L'aratro dello Spaventapasseri

[Suna] | [TS]

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  1. Quicumque
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    Superare i propri limiti



    Aizen ridusse in polvere il kunai poco prima che lo colpisse e poi cominciò a manipolare la sabbia nera in tutto lo stabile, per poi crearne dei mucchietti a varie distanze. Mentre faceva questo io riflettevo che probabilmente un altro shinobi non avrebbe potuto evitare quel colpo con altrettanta facilità e mi ripromisi di sfruttare al massimo le mie capacità per diventare un ottimo shinobi, sia per il clan che per il villaggio di Suna.
    Avevo appena finito di pensare ciò che Aizen mi interruppe.

    - Ascolta bene Shinichi, una cosa fondamentale per chi come noi controlla un materiale espandibile, è la distanza dal nostro corpo nella quale siamo in grado di controllarlo. Ho posto della sabbia nera per tutta l'arena a trenta centimetri tra ogni cumulo, adesso dovrai cercare di controllare la sabbia più vicina a te, cercando di farla unire al cumulo successivo, fino a che il tuo campo magnetico potrà espandersi. La difficoltà non sta solo nella distanza ma anche nel peso, poicchè allontanandosi dal centro del corpo, il campo magnetico si indebolisce, permettendoti spostamenti meno rapidi e più imprecisi, in questo modo ti troverai ad avere tutta la sabbia al limite del tuo raggio d'azione e dovrai essere in grado di controllarla, questo è un esercizio diverso dai precedenti, dove ti richiedevo un esame delle tue capacità, adesso abbiamo compreso i tuoi limiti, e li stiamo allargando. Ti senti pronto? -


    Certamente. Supererò i miei limiti e ti dimostrerò che sono degno della mia eredità e di portare il nome Kurogane.



    Creai il campo magnetico e percepii la distanza massima. Mhh. Poco meno della metà del livello che dovevo raggiungere. La sabbia nera cominciò a vibrare e a muoversi leggermente mentre riflettevo, e cominciai a creare un grosso anello di sabbia nera attorno a me per poi espanderlo sempre più. Capivo la difficoltà da cui Aizen mi aveva messo in guardia. Allontanandosi da me la sabbia diventava sempre di più, aggiungendosi al mio anello ed il campo diventava più debole, costringendomi a sforzi sempre maggiori per mantenerne il controllo.

    Arrivai ben presto al mio attuale limite. Questa volta però non avrei avuto problemi ad immaginare quello che dovevo fare, dovevo solo far espandere quell'anello e fargli inglobare tutta la sabbia che si trovava nei vari mucchietti. Portai l'anello fino al limite del campo e poi cominciai a concentrarmi sul flusso del mio chakra, incrementandone l'intensità e la rapidità. In questo modo avrei potuto allargare il limite del mio campo ed incrementarne la potenza. Sembrava funzionare. All'inizio il campo si allargò senza troppi problemi ed arrivai ai 6 metri senza eccessiva fatica. Probabilmente, non essendomi mai concentrato prima sulla dimensione del campo, questo era il mio vero limite. Ora dovevo superarlo.

    Cominciai a concentrarmi sul flusso di chakra ma capii che non sarebbe mai incrementato oltre. Quello era il mio limite fisiologico. Riflettei e ricordai che il chakra era formato anche dalla componente psichica. Dovevo quindi concentrarmi sulle mie emozioni per poter allargare il campo magnetico. Chiusi gli occhi e mi concentrai su me stesso. Sulle mie motivazioni. Dovevo portare onore a me stesso, al clan e al villaggio. Ma perché? Pensavo e giunsi alla conclusione: per ripagarli di avermi fornito una casa e un arma con cui sconfiggere i miei avversari. Avevo deciso di diventare uno shinobi solamente per diventare più forte ma ora avevo trovato qualcosa di più importate. Una famiglia che mi aveva accolto e mi stava insegnando a controllare i miei incredibili doni. Finalmente conoscevo anch'io il calore di quei sentimenti umani, fino a pochi giorni fa conoscevo solo la gratitudine che si dava ad uno straniero per l'aiuto ricevuto, l'incitamento della folla e il calore del sangue.

    Ora avevo capito. E dovevo tutto ad un uomo, al creatore della tecnica che stavo imparando ad utilizzare. Al mio progenitore, a Sandaime. L'unico modo in cui potevo ripagarlo era portare onore al clan e, di conseguenza, anche a lui. Onore. Gratitudine. Non avrei mai dimenticato i motivi che mi spingevano avanti. I sentimenti che animavano il mio cuore. Il senso di appartenenza che solo un clan poteva fornirti. Avevo trovato il mio scopo e, con esso, la volontà del guerriero. La volontà che mi avrebbe consentito di non essere mai sconfitto. Il mio intero spirito era in fermento. Avrei dimostrato ad Aizen che anch'io ero un degno discendente del fondatore, che anch'io potevo rendere onore al Kazekage, al clan, al villaggio, a me stesso e a lui, che mi stava insegnando.

    Mentre questi pensieri mi agitavano il cuore continuai a far espandere l'anello fino a guadagnare un ulteriore metro. Aizen aveva fiducia nelle mie capacità. Nella mia abilità nello sfruttare i miei doni naturali. E io avrei ripagato quella fiducia. Continuai ad espandere l'anello, digrignando i denti per lo sforzo. 8 metri. Non mi sarei mai arreso, per nessun motivo al mondo. Non ne avevo il diritto. Ero un Kurogane, discendente diretto del Terzo Kazekage e come tale i miei doveri mi erano imposti. Quei doveri che la mia povera madre voleva farmi rifuggire, quelle responsabilità che lei pensava non avrei mai potuto sopportare. Non l'avevo mai conosciuta e non sapevo se esserle grato per l'affetto che mi aveva dimostrato, tale che mi aveva dato la vita, o se odiarla perché mi aveva creduto un debole.
    Questi pensieri però non mi intristivano, ma rendevano la mia risoluzione più forte.
    9 metri.

    Continuai a stringere i denti e il sudore cominciava ad inondarmi il corpo. Il mio corpo mi chiedeva di fermarmi ma io non volevo, anzi non potevo. Non mi sarei fermato fino a quando non sarei riuscito ad ottenere il mio scopo. Le ginocchia cominciavano a cedere ed ero tentato dall'utilizzare le mani, che mi avrebbero reso il tutto più facile. Ma non appena quel pensiero mi sfiorò la mente lo rifuggii. No. Non dovevo prendere la strada più facile. Dovevo dimostrare al clan che io ero il degno discendente. Questo fardello era mio e solo io dovevo sopportarlo. Non avrei accettato comprensioni o false lusinghe. I geni erano forti in me e io l'avrei dimostrato. Avrei riacquistato il ruolo che mi spettava all'interno del clan, il ruolo che mi era stato tolto. Il ruolo che era mio per diritto di nascita.
    Un urlo squarciò l'arena mentre l'anello proseguì e divorò in un istante l'ultimo metro. Rallentai il flusso del chakra e l'anello cadde al suolo, in un cumulo di ferraglia.

    Allora Aizen, hai altre prove a cui sottopormi o ti sei convinto della mia abilità?

     
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10 replies since 29/1/2010, 15:54   200 views
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