Corso Genin Classe R

Regione: [E 11] Sensei: Raizen

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  1. Alastor
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    b u c o l i c a » Prologue
    On The Other Side



    L'ultimo periodo era stato oltremodo stressante, tra pellegrinaggi in Accademia e seccature di varia natura somministratemi dal villaggio. A seguito della promozione al rango di Genin, e quindi all'effettivo inserimento nell'organico della comunità ninja, avevo potuto riscontrare un netto quanto prevedibile incremento di impegni, senza contare ovviamente le missioni che da un giorno all'altro avrebbero cominciato a vedermi coinvolto. Ero molto affezionato al mio tempo e pretendevo di avere la facoltà di scegliere come impiegarlo. Questo era uno dei motivi per cui ero restio a candidarmi ad un ruolo di maggior prestigio e responsabilità all'interno di Konoha, oltre al mio scarso interesse nel far carriera. Più si era delle persone autorevoli, più si rivestiva delle cariche importanti, ed inevitabilmente maggiore era il tempo e le energie che bisognava sacrificare per il villaggio, svolgendo attività spesso noiose o che esulavano dal proprio interesse. No, decisamente non ero pronto a mettere il villaggio davanti ad ogni altra cosa, anche me stesso, ed in tutta franchezza l'eventualità che le cose sarebbero cambiate mi vedeva molto scettico. Ad ogni modo, non era ancora il caso di lagnarsi. Avevo ancora il pieno controllo della routine giornaliera, e riuscivo comodamente ad occuparmi di tutti i miei studi e le attività collaterali. Quando decisi di intraprendere la carriera ninja ero consapevole che la posizione che avrei occupato mi avrebbe favorito ed aiutato nelle mie ricerche, oltre che pormi di fronte a sfide fisiche e mentali di difficoltà crescente che mi avrebbero messo a dura prova e avrebbero contribuito a formarmi. Ero altrettanto consapevole, però, che c'era un prezzo da pagare per godere di tali privilegi. Prezzo che si configurava principalmente con l'avere a che fare con l'Accademia e la sua pomposa struttura burocratica, con il rendersi disponibili al proprio villaggio assecondando ogni sua imposizione, e con il mettere a rischio costantemente la propria pelle. Un sistema che non si poteva aggirare, a meno che non si volesse andare incontro a grossi guai che, nel mio caso particolare, avrebbero sancito la fine dei miei propositi. Si trattava di uno scambio abbastanza equo, non potevo lamentarmi.
    Un giorno come tutti gli altri, dopo aver consumato una colazione frugale a base di riso e pesce, presi la porta della mia abitazione uscendo finalmente all'aria aperta. Il sole era ancora acerbo, affacciato oltre la chioma degli alberi in lontananza. L'aria era leggera e fresca, e respirarne a pieni polmoni mi diede un gran sollievo. Intorno era tutto tranquillo. Era ancora abbastanza presto, ma di lì a poco i primi commercianti avrebbero cominciato a farsi vedere per le strade della Foglia, recandosi ad avviare la propria attività. Solo quando abbassai lo sguardo verso il suolo mi resi conto che tra i miei piedi, proprio sull'uscio dell'ingresso, vi era una lettera. Mi chinai a raccoglierla, per poi scrutarne attentamente l'involucro. Era a me indirizzata ovviamente, mentre il marchio ed il mittente erano riconducibili all'Accademia. Non rilevai altri elementi interessanti dall'esterno. Gettai un altro sguardo ai margini della mia proprietà, nell'eventualità che il messaggero si trovasse ancora nei paraggi, ma non mi riuscì di scorgere nessuno. Poteva essere stata depositata lì da minuti, o addirittura ore, ma questo dettaglio poco importava.
    Rientrai in casa, chiudendomi la porta alle spalle. La speranza era che si trattasse di qualcosa di innocuo. La pubblicità di una qualche fiera patrocinata dall'organo, un invito ad un evento od incontro dalle tematiche più o meno banali, cose così. Cose che avrei potuto ignorare senza troppi crucci. Aprii la busta e tirai fuori il foglio di carta ben piegato, leggendolo con attenzione.

