Il culto dei demoni

[Addestramento Occhi demoniaci I e II. Allievo: Seinji Akuma]

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  1. leopolis
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    Potere -
    …sangue …


    Il sangue di quel monaco era ancora nella mia mente, un po’ come un pugnale, non voleva lasciarmi in pace. Forse avevo procurato un bel problema a tutti loro, ma in fondo non avevo fatto altro se non il mio dovere. L’unica cosa che davvero era importante, stava nel mio subconscio. Mi auto-convincevo di aver fatto la cosa giusta, eppure non ne avevo la certezza assoluta. Il viaggio non durò molto, ma non appena sentii la freschezza del vento e l’ambiente freddo attorno a me, non mi rimase che sorridere. Tornavo nel mio habitat naturale, ed una tale cose mi conferiva energie e voglia di continuare. Nella mano destra stringevo un sacchetto di lana. Aveva un colore marrone, e temevo di aprirlo. Ancora mi spaventavano quei due occhi tirati fuori dalle loro orbite. A cosa mai è dovuta una tale crudeltà?.. I componenti del mio clan si dimostravano essere davvero cattivi a delle volte, ed in un certo senso avrei voluto le spiegazioni da loro.
    Mbah.
    Immerso nei mille pensieri arrivai al porto, e poi alle mura. Quelle alte mura che coprivano il villaggio, all’orizzonte. Ero a casa, e ciò mi soddisfava in totale. Dopo aver oltrepassato le mura, mi diressi subito a casa. Non ero solo stanco, ma anche voglioso di consegnare quei due occhi. La missione era compiuta ed il potere che bramavo si avvicinava a me. Un pieno di gioia e soddisfazione mi riempì alla visuale della mia dimora. Quelle 4 mura che servivano a farmi riposare. E poi… quel soffice cuscino che tanto desideravo dopo mesi d’insidie. Insidie che mi avevano fatto crescere non solo fisicamente, ma anche caratterialmente.
    Aperta la porta mi gettai sul letto. Quei occhi rossi potevano aspettare. Ma la cosa non riuscì nel durare molto. Quei occhi rappresentavano un’attrazione per me. Sapevo di desiderarli, e una qualche volontà nascosta mi spingeva verso di loro. Così mi alzai, e col passo abbastanza lento m’incamminai verso lo specchio. Quel bambino, incredibilmente, era ancora lì ad aspettarmi. Ero sicurissimo che quella fosse un’illusione, ma non potevo esserne certo. Di sicuro lì in vicinanze c’era ancora qualche esponente del mio clan, con l’intenzione di giocare con me.

    Eccoli.
    Agitai il sacchetto dinnanzi al bambino, che poco dopo iniziò a parlare. Mi disse che tutta la cerimonia era pronta, non dovevo far altro. Mi avrebbero aiutato loro a risvegliare il demone che c’è in me. La cosa mi piaceva. L’idea della nuova forza mi soddisfava in pieno. Era un’eccitazione per me. Ma mi disse di riposare, e non feci altro. Era da un bel po’ che non trovavo riposo nella mia mente.
    Così, mi gettai esanime sul letto. Ero davvero incredibilmente stanco. Poco dopo che il mio capo toccò il cuscino, m’addormentai in attesa di un nuovo giorno.

    […]
    La notte passò fra i mille pensieri, seppur in fretta. Il pensiero della potenza non riusciva ad abbandonare la mia mente. Per nulla. Era una mia fissazione. Un pensiero che non se ne voleva andare dalla mia testa. Ormai era il mio obiettivo, ed io non volevo abbandonarlo. Alle luci del mattino, intravidi nuovamente quel bambino. I suoi occhi erano cambiati, ed era diventato più amichevole. Ormai mancava poco. Una certa ansia nasceva in me.
    Chi mi ha scelto?
    Tsk, lui… forse il demone.
    Arrivammo, insieme, dentro ad una casa, una chiesa o un monastero. Non conoscevo quella struttura, ma dava l’impressione di essere sacra. Era una specie di tempio antico, costruito millenni fa. Mi dava l’impressione di essere estremamente antico. Dava anche l’aria di essere una struttura importante per gli Akuma. Tuttavia non ne conoscevo la storia, e non la potevo giudicare pienamente, se non per quel che osservavo.
    E quel che osservavo furono numerose pitture dentro a quel spazio. Mi piaceva anche dentro. Aveva quel qualcosa in più di altri semplici palazzi. Una cosa che non si vedeva raramente. Comunque, volevo scoprire la storia di quel palazzo, che precedentemente ignoravo.
    La navata principale mi piaceva molto. Tutte quelle persone ai lati, mi davano un senso di potere e inquietudine al contempo. Solo in quei pochi istanti cominciavo a rendermi davvero conto di quanto fosse nobile e potente il mio clan. Il nobile sangue Akuma che scorreva impetuoso dentro di me. Il solo pensiero di appartenere a quel clan mi rendeva estremamente felice. Poi mi accorsi della stranezza di quei volti…

