Lo Strano Universo

Corso Chunin

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    Un sospiro lungo secoli, due lembi di una benda troppo stretta inumiditi.
    Stava appollaiato sul ramo di un grande albero come un giaguaro nelle ore di calura quel konohaniano così fuori dall’ordinario.
    Raizen.
    Era stanco, stanco ed infastidito da quel mondo che lo pungolava in continuazione, che lo metteva alla prova, e stavolta, beh stavolta aveva esagerato.
    La mano sinistra andò a sfiorare il bendaggio che copriva la parte del volto adiacente.

    Jotaro del cazzo.

    Gli doveva la vita e anche quello sfregio, ma dopotutto quello strambo shinobi per lui aveva fatto tanto, anche se a modo suo.
    Avrebbe preferito i modi più raffinati di Ayato, ma era indubbio che al più violento dei due doveva molto di più, era forse per via di quel debito che aveva nuovamente fatto domanda all’accademia per passare al grado chunin, per mostrare che la fiducia in lui non era mal riposta.
    Quasi come se il destino gli avesse letto nella mente.
    Prima che i suoi pensieri iniziassero a vagare inutilmente pensando ai suoi maestri un falco nero gli aveva consegnato una lettera.
    Un falco, roba importante ed urgente.
    Lesse la lettera, non era Jotaro.
    La rigirò nelle mani, nessun sigillo esplosivo da rimuovere con quel codice, nessuna menomazione possibile, nemmeno un bordo con nascosta una lama, ne era quasi sicuro, quella lettera non apparteneva a Jotaro, solo la scritta gli faceva sorgere un dubbio, o ci azzeccavi o eri fuori.
    Lesse qualche volta tutto il codice, in un pastrocchio simile la soluzione stava in qualcosa in più o in meno che compariva in una di quelle righe, solamente l’ultima però presentava grandi differenze, ma non gli mancava nulla, probabilmente un piccolo inganno, scartò del tutto l’ultima riga, le altre avevano in comune la disposizione delle lettere e di alcuni simboli, quindi anch’essi erano da scartare, le somiglianze non gli erano utili, rimanevano le parentesi.
    Le parentesi tra una riga e l’altra cambiavano quasi del tutto posizione, ma solo l’ultima riga aveva una particolarità, in essa nemmeno una parentesi si chiudeva.
    Scoperta la linea giusta bastava estrapolare il nome della zona, era evidenziato rispetto al resto: C 17, il foglio diventò acqua e si disperse.
    Lentamente il konohaniano venne avvolto dalle ombre, lento un pezzo di Castlevania le scivolava sopra, quasi bramoso del contatto con la sua pelle, poco prima che il processo venne ultimato Raizen mise un piede nell’ombra, vi colò dentro come fosse liquido e poco dopo si ritrovò dentro le mura del castello.
    Aveva accorciato notevolmente il suo viaggio, ed inoltre a Castlevania aveva qualcosa da prendere, qualche equipaggiamento e un foglietto che doveva consegnare a Jotaro, anche se ormai il dubbio che quella lettera non l’avesse mandata lui era sempre più forte.
    Altre sei ore di cammino in cui la mutevole Castlevania lasciava il posto al resto del mondo, ormai considerava quel posto la sua casa e si era quasi affezionato alla sua vegetazione che nella sua scarsa rigogliosità cominciava ad essere piacevole.
    Giunse ai limiti della zona indicata dal foglietto, chiedendo in giro gli venne detto che un tizio abbastanza corpulento girava da qualche giorno in quella zona, ottenne indicazioni più precise per poi ritrovarlo al porto, il mantello si accomiatò dal konohaniano, non sapeva se l’individuo avesse o meno visto tale processo, non gli importava.
    Non era Jotaro.

    Dov’è Jotaro?

    Secco, la sua identità sarebbe venuta dopo la risposta, ma probabilmente il suo interlocutore lo avrebbe già riconosciuto da quelle parole.
    Bendato e sospettoso si fermò ad oltre tre metri dallo sconosciuto, se aveva avuto a che fare con Jotaro in qualche modo era meglio non avvicinarsi tropo.
     
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29 replies since 11/10/2009, 13:54   716 views
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