    CITAZIONE
    Egregio signor Zangyaku Jaken,

    siamo lieti di informarla che — a seguito della sua promozione a grado Genin con ottimo profitto — è stato selezionato come partecipante ad una missione di recupero, la quale fungerà come prova preliminare pratica per due studenti accademici provenienti da Konoha, aspiranti Genin.
    Il ruolo che ricoprirà in tale contesto sarà quello di aiuto sensei, operando come assistente di uno shinobi di rango ed esperienza superiore, nonché da supporto organizzativo e didattico.
    E' dunque pregato di recarsi, fra tre giorni a partire dalla data di ricezione della presente, presso il distretto E11.
    L'appuntamento con il suo collega e gli allievi è fissato per le ore 8.00 del mattino, alle coordinate indicate sulla mappa presente sul retro di questa missiva.

    Fiduciosi che svolgerà il suo compito con solerzia e dedizione, la salutiamo porgendole i nostri migliori auguri.


    In Fede,
    L'Accademia Ninja.

    Aggrottai leggermente la fronte, poi rilessi una seconda volta il messaggio, per assicurarmi che non mi fosse sfuggito nulla. Era qualcosa di piuttosto inaspettato. Non avevo fatto alcuna domanda per ottenere quel tipo di incarico, anche perché il ruolo di sensei non figurava certo in cima alla lista delle mie aspirazioni. Si trattava di un compito che spesso presentava molti fastidi, alcuni inconvenienti e poca gratificazione, almeno dal mio punto di vista. Un buon educatore, almeno per quanto richiesto dalle convenzioni, era colui che disponeva di grande affezione per il suo allievo, volontà di condivisione, e soprattutto una pazienza praticamente illimitata. Perché avere a che fare con dei giovani inesperti, ed in parecchie istanze ottusi ed indisciplinati, ne richiedeva davvero tanta. No, decisamente l'idea di fare l'insegnante a dei cadetti ninja non mi esaltava.
    Oltretutto, nemmeno mi ritenevo all'altezza del compito. Altri requisiti di un sensei degno di tale appellativo, quelli di vitale importanza per me, erano una vasta e approfondita conoscenza degli argomenti oggetto di insegnamento ed esperienza diretta pluriennale. Per quanto mi riguardava, il sensei poteva essere la persona più dolce e comprensiva al mondo, oppure la più folle e sadica, dettagli di tipo caratteriale non mi riguardavano né interessavano. Ciò che pretendevo era solo competenza, esperienza e possibilmente un cervello ben funzionante. In un'ottica del genere non rappresentavo affatto l'insegnante ideale. Ero Genin da nemmeno due mesi, le mie conoscenze erano piuttosto buone per via degli studi che conducevo con costanza da autodidatta, ma per nulla paragonabili a quelle di un ninja scafato, ed in quanto ad esperienza sul campo ero poco più che un novellino. Davvero, se fossi stato negli