più giovani mormoravano sottecchi guardando con apprensione gli aghi sottili ed umidi, dall'aspetto ben poco rassicurante, beccandosi occhiate feroci da parte della vecchia Ogen che, evidentemente, in quella circostanza mal tollerava un simile comportamento.

    Fu Touno a spezzare quella situazione. Si alzò imperioso, abbracciando con lo sguardo tutta la stanza e trapassando uno ad uno gli occhi dei presenti con uno sguardo austero e duro come il suo volto.

    « Non rifuggire il dolore!! »
    Tuonò rivolto ai presenti. I più giovani sussultarono. La sua voce aveva un tono molto diverso dal normale, più greve, più pesante. Era evidente soltanto guardandolo che era successo qualcosa, e quel qualcosa l'aveva segnato in modo evidente tanto all'esterno quanto nell'interno, nell'anima.
    « Accettare il dolore. Comprendere il dolore. E' questo il nostro credo. Il credo del casato Yakushi del Suono. Non fuggire innanzi ad esso ed affrontarlo in quanto tale è la filosofia che ci contraddistingue. Quando poggerete le mani sulla tavola e gli aghi trapasseranno le vostre carni dovrete ricordare queste mie parole una volta di più! »

    Si udì un tonfo sordo, qualcuno da qualche parte nella sala si accasciò a terra scosso da fremiti, con un sorriso ebete stampato sul volto. Yasu, ovviamente. Quella specie di volpone in forma umana non era riuscito a trattenere la propria curiosità ed aveva toccato gli aghi, finendo così. Adesso tutti, Touno compreso, lo fissavano chiedendosi come si potesse arrivare a tanta idiozia. Sua moglie Nina, seduta accanto a lui, si esibì in un'alzata di spalle. « Aveva detto che non capiva il senso degli aghi... »
    Ci fu un sospiro generale.

    « Ringraziamo il giovane Yasu per aver dato una dimostrazione pratica circa la funzione della tavola. » Qualcuno ridacchiò, ma subito Ogen riportò l'ordine nella sala con la sua voce raschiante « concentratevi, adesso! » Si alzò a sua volta, affiancando Touno, subito seguita dai suoi figli più anziani.

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    « Io stessa ho apposto sigilli alla dimora del Rinnegato. Ho fatto si che solo un vero Yakushi può accedervi... soltanto colui che ha raggiunto un grado di consapevolezza superiore nelle arti, e che quindi è in grado di superare l'illusione del dolore e comprenderne l'essenza. Adesso ponete le mani sulla tavola e lasciate che il veleno intriso negli aghi vi scorra nelle vene. Solo chi sarà realmente meritevole potrà sapere il resto e proseguire nella cerimonia. »
    Una cappa di silenzio cadde nella stanza, spezzata soltanto dal respiro pesante dell'essere che si celava oltre i veli. Infine Ogen sospirò e concluse, tornando a sedersi, in attesa, prima di concludere.
    « Sarà questa la vostra prova. »


    SPOILER (click to view)

    Forse non ti stupirà saperlo, ma la prima prova riguarda la resistenza al dolore! XD

    Uno Yakushi che corrisponde all'identikit del "praticante intermedio" ha già subito il condizionamento mentale del clan ed è già capace di resistere bene al dolore. Da adesso però le semplici basi non sono più sufficienti, per accedere a livelli superiori è necessario essere in grado di sopportare oltre i reali limiti umani, è evidente come le tavole siano antiche e costruiti dagli artigiani del clan, segno che sono strumenti di tortura ideati per testare le capacità degli Yakushi. Il dolore che scaturisce dal contatto con il veleno è tale da provocare lo svenimento in una persona normale, e perfino chi è in grado di ignorare il dolore fino a quello derivante da una ferita Leggera subirà comunque la stessa sorte toccata al povero Yasu, con il risultato di perdere i sensi per un bel po'. Febh deve riuscire a ridurre il dolore derivante da una ferita Medio-Leggera per rimanere lucido, altrimenti perdendo i sensi si concluderà per lui anche la riunione.
    Mentre sopporta il dolore, egli noterà come attorno a lui quasi tutti coloro che si sono sottoposti a quella tortura, uno dopo l'altro, perdono i sensi. Prima i più deboli, ovvero i novizi o coloro che hanno approfondito poco le arti del clan, poi di volta in volta anche i più forti, finché non rimangono solo due individui oltre a lui, entrambi catalogati come "praticanti intermedi" ma che sono riusciti a superare il dolore. Anche una volta terminata la prova e scampato il pericolo di svenire, però, Febh rimarrà comunque estremamente intontito, segno inconfondibile che l'effetto del veleno non si è fermato solo a causare un dolore launcinante.

    Nota: opzionalmente puoi scegliere chi sono i suddetti candidati, oppure crearli sul momento e descriverli.

     
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    Stupendo..ecco la scolaresca al completo...che palle. Una quantità notevole di Yakushi si era fatta avanti, tutti seduti di fronti a quegli spilloni dall'aria poco raccomandabile. Febh non parlava, perchè era troppo intento a inventarsi una scusa giusta per cavarsi dall'impiccio. Non gli andava di farsi una seduta di doloreterapia dopo una notte insonne e quei giorni da incubo a preparare la residenza. In compenso Ogen fissava tutti, fulminando con lo sguardo chiunque osasse parlare.

    Touno poi si fece avanti, imponente come sempre, ma in un certo senso anche più vecchio. Parecchio più vecchio, più stanco. In una sola parola: spento. E che gli è preso? Ci teneva così tanto al braccio? Tanto può farselo ricrescere se ha cambiato idea sul braccio metallico, no? E in tutto questo guardava quell'arto fantasma con aria più infastidita che curiosa, a differenza di tutti quelli che c'erano là intorno.

    Touno-Sensei sparò le solite parole altisonanti sul dolore, grosso modo le stesse che aveva pronunciato durante l'addestramento, qualche anno prima. E quella volta le aveva dette mentre l'allievo teneva una pietra incandescente in mano. E dato che stavolta la faccenda sembrava parecchio più seria, probabilmente quegli aghi erano da evitare a tutti i costi. La disavventura di Yasu poi fu esemplare.

    Ogen poi spiegò meglio la questione. Era il momento. Febh con un sospiro sollevò la mano, come per prendere la parola. Ma proprio in quel momento gli arrivò una botta alle spalle, e quel palmo che si stava alzando si abbattè in effetti su una di quelle pericolose tavole di legno.. Febh si voltò con occhi iniettati di sangue...Yasu, svenuto, per un movimento involontario aveva allungato di scatto la gamba, colpendo il cugino. E ormai era fatta..era in ballo! Ed era stato il primo, Yasu escluso..purtroppo.

    Febh aveva istintivamente attivato la sua tecnica mentre veniva ferito, dunque non c'era già più il segno del taglio, ma il veleno era in circolo..lo sentiva come una sorta di prurito, o formicolìo..non c'erano molti modi di esprimere la propriocezione a parole. Ma al contempo sentiva anche il dolore che esso trascinava con sè..simile a un'onda nera in lontananza, che si avvicinava lenta inesorabile, pronta a inghiottire ogni cosa senza guardare in faccia nessuno.

    Oh merda... Commentò, conscio di quello che stava per arrivare. Chiuse gli occhi e si strinse la mano..non riusciva a identificare efficacemente il veleno, e non era certo di poterlo detossificare in tempo. Stava appunto cercando di impedire quel flusso di sostanza tossica quando si irrigidì di colpo, inarcando la schiena. Era come se una salva di chiodi incandescenti gli si fosse conficcata lungo la colonna vertebrale. Strinse i denti fin quasi a incrinarli pur non non gettare un urlo.

    Il dolore era leggermente attutito dal condizionamento, ma non era sufficiente. Assolutamente non era sufficiente! Senza contare che non era un dolore muscolare nè una ferita...era un dolore chimico..inevitabile. Non c'era impasto o rigenerazione che tenesse..era tutta una questione di forza di volontà e di resistenza.

    Tremava mentre quel bruciore abominevole si spandeva per il corpo...o per meglio dire lo travolgeva. Non era più un'avanzata lenta..e nemmeno regolare..era come se in parti diverse arrivassero gli aghi incandescenti. Senza una regola..senza un appiglio a cui la mente potesse aggrapparsi per, perlomeno, aspettarsi il dolore. Non era altro che dolore acuto, improvviso, con tanto di contrazioni muscolari incontrollate. Febh arrivò a spezzarsi un dito da quanto contrasse la mano..e nemmeno ci badò, perchè era solo una goccia in quel mare di dolore.

    Ma cercare di arrestare volontariamente il dolore non serviva a nulla. A differenza dallo scorso addestramento, poi, non riusciva ad abituarsi e a sopportare..era troppo irregolare, troppo esagerato! Una nuova fitta lo fece piegare su sè stesse, quasi sbattendo la fronte sui chiodi che aveva davanti, ma si fermò appena in tempo..ci mancava solo dell'altro veleno in corpo.

    E fu in quel momento che ebbe l'idea, per quanto disperata e ovattata. Non poteva abituarsi, non poteva contrastare e non poteva sopportare quel dolore. In pratica non ci poteva fare proprio niente. Nulla di nulla. Qualunque cosa avesse fatto, il dolore ci sarebbe stato. Era inevitabile.
    Quindi tanto valeva rassegnarsi.

    E in questa rinuncia, in cui si trovò alle soglie dello svenimento, pronto a quell'oblio che Yasu aveva raggiunto immediatamente, trovò un briciolo di conforto. Avrebbe sofferto comunque. Sarebbe svenuto comunque. Pazienza. Sussurrò. Stava per accasciarsi quando una nuova fitta lo raggiunse, facendogli serrare i denti con foga. Eppure...era in qualche modo più debole, più ovattata...o per meglio dire, era meno importante. Ormai aveva capito di non poter contrastare il dolore. Lo prese come un dato di fatto.

    E questa fu probabilmente la chiave di volta per potenziare il condizionamento. Aveva appreso col tempo a sopportare, sapendo che prima o poi il dolore sarebbe finito. ma ora la questione era diversa. Non doveva sopportare: doveva lasciar perdere! Spostare la sua mente su qualcos'altro, e lasciare il dolore a razziare le sue carni indisturbato, dopotutto era un'onda inarrestabile, no?

