La Città Dei Morti

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  1. DioGeNe
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    [Continua da qui]


    " Musica per le mie orecchie! Bene, allora puoi dirmi il tuo nome...io sono Aloysius Diogenes Mikawa. "

    " Ancora sei legato a queste faccende futili, Colosso! Lascia che l'avatar ti mostri la via! "

    Camminammo per dei cunicoli sotterranei per una buon mezz'ora, il luogo distava quasi due chilometri dal livello I del villaggio. Mentre Yashimata ed Eiatsu erano impegnati nei loro strani discorsi, mi rivolsi nuovamente a Seinji, per iniziare a capire qualcosa in più sul suo conto. Ormai sapeva il mio nome e mi aveva visto in faccia, il nostro legame sarebbe stato più stretto di quanto lui si potesse immaginare; già una votla aveva lasciato qualche mollica di pane lungo il mio tragitto e ne avrei pagato le conseguenze per anni ancora.

    " Mi è bastato quel piccolo allenamento fuori le mura per capire di avere di fronte un ninja preparato e, per questo, ti ho proposto di unirti a me senza sapere il tuo curriculum. Ma dimmi, cosa si cela dietro il nome di Seinji? Quali guai hai combinato fino ad ora e ,soprattutto , chi ti da la caccia al momento? "

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    Arrivammo dunque dinnanzi all'ingresso di una grotta. Sebbene l'oscurità fitta non sembravano esserci impedimenti particolari ad entrare ma un occhio più attento avrebbe notato che nemmeno una forma di vita osava avvicinarcisi.

    " Eiatsu fai tu? "

    " Certo, padrone."

    Padrone?! Ma cosa diavolo mi stavano nascondendo quei due?

    " Non fare quella faccia Aloysius. Eiatsu è stato un mio sottoposto quando ero in vita...immagino che non ti abbia detto nulla riguardo la mia morte; bhè una scelta di buon gusto visto che fui io ad aver organizzato tutto. Ma entriamo, tutto sarà più chiaro."

    Probabilmente anche il nuovo alleato sarebbe rimasto stupito da quelle parole. Quello che aveva davanti era un cadavere? Non era all'accademia che si apprendevano certe nozioni ma se il ninja fosse stato un appassionato di storia, e si fosse informato per conto proprio sui dettagli della Quarta guerra Mondiale dei ninja, allora aveva sicuramente già sentito parlare di shonobi in grado di beffare anche la morte stessa.
    Eiatsu intanto aveva iniziato a comporre una lunga serie di sigilli per poi apporre la mano su una specifica pietra che componeva l'ingresso.

    " Possiamo entrare, le trappole sono state disattivate. "

    " Uhm, bene, vedo che ancora sei di casa qui. "

    " Sono tornato in questo covo solo una volta da quel giorno ma il ricordo è vivido nella mia mente. "

    Dunque varcammo l'oscurità, immergendoci in essa. L'interno della grotta era tutt'altro che grezzo: scavare nella roccia e realizzare il lungo corridoio che stavamo percorrendo, a passo lento, non doveva essere stato affatto banale.

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    " Come ti avevo già accennato, Aloysius, la sua struttura è elementare ma efficiente. Per arrivare alla sala circolare c'è solo questo corridoio; Eiatsu ha disattivato le trappole altrimenti per voi vivi non sarebbe stato così facile uscirne illesi uhamuham. Sui lati si aprono quattro aperture, come questa ad esempio, che portano a delle piccole stanze vuote. Volendo si possono usare per gli interrogatori e la tortura. Lì le trappole sono ancora attive, meglio non far esplodere tutto.
    Le celle invece sono lungo il corridoio...mi piaceva l'idea di arrivare a casa tra le imprecazioni ed urla dei disperati. "


    " Uh ecco dove era finito Kabutomi! "

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    Proseguimmo per altri cento metri prima di arrivare difronte ad una porta enorme, visivamente impressionante e sicuramente non facile da buttar giù. Yashimata vi si avvicinò e iniziò ad infilare le dita in piccoli buchi che a prima vista non si notavano minimamente; saranno stati una cinquantina ma lui, come un musicista sui tasti di un pianoforte, eseguiva senza indugi la sua sequenza. Provai a memorizzarla ma non vi riuscii per la velocità di esecuzione e il numero elevato di passaggi. Con uno scatto assordante il meccanismo si attivò e l'anta si sganciò dal suo incavo alzando una grossa quantità di polvere.

    " Si, in effetti bisognerebbe dare una pulita. Attenzione a dove mettete i piedi ora."

    La sala che si aprì davanti ai nostri occhi era enorme ed inquietante. Perfettamente incavata nella dura roccia, poteva essere grande quanto cinque campi di calcio e dai suolo emergevano spuntoni di roccia che arrivavano ai due metri di altezza ricoperti di crani umani. Lungo tutte le pareti un occhio allenato a vedere nell'oscurità avrebbe notato un migliaio di candele spente mentre in alto vi era un'apertura che faceva entrare la luce della luna ed illuminare l'unico elemento "estraneo" della caverna. Un piedistallo in metallo nero, liscio come una pietra accuratamente levigata, collocato nel suo esatto centro.

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    Seguendo l'avatar, ci avvicinammo a quella struttura dove vi era riposto un diario di cuoio, tenuto in condizioni pessime. Le pagine erano quasi tutte stropicciate, però il contenuto era abbastanza leggibile. Era la tipica scrittura dell'avatar e quello era il suo Diario. Sul metallo, invece, in corrispondenza dei quattro punti cardinali, vi erano dei fori, aventi raggio circa 2 centimetri, simili a quelle presenti sul portone. Questa volta fu Eiatsu a prendere parola:

    " Gene, questo sarebbe il posto adatto. Villa Mikawa è un po troppo appariscente e la sua posizione è ben nota. Questo covo invece è sconosciuto agli stessi residenti di Ame e le uniche persone a conoscerlo siamo noi quattro. Che ne dici ? "

    " Non lo so. "

    " Aspetta e cambierai subito idea. "

    Rispose mellifluo il cadavere. Sfiorò con delicatezza quelle pagine ingiallite alla ricerca di un giorno in particolare e, quando la sua ricerca terminò, iniziò a leggere con la sua voce sottile:


    " Quel giorno fu un grande passo per l'umanità. Il Jinkurichi del Nove Code cadde sotto l'attacco combinato che io e il Mikawa realizzammo. Per la prima volta quella condizione di staticità, l'eterna pace che perdurava dalla fondazione dell'accademia, era stata spezzata. Quel giorno iniziò l'era dell'avatar e il mondo sarebbe cambiato per sempre."


    Intanto eseguiva un'altra combinazione con quei quattro "tasti" a sua disposizione e all'improvviso una botola si aprì dal terreno facendone fuoriuscire un altare con sopra un'arma. Era una falce...no, era quella falce! Le bende che ricoprivano il manico portavano il segno delle falcidonnole e la sua lama era ancora sporca di sangue.

    " Questa è l'arma con la quale uccidemmo Sayaka. Questa è la falce di Suibi-kama! "

     
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