studenti non so quanto avrei apprezzato la scelta dell'Accademia, anche se, dettaglio da non trascurare, la mia veste era di aiuto sensei, quindi probabilmente avrei avuto un ruolo marginale nel processo didattico, mentre il grosso del lavoro sarebbe giustamente spettato al sensei "di ruolo". Inoltre, a seguito della riforma che l'Accademia aveva apportato al sistema di preparazione degli aspiranti Genin, già da un po' di tempo ormai, assimilare l'aspetto teorico dell'insegnamento sarebbe spettato in larga parte ai candidati stessi. Noialtri avremmo dovuto principalmente fugare eventuali dubbi e guidarli nella parte pratica del corso. O almeno, questa era stata la mia esperienza personale.
    Una cosa che mi pareva piuttosto strana risiedeva nei numeri: due sensei per due allievi, un esatto rapporto di 1:1. Dal punto di vista amministrativo, mi appariva come una scelta decisamente inusuale. Di solito si cercava di radunare il maggior numero di allievi possibile sotto la supervisione di uno o due istruttori, in modo da non dover ingaggiare un numero esagerato e superfluo di personale, che poi doveva essere adeguatamente retribuito. Non sapevo quante altre classi si sarebbero formate nell'imminente sessione e come sarebbero state strutturate, ma quel tipo di formazione, così simile ad un team da missione, probabilmente lasciava trasparire qualcosa che chi era dell'ambiente già sapeva bene: carenza di nuove reclute. Era da anni ormai che le iscrizioni all'Accademia erano drasticamente diminuite, ed era un fenomeno che andava accentuandosi con il tempo. Erano sempre meno le persone disposte ad intraprendere una carriera così aspra e pericolosa. Cosa che, francamente, non ritenevo necessariamente negativa. Quantità minore significava qualità migliore, oltretutto una diminuzione uniforme delle forze militari non poteva che essere un bene.
    Esaminai l'altra facciata del foglio, individuando il punto cerchiato con un pennarello rosso sulla mappa che vi era stampata. Conoscevo quella zona, ci ero stato parecchie volte. Era un'area boschiva molto tranquilla e quasi disabitata, eccezion fatta per un pugno di contadini e pastori che vi si erano stabiliti, essendo quello un posto ideale per svolgere le loro umili attività. Distava pochissimo da Konoha, in mezz'ora o poco più di cammino sarei giunto a destinazione in tutta comodità. Sperando che non si trattasse di una lettera fasulla che mi avrebbe condotto dritto dritto in una trappola, o un agguato. Annusai la lettera, in cerca di odori che potessero mettermi in allarme. La mia naturale diffidenza, che alcuni avrebbero definito paranoia, non tralasciava mai di farmi contemplare le eventualità peggiori di ogni situazione. Una cosa era certa: l'equipaggiamento non sarebbe rimasto a casa.