    Tanto valeva dedicarsi a qualcos'altro quindi. Mentre il dolore lo flagellava, si sforzò di seguire altre cose, come il battito del suo cuore...il tavolo davanti a sè..i giochi di luce sugli aghi avvelenati. E poi un ricordo. Un ricordo recente, impresso a fuoco nella sua coscienza. Un calcio che gli arrivava da dietro, spingendolo a pungersi.

    E lì fu il passo definitivo. Febh smise di tremare di botto. Non importava più se quell'onda lo travolgeva. Sarebbe stato travolto comunque. Ma questo non gli impediva di fare altro. Di fare una cosa in particolare. Con spropositata lentezza si puntellò a terra per alzarsi. Sentì come una scudisciata alla schiena, ma non era importante quanto quella cosa. In piedi, con gli occhi di tutti puntati addosso, fece alcuni passi incerti in una particolare direzione. Si fermò, inspirando..quindi allungò le braccia sul collo del cugino Yasu.

    TU. Sorrise, ma il dolore contraeva il suo volto in una maschera orribile. Strinse con foga le mani sul collo della vittima, quindi con tutta la sua forza, nel tempo di un urlo belluino sollevò di peso lo Yakushi svenuto, scaraventandolo contro uno dei muri(e mancando di poco alcuni altri parenti che guardavano preoccupati) [Medio-Basso per arto, più medio-Basso per gli addominali e i muscoli delle spalle].

    Yasu prese il volo, sfondando le sottili pareti di carta, ma anche quelle più consistenti in legno, fino ad abbattersi sul muro di cinta, sfracellandosi qualche osso. Sarebbe rimasto vivo comunque. Purtroppo per lui.

    TU SEI MORTO! TI AMMAZZO! HAI CAPITO????!!!!

    Gridò, anche se il suo bersaglio non poteva sentirlo...quindi si lasciò cadere. Era stato come levarsi un peso. Era cosciente, il dolore c'era ancora e anche un notevole mal di testa, come se gli avessero frullato il cervello. Ma era in piedi...ed era uno dei pochi.

    Calcolò a malapena gli altri due sopravvissuti alla prova (molti altri erano a terra privi di sensi). Uno era Soryo, suo fratello adottivo, che riposava con le gambe incrociate, come se facesse Yoga. aveva i capelli castani incollati sulla fronte a causa del sudore, ma sembrava star relativamente bene.

    L'altro era un ragazzo giovane, quasi completamente pelato e con una lunga treccia nera. Aveva forse vent'anni ma il viso stirato dal dolore a malapena sopportato lo faceva sembrare più vecchio. Si chiamava Touma Yakushi. Figlio di Touno ed esperto di taijutsu...da quel che Febh aveva sentito, non viveva col padre al villaggio ma era allievo di un eremita esperto di arti marziali e viveva sui monti orientali.
     
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    « Giovane Febh!! »
    La voce di Touno risuonò nella stanza come una folgore in piena estate. Quando lo shinobi fece scoppiare il suo astio verso il povero Yari scaraventandolo fuori, fu lui, assieme ad un altro dei figli di Ogen, a reagire immediatamente scattando su pronto ad intervenire. A frenarlo fu la risata sgangherata della vecchia donna, evidentemente divertita da quella scena.
    « Kukukuku, ma è straordinario che riesca a mostrare tanta esuberanza con tutto quel veleno in corpo. Ora calmati, giovane Febh. Risparmia le tue forze per la missione che ti aspetta, assieme ai tuoi fratelli che come te hanno superato la prova. »

    La stanza sembrava un campo di battaglia. Tutti gli aspiranti, meno tre soli elementi compreso Febh stesso, giacevano incoscienti riversi a terra. Subito i membri del clan più giovani e che non avevano ancora avuto accesso alle arti segrete del clan cercarono di farli rinvenire, ma con il veleno ancora in circolo sembravano come in coma per il forte dolore. Anche i tre vittoriosi Yakushi che avevano trionfato sulle debolezze della propria carne sembravano sfiniti. Anche se erano riusciti a superare il picco di dolore e adesso l'effetto del veleno scemava rapidamente, un secondo effetto collaterale dello stesso continuava a persistere nei loro corpi, lasciandoli intontiti e poco lucidi.
    In quel momento di confusione fu la voce cupa e gutturale del Kokage a farsi sentire.

    « Anziana Ogen. Sommo Touno. »
    Gli sguardi si alzarono verso i veli dietro cui si celava l'ombra dell'essere dal capo caprino, con una sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco.
    « Poiché il tempo non è molto, adesso che i vostri rituali sono stati onorati io vi ordino di organizzare la squadra che riconsegnerà l'onore al clan, e ad Oto ciò che il Rinnegato ha trafugato. »
    Non fu difficile leggere fra le righe di quelle parole. Dette dal Kokage era facilissimo tradurle da un apparentemente innocuo "riportare ad Oto" ad un assai più realistico "riportare a me". Ma se anche così fosse, nessuno nel clan avrebbe mai osato dare voce ai suoi dubbi in quel momento, non di fronte al sommo Touno ed all'anziana Ogen, entrambi molto rispettati e che godono di fiducia, sebbene in modi e termini diversi. Allora i vertici del clan annuirono e il nuovo capoclan fece di nuovo sentire la sua voce per annunciare lo scioglimento della riunione.
    « Cugini, potete tornare alle vostre stanze, ora. » E poi mentre figli e nipoti sollevavano di peso padri ed i padri dei propri padri che non avevano saputo resistere al veleno, egli volse lo sguardo sui tre che avevano superato la prova « non voi, ovviamente » sentenziò avvicinandosi e poggiando il braccio sulla spalla del figlio « sono orgoglioso di te, figlio mio. Ed anche di voi. Giovane Febh... giovane Soryo... vostro padre avrà di cui esser fiero, questa sera. »
    Intervenne anche l'anziana Ogen che si avvicinò al gruppo, con il suo sorriso sdentato ben allargato sul viso rugoso e segnato dall'età.

    « Ku ku ku... sono addirittura in tre, dunque. E nessuno di loro supera il secolo di vita, mi pare. Questo rispecchia bene le mie aspettative. Venite, adesso. E' giusto che voi sappiate ogni cosa, prima di mandarvi in missione. »
    Ancora fortemente colpiti dagli effetti secondari del veleno, i tre giovani Yakushi furono condotti in un'uscita laterale diversa da quella da dove confluiva il resto del clan. Con loro, oltre ad Ogen ed al capoclan, c'era anche un altro figlio della vecchia dama, Kojiko, anche lui scuro in volto al pari di Touno. Non c'erano corridoi costruiti nel consueto e lussuoso stile orientale, dove vennero condotti, solo pareti di pietra che scendevano a picco come in una torre, deviando nettamente verso destra in maniera ripida. La luce veniva assicurata da luci artificiali al neon, ma la luce che ne risultava era tetra e brulla, sembrava di stare nel bel mezzo di un ospedale più che in un corridoio. Quando poi dopo molti ed interminabili minuti il giovane Touma chiese al padre dove conducesse quel corridoio, gli rispose la voce gracchiante di Ogen che annunciò con tono noncurante che si stavano dirigendo nelle segrete del clan.
    Non era certo raro che fra gli Yakushi, specie fra i più giovani, qualcuno azzardasse battute sulla somiglianza fra certe usanze del clan e le tradizioni di certi clan di Yakuza. Ebbene: quel giorno i tre Yakushi scoprirono che quelle affinità si estendevano anche al mantenere un ampio campionario di strumenti di tortura, vi passarono accanto quando lo stretto corridoio cessò di scendere ed iniziarono una serie di stanze con i sostegni ad arco che troneggiavano sul soffitto ed in cui, ai lati, vi erano ammassate decine e decine di macchinari ricchi di lame, tenaglie, spilloni appuntiti e catene, tutti dall'utilizzo inequivocabile. Al di là delle apparenze, date le particolari arti c'era da dire che certi strumenti potevano avere anche altre funzioni, oltre a quella più ovvia. Non ci sarebbe stato niente di cui stupirsi se negli anni passati -o forse anche in tempi assai recenti- quegli strumenti venivano impiegati per affinare la resistenza al dolore del clan e per stimolarne le capacità rigenerative. D'altronde, quelle che aveva subito Febh stesso in passato non erano forse torture nel vero senso della parola?

    Infine anche quel breve tragitto immerso nella piccola bottega degli orrori di casa Yakushi ebbe termine allorché il corridoio finì con le segrete vere e proprie. Non le prigioni sterminate di un castello, ma una singola e grande stanza dietro a delle sbarre, cui fu Kojiko a spalancarne l'entrata affinché uno dopo l'altro Ogen, Touma, Touma, Febh, e Soryo potessero entrare uno alla volta. L'interno era illuminato da una vecchia lampada al neon messa in ombra da alcune ragnatele, c'erano due guardie incappucciate -due di quelle che erano giunte con il Kokage-, che però appena videro il gruppo di Yakushi si congedarono senza una parola. Ciò che aspettava i giovani iniziati, era però al di là dell'immaginabile.

    « Non fatevi ingannare da ciò che provate e da ciò che sentite. Costui non è affatto chi sembra. Egli è un traditore, nulla di più. Avvelenato dalle menzogne del Rinnegato, ha alzato il suo braccio armato contro i suoi parenti ed ora è così ridotto a testimonianza dei suoi errori. Per tutti, Gadou Yakushi è morto ucciso dal Rinnegato. Per il clan, la verità sarà nascosta. »
    Arocifisso ad una croce fatta di travi irte di aculei fatti ad uncino che ne penetravano le carni della schiena e della nuca, giaceva un uomo in uno stato di coma. Avevano conficcato nelle sue carni quattro chiodi per ogni braccio, nel palmo delle mani, sui polsi, nei gomiti e sulle spalle. Delle catene erano state conficcate nelle sue spalle costringendolo a rimanere sollevato ed era a torso nudo, ricoperto di cicatrici in via di rigenerazione. Accanto a lui, un carrello medico su cui spiccava un vasto campionario di aghi, tenaglie e varie sostanze chimiche in provetta.
    Nel silenzio di tomba che seguì l'apertura delle celle, fu la voce di Touma a spezzare il silenzio.
    « Gadou!! Ma... perché?? »

    Ma Ogen non tollerò l'interruzione e lo mise a tacere con uno sguardo, riprendendo la parola mentre Kojiko poneva a terra un piedistallo di legno nero, su cui spiccava un pugnale cerimoniale di foggia particolare, privo di fodero, il cui manico era di metallo, fuso con il resto dell'arma ed affilato come un coltello nonostante fosse l'impugnatura, e la lama crudelmente seghettata e lucida come se fosse stata pulita con oli da poco.

