Corso Genin Classe R

Regione: [E 11] Sensei: Raizen

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  1. Arcangelo Gabriel
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    The way of the ninja


    CITAZIONE
    Un altro giorno…un altro giorno come tutti gli altri. Attendere pazientemente, questo sussurrava la sua coscienza. Aveva alternative del resto?
    Vagando in casa senza preciso scopo ed esatta meta cercava un modo per distendere la tensione. In momenti come quelli solitamente giocava a shogi con suo nonno o si allenava nell’utilizzo delle armi. Peccato dunque che non avesse in casa esperti giocatori di shogi, sua sorella era decisamente imbranata per cimentarsi in giochi di strategia simili.
    Allenarsi dunque? Preferiva non azzardare, se si fosse affaticato o infortunato in qualche modo avrebbe rischiato seriamente di saltare la partecipazione ai corsi dell’Accademia ninja e ovviamente ciò non era minimamente contemplato.
    Stava passando dal soggiorno alla cucina quando qualcosa attirò la sua attenzione, con la coda dell’occhio aveva notato un particolare insolito…con passo lento e pesante si avviò all’ingresso. Il suo sguardo si soffermò per un istante sulla busta attaccata alla lavagnetta di sughero…

    §Perché Shizu non mi ha avvisato?...§


    Socchiuse per un istante gli occhi per reprimere la rabbia che fugacemente stava accrescendosi e dopo un respiro li riaprì come se nulla fosse. Afferrò la lettera con la destrorsa e con pochi e misurati gesti la aprì strappandola lateralmente.
    Il messaggio contenuto al suo interno era tanto semplice quanto comprensibile e coinciso e leggendolo proseguì il suo cammino verso la cucina


    - "Gentilissimo Signor Kobayashi,
    l’accademia ninja di Konoha è felice di comunicarle la data e l’orario del suo corso d’addestramento, che si terrà fra tre giorni a partire da oggi presso la prateria adiacente alle mura del villaggio.
    L’orario d’incontro è segnato per le otto del mattino.
    Nella speranza di risentirla presto,
    L’amministrazione accademica” -


    La lettera era stata spedita due giorni prima…ciò voleva dunque significare che il primo passo sarebbe stato compiuto il giorno successivo.
    Fissò la missiva per qualche istante…poi con gesto del tutto svogliato e disinteressato la accartocciò gettandola nel cestino…la cosa migliore da fare era riposare e rilassarsi.


    [......]


    -Drin drin…drin drin…drin drin-


    Dannazione…è già ora…mi sembra di aver dormito due ore…


    Il ragazzo aprì poco a poco gli occhi per non essere violentemente accecato dalla luce del sole che quella mattina illuminava gioiosamente l’intera stanza.
    Aveva a sua disposizione un’ora per prepararsi e raggiungere il luogo destinato al raduno. Organizzatosi con calma e minuziosa attenzione dopo circa 30 minuti fu pronto per uscire di casa. Per un istante pensò a sua sorella, non la vedeva dal giorno precedente…le avrebbe chiesto spiegazioni successivamente.
    L’aria era fresca, seppur in alto già splendesse il sole la temperatura dell’aria ancora doveva essere mitigata. La città si stava lentamente destando, i commercianti aprivano i loro negozi e davano il consueto avvio giornaliero alle loro attività. Indossava come di consueto il suo kimono, più simile ad un keikogi d’allenamento che ad un’abito.
    Sua madre l’aveva fatto fare appositamente per lui da una sarta pochi mesi prima, appresa la triste notizia che il figlio avrebbe lasciato la famgilia per intraprendere quella rischiosa cariera. Era senza alcun dubbio di pregevole fattura, lo si poteva intuire dal materiale e dalle rifiniture perfettamente studiate. Qualcosa però spiccava, sua madre aveva insistito animosamente per aggiungere quel simbolo…il rosso stemma degli Uchiha sulla spalla sinistra saltava subito all’occhio su quel keikogi completamente grigio, fatta eccezione per il bavero bianco.
    E come ormai da anni era abituato a fare, anche quel dì aveva indossato la maglia nera aderente che copriva il suo viso fin sotto gli occhi. Per evitare che il keikogi si allentasse e potesse intralciare i movimenti del ragazzo, una lunga cinta nera più e più volte lo cingeva fino a renderlo praticamente un tutt’uno con il suo abito. Alle braccia inoltre indossava delle protezioni, non sapeva che tipo di addestramento o missione avrebbero condotto, dunque doveva aspettarsi di tutto.
    Per tale ragione aveva saggiamente deciso di portare con se uno zaino contenente un tonico coagulante, una corda di canapa, un respiratore e filo di nylon. Braccia, mani, caviglie e gambe erano totalmente ricoperte da fasce da combattimento con lo scopo di attutire eventuali colpi. Poco sotto la vita, legati alle gambe tramite speciali borsellini aveva portato con le kunai, un uchiha shuriken, tekken e un tanto. Legato al fianco destro penzolava ritmicamente l’Hanbo che gli era stato donato da suo nonno.
    Nel complesso l’Uchiha si sarebbe detto più pronto ad una guerra che ad un giorno di addestramento in Accademia, ma del resto la prudenza non era mai troppa e tanto meno per uno come lui sarebbe stato accettabile e ammissibile farsi trovare impreparato.


