Il Volere di Dio

Giocata di BG

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  1. Jin Tsuji
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    TALENT AIN'T ENOUGH

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    Giocata solitaria di BG.
    Qui il racconto della vita dello Shinobi, vissuto in prima persona.

    Legenda:

    « » Raiken
    "" Altre persone



    Il volere di Dio
    Preludio a Jashin.
    Chapter I






    Ed è qui che tutto è cominciato. Una nuova vita, o meglio qui è proseguita.
    Il mio è un caso totalmente unico, probabilmente strano, e sicuramente impregnato di una sofferenza immane. Tuttavia, non posso che essere grato a ciò che il destino mi ha lasciato in sorte. La rivelazione! Mi ha aperto gli occhi, spalancando alla mia vita una strada che mi santificherà nell'alto dei cieli.




    "Anf...Raiken va via!"




    I pianti, le urla, i gemiti. Scolpiti in maniera incancellabile nella mia memoria, insieme a questa frase. Lo ricordo chiaramente. Sono cose che segnano la fantasia di un bambino. Il corpo di mia madre agonizzante, che supplicava pietà al suo aguzzino in quella foresta...sarei dovuto scappare in quel preciso momento ma non lo feci. Rimasi a guardare, e immediatamente capii come l'umano spirito sia volgare e spietato. Tuttavia il susseguirsi incessante di quelle torture provocavano in me un senso di curiosità più che di avversione. Ne rabbia, ne odio...la deviazione di quelle azioni suscitava in me profonda indifferenza e a tratti viva curiosità. L'istinto, solo in un successivo frangente, mi portò a fuggire da quel luogo...vi era una possibilità di sopravvivenza al genocidio del mio villaggio.



    [...]




    Ho perso la mia famiglia e non possiedo neanche un ricordo limpido della loro importanza nella mia esistenza, ma ciò è relativo. Dovevano morire. Nulla avviene per caso, è il chiaro disegno di Dio...il mio Dio...noi ne siamo solo "vittime".
    Venni sbattuto in quell'orfanotrofio, squallido e lercio. C'erano bambini che avevano dovuto condividere con me la sofferenza per la perdita di persone importanti, anzi essenziali. Li compativo, tuttavia non ho mai manifestato il mio dolore apertamente. Mi rinchiudevo nella solitudine del silenzio, facendo galoppare la mia mente di bambino, che si chiedeva il significato della vita, e che già stanziava verso una prematura follia. Le mura crepate, la polvere e il sudiciume di quel luogo, sono immagini "nostalgiche" nella mia mente. Lì ho trovato riparo dalla guerra, in certo qual modo serbo gratitudine verso quella che abitualmente chiamavo "casa". Tuttavia, sapevo che non sarei rimasto lì. Provavo un grande ottimismo circa il mutamento di quella situazione. Certo le condizioni non erano avverse perchè ciò avvenisse.
    Avevo sviluppato una certa dote nel combattimento, creandolo come passatempo assai divertente per me, del resto non vi era altro modo per scaricare quella tensione, rabbia, ma soprattutto pazzia che lentamente consumava il nostro spirito; o probabilmente solo il mio...
    Forse solo io ci provavo gusto totale nel farlo, mi sentivo diverso e isolato sotto questo punto di vista. Anzi, prima condividevo questo innato piacere con un altro ragazzo.
    Yosuke, come dimenticarlo.
    Un tipo estroverso, disonesto ed attaccabrighe. Era il più grande in quel gruppo di giovani, ed evidentemente l'anzianità gli aveva dato alla testa. Era solito farsi vanto delle sue doti fisiche, nel tentativo di impressionare il pensiero di qualcuno, benchè poche volte vi riuscisse, non si è mai dimostrato arrendevole verso questo suo atteggiamento. Ammiravo la sua ostinazione più della sua pateticità, ma l'avrei ben presto detestato quando divenni io l'oggetto del suo schernire.

    La mia pace durò poco. Si avvicinò, mentre riposavo beato, turbando la mia tranquillità. Pigro, fin troppo per dedicargli attenzioni.


    " Ah bene, chi abbiamo qui?...Ragazzo porta rispetto per i più grandi, o ti rompo il culo"




    Era chiaro il suo intento. Mirava a scatenare in me una reazione furiosa, cercando di provocarmi, sapendo che probabilmente l'avrei accontentato. Si concepiva immediatamente dal suo sguardo, quanto avrebbe voluto una risposta da parte mia, tale da provocare una sorta di collutazione, rissa, magari qualcosa di più.
    Mi hanno sempre additato come irascibile ed attaccabrighe. Allora perchè sottrarmi questa volta? Pensai...
    Non intendevo farmi calpestare da lui, non l'avrei permesso.


    « Ehi ehi, che cazzo vuoi?...Gira a largo...»




    Decisi di misurarmi con lui, quasi sollecitato da un certo macabro entusiasmo che prendeva forma pericolosamente in me. E non solo...
    L'irrazionalità stava prendendo il sopravvento. Sentivo l'avidità avanzare. Ero desideroso del suo sangue, volevo vederlo agonizzare. Sapevo che questo avrebbe provocato solo infinito piacere, che avrebbe portato il mio godimento verso tenori mai provati. Avrei voluto udirlo supplicare di risparmiarlo, implorare ai piedi con le lacrime agli occhi. La spasmodica attesa sarebbe finalmente cessata!
    Lo colpii d'istinto con un pugno allo stomaco, facendo leva sulle mie gambe. Ma più che il corpo a spingermi, sentivo fosse il mio spirito a dettare i tempi e l'intensità delle mie movenze.
    La sua risposta non fu di minore accento. Il mio volto prese a sanguinare, dopo che subii un suo calcio. La mia mascella ne risentiva, ma la mia voglia di sopprimerlo si amplificava nello stesso modo. Fu allora che mi gettai appieno contro di lui. Lo caricai a testa bassa nella speranza di abbatterlo. Ci riuscii.
    Fisicamente non vi erano evidenti differenze, la parità regnava. Ma era palese era la mia più crudele intenzione, che fu manifestata immediatamente dopo...
    Afferrai una pietra, la prima a portata di mano. E cominciai a colpirlo in pieno volto rovinosamente, facendo sgorgare il sangue copioso dalle ferite di cui io stesso ero fautore. Il sangue ricopriva le mie mani, e ciò mi portava a soddisfazione completa ed infinita. Il mio vigoroso e continuo moto di colpi, terminò con il cessare del suo battito...
    Poi il silenzio, qundi una risata a spezzare quella tensione creata attorno a me...la mia.
    Ridevo; ridevo di gusto e vano era tentare di fermarmi. Non sarebbe stata l'ultima volta, ne fui cosciente immediatamente. Avrei ricercato con minuziosa cognizione quel tipo di sensazioni che, in quell'istante, mi avevano portato ad uno stato di assoluto piacere.
    Avrei ucciso ancora e il solo pensiero mi elettrizzava.


    Progressivamente le mie tendenze divenivano sempre più brutali e scellerate, tanto che gli altri ragazzi non mostravano remore ad evitare contatti di alcun genere con me. Di certo, non la colsi come una tragedia, anzi capivo come mai mi sarei potuto inserire in un nucleo di persone. La società non fa per me!...


    Edited by Jin Tsuji - 9/1/2016, 20:20
     
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2 replies since 19/8/2010, 14:42   154 views
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