    « Questo è il pugnale sacrificale di Baal. Era già antico quando la madre di mia madre era bambina. Sulle sue origini vi sono soltanto speculazioni e teorie, la sola cosa certa sono le sue capacità... esso è in grado di inibire qualsiasi tipo di rigenerazione che non sia naturale. Non c'è alcuna tecnica di immortalità o di rigenerazione che sia efficace contro di esso. »
    Silenzio. Un lungo respiro mentre alcuni tasselli andavano al suo posto. Touma gemette guardando il padre. « Padre, tu... » ma non gli fu concesso di dire altro o di avere risposta.
    « Viene conservato nella nostra famiglia come un cimelio. Ad ogni generazione, in segreto uno di noi viene scelto come custode di quest'arma. Gadou era uno di essi, come lo è stato anche Ramilian Yakushi, quando io ero ancora giovane. Ma quest'ultimo, invece di limitarsi a nascondere e proteggere quest'arma l'ha studiata. Ne era ossessionato. Credeva di rendere un servizio al clan scoprendone il segreto. Compilò tre rotoli su cui erano celati i segreti di quest'arma, dopodiché bruciò i suoi appunti e fuggì dal villaggio. Lo ritrovammo e lo sigillai io stessa in una caverna poco distante dal villaggio. Feci in modo... che soltanto uno Yakushi potesse giungere a lui. Chi non padroneggia le arti del nostro clan, infatti, non riuscirebbe mai a superare i sigilli che ho apposto. »
    Fece una lunga pausa, prima che Kojiko riponesse l'oggetto.
    « Non so come, ma il Kokage è venuto a conoscenza dell'esistenza di quei rotoli, e che il segreto celato del pugnale di Baal è stato carpito. Ne teme il potere, poiché è un anatema anche per le sue arti, come lo è per molte altre arti segrete del Suono. Il nome di Gadou, ed il suo onore, sono salvi perché ho scambiato il mio titolo con la verità. Negli annali sarà scritto che è morto assassinato da un traditore, e non che ha tradito lui stesso. Ma per Ramilian il Rinnegato non ci può essere perdono, la sua eresia deve essere estirpata. Sarete voi ad andare nel luogo dove è sigillato ed a recuperare i rotoli. Dopodiché, tornerete da me. Per aprire le mura, è necessario iniettarsi sette potenti veleni, contro cui nessuna arte di rigenerazione può nulla. Vi forniremo gli antidoti grazie alla quale avrete modo di contrastarne l'effetto. Per il resto, l'unica cosa necessaria è il vostro sangue di Yakushi e la vostra forza. »

    Kojiko poggiò davanti a Febh, Soryo e Touma altrettante scatole aperte su cui allineò sette boccette di diversi colori, da rossi vivaci a porpora spenti. Le piccole scatole, in legno duro e pregiato, contenevano degli alloggi in cui dovevano entrare le varie boccette. Se, come diceva la vecchia, erano tutto ciò di cui avevano bisogno dovevano soltanto inserire le boccette nel loro alloggio, secondo la forma della stessa.

    SPOILER (click to view)

    Ammettilo che vuoi farmi sclerare con questi nomi ù_ù Touno il padre e Touma il figlio!! O_O Sono sicuro che farò confusione una volta su due! T_T
    Come fra parentesi nel secondo post ho fatto confusione con i colori del parlato! =ç= Il colore di Touno è il viola, non il rosso ù_ù chiedo venia. Ormai, per coerenza, andiamo avanti con questo colore.

    Allora: eccoci qua alla seconda prova! E' giunta l'ora di detossificare il proprio corpo dal veleno Intermedio che lo insidia! Ciò che devi fare materialmente è molto semplice, si tratta semplicemente di inserire le varie boccette nel loro giusto alloggio, un giochino che saprebbe fare perfino un lattante! Il problema è che farlo in condizioni normali e farlo con un potente veleno stordente sono due cose ben diverse, se cerchi quindi di concentrarti sulla semplice azione di identificare l'alloggio giusto la tua vista risulterà sfocata, sarai aggredito da un forte mal di testa e ti sarà impossibile pensare lucidamente.
    Dopo l'acuto iniziale in cui ovviamente il veleno che hai adesso in corpo contava come un veleno molto avanzato, adesso ha esaurito la sua virulenza iniziale ed è scemato fino a contare come un "Veleno Intermedio", comunque troppo oltre le tue capacità attuali, che si fermano alla possibilità di espellere un veleno leggero. Devi migliorare quindi le tue capacità!

     
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    È colpa tua. Ratty

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    Esuberanza un corno.... borbottò lo Yakushi, a voce troppo bassa perchè lui stesso potesse sentirsi, mentre aveva l'impressione di guardare il mondo attraverso una boccia d'acqua. Scosse il capo, ma servì solo ad acuire il mal di testa...e come se non bastasse tutte le voci erano ovattate.

    In pratica si sentiva come quando faceva cucinare Ledah all'Hungry Bug.

    Non sentì chiaramente le parole del Kokage, e i passi di tutto il parentame che si allontanava furono come una sessione di percussionistica nel timpano, tanto che Febh si tappò le orecchie, mugugnando. I complimenti di Touno e le constatazioni di Ogen non trovarono da parte del Chunin una risposta coerente..grugnì qualcosa, annuendo. Non solo non voleva essere lì..a conti fatti erapiù che soddisfatto delle sue capacità attuali, perchè cercare di più?

    Ed invece per colpa di Yasu si era dovuto sforzare ben oltre i suoi limiti...e a quanto pareva doveva fare anche di più...perchè dai modi dei presenti non sembrava esserci nessuna possibilità di ritirata da quel pasticcio..

    Barcollando vennero portati in un'ala del palazzo, e da qui a un corridoio in pietra decisamente sporco..tanto che quasi per riflesso (e più che altro per via dello stordimento) Febh aveva richiamato a sè la sua scopa di ordinanza, cominciando a spazzare mentre il gruppo avanzava..

    In un modo o nell'altro venne recuperato..e si andò avanti...in mezzo a un mucchio di celle con tanti deliziosi strumenti di gioco. Se non avesse avuto la prospettiva completamente a quel paese e non avesse visto i colori che si scioglievano e mischiavano, probabilmente si sarebbe anche fermato a prendere appunti. Era sempre divertente trovare nuovi modi per tormentare Yasu. Ehi..Ogen-Dono...poi posso tornare qua a far fare un giretto sulle giostre a Yasu? avrebbe sibilato, con tono particolarmente malevolo.

    Non era raro che ci riducesse in fin di vita fra familiari..specie se si considerava che non esisteva un vero e proprio "fin di vita" per gli Yakushi.

    O almeno così Febh credeva fino a quando non arrivarono alla stanza dove era custodito Gadou. Febh fu il secondo a rompere il silenzio tra i tre giovani, subito dopo Touma. Ma...non era morto? Fu la semplicissima domanda...ma era comunque sbalordito da come fosse stato ridotto il poveraccio... Ogen li zittì subito..era a questo che si riferiva con la sua introduzione, poco prima. Touma sembrava veramente sconvolto..e lo stesso Soryo si mostrava molto a disagio. Ma dopotutto entrambi conoscevano il "traditore" da molto tempo..per Febh invece era poco più che un conoscente...e di certo nons i faceva grossi problemi.

    Ed ecco l'esposizione del problema. Una lametta nera...ben più potente di quanto non avrebbe dovuto essere. Febh gettò uno sguardo a Touno e al suo braccio menomato..ora capiva il problema ed ebbe un brivido..per uno Yakushi il corpo è la cosa più sacra..e perderne un pezzo per sempre era un pensiero terribile. Almeno è il braccio...abbiamo di che sostituirlo qua a oto... Pensò fra sè, ma non era facile scacciare il pensiero di una ferita eterna...portò le mani all'occhio..ormai aveva cancellato quasi completamente il danno che si era fatto da bambino..ma un poco gli doleva di notte.

    Continuarono con le spiegazioni..spiegazione su un certo Ramilian, il rinnegato studioso...e su come andasse definitivamente abbattuto. ma se Ogen stessa non era riuscita a ucciderlo, limitandosi a sigillarlo..che speranze avevano loro tre? Ehm..due domande.. Disse col mal di testa che tornava a farsi avanti Perchè non avete distrutto subito la lama? Ok..è potentissima e tutto il resto..ma dato che costituisce un pericolo più per noi che per il nemico..non potevate spezzarla? O male che vada seppellirla dove nessuno la avrebbe trovata?

    E poi l'altra domanda... raccolse una delle boccette. Sono io o questa qui somiglia a Diogenes, il guardiano del South Gate? La vedeva decisamente strana...quel dannato veleno era ancora in circolo. Sbuffò

    Ok, comunque...non mi pare ci sia grande scelta...ma fosse per me spedirei quella lama dritto dritto sottoterra.

    Si doveva preparare alla partenza..ma il veleno in circolo non aiutava affatto..doveva eliminarlo in qualche modo. Aveva appreso come, stimolando il fegato e il rene, poteva accelerare l'eliminazione delle sostanze dannose, ma quando ci aveva provato, in precedenza, non aveva ottenuto nessun effetto..perchè il veleno era sin troppo potente.

    Ora però si è un pò indebolito..magari...

