Lo Strano Universo

Corso Chunin

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    Un po’ di indecisione, prese posto per primo su un letto che stava vicino all’oblò, la cabina era troppo stretta per i suoi gusti e l’oblò gli avrebbe fatto comodo, gli piaceva guardare il mare cullato dal beccheggio del galeone.
    Non interruppe Brando mentre questo parlava, si limitò a fare un gesto con la mano quando parve fermarsi in attesa di domande, aveva capito che da sapere su Jotaro non c’era tanto, ma v’era tanto da scoprire, e per farlo probabilmente bastava attendere.

    Si, tranquillo.

    Vide Brando rivolgersi a Shu, lo stesso a cui poco prima aveva risposto positivamente, gli occhi di Raizen accompagnarono la voce del sensei, probabilmente avrebbe dovuto prestare attenzione alla “fiducia”che Shu gli avrebbe concesso.
    le successive parole di Brando non erano tanto piacevoli, ma purtroppo la guerra era quella e Raizen ne aveva già vissuto una, sapeva come bisognava agire.
    Appena Brando ultimò la sua descrizione Raizen lascio perlare Shu per poi prendere parola, meglio togliersi subito il peso.

    Beh direi che generalmente non sono un gran che.
    Me la cavo sulla corta distanza per via di una buona dimestichezza con i taijutsu e riesco a fare qualcosa sulle medie grazie a qualche buona tecnica di ninjutsu.
    Premettendo che è complesso darmi una specialità al livello in cui adesso mi trovo direi che la mia specialità è l’attacco rapido e debilitante.


    Lasciò la parola al resto del gruppo e ascoltò con attenzione, probabilmente non era l’unico ad essere esperto in quel campo, la maggior parte dei ninja lo erano.
    Udì come Brando il suono del corno d’allarme, ma venne lasciato dentro la cabina, protetto.
    Brando al suo ritorno portò con se una spiacevole notizia: cascadiani.
    Aveva già avuto a che fare con i cascadiani, e non fu una bella esperienza quella, per nulla. Appena Brando finì di parlare Raizen si fece consegnare il rotolo per poi andare a occupare una cabina, doveva sembrare un normale viaggiatore, il suo abbigliamento lo aiutava gli bastò sfilare le scarpe e metterle sotto alla branda per apparire un normale viaggiatore disteso nel proprio letto, gli sarebbe bastato utilizzare una henge per tutta quella roba, ma non voleva incappare nel rischio che qualche speciale corpo cascavano avesse le possibilità per scoprire se qualcuno manteneva delle tecniche attive, la falce stava dentro al rotolo, era stato opportunamente nascosto nelle mutande di Raizen, avrebbe avuto un pacco ancor più grande del solito, ma assumendo una buona postura poteva smorzare tale rigonfiamento, la lunga lancia venne appesa alla parete, una semplice lunga lancia a ricordare i tempi in cui il galeone solcava i mari alla ricerca di facili prede da saccheggiare.
    Il konohaniano trovò poi il tempo per sistemare shuriken e kunai con un piccolo stratagemma, infilò più shuriken in uno stesso dito e li premette contro la parte interna dell’asse di legno utilizzata per tenere ferma l’intelaiatura del letto, stesso trattamento per le armi appuntite rimaste, la tavola era robusta e ben attaccata alle pareti della cabina e le armi conficcate su di essa ben salde, farle cadere sarebbe stato alquanto difficile e vederle se non dotati di particolari doujutsu impossibile nascoste com’erano dalla tavola di legno e dal materasso, non voleva lasciare nulla in giro per la nave di visibile, probabilmente l'avrebbero perlustrata da cima a fondo e qualsiasi cosa fuori posto poteva destare sospetti, contando che probabilmente l'avevano già perlustrata una volta.
    Il coprifronte venne inserito nell’imbottitura del cuscino, prestò attenzione a non lasciare in giro dell‘imbottitura.
    Appena ultimato il lavoro si rese conto di non avere indosso arma alcuna, era apposto, se non per la lunga lancia, se fosse stata l’unica arma presente sulla nave avrebbe destato sospetti, udì la nave cascadiana abbordare la nebbia rossa, avrebbe dovuto fare in fretta.
    Velocemente aprì la braghetta estraendo il rotolo distenderlo e sigillarvi al suo interno la lancia.
    Sentì la porta spalancarsi all’improvviso e un cascadiano entrare senza tanti complimenti, proprio mentre lui, seduto sul petto con le gambe larghe per fare spazio al rotolo disteso che stava li fino a poco fa, alzava la zip.
    Un povero sfregiato, solo e con i pantaloni alla pescatora, temeva forse di bagnarne un paio di più lunghi durante il viaggio in nave, uno sfigato che non aveva compagnia e che tentava di nascondere un bozzo tra le gambe con una cerniera appena richiusa.
    Il konohaniano si girò stupito e imbarazzato verso il cascavano, come se fosse stato colto durante un atto non proprio gradevole per un esterno, gradevolezza annichilita dal fatto che il konohaniano non pareva avere soltanto il volto sfregiato.
    Parve ricomporsi con uno scossone quel uomo solo e con i piedi sporchi.
    Tentò di sfruttare quel piccolissimo errore a suo vantaggio e balbettando parlò.

    b-b-bè poteva almeno bussare!

    Dietro il volto falsamente imbarazzato osservava ogni piccolo movimento del cascavano cercando di cogliere il più flebile movimento ostile mentre ogni suo muscolo era rilassato in attesa di scattare nel momento del bisogno. Non era teso, era in attesa, ma mascherava tale emozione con l’imbarazzo, emozioni simili e facilmente scambiabili per un osservatore esterno che vedeva un uomo canuto aspettare una risposta o un commento, o solamente che se ne andasse per iniziare a dimenticare la penosa figura.
     
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