L'aratro dello Spaventapasseri

[Suna] | [TS]

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  1. Quicumque
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    Il potere che dorme sopito: Satetsu



    Ero da poco entrato nel villaggio segreto della sabbia, grazie ai documenti di Shu-sensei. Presumibilmente l'amministrazione sarebbe stata nella piazza principale e quindi mi diressi li. Arrivato a metà strada venni però intercettato da una ragazzina che, con una forza decisamente superiore a quella che mi sarei aspettato, mi spinse in una via laterale. Dietro di lei un uomo che decisamente non aveva un aspetto rassicurante. Avrei potuto provare a combattere ma non mi sembrava il caso di attirare troppo l'attenzione su di me per cui cercai di scappare. Avevo individuato uno spiraglio in fondo alla via e, mentre li osservavo con la coda dell'occhio, cercai di infilarmi in una traversa non accorgendomi però che non esisteva più alcuna traversa. Andai a sbattere addosso a qualcosa di decisamente duro e caddi a terra, leggermente intontito. L'accesso a quella via di salvezza era stato bloccato da uno strano blocco nero. Ero in trappola. Provai a toccarlo e la sua consistenza sembrava metallica. Tentai di colpirlo con tutta la forza che avevo in corpo ma era inutile, non si spostava da li. Le due figure si avvicinarono e sentii un pop, seguito da uno sbuffo di fumo che lasciò al loro posto due figure decisamente preoccupanti: due shinobi completamente vestiti di nero e con due maschere dello stesso colore nel loro volto. Potevo solo tentare di attaccarli e sconfiggerli, per riuscire a fuggire. Cercai di avanzare ma da dietro di loro una massa nera si stava sviluppando, sempre più grande. Sembrava una nuvola oscura. E per un attimo ebbi paura. E quella fu la mia fine. Dalla nube nera emersero sei punte di metallo che trafissero i miei vestiti e mi inchiodarono al muro. I due shinobi rapidamente mi arrivarono vicino e cominciavo a temere per la mia vita quando i due si inchinarono di fronte a me.

    Ci scusi infinitamente ma lei deve assolutamente venire con noi. Siamo stati autorizzati dal Nobile Aizen-sama. Le spiegherà lui tutto quello che deve sapere. La preghiamo di non opporre resistenza.


    Stranamente persino la loro voce, attraverso quelle maschere, usciva distorta con una strana intonazione metallica. A quanto pareva loro conoscevano me, ma io non conoscevo loro e non conoscevo questo Aizen. L'unica cosa che avrei potuto fare, anche se fossi stato libero di scegliere, era assecondarli, almeno per il momento.

    Non mi sembra di essere nella posizione di poter scegliere liberamente. Liberatemi e io vi seguirò, ve lo giuro.



    I due decisero di liberarmi e uno di loro dissolse il cubo di ferro, permettendoci di passare. Camminammo per delle viuzze molto strette in fila indiana, con me nel mezzo. A quanto pareva non si fidavano di me. E come biasimarli. Ormai, anche se avessi voluto, non sarei potuto fuggire, anche se comunque ero curioso di conoscere questo Aizen di cui parlavano. Ad un certo punto mi accorsi che, per vie traverse, eravamo giunti in un quartiere abbastanza diverso dagli altri. Sembrava come isolato dal resto del villaggio, un isola dentro un isola. I due sembrarono rilassarsi e da ciò capii che dovevamo essere vicini al loro quartier generale. Non andavamo più in fila indiana, segno che anche se avessi provato a fuggire qualcuno mi avrebbe potuto fermare. Insomma ero circondato dai miei nemici.

    Arrivammo alla fine in un dojo, la cui insegna era la parola "Kurogane", acciaio nero. Probabilmente aveva qualcosa a che fare con la tecnica che avevano utilizzato prima. Entrammo e i due si inginocchiarono mentre un uomoimage entrò all'interno del dojo.

    Il famoso Aizen, suppongo.



    Per tutta risposta lui si rivolse verso i miei due accompagnatori.

    E' lui?



    I ninja annuirono.

    Molto bene, siete congedati.



    I ninja annuirono nuovamente e se ne andarono.

    Ti chiederai perché sei qui immagino. O perché io abbia impiegato così tanti uomini e mezzi per averti qui, compreso il tuo vecchio sensei. Si, Shu lavorava per me. Ti spiegherò tutto.

