Dimora di Eiatsu Nai

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  1. - Hohenheim -
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    Ricordi di Eiatsu
    Prima parte: sulla vita e sulla morte


    Erano già le nove di sera.Nell'obitorio di Oto la maggior parte delle luci erano state spente e i corridoi si allungavano vuoti e freddi nello spazio buio. La maggior parte delle persone aveva già lasciato i rispettivi incarichi per riunirsi ai propri cari...ma non tutti.
    Avvicinandosi all'ala sud est dell'edificio ,si sarebbe potuto sentire un incessante tintinnare metallico, come di oggetti posati sul freddo acciaio. Avvicinandosi ulteriormente si sarebbe potuto persino sentire il fruscio sommesso di abiti anche se, a quel punto, la cosa più evidente sarebbe stato un fascio di luce che una porta socchiusa proiettava trapezoidale nell'ombra.

    La sala era immersa nella ronzante illuminazione dei neon. C'erano tavoli operatori in discreta quantità, svariati armadietti e qualche sedia sparsa. Ovviamente non c'era alcuna finestra.
    Un uomo era in piedi davanti uno dei suddetti tavoli, con un bisturi in mano, che lavorava incessantemente sul corpo grigiastro di una giovane donna dai capelli castani.

    Al suo fianco, ad un metro, c'era un Eiatsu bambino. I capelli gonfi e scomposti gli ondeggiavano in un ciuffo ribelle davanti il volto pallida e intonso. Poteva avere cinque anni, così piccolo che i suoi piedi, da seduto sulla sedia, non riuscivano a toccare terra. Decisamente fuori posto.

    Eppure per lui non era un problema, anzi. Trovava che quella sala immersa nel silenzio della morte , seppellita sotto terra fosse un'oasi di tranquillità. Per quanto riguardava i morti non aveva paura perché il padre gli ripeteva sempre: “Temi i vivi, non i morti che sicuramente non possono farti del male”

    [Che splendida ironia, pensava spessa Eiatsu cresciuto ripensando a questo modo di dire del padre...]

    Temeva invece il buio ed era per questo che , quando posizionava la sedia, faceva in modo di tenersi il più possibile entro i coni di luce; alla stessa maniera, quando dovevano andarsene, faceva accendere tutte le luci dei corridoi fino ad uscire. Il padre rideva di questo mentre sotto i baffi diceva: “Eppure imparerai ad amarla”, l'oscurità.

    Quello che Eiastu non sapeva, al tempo, era che il padre lo portava lì per un motivo: per addestrarlo!! Anche se non era uno shinobi, aveva lavorato con loro a lungo e aveva molto da dare al figliolo. Così, mentre lui operava ,spesso parlava raccontando di avvenimenti e fatti, di guerra e abilità. E tra i racconti fantastici mischiava fatti reali e conoscenze di medicina. Il suo forte però erano i discorsi sulla vita e sulla morte. Un giorno iniziò dicendo:

    “Vieni qui Eiastu che ti voglio far vedere una cosa”

    “Si!”

    Il piccolo sgattaiolò verso l'uomo che intanto aveva tolto due lenzuoli bianchi da altrettanti tavoli. Scoprì così due uomini. Il primo era evidente fosse uno shinobi:il suo corpo nudo mostrava una muscolatura florida, nonostante il decesso, e un numero indefinito di cicatrici. L'altro poteva essere un negoziante...

    “Che differenza vedi tra i due?”

    Era una domanda troppo facile, forse banale...o forse no? Difatti il bambino ,che avrebbe potuto dire qualsiasi cosa come : “Questo è più grande e più muscoloso” oppure “Quello è grasso!” , disse invece:

    “Nessuna!”

    Ah splendida mente di bimbo capace di cogliere la verità perché svincolata dai limiti dell'esperienza! Eiatsu, che certamente aveva notata tutte le differenze fisiche tra i due corpi, le aveva infine ritenute completamente insignificanti. Quei corpi erano uguali perchè erano alla stessa maniera immobili, privi di quell'impercettibile vibrazione che viene dai corpi vivi per il semplice fatto che in essi scorre sangue. Difatti cosa poteva mai significare che avessero una forma diversa, quando erano accomunate dalla perdita della stessa esistenza?

    “ Molto bene Eiatsu, davvero molto bravo. Difatti la Falce non fa alcuna distinzione di sesso o razza e ci colpisce tutti indistintamente. Solo qui ,ad Oto, questa legge fondamentale viene stravolta:ed è questo il motivo per il quale viviamo in questo villaggio! “

    Fece un lungo respiro mentre copriva i due corpi.