    Mamma… Papà…
    Ero pieno d’emozione nel rivederli. Probabilmente erano delle illusioni, ma illusioni estremamente piacevoli. Una goccia di lacrime scese sulla mia guancia. Il cuore dentro al mio petto accelerò il suo battito. Non riuscivo a crederci che fossero raffigurati su quelle mura. Era un onore per me. Tuttavia non mi mossi. La ragione prevalse sui sentimenti. C’era da capire che tutto ciò non era vero. Loro non avevano un’anima, non respiravano, erano solo dei disegni. Nulla in più. Così rivolsi il mio sguardo in avanti, verso la navata principale di fronte a me. E l’oggetto che vidi attirò la mia attenzione, in pieno. Era una figura geometrica del tutto simile ad un ottagono. Mi sconvolsi un po’, dato che non conoscevo la reale funzione di quella figura. Dei vaghi pensieri, però, mi vennero in mente quando notai le 6 figure, tutte Akuma evidentemente, poste agli angoli più lontani da me. Sotto la figura, notai uno sgabello. Era logico sedermi su quel sgabello, ma preferii aspettare per non sembrare scortese. Ed infatti, poco dopo mi fu detto d’inginocchiarmi, cosa che feci senza alcun problema, anche se non capivo la ragione di un tale gesto.
    D’accordo.
    Una volta inginocchiato, mi furono fatte diverse domande. Stranamente, tutte le figure parlavano insieme, in perfetta sincronia fra di loro. Era strano sentire tutte quelle voci, magico. Non mi persi d’animo durante l’interrogatorio, e dopo ogni domanda, rispondevo con un secco
    Si
    Fortuitamente seguito da un deciso cenno di capo. Poco dopo di aver risposto affermativamente a tutte le domande, da uno di loro uscì fuori un demone. Mi sorpresi non poco nel vederlo, giacché mai prima di allora ero riuscito a vedere cose simili, ma poco dopo mi calmai. Doveva essere la figura mistica del clan Akuma. Poco dopo, vidi come la figura si avvicinò a me.
    Cos…?
    E con una velocità a dir poco fulminea infilò al sua mano nel mio petto. Riuscii a captarne i lineamenti, riuscii a sentirla dentro di me. Non mi sarei mai scordato quel momento, estremamente pauroso. Poi cercai di calmarmi, doveva essere un’illusione del rituale. Ma il brutto incubo continuò. Vidi come il mio cuore pulsante uscì fuori dal mio petto nella stretta di quell’essere. Vidi come quel demone strinse il cuore nel suo palmo, fino a farlo esplodere.
    Nooooooooooo…
    Fu un grido di paura, mischiato alla rabbia. Perché dovevano essere così dolorosi quei rituali? Perché non farne uno più semplice?.. Troppe domande. Incredibilmente rimasi vivo senza il mio cuore nel petto. Non poca curiosità nacque sul mio volto. Quel dolore che pervase il mio corpo, intero. Non lasciava la mia mente, ma qualcosa mi diceva ch’era solo l’inizio. Quella procedura sarebbe stata estremamente dolorosa per me. Quindi il rituale continuò. Una frase uscì dalla bocca del primo saggio. Una frase di cui non riuscii a capire il significato, giacché ero estremamente turbato dal dolore. Quindi mi si avvicinò un altro demone, mettendo il braccio in me e strappandomi la lingua. Un altro grido di dolore si prpagò in sala. Era tutto dannatamente reale. E nuovamente non riuscii a captare il senso di frase. E il rituale continuò. Rapidamente mi venne strappato lo stomaco, poi le gambe, le braccia, poi il cervello. Vidi solo quel mio cervello nella mano del demone, e poi quest’ultimo scomparve. Altro dolore, altra frustrazione, altra rabbia. Quindi, vene la parte chiave del rituale. Una mano mi strappò gli occhi, e al posto di questi senti due fiamme bruciare nelle orbite. Poco dopo sentii la forza mancarmi, ed esausto mi rovinai a terra. Non pensavo più, non percepivo più, non vedevo più. Era una sensazione strana. Quei due occhi dentro di me.
    Cosa?
    Non potevo vedere, non potevo sentire. L’unica cosa che mi restava era il percepire, o avere fede nel mio demone. Senza mani, senza braccia, senza nulla. Il dolore era reale, incredibilmente reale. Tuttavia, sapevo dentro di me di dover sciogliere questa illusione. Come farlo? Ritornando alla realtà. Per un breve istante mi chiusi dentro di me. Cercai quella scintilla che avrebbe ri-portato tutto alla sua dimensione originaria. E la trovai. Con una discreta quantità di chakra rilasciata, il tutto ritornò al proprio posto. Le gambe mi ricomparvero, ripresi il respiro e il cuore batté in me. Era una sensazione strana, ma avevo ampiamente rivisto tutti i miei corpi, ed essere uscito da un’illusione di quel tipo era grande traguardo per me. Rividi il tutto dal basso del pavimento. Le pitture, la figura, la polvere sul pavimento. Poi sentii una voce dirmi di alzarsi, e lo feci. Lo feci come se fossi guidato da una mano invisibile, come se fossi in uno stato di semi-coscienza.
    Chi mi guida?
    Pochi pensieri. Avvicinandomi vidi come i 7 si tagliarono l’avambraccio, ed il sangue colò nel battistero sotto di loro. Sorrisi leggermente. Non avevo mai visto tanto sangue.
    Poco dopo mi sentii guidare verso il battistero riempito di sangue. Prima di tuffar mici, sentii strani pensieri sgorgarmi nell’animo, poi mi tuffai nel sangue, che mi ricoprì pienamente. Sentii il suo sapore nella bocca, nelle orecchie, nel naso. Poco dopo, però, la paura mi prese, smisi di respirare e i miei occhi si chiusero.
    Affogai.

     
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