    Immagino che Shu ti abbia istruito sulla storia del nostro villaggio vero? Allora immagino che ricorderai chi fosse il terzo Kazekage. Quello che non immagini però è che tu sei il suo ultimo discendente diretto ancora in vita.



    Lo guardai con uno sguardo altamente stupito. Io... ero... il discendente del terzo Kazekage... ma ciò significava...

    Esatto. Anche tu fai parte del nostro clan, il clan Kurogane, fondato da Sandaime in persona. E anche tu, potenzialmente, puoi utilizzare il jutsu ideato dal grande terzo Kazekage, l'arma più potente della sabbia, la satetsu. Oltre a questa storia ce n'è un altra che desidero raccontarti. Una storia che mi raccontò mio padre in punto di morte e che ti riguarda da vicino.
    Molti anni fa tuo padre si innamorò di una donna esterna al clan, si sposarono ed ebbero un figlio, te. Purtroppo tua madre era restia a farti restare nel clan Kurogane perché temeva che tu potessi essere usato semplicemente come un arma, senza che tenessimo conto della tua volontà e per questo scappò con te. Non mi è chiaro se ti abbandonò nel deserto e tu sia stato solo fortunato o se ti lasciò nelle mani di qualcuno. Quello che so è che ti abbandonò perché era stata ferita da mio padre e sapeva che presto sarebbe morta per dissanguamento. Alla fine trovarono solo il suo cadavere. Alla sua morte tuo padre non fu più lo stesso e dopo circa un anno morì di stenti e malattia. Tuo nonno, il capoclan di quel tempo, morì pochi anni dopo di vecchiaia lasciando come unico successore valido mio padre, che è rimasto in carica fino a poco tempo fa, quando io gli sono succeduto. In punto di morte mi ha raccontato la tua storia e come lui l'ha raccontata a me io l'ho raccontata a te. Ho solo un ultimo oggetto da donarti, quest'armonica, unico ricordo che potrebbe restarti di tuo padre.



    Ero ancora confuso per quello che aveva detto quando mi ritrovai con l'armonica in tasca. Ero stordito, non sapevo che cosa fare. In un attimo tutte le mie convinzioni erano crollate.

    Una volta scoperta la verità ho assodato Shu e l'ho incaricato di rintracciarti, se fossi ancora vivo. La presenza del discendente di Sandaime Kazekage avrebbe portato forza e prestigio al clan. Il nostro numero inoltre è molto ridotto e un elemento in più avrebbe potuto farci comodo. E così eccoti qui. Capisco che tu sia provato, sia per il viaggio che per queste notizie ma non hai molta scelta. Verrai condotto alle tue stanze e domattina presto verrai svegliato. Comincerai i tuoi allenamenti direttamente con me, imparerai ad essere un vero Kurogane. Non hai alcuna scelta. Al mattino ti insegnerò i valori e la politica del clan, mentre al pomeriggio ti allenerò nei jutsu dei Kurogane, oltre a risvegliare il potere che giace sopito nei tuoi geni. Andremo avanti fino a quando lo riterrò opportuno io. Non possiamo rivelare la tua presenza al resto del clan fino a quando non avrai sufficiente potere, non credi? E ora va. Anche se sei il discendente di Sandaime io sono sempre il tuo capoclan e quindi devi obbedirmi.



    Solo una cosa... posso almeno sapere il mio vero nome? So che può sembrare sciocco ma non ho mai avuto un nome vero per cui vorrei almeno sapere qual'è il mio vero nome. Dopotutto se devo essere un vero Kurogane dovrò pur avere un nome no?



    Oh, hai ragione. Me ne ero scordato. Il tuo nome è Shinichi. Kurogane Shinichi. Non preoccuparti se ti sembrerò duro. Ti voglio bene, dopotutto siamo parenti e il nostro è un legame di sangue.



    Ancora scioccato per tutti gli avvenimenti della giornata uscii dal dojo. Fuori dal dojo si trovava una servitrice che, senza una parola, mi accompagnò nella mia stanza dove si trovava del cibo, un bagno caldo e dei nuovi vestiti. Avevo tutta la notte per pensare al mio futuro. In un certo senso, a mente fredda, ero contento. Ieri non avevo niente e oggi mi ritrovavo con un villaggio, una famiglia e la discendenza di Sandaime Kazekage. Decisamente era qualcosa di troppo perché potesse capitare tutto in una volta e ancora non ne comprendevo la portata. Da quel giorno in avanti la mia vita sarebbe totalmente cambiata.

     
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