La Città Dei Morti

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  1. Yashimata
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    Ho varcato le soglie dell'esistenza,
    della conoscenza
    oltre la sottile cortina dell'orizzonte.

    Poi la caduta,
    nuovo Icaro.
    La dama Bianca
    mi attende.

    Al di la delle profondità
    alle origini della pietra
    Negli oscuri abissi
    la mia anima sprofonda.

    Persa nell'immenso.

    ~†~

    La neve continuava a sciogliersi sotto lo stillicidio, confluendo in un gruppuscolo di affluenti che ruscellavano in quello che ormai era un autentico pantano. Lo stillicidio mutò lentamente in diluvio, e nella pozza cominciò a sciaguattare la eco di passi.
    « Sono commossa. Non credevo di esserei così importante da smuovere dall'altero trono il signore delle Tenebre in persona. Non potevi delegare questo inqualificabile lavoro a Mayumi? »
    La voce era particolarmente cristallina, ma in essa si celava una fosca tinta di ironia. La sua esile figura era offuscata in una mantellina che le stringeva all'altezza della vita; all'origine risplendeva di un chiarore perlaceo, ma ora quel sodalizio di acqua e fango ne avevano deturpato la pregevole fattura e il singolare chiarore. Un cappuccio le scendeva sul volto velandone i lineamenti delicati e mistificati e lasciando che soltanto le nobili, e velenose nel dischiudersi, labbra amaranti si intravedessero, regalando concretezza alla sua figura contenuta nel mistero.
    « Anche quel tale che ama farsi chiamare 'Alfiere del Nord' sarebbe stato all'altezza di questo compito così triviale e provinciale. Cionondimeno, non hai voluto sentire ragioni. Spero che come minimo ti sia divertito ad inseguirmi per mare e per monti; giocare ad 'acchiapparello' con le persone giuste è sempre divertente, non trovi? »
    L'interlocutore si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito. Le labbra delle Dama si spiegarono in un largo e gelido sorriso. Due boccoli dorati ondeggiavano fuori dal suo copricapo regale ad ogni suo pigro movimento della testa. L'avatar sembrava la sua fotocopia in negativo: la cappa corvina e fosca lo avvolgeva interamente, e solo il biancore cadaverico della sua pelle stravolgeva quel tetro teatrino.
    « Assolutamente - però, ho una cosa da rimproverarti: potevi scegliere un posto più grazioso per il nostro incontro. Magari, un luogo caldo e davanti ad una tazza di tè! »
    Una risata divertita da ambo le parti fu assorbita dal rumore incessante della pioggia. La fanciulla, che aveva mantenuta una distanza ragguardevole durante tutto l'amichevole dibattito, cominciò a muovere svogliatamente i primi passi verso il ragazzo che aveva faticato a lungo per trovarla e per poterle parlare. Sembrava che levitasse in quel suo parsimonioso muoversi. Quando la distanza fu tale che ognuno potesse avvertire il dolciastro respiro /sospiro dell'altro, egli lasciò che la mano dell'amica arrivasse a schiaffeggiarlo senza permettersi nessuna replica istantanea.
    « Sei consapevole che questa galanteria cavalleresca non cambierà la realtà? »
    Il suo timbro di voce, che fino ad adesso si era caratterizzato per la cristallina chiarezza e fermezza, fu spezzato da un leggera - ma senza dubbio rilevante - nota di dolore.
    « Ne sono al corrente. »