    “Tuttavia per noi, con il mestiere che facciamo, è importante carpire ciò che non è evidente ad occhio nudo. I corpi sono, difatti, dei grandi rompicapi, come piccolo forzieri che contengono la materia più valutata del nostro tempo:le informazioni. Ed è il compito degli Eliminatori saper dischiudere tali scrigni. Impara Eiatsu: per quanto uno shinobi possa essere forte esso non lo sarà mai abbastanza per vincere contro il destino che accomuna gli umani. Non ricercare per questo la forza, ma ricerca la perfezione delle tue abilità e conosci più che puoi. Se questo ti porterà poi a diventare più vigoroso tanto meglio!”

    Il bambino per lo più stava in silenzio ad osservava il padre riempirgli la testa di tutte queste cose, e a lui piaceva starlo a sentire. Se c'era una cosa che amava fare, Eiatsu, era infatti ascoltare e, essendo bravo nel farlo, assorbiva tutto come una spugna.

    “Bene, ora che abbiamo fatte prendere aria alla bocca è tempo di tenere occupate anche le mani. Vieni qui Eiastu, dammi una mano a richiudere questo qui.”

    Così gli mise in mano, per la prima volta, un ago da cucitura in mano: un grosso ago con uno spesso filo infilato nella cruna. E mentre il padre procedeva spedito lui arrancava con i lembi di pelle, poi si punzecchiava, e come ogni bambino si stancava in fretta. Allora il padre gli sorrideva e diceva:

    “Dai non è difficile! Fai un piccolo sforzo che abbiamo finito “

    Continuavano invece per molto tempo ed Eiatsu ci si metteva di impegno sebbene ogni giorni dicesse:

    “Uffa io non ci riesco!” E Metteva il broncio .Al che il padre : “La pratica rende perfetti”. Il bimbo gli faceva la linguaccia, ma poi si rimetteva sempre al lavoro. Difatti, come avrebbe ben notato da grande, dopo quindici anni di pratica ,le sue suture sarebbero diventate veramente perfette.









    Ricordi di Eiatsu
    Seconda parte: l'Elogio della Segretezza


    L'uomo camminava avanti e indietro,calpestando con le scarpe scure il terriccio marrone di un campo di allenamento. Una fila di ben dieci nuovi chunin del Suono era schierata davanti a lui. Che però a quella persona fosse stato attribuito sesso maschile, questa era una pura convenzione che Eiatsu stava mettendo in atto per non impazzire, come probabilmente stavano facendo anche gli altri presenti.

    Difatti quella persona era un grosso punto interrogativo .Dalla stazza non si poteva escludere l'appartenenza ad un sesso o all'altro e le vesti erano sformate al punto tale da confonderne i contorni. Inoltre, il fatto di essere avvolto da drappi su tutto il corpo non ne permetteva l'inquadramento in una qualsivoglia razza. Mentre camminava dissimulava le proprie movenze: per sette volte fece avanti e indietro allo schieramento di chunin, e per altrettante volte cambiò tipo di passo, frequenza della camminata, posizione dei piedi e della postura in generale. Eiatsu notò che le impronte che lasciava per terra avrebbero indotto il miglior inseguire a pensare che ci fossero almeno tre persone...talvolta nemmeno lasciava impronte al suo passaggio.

    Poi parlò:

    “ Quattro e Sette , sparite dalla mia vista!”

    I due chunin chiamati in causa spostarono i loro sguardi ebeti dal sensei gli altri compagni.

    “Devo forse ripetermi?”

    Nonostante avesse parlato per due volte in un brevissimo arco di tempo, Eiatsu (numero Otto), si accorse di non essere riuscito a cogliere quale fosse il suo timbro di voce: era come se lo modulasse parola per parola.

    “ Mi scusi,il corso è appena iniziato!Perchè ce ne dobbiamo andare”!
    “ Giusto!”

    Disse il secondo rincarando la dose.Il sensei stette un attimo in silenzio e poi si concesse una breve risata:

    “Ve ne dovete andare perché a voi manca addirittura il buon senso per frequentare il mio corso e se non lasciate subito il campo di allenamento giuro che vi ammazzo...”

    Quelli si guardarono un attimo e poi lasciarono la fila, sparendo oltre il campo visivo del gruppo. Nonostante l'imbarazzo e il senso di inadeguatezza che si era venuto a creare Eiatsu credeva di aver capite quello che era successo.

    “Ha chiamato le uniche due persone che non stavano indossando la maschera...”

    Notò ringraziando il cielo che quella mattina, per pure caso, aveva deciso di provarla.

