Corso Genin Classe R

Regione: [E 11] Sensei: Raizen

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  1. Arashi Hime
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    The First Step.
    A Wonderful Day!



    ____________



    La mattina in cui arrivò la lettera dell'accademia ninja -portata personalmente da un imbellettato postino dagli scompigliati capelli rossi- il cielo brillava dei suoi più caldi colori, e un venticello fresco e piacevole sferzava con piccoli sospiri il pianerottolo di un ampio appartamento sul quale, con lo sguardo perplesso e un lecca lecca in bocca, una ragazzina squadrava con curiosità le due buste bianche che aveva appena ritirato.

    « Beh? Finalmente sono arrivate le convocazioni » Disse la giovane aprendo con lo stecchino di legno del suo dolcetto una busta sulla quale, a grandi caratteri, spiccava il nome “Shizuka Kobayashi” « Non ci speravo più, se avessero tardato ancora, avrei accettato di buon grado l’offerta di lavoro del signor fruttivendolo » Aggiunse poi, con aria contrita, entrando in casa e richiudendo alle sue spalle, con un piedino scalzo, la porta di legno.

    La lettera, come si presentò agli occhi della sua proprietaria al momento dell’apertura, era semplice e ordinaria quanto sintetica. Con microscopici caratteri -addossati gli uni sugli altri senza la minima grazia- recava infatti, solamente, il seguente messaggio:


    “Gentilissima Signorina Kobayashi,
    l’accademia ninja di Konoha è felice di comunicarle la data e l’orario del suo corso d’addestramento, che si terrà fra tre giorni a partire da oggi presso la prateria adiacente alle mura del villaggio.
    L’orario d’incontro è segnato per le otto del mattino.
    Nella speranza di risentirla presto,
    L’amministrazione accademica”




    Erano le dieci del mattino nel tranquillo villaggio sempreverde e lei, Shizuka Kobayashi -17 anni di pura puntualità e sistematica organizzazione- non poté che sospirare con sguardo irritato dopo aver dato un’occhiata alla data di spedizione di quella raccomandata che, evidentemente, aveva fatto chissà quale peripezia prima di giungere a lei.

    « …Ma è domani, uffa! » Sibilò infatti, tra i denti, alzando gli occhi al cielo.
    Poi fu solo un attimo: Appese la seconda lettera, ancora chiusa, alla lavagnetta di sughero dell’ingresso -in bella vista per evitar che non venisse notata- poi corse rapidamente su per le scale dell’appartamento, chiudendo con un tonfo secco la porta della sua cameretta.
    Non c’era tempo da perdere. Aveva solamente un giorno per prepararsi!


    ¨•¤º°º¤•¨



    La mattina dopo Shizuka Kobayashi si alzò non appena i primi raggi del sole -sgattaiolando maliziosi nella sua camera, attraverso le finestre socchiuse- le solleticarono dolcemente il volto addormentato.
    Non era, invero, abituata a svegliarsi così presto, ma decisa più che mai a portare a termine al meglio il suo nuovo obiettivo, non poté che sorridere e alzarsi, pronta a impegnarsi al massimo anche quella volta e anche in quell’occasione.
    In fondo, lei era fatta proprio così, un dolce preparato con la giusta quantità di ottimismo, allegria e un’inesauribile energia tirata fuori da chissà dove... benché -come ogni buon dolce- anche lei aveva quel pizzico di sale che non può mai mancare, e che nel suo caso prendeva le vesti di un fiero orgoglio e una lungimirante ambizione.
    [...] Già. Ce l’avrebbe fatta. Sicuramente.
    Dopotutto non poteva essere così difficile come tutti dicevano… e se anche le voci che aveva sentito avessero corrisposto al vero, dove sarebbe stato il problema?
    Doveva solo impegnarsi di più, sempre di più, fino a quando non ci sarebbe riuscita!
    Semplice, no?
    Fu con questi pensieri nella mente che la ragazzina, dopo aver lasciato un foglietto sul tavolo della sala da pranzo per il fratello ancora addormento, s’infilò i suoi geta laccati color perla e uscì nelle vie di un villaggio ancora assopito nel torpore del mattino.

    Eccola.
    Lei era Shizuka Kobayashi.
    I lunghissimi capelli castani danzavano dolcemente dietro di lei, mossi dall'indomito vento del mattino, per ricadere poi ad incorniciare un volto da bambola di porcellana di pregiata fattura: La nivea carnagione, baciata dai tiepidi raggi di un sole ai suoi albori, era ravvivata dalla rosea tonalità delle sue guance che, con dolcezza, sembrava decantare la bellezza di quei grandi occhioni contesi tra il colore della terra bagnata e delle interminabili praterie primaverili.
    Vedendola camminare con passo veloce e leggero lungo le vie del villaggio, poteva addirittura sembrar una bambina -lei, così modesta nel suo metro e sessantacinque scarso d'altezza-, ma ci si sarebbe presto ricreduti notandone l'abbigliamento finemente ricercato e magistralmente abbinato, frutto di anni di rigida educazione.
    Erede del buon gusto e della pregiata raffinatezza che si tramandava da generazioni nelle donne del Clan Kobayashi, Shizuka aveva personalmente tessuto quella che sarebbe divenuta la sua divisa ninja, e che si presentava essere un perfetto connubio tra eleganza e dinamicità, poiché mentre la parte superiore era caratterizzata da un bellissimo kimono rosso -decorato con ricami floreali di incredibile minuzia- fermato in vita da un costoso obi policromo, la parte inferiore era composta solamente di un paio di semplici pantaloncini alla pescatora neri i quali, con la loro austera semplicità, sovrastavano dei raffinati geta smaltati sui quali poche persone sarebbero stati capaci di camminare con tanta disinvoltura.

