Il culto dei demoni

[Addestramento Occhi demoniaci I e II. Allievo: Seinji Akuma]

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  1. leopolis
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    …distanza …


    Non appena il demone vide la mia trasformazione, si congedò con me. Forse ero addirittura riuscito a fare una buona impressione su di lui, ed un po’ di speranza che questo mi avrebbe facilitato il lavoro futuro, persisteva in me. Forse ero sciocco, o forse solamente molto illuso, ma quei due occhi mi attraevano come nulla altro su quel mondo. Ero totalmente ossessionato dall’idea di possederli, questo rappresentava la mia voglia maggiore. Mi limitai solo a sorridergli, forse un po’ scioccamente, ma d’altronde non avevo grandi alternative. Poco dopo che il demone ebbe parlato, sciolsi la tecnica. Un po’ non ne riuscivo a capire comunque l’utilità, quindi decisi di approfittare dell’occasione ed esporre le mie perplessità al demone. Ciò avvenne poco prima del suo schiocco.
    Mi scusi, ma non riesco proprio a capire l’utilità della tecnica… Insomma, perché utilizzare questa tecnica invece della normale Henge?.. Una Henge è per di più facile da eseguire, oltre al fatto che richiede meno chakra. E le due tecniche sembrano essere alquanto simili, se non uguali…
    Quando il Demone mi avrebbe risposto, io gli avrei fatto un cenno col capo, in modo da fargli capire ch’ero totalmente pronto per la prova successiva. Tutte quelle prove non rappresentavano altro se non la mia scalata verso quel potere a cui miravo sin da bambino, ed ero estremamente entusiasta di essere lì. Quella minaccia di morte fattami all’inizio, non rappresentava per me un grande problema, ed un po’ miravo a scordarmi quelle parole. L’entusiasmo prevaleva, ed era giusto che fosse così, ma non potevo aspettare oltre, volevo vedere la prova successiva, e ciò con tutto me stesso.
    Andiamo!
    Lo incitai e il demone non si fece attendere, semplicemente schioccando le dita. Il tutto cominciò a girare come dei minuti prima, ma invece di ritrovarmi dentro me stesso, mi trovai a Genosha. Alla vista di quelle terre totalmente desolate e prive di vita, il mio sguardo s’incupì. Solo Dio poteva sapere quanti shinobi erano lì, morti. Quella terra era una terra da distruggere. Non faceva altro, se il portare la violenza, la morte e quel dannato freddo. Non amavo quel posto, per niente. L’unico fattore che non mi dispiaceva più di tanto, era la temperatura del luogo. Il freddo era un fattore vitale per ogni kiriano, per di più per me, che lo consideravo come un nobile fratello maggiore, pericoloso ed invisibile.
    Pochi minuti qui dimezzo, e senza un’adeguata protezione si muore assiderati.
    Conoscevo quella morte. Ci ero stato vicinissimo poche settimane prima, e la vista di quel luogo un po’ mi spaventava. Ma infondo ero nella mia mente, forse nel reparto delle mie paure maggiori. Dapprima il ninja cominciava a non percepire più i polpastrelli delle dita, e l’estremità delle falangi degli arti inferiori. Dopo pochi minuti, il freddo dilagava, immobilizzando il tallone, e tutto il tarso. Allora il ninja diventava incapace di camminare senza problemi e rallentava. Col passare del tempo, il freddo si appropriava dell’avambraccio e di tutto l’arto interiore escluso il femore, e a tal punto il ninja diveniva incapace di camminare. Nel miglior dei casi si salvava ma rimaneva coi arti paralizzati, o amputati, nel peggiore…
    Hmm
    Il freddo arrivava agli organi vitali, ricoprendo il corpo dello shinobi di ghiaccio. Il cuore rimaneva congelato ed impossibilitato a battere, e il ninja era destinato a rimanere per sempre una statua di ghiaccio sotto montagne di neve.
    Sorrisi leggermente a pensarlo. Era una fine abbastanza triste per ogni shinobi. Quindi mi concentrai sulla missione, accuratamente spiegatami dal Demone. Dovevo trovare delle macchie di sangue.
    Mossi un passo in avanti. Evidentemente non avevo compreso il metodo col quale avrei dovuto scoprire quelle macchie.

    Come?..
    Domanda banale. La risposta arrivò da sola, poco dopo. Usare quel potere per guardare oltre la neve, per scovare quelle macchine unicamente con la vista. Tutto ciò si prospettava essere ben più interessante di una semplice tecnica di trasformazione modificata. Dapprima, sapevo di dovermi concentrare. Chiusi gli occhi, cercando di annullare il rumore del vento attorno a me.
    Vedere oltre… ma come?!
    Ogni tecnica, ogni azione, ogni impasto di chakra… Tutto era seguito da un meccanismo. Ogni tecnica aveva un trucco, che facilitava la sua comprensione e la sua esecuzione. Anche lì, doveva esserci il trucco che cercavo, e che mi avrebbe facilitato il compito.
    Sorrisi. La difficoltà nell’essere ninja era quella di avere una mente flessibile, di saper ragionare e capire i segreti. Con gli occhi chiusi, nuovamente come poco prima, unii le mani nella posizione della tigre. Il sigillo non c’entrava nulla col luogo o l’apprendimento, ma mi facilitava la riflessione e la concentrazione.