    {...}

    Il centro nevralgico della stanza era infestato dalla presenza dell'Avatar e di altre due figure. Stranamente, indossava soltanto una maglietta senza maniche a tinta unita ed un paio di pantaloni, logorati all'estremità che puliva terra. Le altre due ombre erano avvolti in una pastrana totalmente nera; da una si intravedevano vispi capelli colore blu ed un tatuaggio che accarezzava l'occhio destro, dell'altra si vedeva soltanto una ciocca ribelle di colori neri e due occhi smeraldini che risplendevano nell'oscurità del luogo. L'unica luce in quel cimitero di tenebre.
    « Sei davvero convinto? Non si può tornare indietro dopo questo.. » esitò « ..rituale. »
    L'uomo, l'unico uomo in quella stanza, non ricevette una risposta immediata né dall'avatar né, tanto meno, dalla ragazza, che si era coricata in un religioso silenzio dopo essere venuta a conoscenza delle intenzioni di Yashimata. Aveva acconsentito con una melanconica obbedienza.
    « Questo mondo non è ancora maturo abbastanza per sopportare la mia presenza. Al momento, la mia vita è come un pendolo che oscilla costantemente tra passato e futuro, fermandosi soltanto per qualche sfuggevole secondo sul presente, senza riuscire a comprendere il senso degli eventi. Procedere ora con il piano equivalerebbe ad un prevedibile insuccesso. »
    L'uomo scosse la testa in segno di disappunto. Era a conoscenza del 'piano' e lo reputava attuabile subito, senza continuare a procrastinare ancora e ancora. Gli ultimi due anni li avevano trascorsi nell'ombra, lasciando che le loro tracce scomparissero dal globo e dai territori accademici. Il nome di Yashimata era divenuta una nefasta leggenda, che molti consideravano soltanto una storiella senza alcun riscontro con la realtà.
    « Per quante volte tu me lo possa ripetere, non ne sarò mai convinto abbastanza. Anche Fu.. » lo sguardo monastico dell'avatar lo fece correggere « ..la Dama Bianca ha affermato che difficilmente il rituale possa andare a buon fine. Perché rischiare tanto? »
    « Non preoccuparti.. » replicò Yashimata con tono vuoto « Mayumi, c'è qualcosa che non va? »
    Domandò a bruciapelo, ostentando un falso interessamento al suo inequivocabile silenzio.
    « Nulla.. » la voce attraversò i presenti, scivolando via dal loro percetto prima che potessero riuscire a decifrarne il timbro. Era una voce atona, impersonale e solenne, priva di qualsiasi calore umano. « ..nulla. »
    La voce ignota acquistò inconsapevolmente un po' di colore; sembrava essere vagamente risentita -quasi amareggiata. Una sfumatura così sottile da ridursi ad una vibrazione inudibile nel proclama.

    {...}

    Una voce sotto di loro li percossero, risvegliandoli dal mesto dialogo.
    « Alzati; non è più tempo per inutili convenevoli. » l'affermazione asciutta fu accompagnata da un regale gesto della mano « Il tempo è tiranno - e tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro. » Aspettò, quindi, che assumesse una postura più dignitosa prima di rivolgergli nuovamente la parola. Le altre due presenze non sillabavano la benché minima parola; erano a conoscenza che non avrebbero più parlato con l'Avatar, un involucro di tenebre ora destinato a disfarsi.
    « Prima di passare al rituale vero e proprio, ti menzionerò le condizioni della mia morte.. » dal suo tono di voce talmente perentorio, era palese che il neo giunto non avesse alcuna voce in capitolo « ..potrai usufruire del mio corpo e di parte della mia anima, finché non ne avrò nuovamente bisogno. La prospettiva del viaggio che sto per compiere mi suggerisce di non portare con me elementi superflui. » Non lasciava trasparire alcuna emozione, la sua bocca sembrava produrre meccanicamente la voce, come un computer già privo della propria sterile anima « Quando verrà il momento di riportarmi in vita, lo saprai. Non sono a conoscenza di quando questo possa avvenire: giorni, mesi, forse anni... o mai. Le probabilità di fallire sono piuttosto alte, tuttavia siamo fiduciosi nel successo. »
    E gli diede le spalle, marciando verso il ventre aperto della stanza che virava in un'opprimente buio accompagnando la trasformazione con l'esalare di una brezza gelida. Dietro di lui, l'atmosfera era una parete di cera scura che colava lungo sé stessa in un terribile esibizione.
    « Domande? »

     
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11 replies since 24/8/2009, 16:55   531 views
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