    Il suo sguardo era fermo e deciso, il vento sferzava con folate improvvise i capelli del giovane sparati all’indietro. Non vi era presunzione nel suo modo d’essere, la camminata era lenta e felpata, elegante e naturale. Ovviamente una figura come la sua non poteva che attirare l’attenzione della gente che lo incrociava. A vederlo l’avrebbero anche potuto scambiare per il figlio del Daimyo vista la fierezza che lo contraddistingueva e il raffinato Kimono. Quel simbolo poi…quel maledetto simbolo sulla spalla sinistra generava occhiate torve in ognuno di quanti posava su di esso lo sguardo.
    Ci vollero appena 20 minuti per coprire la distanza che separava la sua abitazione dal luogo prestabilito per l’incontro. Durante il tragitto l’idea che potesse fallire, avere paura o ripensamenti non l’aveva neppure sfiorato. Lui non provava mai queste sensazioni, era stato addestrato ad essere costantemente calmo e mantenere la situazione sotto controllo. Finalmente dunque si intravvedevano delle figure nei pressi di una abitazione e una staccionata.
    Quando la distanza fu ridotta e permise al ragazzo di mettere a fuoco bene le immagini, qualcosa lo lasciò momento basito…la sua mente si rifiutava di accettare quanto i suoi occhi stavano vedendo…SUA SORELLA al luogo dell’incontro?
    Non potevano esserci equivoci, ne coincidenze…non a quell’ora del giorno e non in quel luogo. Dunque anche lei doveva essere stata contattata. Shizuka evitò lo sguardo del fratello, particolare che ovviamente non sfuggì al giovane studente.

    Delusione…ecco cos’era quella spiacevole sensazione che prese piede poco a poco dentro di se…delusione per non essere stato partecipe della decisione da parte della sorellina di diventare ninja, delusione per essere stato tenuto completamente all’oscuro da tutto ciò…le parole di quello che a tutti gli effetti doveva essere il sensei passarono in secondo piano, piatte e monotone suonarono nella mente del ragazzo che non riusciva a capire il comportamento della sorella. O forse, non riusciva ad accettarlo…non era mai stata abituata al combattimento vero e proprio, seppur conoscesse tecniche basilari come lui non aveva il medesimo approccio al combattimento. Eppure egli sarebbe stato più che lieto di allenarsi con lei se glielo avesse chiesto…


    "Bene, omuncoli! Il mio nome è Raizen Ikigami, al momento non vi serve sapere nient’altro se non che sono il vostro sensei.
    Ora, se prima di passare al sodo mi dite i vostri nomi e i motivi che vi hanno portato a scegliere la via del ninja sarò felice di ascoltarvi.
    Mi interesserebbe sapere anche in che modo vedete il ninja, del tipo...se come una macchina da guerra, un soldato un semplice uomo o chessò io, ovviamente una risposta decente e motivata sarebbe meglio.
    "