    Dunque, vedere quelle piccole macchie di sangue da qui è praticamente impossibile. Ho sentito spesso parlare di una vista telescopica dai membri del mio clan.
    Dovevo riuscire ad usare quella ne ero certo, ma come farlo?.. Mi concentrai nuovamente, cercando di capire il funzionamento di quell’abilità, sebbene non ero mai riuscito a vederla dal vivo. Era la prima volta per me.
    Per vedere alle grandi distanze, normalmente è richiesto del tempo e del chakra. Nel mio caso sono sicuro di dover usare il chakra, ma mandarlo ad una distanza pari ad 1 km è impossibile per chiunque. Sono sicuro che ci dev’essere un altro ragionamento.
    I miei pensieri tutti, si concentrarono unicamente sugli occhi. Dovevano rappresentare l’intermediario. Dovevo usare il loro potere mischiato al chakra per riuscire a vedere al di là della neve. E così mi mossi.
    Ci sono!
    Del chakra fluì dal mio tantien verso gli occhi, potenziando i loro poteri. Quindi, supportato dal chakra, cercai di mandare la mia vista oltre. Dapprima mossi quella vista superando una collina di neve, poi, come se mi stessi costruendo un percorso, mossi la mia vista oltre, percorrendo un lago ghiacciato, ricoperto di neve. In realtà ero comunque fermo nella mia posizione con le mani unite nel seal della tigre, ma con gli occhi aperti. Era una sensazione strana, ma piacevole. Concentrato, col chakra che scorreva negli occhi, e gli occhi che mandavano al mio cervello le immagini di una distanza più che incredibile, mi fermai per un attimo sulla neve di quel lago. Per un attimo credetti di aver visto una macchia di sangue, ma mi sbagliai. Poi ripartii estendendo la mia vista oltre quel lago, per un altro centinaio di metri, arrivando ad un branco di animali raggruppatisi vicino ad una caverna. Cercai di vedere la presenza del sangue, ma neanche lì riuscii a scovare nulla. Era un po’ una delusione per me. Procedetti oltre…
    No! Aspetta! Vedo qualcosa…
    Un colore rosso scuro in mezzo al branco dei cervi. Ad indicare la mia scoperta, un flebile sorriso formatosi sulle mie labbra. Mancavano 2 macchine, e dovevo estendere la mia vista oltre. Così lo feci, continuando nel mio viaggio, eppure rimanendo sul posto. Oltre il branco i miei occhi trovarono una piccola montagna ricoperta di neve e ghiaccio. Non notai nulla di che vicino a quella montagna, né nei pressi di quest’ultima. Era un elemento da lasciar perdere.
    Il sangue può essere una traccia di qualcuno ferito.
    Sorrisi sospingendomi oltre. Passai quella piccola montagna dal suo lato, e percorsi col mio sguardo un’altra distesa di ghiaccio, finché non capii di essere arrivato al limite. Oltre un certo punto capii come i miei occhi non la facessero più, e percepii come l’immagine inviatami stesse sparendo. Allora indebolii leggermente l’afflusso del chakra verso gli occhi, e ritirai la vista da lì. La 2° macchia di sangue doveva essere altrove. Seppure rimanendo nel raggio, spostai la mia vista a sinistra. Percorsi altre lande desolate e ricoperte di neve, finché non incontrai un collina di neve. Mossi il mio sguardo verso di essa, salendoci su. Nulla a prima vista. Controllai meglio, e notai una macchia di sangue alla base di quella piccola collinetta di neve.
    Un’altra!
    Esclamai a voce alta. Poi senza attendere oltre, cominciai a ripercorrere le varie strutture in orizzontale e in verticale, trovando persino un orso bianco a circa 600mt. a nord-est, ma della macchia nulla. Cercai di non disperare, seppure trovare una macchiolina nel raggio di un km era una missione abbastanza ardua. Ma ci riprovai, girai il capo completamente a destra, territorio non ancora da me esplorato. Lì oltre una struttura in pietra, totalmente ricoperta da neve. Mi spinsi verso di essa. Apparentemente nulla, all’esterno. Col mio sguardo percorsi i lati della casa. Ancora nulla. Però c’era un finestrino, completamente coperto di ghiaccio. Lo trapassai col mio occhio. Buio totale. Poi mi accorsi di qualcosa… Forse un gioco di luci? No. Abbassai lo sguardo in giù. Una macchia di sangue. L’informazione venne subito catturata di quel mio sguardo a distanza e mandata nel mio encefalo.
    Trovata la 3°… in una casa a circa 600mt. da qui alla mia destra.
    Sorrisi.

     
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