    [3 Giorni Dopo]

    Quando esibii la lettera che avevo ricevuto, e che mi ero premurato di portarmi dietro anche per mostrarla al sensei del corso, qualora avesse voluto una prova di identificazione, più il permesso di uscita ottenuto in amministrazione, i guardiani delle mura mi lasciarono passare senza indugi, consentendomi di recarmi presso il luogo dell'incontro. Così mi incamminai procedendo di buon passo, addentrandomi nella zona forestale che costeggiava i confini del villaggio. In quella giornata primaverile il cielo era sereno e tirava una leggera brezza tanto dolce che mi accarezzava la pelle e giocava con la mia folta chioma corvina, portata sciolta nella circostanza. Il cinguettio festoso degli uccelli ed il brusio di alcuni insetti era un piacevole sottofondo, mentre avanzavo stando bene attento a dove mettevo i piedi.
    Come mia abitudine, ero vestito in modo sobrio e semplice. L'abbigliarmi era decisamente una delle operazioni in cui non ponevo il minimo scrupolo, trattandosi di un procedimento di poco conto per me. Non consideravo parametri quali l'eleganza, la raffinatezza o la ricercatezza degni di attenzione, rapportati a indumenti la cui funzione basilare era e restava proteggere la persona dalle intemperie e coprirne le zone intime. Il mio guardaroba era abbastanza vario e contava anche dei capi che sarebbero stati giudicati più che pregevoli, ma li indossavo con totale noncuranza. La cosa essenziale, per me, era che l'indumento fosse comodo, poco elaborato e poco appariscente. E quel giorno non fu una eccezione. Indossavo una sottile maglietta a maniche lunghe di cotone, piuttosto aderente e di colore blu scuro. Le maniche erano leggermente più lunghe del normale, in quanto il loro bordo superava il polso arrivando quasi a coprire le nocche della mano. Sopra di questa, una maglia a maniche corte nera un pò più ampia, e lunga fino alle ginocchia, ma tenuta frontalmente aperta dalla vita in giù grazie ad una cerniera che percorreva l'abito per tutta la sua lunghezza. Il colletto era largo e leggermente alto. Un pantalone nero, largo quanto bastava a non intralciarmi nei movimenti e degli stivali neri che lasciavano scoperte le dita dei piedi ed i talloni, a mo' di sandalo. Il coprifronte non era esposto in bella vista, accorgimento che non trascuravo mai quando uscivo dal villaggio, per pura precauzione.
    Doveva mancare poco all'arrivo ed ero in orario. Più mi avvicinavo alla meta e più tenevo i sensi allertati, pronti a captare il minimo segno di pericolo. Guardandomi continuamente intorno, scorsi in lontananza alla mia sinistra la figura di una persona, ad occhio un ragazzo, che sembrava dirigersi verso la medesima destinazione. Continuai a tenerlo d'occhio da lontano fino a quando, inevitabilmente, cominciammo a convergere sulla stessa strada, che si arrestava di fronte ad una casetta di legno. Avendo già visitato la zona quella costruzione mi era familiare, sebbene non ne conoscessi gli abitanti. Ero dunque giunto, e non ero solo.
    Oltre al ragazzo che già avevo adocchiato ed insieme al quale ero arrivato, c'era anche una ragazza ed un uomo. La ragazza, al nostro arrivo, si voltò a guardarci e per qualche ragione parve spiazzata dalla presenza del mio compare, tanto che si affrettò a distogliere lo sguardo e porlo altrove. Pareva essere in imbarazzo, oppure che si vergognasse di qualcosa. Lanciai dunque uno sguardo in tralice al ragazzo che era al mio fianco, il quale, nonostante mantenesse una certa compostezza, apparve per qualche istante piuttosto contrariato. Doveva trattarsi dei due studenti del corso, che ad occhio e croce dovevano conoscersi di già, nonostante il loro incontro non avesse scatenato esattamente un tripudio di felicità. E, per il momento, non mi interessava indagarne i motivi, piuttosto mi concentrai sull'uomo adagiato su una staccionata antistante alla casa. Costui, sebbene fosse seduto, manifestava una stazza non indifferente, in quanto sembrava superare abbondantemente i due metri di altezza ed aveva un fisico robusto. Aveva lunghi capelli platinati ed occhi di un colore non dissimile.
    Ad un tratto alzò il capo e cominciò a parlare.

    CITAZIONE
    Bene, omuncoli! Il mio nome è Raizen Ikigami, al momento non vi serve sapere nient’altro se non che sono il vostro sensei.
    Ora, se prima di passare al sodo mi dite i vostri nomi e i motivi che vi hanno portato a scegliere la via del ninja sarò felice di ascoltarvi.
    Mi interesserebbe sapere anche in che modo vedete il ninja, del tipo...se come una macchina da guerra, un soldato un semplice uomo o chessò io, ovviamente una risposta decente e motivata sarebbe meglio.