    Sgradevole…falso…ipocrita…erano sufficienti a descrivere l’atteggiamento del loro sensei? Di certo quest’ultimo non sembrava così entusiasta di avere degli allievi e questo forse sarebbe stato un peccato…in fondo Kuroro aveva sembra immaginato i ninja di Konoha ligi ai loro doveri, orgogliosi e felici del loro lavoro…e invece..quell’atteggiamento era l’esatto opposto di quanto si sarebbe aspettato l’Uchiha.
    Sua sorella non tardò a rispondere con la sua abituale prontezza e loquacità, era senza alcun dubbio abile nell’arte oratoria…


    « Il mio nome è Shizuka Kobayashi piacere di fare la vostra conoscenza. I motivi che mi spingono ad essere un'aspirante kunoichi sono privati, e privi di qualsiasi interesse. Mentre, per quanto riguarda la sua domanda, sensei... in che modo vedo un ninja. A mio parere, è un semplice uomo. Il ninja è un uomo comune, che nutre un'ambizione particolare e protegge determinati valori, che possono essere in ugual modo apprezzabili quanto biasimabili. Trovo, dopotutto, abbastanza ridicolo definirlo come "assassino" o con qualsiasi altro aggettivo agghiacciante. Ognuno di noi può diventare la più feroce delle bestie. Per i più disparati motivi. Per i più lunghi o brevi periodi di tempo... essere una macchina da guerra o un soldato pronto a tutto pur di vincere la propria causa, trovo che non sia assolutamente peculiarità esclusiva dei ninja »


    Kuroro era d’accordo con il pensiero della sorella seppur in parte. Ovviamente il sensei fingendo un qualche interesse per la possibile risposta dell’altro allievo mosse lentamente il capo verso quello.
    La voce dell’aspirante shinobi era calma e pacata, cristallina


    Kuroro Kobayashi è il mio nome, come avrà intuito sono il fratello di Shizuka. E’ un piacere conoscervi sensei, seppur non si direbbe il contrario…


    L’ultima frase contenva un pizzico di scetticismo, o forse più rammarico e rabbia nei confronti di quell’uomo che indossando il coprifronte di Konoha non onorava di certo il lavoro dei ninja con il suo fastidioso comportamento.
    Senza soffermarsi per riflettere Kuroro sciorinò senza alcun freno ciò che in quel momento sentiva di dover dire


    Mai ho dovuto prendere la decisione di divenire uno shinobi semplicemente perché sono nato per farlo e non ho mai desiderato altro. Il mettermi in gioco e alla prova giorno dopo giorno mi fa sentire vivo e questo è quanto. Per ciò che riguarda invece la mia idea di ninja, penso che sia una pedina nelle mani del Kage, e quest'ultimo ne fa l’uso che più ritiene opportuno. Il ninja non è un guerriero, non è uno stratega né un assassino o una spia…il ninja è ognuna di queste cose e nessuna di loro al contempo. E’ il Kage che chiede al ninja di indossare i panni del guerriero o dell’assassino o della spia se ritenuto necessario. Ovviamente il ninja dunque è uno strumento per il villaggio, e per il suo paese. Quando un ninja giunge a decidere per se cosa vuole essere, bè… penso sia proprio in quel momento che smette di far parte del proprio villaggio e diventa un traditore. Non sono divinità ne esseri straordinari…come ha detto semplicemente mia sorella sono esseri umani e non credo di dover aggiungere altro per il momento…


    Non vi furono interruzioni o riflessioni a rallentare il suo discorso, per anni Kuroro si era interrogato sul significato del ninja e quelle erano le conclusioni alle quali era giunto. Servire il villaggio, questo era lo scopo di un ninja.
    Il suo sguardo era rimasto tutto il tempo fisso su quello del sensei. Non voleva incrociare quello di sua sorella perché probabilmente avrebbe notato in lui qualcosa di strano o che non andava e quello sicuramente non era il momento adatto per dare sfogo a discussioni o banali litigi.
    Non vi era mai stata presunzione nel suo modo di fare, questo Shizuka probabilmente lo sapeva…il sensei avrebbe dovuto notare l’indole apparentemente svogliata del ragazzo e intuire che al contrario era perfettamente calmo e concentrato…pronto a servire il suo villaggio…pronto ad essere un ninja.



    Edited by Arcangelo Gabriel - 2/4/2010, 10:18
     
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