    Aveva in mano una boccetta rotonda, che cercava disperatamente di infilare in un alloggiamento triangolare..ma alla fine lasciò perdere. Una cosa alla volta. Prima doveva ragionare su quel veleno. Si affidò alla propria percezione interna..aveva il veleno in corpo da talmente tanto tempo che poteva identificare facilmente il comportamento della molecola che aveva in corpo..o quasi. Era un potente veleno che agiva sul sistema nervoso, sia periferico che centrale...e causava dolore in prima battuta e stordimento in seguito.

    Restava in quella sede a lungo, poi il torrente ematico la portava al fegato e solo in seguito al rene, dove veniva eliminato quasi completamente, dopo essere stato reso più solubile. Un comportamento molto semplice..comune a molte delle tossine che conosceva {Conoscenza dei Veleni, base}

    Ma era inspiegabilmente più difficile da eliminare...forse la sua azione era più potente..o magari era solo una quota minore a essere eliminata per quella via, nonostante gli sforzi..e l'altra si accumulava da qualche parte..ma dove? Percepiva in effetti un'alterazione più diffusa..ma era assai fine..e non riusciva a identificarla...non con quel mal di testa martellante...

    Ma se era diffuso da qualche parte allora come poteva levarselo? Sapeva di veleni che si accumulano nei polmoni, ma non gli pareva il caso..sapeva di veleni che si accumulano nelle ossa, ma anche in quel caso se ne sarebbe accorto. Come altro veniva eliminato quel dannato veleno? Doveva scoprire la via di eliminazione o non avrebbe potuto accentuarne l'attività..oppure doveva trovare l'accumulo e slatentizzarlo grazie alla rigenerazione delle cellule circostanti..

    Cosa gli sfuggiva? Con la testa pesante, si appoggiò al muro, detergendosi la fronte imperlata di sudore con una mano. Sembrava che Touma e Soryo avessero gli stessi problemi, dato che erano accaldati e stordito, con gli occhi vacui. E nel mentre gli altri membri del clan guardavano in silenzio...bastardi!

    Pulì la mano bagnata sulla maglia....e fissando quella macchia umida sul tessuto ebbe l'idea! Effettivamente non era solo con feci e urine che lui eliminava sostanze dal corpo! Guardò meglio il dorse della mano, dove una fine peluria, a malapena visibile aderiva alla pelle grazie al sudore. Pelle. Sudore.

    La pelle era l'organo più grande del corpo...con la sua superficie poteva fare grandi cambi con l'esterno...e tramite il sudore e gli stessi peli poteva eliminare grandi quantità di sostanza..se debitamente stimolata poi, la cosa poteva migliorare!

    Lui usava solo fegato e rene per detossificare..ma quasi tutto il corpo poteva aiutarlo in quel compito...la pelle..la saliva. Minime quote di sostanza uscivano anche per quelle vie. E doveva solo stimolarle per avere l'effetto!

    Nonostante il mal di testa potè svolgere il compito senza sforzi...in breve tempo nuovi strati di pelle si formavano, portando via, verso la superficie, il veleno. Lo strato più superficiale è morto e non riceve sangue, quindi da lì il veleno non avrebbe potuto far danni, e comunque sarebbe venuto via, prima o poi. Lo stimolo del terzo grande organo deputato alla detossificazione fu sufficiente..anche se richiese un pò più chakra del solito.

    In pochi secondi il veleno fu debellato..e la vista nuovamente nitida dello Yakushi potè completare il set di boccette senza alcun problema. Ok, fatto...ma non potevate darci un antidoto per quel dannato veleno? Soryo e Touma erano ancora impegnati a liberarsene..probabilmente nessuno di loro era un esperto di veleni...ma probabilmente ci sarebbero arrivati, prima o poi..
     
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    Ehm... due domande... Perchè non avete distrutto subito la lama? Ok..è potentissima e tutto il resto... ma dato che costituisce un pericolo più per noi che per il nemico.. non potevate spezzarla? O male che vada seppellirla dove nessuno la avrebbe trovata?

    E poi l'altra domanda... Sono io o questa qui somiglia a Diogenes, il guardiano del South Gate? Ok, comunque...non mi pare ci sia grande scelta...ma fosse per me spedirei quella lama dritto dritto sottoterra


    « Ku ku ku ku »
    La risata sdentata della vecchia Ogen fu l'unica risposta che Febh ottenne per diversi istanti, mentre il nuovo capoclan ed il nuovo custode del pugnale sacrificale tacevano e gli altri candidati già mostravano segni di sofferenza mentre lottavano contro le tossine.
    « Hai altro a cui pensare, giovane Febh. Ma come ti ho già detto, se è risposte che vuoi, allora delle risposte avrai. »

    Quando Febh fu a buon punto con l'eliminazione della tossina, Soryo e Touma ancora erano impegnati nella strenua lotta contro gli effetti del veleno. Fianco a fianco, i tre yakushi procedevano a diverse velocità e in breve Febh staccò nettamente gli altri due mentre Touma procedeva lento ma determinato mentre Soryo si faceva sempre più frenetico mentre la sua fronte era imperlata di un sudore anomalo.
    CITAZIONE

    Ok, fatto...ma non potevate darci un antidoto per quel dannato veleno?


    Due sguardi -quello duro e rigido di Touma e quello acido di Ogen- misero a tacerer lo Yakushi, che era stato il più rapido di tutti. Febh avrebbe visto il fratello adottivo sorprendersi a dondolare il capo come aggredito da colpi di sonno, senza rendersi bene conto di ciò che stava facendo. Scuoteva la testa ad intervalli regolari, confuso e stordito, per tre volte tentò di inserire una boccetta troppo grande nel suo alloggio, e quando Touma ebbe collocato l'ultimo antidoto Soryo teneva ancora la sua quarta boccetta sollevata, incapace di farle raggiungere la giusta posizione.

    « Può bastare. »
    Disse infine Touno, facendo un cenno con il capo. Subito Kojiko si alzò proprio mentre Soryo, sfiancato, faceva scivolare stancamente il capo a lato con un gemito strozzato. Il figlio di Ogen lo prese da sotto le ascelle tirandolo su di forza, per poi buttarsi un suo braccio sulla spalla portandolo fuori dalla stanza di peso.
    « Anche questa era una prova. Sarete voi soltanto a condurre questa missione. »
    Disse seccamente Touno, rivolgendosi esplicitamente a Febh, come se il tutto fosse ovvio.

    « Ti sei rivelato abile, giovane Febh. Ma anche ottuso. » Non si riusciva a capire se la vecchia fosse Divertita, irritata o soddisfatta. Dietro le rughe secolari non si intravedeva alcunché, il tono di voce era affilato ma neutro, come se la vecchia stesse semplicemente facendo una costatazione oggettiva e su cui non era possibile discutere semplicemente perché non vi era altro da dire. « Secondo questo ragionamento, dovremmo seppellire o distruggere ogni arma, veleno o ordigno, e perfino i patti di sangue che ci legano ad altre creature. Anch'essi, d'altronde, in mani sbagliate possono ucciderci. Il pugnale sacrificale di Baal non è che una reliquia, un cimelio, affidato alla nostra famiglia affinché lo custodissimo. Chi siamo, noi, per andare contro il volere dei nostri avi? Pretendi forse di essere più saggio di coloro che lo presero con se, accettando i rischi che finisse in mani sbagliate? Distruggerlo adesso, equivarrebbe ad offendere la memoria di chi ci ha preceduto, dei padri dei nostri padri e delle madri delle nostre madri. Se fosse stata quella la cosa giusta da fare, sarebbero stati loro a farla. Se un domani quest'arma, che ha causato lutti fra gli Yakushi e che causerà tribolazioni a voi giovani, rivelerà il perché ci appartiene, solo il tempo saprà dirlo. Nel frattempo, possiamo soltanto sperare che non ci causi altri dolori, e fare in modo che ciò che è successo non accada di nuovo. Non ci sarà un secondo Rinnegato... e Touno non dovrà cedere il proprio rango come ho fatto io, per salvare l'onore di un suo parente. Quanto al paragone del rampollo del clan Mikawa con il distillato ottenuto dal sangue di demone-volpe delle pianure... »
    La vecchia emise un verso roco che necessitò di qualche istante per tramutarsi in una risata.
    « Interessante aforismo. Per quanto involontario. Quel distillato è efficace contro i veleni di rana-lucciola, anche se concentrato. Aggredisce le tossine e si disgrega con esse, epurando il veleno eppure venendo a sua volta epurato. Abbi a pensare su questo paragone, giovane Febh. Scoprirai allora com'è possibile che villa Mikawa sia tanto grande quanto vuota al giorno d'oggi, mentre alla riunione di famiglia di questa sera hai potuto vedere così tanti dei tuoi consanguinei. »


    La notte era ormai inoltrata, ma ugualmente il Kokage aveva scelto di non trattenersi oltre presso il casato Yakushi. Quando Ogen e Touno condussero Febh e Touma all'esterno, nel cortile trovarono la portantina del Kage di Oto ad attenderli sotto gli sguardi indiscreti degli elementi del resto del clan che si stavano ponendo domande fin troppo ovvie circa quanto era successo nei sotterranei. Tende bianche nascondevano il Kokage alla vista, ma la figura dietro di esse era umana. Due sagome interamente ammantate di bende nere erano ferme accanto alla portantina.

    « Saranno i miei occhi e le mie orecchie. »
    Disse la voce dall'interno della portantina, alludendo ai due shinobi fasciati di nero e tagliando corto su ogni cerimonia. Il timbro era in tutto e per tutto quello che poche ore prima aveva parlato durante la riunione, ma privata del timbro gutturale e disumano che l'aveva contraddistinta poc'anzi.
    « Accompagneranno i due giovani Yakushi che avete scelto facendo loro da scorta. »
    Touno fece per replicare, ma Ogen lo fermò con uno sguardo, prendendo la parola.
    « Allora non torneranno indietro » disse seccamente « io ho apposto quei sigilli ed io dico che soltanto uno Yakushi può accedervi. I vostri servitori saranno annientati. »
    Un che di orgoglioso tingeva il tono dell'anziana, che tuttavia era fredda e autoritaria, non stava sfidando il kokage né stava proclamando avvertimenti di alcun genere, semplicemente quella che stava facendo era una costatazione. Lo stesso tono con cui aveva definito ottuso Febh.