    “Bene signori! Abbiamo appena concluso la prima lezione del corso. Da domani verrete valutati sulla base di ciò che avete imparato fin da oggi”

    Detto questo compose un unico sigillo e svanì in una scarica di elettricità statica.

    “Imparato? Ma questo si è fumato il cervello, non avrà detto che quattro frasi”

    Disse il numero Tre mentre Eiatsu stava lasciando l'arena. Tuttavia, a differenza del suo compagno, lui aveva capito dove il sensei avesse voluto andare a parare:

    “Invece ha spiegato un numero esagerato di cose!! Difatti immagino che nessuno di noi sia stato in grado di carpire una sola informazione sulla sua persona e da domani saremo chiamati a fare lo stesso. Quei due sono stati bocciati perchè, a questo livello, non indossare la maschera è un errore troppo colossale. Ma come è possibile tenere sotto controllo, anzi dissimulare, tutto ciò dal quale possono trapelare informazioni? Lui lo ha fatto con estrema disinvoltura, ma immagino che per arrivare a quel livello ci vogliano anni...”

    Così pensava Eiatsu e, mentre tornava a casa, sorrideva.

    [...]

    Quella fu la prima lezione di un corso segreto per eliminatori di cadaveri tenuto dalla squadra speciale eliminatrice del Suono. Lì Eiatsu imparò il vero significato della parola segretezza.

    Dal giorno successivo , il secondo, l'atmosfera era totalmente cambiata. Gli aspiranti più svegli stavano già mettendo in pratica quello che il sensei aveva mostrato: dissimulazione delle fattezze , del parlato e delle movenze. Molti si portarono avanti camuffando il proprio odore e , i più abili, facendolo sparire. Altre due persone, uno dei quali era il ragazzo che aveva sbottato contro il sensei alla fine del secondo giorno, furono mandate a casa...

    “ Ogni singola informazione che lasciate trapelare su di voi può esservi ritorta contro e questo non è ammissibile perchè chi di voi supererà il corso dovrà maneggiare e custodire i segreti del villaggio. Questa è la cosa più importante fra tutte. Vi insegneremo a dissimulare voi stessi e dominare le variabili del vostro essere, ma non solo per difesa. Più imparerete a prestare attenzione ai dettagli , testandoli sul vostro corpo, e più vi parranno evidenti quelli degli altri!”

    Il dominio del proprio modo di fare era solo una parte del programma: venne insegnato loro anche il cosiddetto Controllo dello Spazio.

    Il sensei quindi li portava in una casa arredata di tutto punto, anzi forse eccessivamente. Faceva fare ai ragazzi tre volte il giro della casa e poi chiedeva:

    “Quante sedie ci sono nella cucina?Quanti oggetti di cristallo sono presenti nelle credenze del salotto? Quanti ciocchi di legno sono ammassati nel camino?”

    E queso era il livello base. Nelle ultime fasi del corso, quando il numero di volte che faceva percorrere ai chunin la casa si riduceva ad uno, arrivava a chiedere cose del tipo:

    “Quanto mattonelle compongono il pavimento della quarta sala da letto che abbiamo visitato?Di quanto è ruotato il tagliacarte rispetto al nord?”

    Molti cadevano su queste domande ma non ci furono mai lamentele eccetto una volta.La risposta fu:

    “ Questo non è un gioco ragazzo...se vi faccio domande impossibile è perchè se vi ritroverete in un qualsiasi posto, chiuso o aperto, dovete sapere con una sola occhiate quante e dove sono le vie di fuga.Dovete ricordare e riconoscere la disposizione degli oggetti perchè nel caso ne spostasse qualcuno voi dovrete saperlo rimettere al proprio posto perché il vostro passaggio non deve essere notato. E se qualcuno muovesse qualcosa in casa vostra senza che voi lo sappiate, voi dovete accorgervene perchè, per quanto sia probabile che quel singolo oggetto sia stato spostato dalla donne delle pulizie, nulla può escludere che invece lo abbia fatto un sicario pronto a cogliervi di sorpresa.”

    Eiatsu seguiva il maestro con entusiasmo nelle sua paranoie ed ,infatti ,il suo rendimento era uno dei più alti nel corso e così fu per tutto il tempo che ivi trascorse. Due anni, due lunghi anni di perenne allerta e vigile controllo. Fu un sacrificio enorme eppure, quando uscì di lì,il mondo gli appariva sotto una luce completamente diversa!

    Basti dire che, uscito da lì ,smise di usare pubblicamente il nome con il quale era nato.

     
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