    Che persona strana era Shizuka Kobayashi.
    A vederla, così candida e posata, nessuno mai l'avrebbe detta essere un'aspirante kunoichi... nemmeno lei stessa.
    Fu per questo motivo che quando trenta minuti dopo arrivò al luogo dell'incontro -segnato su di una mappa allegatale alla lettera accademica- non poté che fermarsi, palesemente nervosa.

    « Oh Dei, che da generazioni proteggete i membri della mia famiglia » Esordì incredibilmente dopo un attimo di silenzio, congiungendo le mani in un evidente segno scaramantico, e alzando gli occhi al cielo come se si aspettasse di avere una qualsiasi risposta « ...Vi prego, fate in modo che oggi vada tutto bene: Che io non deturpi il nome del clan, che non mi rompa niente durante l'addestramento e...emh, possibilmente che non finisca nemmeno nello stesso gruppo di Kuroro » Aggiunse con voce incerta, irrigidendosi nell'immaginare la reazione del suo protettivo fratello maggiore trovandola lì, quel giorno, a fare qualcosa che non avrebbe mai e poi mai approvato « Grazie » Concluse poi, prima di inspirare profondamente e, con passo deciso, accerchiare la casa dietro la quale si era soffermata, sino a portarsi dinnanzi alla facciata principale.

    [...] Ad aspettarla non c'era assolutamente niente e nessuno, se non una bellissima prateria verde e una staccionata di legno sulla quale, fermo e immobile, vi era seduto un ragazzo. Osservandolo con curiosa attenzione, Shizuka rimase colpita dall'immagine di lui, così serio e assorto in chissà quale rete interminabile di pensieri... almeno fino a quando, con stupore, non ne notò l'abbigliamento e la sacca porta shuriken posta sul di lui fianco sinistro, appena visibile sotto ad un pesante mantello nero.
    ...Un ninja?
    Incredibile -pensò la ragazza, avvicinandosi lentamente a piccoli passi, senza smettere di osservare l'oggetto della sua curiosità- non sembrava tanto più adulto di lei, benché la costituzione muscolosa e l'altezza imponente avrebbero potuto indurre a credere il contrario.
    Che fosse un suo compagno di squadra? O forse il suo maestro?
    Beh -rifletté la giovane, fermandosi a poca distanza dall'uomo con le mani intrecciate dietro la schiena- se era il primo ad essere arrivato, doveva sicuramente essere il suo maestro.
    Si! Decisamente!

    « ...Sensei? » Sussurrò quel nome a fior di labbra, abbassandosi leggermente di lato per ricercare con i suoi occhi lo sguardo del suo trovato interlocutore, mentre il suo volto andava ad illuminarsi di un sorriso gentile ed emozionato, il più radioso che da tempo donava al suo prossimo « Piacere di conosc-- »


    Silenzio.




    Questo fu quello che capì di dover fare non appena il ragazzo di fronte a lei non alzò un braccio a zittirla, come se desiderasse la più totale concentrazione per terminare un ragionamento di cui lei, nella sua inutile presenza, non sarebbe mai stata messa al corrente.
    Oh cielo, ottimo inizio -pensò allora Shizuka, scostandosi una ciocca di capelli ribelli dal volto mentre si riportava in eretta postura- sembrava proprio che il suo presunto maestro non fosse dell'umore adatto per intavolare una qualsiasi discussione. Che disdetta.
    Sospirò, portando entrambe le mani dinanzi al grembo e, canticchiando un motivetto di cui solo lei sapeva le strofe, non poté che sorridere nuovamente.
    Poteva succedere di esser di mal umore di prima mattina -rifletté, giocherellando con le sue stesse dita- l'importante sarebbe stato continuare al meglio la giornata, al massimo delle proprie capacità!

    ...Già.
    Lei, povera bimba dall'incontenibile ottimismo e inesauribile ingenuità, credeva realmente a quelle parole; ma quando -a distanza di qualche quarto d'ora- giunsero nella prateria altri due ninja, di cui uno dei due, chiaramente, era Kuroro Kobayashi...
    Beh, non solo gli Dei non l'avevano ascoltata, ma l'avevano persino punita. Atrocemente punita.
    Cos'aveva fatto di così malvagio nella sua vita, per meritare una lezione simile? Da bambina si rifiutava di mangiare la frutta, che la nonna diceva far tanto bene, ma le cose erano cambiate... adesso viveva di frutta!
    E allora perché? Perché tutto questo!?