    « Attenderò l'esito della missione con ansia. »
    Proclamò il Kokage, ignorando del tutto e volutamente le parole dell'anziana. La portantina prese ad avanzare e le due tetre figure rimasero immobili, i crani coperti di spessi bendaggi di cuoio rivolti verso il gruppo. Scese un silenzio durante il quale Ogen si scambiò cenni di intesa con Touno, per poi defilarsi verso le sue stanze subito raggiunta da Kojiko e altri dei suoi figli. Rimase soltanto Touno a dare le ultime indicazioni, assieme al rotolo firmato dal Kokage che autorizzava il transito fuori da Oto.

    « Uscirete dal cancello nord. E' già tutto predisposto. »
    Annuì verso Febh, poi posò una mano sulla spalla del figlio, stringendo forte la poderosa mano e fissandolo negli occhi, esibendo tutto il suo orgoglio verso di lui.
    « Il clan vi osserva. »
    Disse concludendo, prima di tornare nella villa dove l'attendeva una lunga notte fatta di attesa e domande.


    La stessa pioggia sottile, incessante e maleodorante che la vecchia Ogen aveva visto pochi notti prima sorprese il quartetto di shinobi durante il loro viaggio verso il luogo dove era sigillato il Rinnegato, una pioggia accompagnata dal mostrarsi della stessa luna rossa come se fosse tinta di sangue che sembrò osservare da dietro le nubi la traversata dei quattro uomini. Non servirono più di tre ore dopo che ebbero superato i cancelli prima di arrivare sul posto; esso era vicino ma probabilmente nessuno vi sarebbe potuto giungere, se non cercando quel luogo specifico. Era infatti un affioramento roccioso naturale che perfino a chi vi si sarebbe seduto sopra non sarebbe parso più di un gruppo di grossi sassi levigati con cura dagli agenti atmosferici. Si trovava in una zona affatto trafficata, lontana da sentieri o vie di transito. Nemmeno le bestie selvatiche transitavano da quelle parti.

    Secondo le istruzioni dell'anziana Ogen, Touma iniziò a pulir via la sabbia dalla base delle rocce finché non trovò il circolo di sigilli incisi nella pietra. Vi poggiò la mano, e la pietra sembrò animarsi. Delle incisioni simili a rune di inchiostro nero si palesarono sulla pietra. Febh le avrebbe sicuramente riconosciute perché erano perfettamente identiche per forma e struttura ai sigilli delle tecniche di richiamo. Servivano senza dubbio a richiamare qualcosa in remoto... e purtroppo loro sapevano anche che cosa.

    I veleni.

    Per aprire il primo sigillo ed entrare nella camera dove giaceva il Rinnegato era necessario richiamare dapprima dosi massicce di sette diversi veleni, che sarebbero stati direttamente inoculati nel corpo. Nessun essere vivente, nemmeno il più massiccio, poteva sopportare anche solo uno di quei veleni, e nemmeno la creatura vivente più resistente -quale essa sia- sarebbe stata in grado di reggerli tutti e sette. Febh e Touma, però, avevano con se gli antidoti. Erano stati però ammoniti dal fatto che gli antidoti dovevano essere inoculati nell'ordine corretto, subito dopo che il loro corrispettivo veleno era entrato in circolo. Un errore poteva costare la vita.

    « Vado io. » Disse Touma con coraggio, facendosi avanti per primo e preparando le siringhe contenenti i sieri, per poi infine poggiare il palmo aperto sui sigilli. Subito una successione di convulsioni e segni inequivocabili di dolore iniziarono a dardeggiare sul suo volto. Iniziò la lenta sequenza durante la quale iniziò ad iniettarsi con la mano libera gli antidoti nel braccio. Dopo che anche il settimo veleno lo colpì seguito dal settimo antidoto, Touma scomparve. Fu evidente che un'altra tecnica di richiamo si era attivata trasportandolo da qualche parte e in qualche luogo.
    Adesso toccava a Febh...

    SPOILER (click to view)

    Bene, altra prova! Stavolta si tratta delle Propriocezioni Migliorate, cioè riconoscere le alterazioni a carico del proprio Organismo.
    Ogni veleno agisce in modo diverso, ergo ogni veleno causa diversi stimoli al tuo corpo. Riconoscendo tali sintomi riconoscerai il veleno in questione, quindi saprai risalire all'antidoto giusto. Si tratta "solo" di questo, come Touma dovrai poi iniettarti gli antidoti corrispettivi cercando di essere rapido perché fra un'iniezione e l'altra di veleno passano pochi secondi. Trascorsi pochi secondi dopo l'inoculazione del settimo veleno, sarai "richiamato" nella vera camera del sigillo dove è recluso il Rinnegato... se la successione di antidoti è stata corretta ci arriverai un po' stordito ma vivo. In caso contrario, ciò che verrà richiamato non sarà uno Yakushi aspirante al terzo livello della sua hijutsu, bensì un cadavere.

    Ho scelto questa prova perché da che mi risulta gli Yakushi sono gli unici in possesso di questa abilità, quindi ho pensato che fosse scontato che la vecchia Ogen ha scelto tale prova per creare delle prove che possano essere superate solo da uno Yakushi.

     
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    Impressionante..persino Soryo cedette e perse conoscenza..probabilmente Febh se la era cavata solo grazie alle sue conoscenze sui veleni, che al cugino mancavano...quanto a Touma..forse era una questione di meditazione. Sembrava un tizio un pò diretto, di quelli che fanno dei Taijutsu la loro strada. E pareva anche mortalmente serio e noioso...anche se Febh sperava di sbagliarsi al riguardo.

    Dopo la tirata di Ogen Febh alzò gli occhi al cielo. Ok, ok, sono giovane e inesperto. Disse con somma rassegnazione (anche se con non tantissima convinzione). Ma resta il fatto che un gruppo di vecchietti con chissà quanto cervello a quel paese si son messi a sentenziare su un'arma devastante perchè "non si sa mai"...bah! Fosse per me la getterei in un pozzo. Ma tutto questo non lo disse. Non voleva dover includere pure le segrete nel suo giro di pulizie.

    Eppure vedere quelle pareti sporche di sangue gli faceva prudere le mani. Sarebbe bastato così poco per rimetterle a nuovo....

    Ormai era una casalinga-ninja..e una volta che sei su quella strada..non si torna più indietro!

    In compenso non capì un'acca sulla questione dei Mikawa..se non che Gene aveva una villa enorme da pulire da solo. Febh invece aveva una villa enorme da pulire da solo e una quantità incredibile di parenti che lo trattavano da schiavo. Tutto sommato si sentiva un pò di invidiare il Mikawa...e il suo volto probabilmente tradiva questo suo stato d'animo.

    Pochi scambi di battute tra la vecchia e il Kokage, poi fu la volta di partire. Porta nord. Pioggerellina schifida. Una missione non retribuita. Insomma, un capolavoro. E perdipiù aveva quel serioso cugino che sembrava ardere del fuoco sacro della missione familiare. Facile gonfiarsi per l'orgoglio del clan quando non devi lavare le mutande a tutti... Pensava acido il chunin, sbuffando. Certo..tecnicamente il fatto che restasse nel clan nonostante tutto quello che era costretto a fare implicava che quel gruppo di isterici quasi mafiosi gli piacesse...ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a nessuno.

    Il quartetto viaggiava in silenzio sotto la pioggia. In effetti febh avrebbe voluto fare domande su questo Rinnegato. Principalmente sapere perchè non mandavano Touno, Ogen e altri vecchi a finirlo. Peccato che difficilmente Touma avrebbe potuto sapere la risposta..e certo non la conoscevano gli emissari del Kokage.

    Ed il viaggio ebbe termine di fronte a un sasso. Tutto qui. Niente guardie. niente simboli. Un banalissimo squallido sasso in mezzo alla pioggia. Febh fischiò piano. Beh...una sistemazione di lusso per il Rinnegato..non c'è che dire...

    Senza una parola, Touma spostò la sabbietta fino a rivelare dei sigilli di richiamo ben nascosti. Data l'assenza di siringhe...probabilmente quei simboli avrebbero evocato il veleno direttamente nel corpo del malcapitato che li attivasse. Tanto per gradire, insomma.

    Touma andò per primo. Non sembrò affatto una passeggiata, a giudicare dal suo volto, ma alla fine ce la fece. Svanì in un fil di fumo, come se fosse stato richiamato altrove. Certo che la vecchia Ogen ci sapeva fare coi sigilli!
    Fu poi il suo momento. Purtroppo. Con le guardie del Kokage non poteva nemmeno pensare di filarsela e tornare al villaggio spacciando per finita la missione...gli toccava proprio mettere la vita in gioco. Attivò i sigilli.

    Febh non era stato tanto stupido da farsi tre ore di viaggio senza nulla..ed anzi aveva studiato per quanto possibile gli antidoti. Tra le propriocezioni (grazie a una goccia di sostanza sulla lingua) e le sue conoscenze al riguardo, sapeva bene di cosa si trattasse..tutto stava ora a trovare la giusta associazione!

    Il primo ad arrivare fu inaspettatamente piacevole, in netto contrasto con le espressioni di dolore di Touma, lo Yakushi provò un piacere intenso. Una felicità artificiale, improvvisa e al contempo terribilmente seducente..non vedeva benissimo ma non gli importava..e al contempo era piacevolmente ottenebrato..quasi al punto da non realizzare che stava respirando sempre più piano..troppo piano..quasi niente!

    Fu quando le sue propriocezioni realizzarono che alcuni organi "gridavano" per la carenza di ossigeno che si scosse..era stato quasi fregato da quella sensazione inattesa...morfina. Era palesemente una sostanza che uno non si aspettava come veleno, ma nelle giuste dosi può causare un arresto respiratorio. Fortunatamente aveva l'antidoto pronto all'uso: Naloxone, come veniva chiamato a occidente. Una rapida iniezione e in una manciata di secondi sentì di avere nuovamente il controllo dei propri polmoni..ma non fu che una finestra temporanea.