    Come immaginavo, si trattava del sensei. Un individuo alquanto sgradevole, ebbi subito modo di constatare. Il tono amichevole che aveva usato strideva nettamente con il suo atteggiamento e le sue parole, tra cui figurava un "omuncoli" che gli intervenuti avevano senz'altro apprezzato. Non sembrava granché contento di trovarsi in quel posto. Probabilmente anche lui aveva ricevuto una mansione indesiderata dall'Accademia, ma almeno avrebbe potuto assumere un comportamento più aperto e costruttivo, come stavo appunto cercando di fare io. Ma probabilmente era la boria la sua caratteristica predominante. Speravo di lavorare con lui in maniera seria e tranquilla, ma non ne ero affatto convinto.
    Ad ogni modo, gli studenti risposero alla richiesta del sensei di presentarsi, di illustrare i motivi che li avevano spinti ad intraprendere quella carriera e della loro visione personale dello shinobi. Cominciò la ragazza, che doveva essere mia coetanea suppergiù, come l'altro ragazzo del resto. Era molto graziosa e vestiva raffinatamente. Aveva capelli tra il biondo ed il castano chiaro, molto lunghi e lisci, e grandi occhi verdastri. Si presentò come Shizuka Kobayashi. Il cognome non mi era affatto nuovo, anzi, era noto in tutta Konoha, o almeno tra i ceti sociali più alti. Si trattava del clan più rinomato e qualitativamente accreditato del villaggio per quanto concerneva il commercio di tessuti. Non potevo essere certo che si trattasse di una discendente di tale famiglia, ma tenendo conto delle dimensioni non così vaste della Foglia, dubitavo che si trattasse di omonimia. Se davvero apparteneva a tale stirpe, era curioso che le fosse stato consentito di diventare una kunoichi, non proprio un impiego degno della nobiltà, oltre che ad alto rischio. Fu evasiva sulle ragioni che l'avevano portata a fare quella scelta, mentre diede una risposta ragionevole all'altra domanda. La giovane mostrava un carattere deciso e proprietà di linguaggio, proprio come ci si aspetta da una ragazza istruita e di buona famiglia.
    Fu dunque la volta del ragazzo, il cui viso era coperto dal naso in giù, costume per nulla raro tra i ninja. Aveva dei begli occhi verdi e scuri capelli pettinati all'indietro. Vestiva sobriamente, ma bene, e sul keikogi che indossava, in corrispondenza di una spalla, era presente un piccolo simbolo fin troppo conosciuto. Un ventaglio stilizzato bianco e rosso, il marchio del clan Uchiha. Restai quindi un attimo dubbioso quando il ragazzo non si presentò come tale, dichiarandosi tale Kuroro Kobayashi. Se quel simbolo non era solo per sfoggio, probabilmente significava che Kuroro aveva ereditato sangue Uchiha dalla madre o comunque dal suo ramo familiare. Inoltre condivideva lo stesso cognome della ragazza. Erano dunque parenti, fratelli per l'esattezza. Sembrava un ragazzo serio e disciplinato.
    Quando anche lui ebbe terminato di rispondere, immaginai che fosse il mio turno di presentarmi. Ritenendo ormai la situazione sotto controllo, tirai fuori il coprifronte dalla mia veste e lo assicurai alla spalla sinistra. Avanzai di qualche passo, allontanandomi dai due allievi e fermandomi a metà strada fra gli stessi e Raizen, in un punto abbastanza esterno da riuscire ad osservare i tre disposti ai miei lati. Sembravo quasi un arbitro in procinto di segnalare l'inizio di un cruento scontro. Cominciai a parlare con tono tranquillo e sicuro, mentre il mio capo si volgeva un po' ovunque accompagnando le parole con degli sguardi rivolti a tutti i presenti.


    «Il mio nome è Jaken Zangyaku, e come voi vengo da Konoha.
    Sono qui in veste di aiuto sensei. Per qualsiasi problematica sentitevi liberi di rivolgervi a me.»

    Mi rivolsi poi espressamente agli studenti. «Potete chiamarmi per nome, o sensei, non ha davvero importanza.»

    Ormai ero lì e intendevo dare una possibilità a quella esperienza. Probabilmente ne sarebbe uscito qualcosa di buono, qualcosa di utile. Se non altro i cadetti non sembravano i soliti piantagrane. I cadetti.
    Tacqui, attendendo informazioni dal sensei sulla natura della missione affidataci.


    SPOILER (click to view)
    × Off-Game ×

    × Legenda
    Narrazione
    °Pensieri°
    «Dialoghi»

    Buon corso a tutti. :wosd:
     
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36 replies since 26/3/2010, 14:36   1750 views
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