    "Bene, omuncoli! Il mio nome è Raizen Ikigami, al momento non vi serve sapere nient’altro se non che sono il vostro sensei.
    Ora, se prima di passare al sodo mi dite i vostri nomi e i motivi che vi hanno portato a scegliere la via del ninja sarò felice di ascoltarvi.
    Mi interesserebbe sapere anche in che modo vedete il ninja, del tipo...se come una macchina da guerra, un soldato un semplice uomo o chessò io, ovviamente una risposta decente e motivata sarebbe meglio."




    Trasalì non appena la voce del sensei galoppò alle sue orecchie, improvvisa e repentina come un richiamo all'ordine e lei, decisa più che mai a non incrociare lo sguardo del fratello maggiore neanche una volta (almeno non sino a quando si fosse fatto una ragione della sua presenza lì, e avrebbe calmato l'apprensione che sapeva albergare dentro il suo animo) dedicò tutta la sua attenzione alle parole del ragazzo, fermo ad appena un metro e mezzo da lei.
    Ascoltò la sua striminzita presentazione, e nonostante si fosse imposta la più totale tranquillità -degna di un monaco zen- l'arroganza della sua voce non poté che irritarla: Perfetto, un altro ninja disturbato e perennemente adirato con il mondo. Ottima constatazione per chiudere il cerchio di disgrazie di quella mattinata degli orrori!
    Scosse impercettibilmente la testa e fu solo dopo qualche istante di religioso silenzio che, decisa a non arrendersi e a riportare la giornata al suo miglior splendore, si schiarì la voce ed iniziò la sua presentazione.
    Essendo arrivata per prima, sarebbe stata lei ad esordire.

    « Il mio nome è Shizuka Kobayashi » Disse la ragazza con voce ferma ma gentile « piacere di fare la vostra conoscenza » Aggiunse poi, con educazione, intrecciando le di lei mani in grembo prima di fermare la sua voce per un solo, impercettibile secondo.
    Osservò il suo maestro e, tacitamente, ne apprezzò l'ipocrita manifestazione di cordialità, che non riuscì tuttavia a non indurla a riflettere con la rapida e sistematica velocità che da sempre era stata la sua più fine peculiarità.
    Lei, chirurga scrupolosa di situazioni e persone.

    [...] L'uomo che si trovava di fronte non era una persona tranquilla, né tantomeno paziente. Difficilmente avrebbe potuto attrarre le sue simpatie (qualora ne avesse, e anche su questo nutriva seri dubbi, in quanto sembrava essere un uomo diffidente di nascita), o quantomeno il suo rispetto -come quello dei suoi compagni- qualora avesse esposto il vero motivo, meramente economico, che l'aveva spinta a trovarsi lì in quel momento.
    Doveva cambiare modus operandi. Doveva.
    La sincerità, con le persone lì presenti, non sarebbe servita. Non con loro. Non con lui.

    « I motivi che mi spingono ad essere un'aspirante kunoichi sono privati, e privi di qualsiasi interesse » Argomentò allora, appena una frazione di secondo dopo con una disinvoltura e una semplicità tali da renderla -agli occhi di tutti- la più sincera delle ragazze. « Mentre, per quanto riguarda la sua domanda, sensei... in che modo vedo un ninja? » Si portò un dito al mento, alzando gli occhi al cielo simulando una riflessione ben ponderata, e fu solo dopo qualche istante che riportò i suoi profondi occhi ad intrecciarsi allo sguardo del suo superiore « A mio parere, è un semplice uomo. Il ninja è un uomo comune, che nutre un'ambizione particolare e protegge determinati valori, che possono essere in ugual modo apprezzabili quanto biasimabili. Trovo, dopotutto, abbastanza ridicolo definirlo come "assassino" o con qualsiasi altro aggettivo agghiacciante » Disse poi prima di, inaspettatamente, sorridere con impassibile e dolce compostezza « Ognuno di noi può diventare la più feroce delle bestie. Per i più disparati motivi. Per i più lunghi o brevi periodi di tempo... essere una macchina da guerra o un soldato pronto a tutto pur di vincere la propria causa, trovo che non sia assolutamente peculiarità esclusiva dei ninja »

    Disse questo, e lo disse sorridendo.
    Non vi era strafottenza né rabbia nella sua voce, ma solo una gentilezza morbida e accogliente... incredibilmente, quanto anche inaspettatamente, permeata di decisione.
    Era come se, nel momento stesso in cui aveva terminato il suo discorso, avesse annunciato: "Eccomi qui, sono arrivata. Vedete di non mettermi in disparte o piegarmi al vostro volere, sono una vostra pari... e se non lo sono ora, lo sarò molto presto"


    Questo, è il nostro inizio.





    ____________



    Edited by Arashi Hime - 30/3/2010, 00:32
     
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