    Subito dopo la vista gli si oscurò di colpo: tutto era sfocato come se lo stessero sfumando con un dito, e al contempo il suo cuore batteva all'impazzata. Un forte senso di nervosismo disturbava il suo pensiero e la bocca gli si seccò completamente, mentre sentiva l'intestino che si contraevo in maniera scoordinata, come se i muscoli venissero stimolati in maniera anomala. Conosceva quel corteo di effetti..a dirla tutta lo aveva ripassato pochi minuti prima. Tra gli antidoti aveva trovato della belladonna. O per meglio dire il suo estratto: l'atropina. Era un veleno, si, ma anche un antidoto in alcune circostante. A quanto pareva si trattava della prima ipotesi.
    Ancora una volta più che la propriocezione fu la sua conoscenza dei veleni a salvarlo, perchè tra gli antidoti sapeva già quale utilizzare: l'estratto del seme di un legume (la fava di calabar). Seconda iniezione e via, il veleno venne neutralizzato nel giro di un minuto

    Immediatamente successiva fu la paralisi. Improvvisa e terribile, lo fece cadere a terra e sbattere il naso sulla roccia, ma non riuscì a urlare. non riusciva quasi a pensare..era una sensazione terribile, come se venisse strappato dal corpo. Ma cosa era? Non lo capiva, ed era troppo stordito per pensare. I suoi sensi non gli erano d'aiuto, perchè non riusciva a muoversi e capire cosa accadeva. Poteva affidarsi solo alla sua propriocezione. Nulla di più.
    Ma non poteva basarsi su quel lento processo che partiva da un "pizzicore" e poi pian piano migliorava fino a dare il quadro d'insieme. Non c'era tempo, la tossina in circolo gli levava le forze..nel giro di pochi secondi non avrebbe potuto nemmeno muovere la mano per iniettarsi l'antidoto. Doveva accelerare il processo, ma come?

    Normalmente partiva da una sensazione generale per poi andare a indagare su quadri più ristretti. Non conosceva altro metodo. Non avrebbe saputo indagare un particolare settore direttamente, perchè prima aveva bisogno di localizzarlo con la percezione generale..eppure non aveva scelta. Doveva provarci direttamente. Dato che la paralisi colpiva i muscoli, doveva andare a cercar quelli.

    Disteso a terra, quasi completamente impossibilitato a muoversi, andò alla ricerca di una informazione. Una qualsiasi. I muscoli erano flaccidi. Non si muovevano ma non soffrivano. C'era sangue, ossigeno. Mancava qualcos'altro. in un angolo della sua testa si rese conto di come li avesse "trovati" immediatamente, di come avesse focalizzato subito il formicolìo su di essi..come ci era riuscito? Non perse tempo a chiederselo, ma in seguito avrebbe realizzato cosa era successo. Aveva passato delle ore a "sentire sè stesso". Ormai si conosceva. Sapeva dove trovare subito ogni più piccolo elemento del corpo. era solo la sua testa a pensare di dover seguire sempre la procedura, quando in realtà aveva già una mappa di sè finemente dettagliata, costruita su giorni e giorni di pratica (fatta perlopiù a tempo perso, ma comunque eseguita). Era migliorato già da molto tempo sotto quel punto di vista. Solo che non se ne era ancora reso conto.

    In compenso aveva trovato il danno. Esattamente nel punto in cui il nervo toccava il muscolo mancava qualcosa..il nervo rilasciava le sostanze che dovevano stimolare il muscolo, ma queste una volta legate non si staccavano più..qualcosa aveva bloccato il meccanismo che liberava il muscolo permettendogli di venire stimolato nuovamente. In occidente chiamavano Gas Nervini quelle sostanze, ma Febh non lo poteva sapere.

    Ma come fermarla? Aveva capito dove agiva, ma chi altro agiva lì? Quale sostanza? Come poteva fare qualcosa a quel livello, secondo quanto ricordava nessuno degli antidoti serviva in quel caso...
    Poi un flash. Istintivo, come quel miglioramente improvviso nelle propriocezioni. Appena pochi minuti prima una sostanza era andata a far casino sui muscoli..l'atropina! Ecco perchè si trovava anche fra gli antidoti! Era l'unica fra quelle sostanze che poteva avere un effetto a quei livelli...e anche se non era affatto certo che funzionasse, non potè che tentare. Uno shot e via, con le ultime forze rimaste.

    In qualche modo funzionò.

    Per i veleni successivi fu molto più semplice. Per quanto terribili e devastanti i loro effetti, nessuno aveva le proprietà paralizzanti di quella tremenda tossina. Gli effetti accumulati furono stancanti, ma non intollerabili. Prima un veleno di serpente (brividi, tremori, sudore freddo, malessere) subito tamponato con la rispettiva antitossina. Subito dopo fu la volta dell'alcool. Con la propriocezione riconobbe quasi subito la sostanza, ma non era l'alcool dei liquori, bensì il metanolo, quello delle vernici e di altri prodotti. Sapeva che era tossico e nei vari lavoretti a palazzo lo aveva "percepito". Causava perlopiù delle convulsioni, al dosaggio in circolo, e fu un casino usare la siringa con la mano che tremava, ma alla fine (molti buchi dopo) riuscì infine a iniettarsi un anticonvulsivante.

    Penultimo fu una sostanza che ricordava di aver preso qualche volta in ospedale per i bambini del clan. Capitava che si ammalassero, e quando c'era qualche linea di febbre veniva dato loro quel farmaco: paracetamolo. Febh lo aveva usato a sua volta (per quanto con le sue capacità la malattia era l'ultimo dei suoi problemi, ma sperimentare la propriocezione era divertente, dopotutto). Percepì chiaramente che il suo fegato andava in pezzi a una velocità impressionante, con quelle altissime dosi di sostanza..e capì subito cosa doveva usare. Tra i due antidoti rimasti uno era una sostanza che, secondo lo sua analisi, rendeva più liquido il muco, in pratica stappava il naso..ma quando la aveva provata durante il viaggio aveva compreso che in qualche modo agiva anche sul fegato, a mò di scudo. Un semplice due più due, e quel farmaco fu iniettato, dissolvendo gli effetti tossici del veleno.

    In ultimo del Piombo, subito riconosciuto perchè una volta Febh aveva ingoiato per sbaglio un piombino da pesca (meglio non indagare i motivi) e conosceva bene la "sensazione"..come antidoto usò una sostanza che catturava quel metallo rendendolo inerte (scoprì che serviva a quello solo dopo, dopotutto era l'ultima quindi c'era poco da sbagliare)

    A terra dopo l'ultima iniezione..febh attese..ansimando, stanco e sudato di fronte a una macchia di vomito a terra (quante volte aveva vomitato? non ci aveva nemmeno badato). Tenendo a stento a freno la nause...all'improvviso non f più lì ma altrove. Aveva superato la prova?
     
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    Sopravvisse. Il giovane ma sempre più esperto Yakushi non morì: il percorso che lo stava conducendo all’immortalità andava avanti e lui con perizia esemplare oltre che con un’ottima dose di coraggio in corpo riuscì a sopravvivere all’ardua prova.
    Sopravvisse e per questo riuscì a essere trasportato lontano da quel luogo di fetore di vomito, che sarebbe potuta essere l’ultima cosa che avrebbe mai visto in vita sua. Sentì una sensazione di leggerezza, quindi qualcosa che lo tirò verso l’altro. La vista gli si oscurò e quando fu di nuovo in grado di vedere di fronte aveva due uomini. Uno era Touma, il secondo era il Rinnegato.
    Poté ragionare ad esclusione per giungere a tale conclusione: se uno era Touma, l’ altro era l’ uomo che li aveva portati in quel posto.
    Touma ansimava, ancora provato da ciò che aveva passato.


    “Rinchiuso come un cane qui per anni. Vittima della paura del vostro clan.”



    Il Rinnegato in mano non aveva nulla. Ma si sa che i Ninja possono essere pericolosi anche senza brandire necessariamente una spada.
    La grotta era buia, si vedeva davvero molto poco. Ben presto però la luce arancione delle fiamme delle candele aumentò a dismisura, staccandosi dalle candele. Finì sulle mani del Rinnegato che puntò quelle due sfere di fuoco verso i due Yakushi.


    “Non so come siete riusciti a giungere fino a me.
    Ma non riuscirete più ad andare via, questo ve lo posso assicurare giovani imprudenti. “



    Due lingue di fuoco si generarono da quelle due sfere fiammeggianti, avvolgendo i due. Se erano giunti li era perché erano dei veri Yakushi. Ma le prove non sarebbero finite li, con il semplice veleno. La vecchia Ogen sapeva che mandare qualcuno dinanzi al Rinnegato era pericoloso. Ma se un uomo era giunto fin li voleva dire che valeva abbastanza per vincere anche quell’ultima prova.
    Touma e Febh dovevano resistere a quell’atroce dolore che gli tartassava la mente – cosa che avevano già dimostrato di poter fare – ma soprattutto, quando quelle fiamme furono ritirate, dovevano essere in grado di dare fondo a tutte le loro energie per curarle.
    La pelle sarebbe stata bruciata anche parecchio in fondo, soprattutto sul viso e sulle braccia sarebbe stata quasi del tutto consumata. Tuttavia uno Yakushi non poteva morire.
    Sarebbe stato compito di Febh rendere vera quell’affermazione che da anni e anni girava a proposito del clan degli immortali.

     
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    Non solo era completamente rintronato dal veleno o quasi, ma venne anche trascinato per delle montagne russe psichedeliche per qualche secondo, mentre la variante del Richiamo aveva effetto. Quando infine il mondo smise di muoversi come un fiume colorato barcollò un poco sulle gambe, cercando di ritrovare un minimo di compostezza.

    Ok..odio quella vecchia.....MOLTO più di prima! Riuscì infine a dire mentre gli girava la testa, al punto che dovette appoggiarsi a qualcosa che risultò poi essere la testa di Touma, messo male almeno quanto lui.

    Quello lo scacciò un pò stizzito, e subito Febh aggiunse Ehi, calmo..mica ci stavo provando! Sbuffò e si guardò intorno. Sono sempre dell'idea di fregarcene e spezzare il maledetto coltello...obiezioni?

    L'altro spalancò gli occhi inorridito! La missione e il clan sono sacri! Come osi anche solo pensare di disobbedire? Per quel coltello mio padre ha perso un braccio! Febh lo fissò con aria un pò stralunata, poi sospirò, come se parlasse a un bambino e posandogli la mano sulla spalla disse: Già...tu non mi conosci ancora..di solito quando parlo è tanto per farlo...e comunque nel clan c'è ben poco di sacro. Gli si avvicinò con un'espressione seccata sul viso Prova a prenderti cura di una mandria di vecchiacci rimbambiti e schizzati senza nessuno che ti aiuti per mesi e mesi invece che startene sui monti a giocare al guru e poi ne riparliamo di "missione" e "clan"e...

    CITAZIONE
    “Rinchiuso come un cane qui per anni. Vittima della paura del vostro clan.”

    Scusa, ti dispiace? Sto parlando! Sbottò Febh, facendo al terzo uomo cenno di aspettare. Dicevo..ah, già..quando avrai ripulito il vom.. Terzo uomo?

    La faccenda del traditore e dell'esecuzione gli si riaffacciò alla testa. Ah, giusto, la Vittima! Schioccò le dita.
    L'aumento a dismisura delle fiamme fu una chiara indicazione che al Rinnegato non piaceva granchè venire ignorato. Oh, senti, non è che io fossi così convinto o desideroso di venirti a trovare in questo buco in culo al mondo..facciamo una cosa...mi dai i rotoli e poi sparisci, io chiudo un occhio e siamo tutti contenti, ok? Touma già sbraitava, orripilato alla sola idea Uffa che palle.. Sbuffò Vabbè tizio, come non detto...e se ti suicidassi?

    L'altro fece schioccare la lingua. O meglio le lingue. Di Fuoco. Uno di poche parole e dai metodi sgarbati, non ci pioveva, ma non c'era esattamente il tempo di stare a disquisire, perchè mentre il fuoco avvolgeva i due shinobi entrambi attivarono d'istinto la loro potente tecnica speciale

    Febh portò le braccia a difendere il volto, generando su una di esse un costrutto di chakra elettrico, così da difendere perlomeno il volto, per quanto in minima misura, ma il calore e le fiamme erano implacabili. la pelle fumava e veniva morsa dalle fiamme, e anche se la resistenza al dolore permetteva perlomeno di resistere senza urlare, di certo non sarebbe durata a lungo.

    Subito lo Yakushi impastò chakra per rigenerare le ferite che via via andavano creandosi, e nel mentre fece per avanzare..ma si rese conto subito che le sue capacità non erano nemmeno lontanamente sufficienti! Maledizione..pensò, stringendo i denti mentre le vesti incendiate si riducevano a brandelli, lasciando cadere le armi nelle tasche segrete e snudando la snake sword avvolta intorno al braccio sinistro. Il metallo via via più incandescente sfrigolava a contatto con la carne, ustionandola.

    Un uomo normale sarebbe già svenuto o morto di crepacuore. Un ninja forse avrebbe stretto i denti urlando. Uno Yakushi poteva sopportare e sopravvivere con danni minimi! Sotto la guida del chakra le carni si rigeneravano con una velocità estrema, ma non bastava. E probabilmente cercare di aumentare l'efficienza della rigenerazione non sarebbe servito affatto.. con Touno aveva appreso come migliorare il suo controllo, ma non serviva in questo caso..le ferite erano troppo ampie e estese...se solo avesse potuto guarire due regioni distinte contemporaneamente, allora forse sarebbe stato sufficiente...forse...

    GGGHHHHHHHH!!! Soffocò il grido tra i denti mentre la pelle neoformata bruciava e i muscoli cominciavano a carbonizzarsi. La ferita avanzava verso gli strati profondi più in fretta di quanto le carni non si rigenerassero...in breve tempo sarebbe stato completamente divorato dalle fiamme!

    Non poteva che provare a curare due zone assieme, era l'unica possibilità. Guarire il torso e gli arti separatamente ad esempio..o la superficie anteriore e quella posteriore..era irrilevante, purchè riuscisse. Non che non ci avesse mai provato, ma controllare il processo in due punti contemporaneamente è estremamente più complesso, è facile sbagliare e rigenerare in modo errato, ad esempio rimettendo cartilagine al posto dell'osso o creare dei tumori, o ancora dimenticare vasi e nervi, creando quindi una zona destinata a morire.

    Ma non aveva altra scelta. Invece di inviare chakra a tutto il corpo in modo diffuso, creò due flussi, uno deputato alla metà anteriore e uno alla posteriore. Il quantitativo in chakra era lo stesso per entrambi, ma le regioni da guarire la metà. In questo modo poteva letteralmente raddoppiare la rigenerazione..ma sarebbe bastato? Col dolore della pelle strappata, forse dimenticare i nervi non sarebbe stata una cattiva idea, ma al momento non era il caso di cercare le finezze...doveva solo sopravvivere.

    Già da diversi secondi era sotto il fuoco, sapeva già come andava rigenerato quel tipo di danno in quella particolare situazione, e questo veniva in suo aiuto, perchè istintivamente aveva registrato la corretta disposizione dei tessuti. Si limtià a fornire chakra..ancora e ancora, guidando in tempi diversi la guarigione della carne..dedicava una manciata di istanti a ognuno dei due processi, lasciando libero, o per meglio dire "all'istinto" la cura dell'altra.

    Si rese anche conto degli errori [Propriocezione da livello III] con una chiarezza che prima gli risultava impensabile (quel giochino coi veleni era stato più utile del previsto)..sentiva la pelle formarsi come ammasso cicatriziale, o magari piena di nei..ma il fuoco nemico subito obliterava quei danni. Ci vollero una ventina di estenuanti secondi per controllare un minimo il processo.

    Fortunatamente il tempo interiore della propriocezione era enormemente dilatato rispetto al tempo reale..ogni minima alterazione era istantanea ma il Chunin la comprendeva e reagiva di conseguenza. Qui venti secondi furono come un giorno intero..e anche se magati il processo non era perfetto, quantomento divenne accettabile. Anche se a costi mostruosi di chakra..ora la guarigione era in pari con il danno. Il dolore divenne quasi del tutto ovattato. La ferita era limitata..e finchè durava il chakra (restava circa mezza riserva) sarebbe durato anche lui. Un piccolo miracolo che pochi possono vantare. Un uomo che non muore a dispetto del fuoco e del dolore.

    Non a caso si dice che non vi sia mostro peggiore dell'uomo che non può essere ucciso

    Io vado..apro la strada! Disse senza parlare al cugino [Ventriloquio] per poi scattare in avanti! Il braccio sinistro restava sollevato a riparare il volto, con il costrutto in chakra ancora attivo ed intanto la destra recuperava il manico incandescente della Snake Sword. Grazie al chakra adesivo sapientemente dosato, poteva impugnarlo senza toccarlo davvero, dunque non c'era pericolo di ustionarsi ancora di più.

    In quella che apparentemente sembrava una cieca carica verso il nemico, la spada guizzò all'improvviso, danzando lateralmente per cercare di affettare il nemico con un deciso fendente orizzontale che gli sarebbe arrivato da sinistra e posteriormente. Il veleno sulla spada non era termolabile, quindi avrebbe funzionato perfettamente...ed anzi l'estremo calore sarebbe stato un'ottima arma extra.

    Comunque andasse, un istante dopo quel colpo un nuovo terribile assalto sarebbe partito dal costrutto di chakra: cinque enormi artigli elettrici emersero dallo scudo, cercando il tronco del Rinnegato, possibilmente mentre questi schivava [Esplosione Elementale - derivata di Esperto di ninjutsu] Quella però era solo un'apertura...Touma avrebbe dovuto approfittare dell'azione per caricare in corpo a corpo non appena pronto..era abile e anche lui avrebbe quasi sicuramente controllato il suo potere. Era un esperto di taijutsu, e certamente avrebbe saputo ridurre alla ragione il nemico..forse con una presa o simili, dato che gli Yakushi poco possono contro l'immobilizzazione, indipendentemente dal numero di colpi che possono incassare.
     
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    Il fuoco non servì a nulla. Loro resistettero al dolore il Rinnegato capì che quella non era evidentemente la strada giusta da percorrere per liberarsi degli intrusi. Respirò affannosamente, buttando fuori un’immensa carica di rabbia. Che fossero abbastanza bravi da riuscire a resistere alle fiamme? La lotta quindi, era interessante.
    Si gettò indietro, scomparendo nei meandri della grotta. Un istante dopo il fuoco si accese sulle pareti, nascendo direttamente dalla roccia. Tutta la grotta fu illuminata e Febh e Touma poterono vedere il Rinnegato con un lungo coltello in mano, leggermente ricurvo, carico di sigilli alquanto inquietanti. Il Rinnegato si punse la punta dell’indice sinistra con il coltello e la goccia di sangue che ne uscì fu distribuita in una breve striscia sui sigilli.
    «Meraviglioso? Peccato sia solo un’imitazione.» il Rinnegato scattò verso i due. Troppo veloce affinché i sue colpi venissero scansati, il coltello si infilò prima nella carne di Touma, quindi di Febh. Ciò che notarono loro fu solamente in un primo momento un atroce dolore e una profonda ferita sanguinante proprio al centro dell’addome. Tuttavia la loro pelle iniziava ad annerirsi, come bruciata, intorno a dove la ferita aveva colpito.
    Poi ci fu il dolore: immenso, stordì completamente le menti dei due, che avvertirono chiaramente che c’era qualcosa che non andava in quel coltello. Per fortuna, fu proprio il rinnegato a suggerire loro la risposta.
    «Non mi impedisce però di modificarlo» il Rinnegato sorrise, mentre un liquido nero che prima non c’era, probabilmente evocato grazie a quei sigilli, gocciolava per terra.
    Bucava il pavimento.
    Facevo impressione sapere che quello stesso liquido corrodeva la ferita. Per sopravvivere i due Yakushi dovevano fare una cosa concettualmente semplice: curarsi e debellare il veleno corrosivo, combattendo lo stordimento e il dolore, e farlo soprattutto più velocemente di quanto il veleno tentassi di ucciderli.
     
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    Il bastardo sfuggì all'assalto nascondendosi dietro a delle rocce. Aveva cessato quel jutsu di fuoco, e di questo i due Yakushi non poterono che ringraziare..dopotutto era una scocciatura non da poco!

    Certo, ora i due erano praticamente in mutande...e questo non aiutava a migliorare l'umore. Ok..ora sono particolarmente incazzato. niente suicidio. Ti ammazzo io! Aveva lavato i vestiti giusto quella mattina...e ora erano a brandelli! Completando la guarigione del tutto, Febh fece qualche passo avanti...ma ecco che il tizio tornò a farsi vedere...con un coltello.

    Gli occhi del chunin ebbero un lampo. Non era possibile che fosse QUEL coltello. Dopotutto lo aveva Ogen..però il rinnegato aveva sempre gli scritti e gli studi su quell'arma che vieta ogni guarigione.

    Una imitazione? Sussurrò lo yakushi. Magari invece di essere inguaribile è solo "molto lento a guarire" pensò tra sè, con Touma che gli si era intanto affiancato. Tutto bene? Quello annuì, ma sembrava piuttosto provato. Poi mi spiegherai i boxer coi cuoricini. Non ho dei boxer coi cuoricini! Ringhiò l'altro. Si, ma dato che quello lì crepa non ci sarà nessuno a sbugiardarmi Fece spallucce Febh. Era sempre bene avere i mezzi per ricattare qualcuno.

    Nel mentre di questo inappropriato scambio di pareri, il rinnegato partì alla carica. EHI, STAVO PARLAND.. Troppo rapido per evitare l'assalto. Entrambi i ninja si ritrovarono accoltellati. Merd...uh? Il dolore inizialmente non era granchè, e già stava pensando di rigenerare il danno..quando scorse la macchia nera che andava allargandosi.. Non dovrebbe avere questo effetto...che diavolo di coltello hai...? UGGGHHHH AAAAAAAAAAAHH!!!!!!!

    Il bastardo lo aveva modificato! Non potendo creare un nuovo pugnale di Baal aveva pensato bene di sfruttare i dati raccolti per forgiarne uno simile, più o meno. A...acido? No..un veleno...un veleno...che uccide tutte le cellule...indiscriminatamente... La propriocezione aveva dato il suo responso, mentre la terribile sostanza, certamente sostenuta dal chakra avversario stava distruggendo pian piano il corpo, mandando al contempo in circolo una gran quantità di mediatori del dolore, così che l'intero corpo fosse costantemente gravato da quella tremenda sensazione!

    Touma si era accasciato, e in mezzo a quel casino lo stesso Febh si rese conto di essere crollato sulle ginocchia. Il traditore guardava e rideva di gusto. Eh...no! Strinse i denti. Non così...facile...a ridere..devo essere...io! Con lentezza, nonostante il bruciante dolore che lo mangiava vivo, lo Yakushi si sollevò lentamente, sfidando i suoi stessi limiti, fino a stare in piedi, poco stabile, con le gambe divaricate.

    Tutti questi anni...e questo..è il meglio che sai fare? Stava soffrendo come un cane...ma giusto poche ore prima aveva ricevuto lo stesso trattamento con uno spillone della vecchia Ogen. Questo era giusto un poco più forte, ma nulla di intollerabile..non per la sua riscoperta capacità di ignorare il dolore: accettarlo, lasciarlo scorrere. Il passo successivo della resistenza Yakushi, dopo la forza di volontà nel resistere. Ogen ha un veleno simile....forse un filo più debole...ma non ha bisogno rituali nè di cazzate...tu..sei solo un fallito!

    Il chakra inondò l'addome ferito, cominciando a rigenerare le carni. Era più difficile, perchè le cellule venivano distrutte di continuo...ma aveva un paio di trucchetti nuovi nella manica. E'..forte...ma io lo sono di più!

    Aveva imparato molto, con il fuoco del rinnegato e il veleno di Ogen. Sapeva come ottimizzare tutto, come rendere il suo corpo perfetto nella resistenza. Aggredì la lesione su due fronti, guarendo il doppio di quanto non fosse abituato a fare, e nel mentre aumentò il numero di cellule nel fegato, nella pelle e nel rene, migliorando l'estrazione della sostanza dal circolo. Quanto al portarla via dalla ferita rapidamente, semplicemente potenziò il midollo, mandando più globuli rossi e bianchi nei vasi.

    Quell'arma...non serve...a NIENTE!!

    Pochi secondi. il taglio era rimarginato. Il dolore praticamente svanito.

    Febh fece un passo avanti, gettando uno sguardo terribile al Rinnegato.

    Non puoi battermi. E non puoi scappare!
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Per un vago istante, uno momento, un solo fugace secondo Febh potè notare un lampo di vero e puro orrore passare dagli occhi del Rinnegato. Poi il dolore divenne rabbia e la rabbia divenne pazzia.
    Stringendo entrambe le mani sul pugnale il Rinnegato vi profuse una quantità incredibile di chakra. Quella macabra imitazione dell’arma vera divenne rossa per il calore che emanò, poi fu coperta da una nube nera che sembrava dello stesso veleno che prima gli aveva colpiti. Il Rinnegato parve ringhiare e la pazzia divenne azione.
    Con un salto felino, troppo veloce affinché Febh potesse scansarlo il Rinnegato conficcò il pugnale direttamente nel petto dello Yakushi, spaccandogli in due il cuore. Febh avrebbe provato dolore, atroce, che non avrebbe potuto né ignorare e né sopprimere. Ma non sarebbe morto se avesse creduto abbastanza che il suo cuore poteva pompare ancora sangue, se il suo potere non lo tradiva. Poteva ancora sopravvivere a quell’assalto e reagire di conseguenza, perché, avrebbe visto, la rabbia negli occhi del Rinnegato era diventata gioia selvaggia.
    «IO POSSO BATTERTI!»

     
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    È colpa tua. Ratty

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    Nemmeno il tempo di riaversi, che uno shock indicibile attraversò il colpo del giovane Yakushi, che rimase come paralizzato. Una volta...anzi, un paio di volte si era beccato una lama dritta negli intestini, e un'altra volta gli avevano bucato un polmone, ma questo, questo era su tutto un altro livello!

    Fu come se di un colpo gli avessero strappato la coscienza dal corpo. Non era tanto il dolore il problema, quanto la sorpresa, lo shock per un danno assoluto e cosciente. un danno che nessuno vorrebbe mai provare...una sensazione unica ed assoluta, che riempie ogni pensiero e concetto. il cuore spaccato, e con esso l'anima. A brandelli, in frantumi. Era morto. Non poteva vivere con un cuore spaccato. Assolutamente impossibile.

    Silenzio. E freddo.

    Freddo.

    Sulla schiena?

    Perchè un pensiero del genere proprio mentre quel viso distorto dalla follia gli stava sopra, affondando sempre più il pugnale? E perchè Febh sentiva le tempie pulsargli come non mai per l'adrenalina? Non ho il cuore. Il sangue non può pulsare! Eppure pulsava.

    Come inebetito, abbassò pian piano lo sguardo. Effettivamente l'arma era piantata al centro del petto..e Febh ci aveva stretto inconsciamente una mano intorno, nell'inutile tentativo di strapparsela. Inconsciamente?

    Il cuore batteva ancora, lo sentiva, c'era! Possibile che, un attimo prima di venire raggiunto, avesse cominciato a guarire secondo il metodo imparato tanti mesi prima? Il chakra, guidato dall'istinto, aveva ordinato al cuore di cominciare a aumentare il numero di cellule ben prima di venire trafitto, e poi aveva continuato. Il muscolo era stato effettivamente spaccato, così come l'osso, ma metà del danno era già stato ammortizzato, e sempre inconsciamente, in quell'attimo eterno della percezione di sè stessi, la ferita aveva continuato a guarire, attingendo alle riserve di energia come mai prima d'ora.

    Non era rilevante curare l'osso spaccato o la pelle recisa, così come non contavano i vasi o i legamenti o i muscoli pettorali. Solo il cuore, lui solo era stato guarito sin dall'inizio, rendendo il danno praticamente ininfluente, grazie anche alle cure continue e successive. La lama era dentro, e tagliava e bruciava ancora ad ogni battito, ma subito nuove cellule rimpiazzavano quelle morte. Solo allora Febh scorse nuovamente quel viso sopra di lui.

    Il rinnegato. Il perdente. Esultava come un cretino, ma non aveva vinto, non aveva vinto proprio un bel niente. La sua arma era potente, lui era potente, ma era solo un fallito. Il suo "capolavoro" non poteva battere le arti degli Yakushi, e quindi era inutile in confronto all'originale. Inutile.

    Battermi? Ma dici? Sussurrò con le labbra tinte di sangue e piegate in un sorrisetto sarcastico. Consumò quanto restava del suo chakra, lasciandone appena una goccia, pur di eseguire quell'ultimo, devastante attacco. La mano che stringeva l'imitazione generò una lama di chakra proprio contro il metallo nero. Nel punto dell'impatto tutto il chakra concentrato si liberò in cinque serpeggianti artigli composti di elettricità, tutti diretti all'unisono verso il centro del petto avversario. Io invece dico che non puoi...fallito. Da cuore a cuore, ma c'era una differenza fondamentale.

    La lama del rinnegato aveva spaccato il cuore di Febh. I fulmini di Febh invece avrebbero danneggiato tutto intorno, lasciando però che la scarica elettrica attraversasse il cuore avversario, forse bruciandolo un poco, ma soprattutto mandando completamente a quel paese il suo sistema di conduzione. Non sarebbe stato un vero danno quello sul cuore, non ci sarebbero state ferite da guarire. Il muscolo si sarebbe fermato. Punto. in quelle condizioni nemmeno uno Yakushi può farcela, senza soccorso esterno...specie uno Yakushi che quasi certamente aveva sprecato un sacco di chakra per usare quell'arma.
     
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    Febh Yakushi ottiene il livello III

     
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