Il Volere di Dio

Giocata di BG

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  1. Jin Tsuji
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    TALENT AIN'T ENOUGH

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    Il volere di Dio
    Preludio a Jashin.
    Chapter II







    L'avevo ucciso. Era estasi allo stato puro.
    Sentivo il mio corpo irradiarsi di piacere ad ogni singolo colpo inflittogli...
    Vedevo la sofferenza nei suoi occhi, i quali sommessamente perdevano ogni lucentezza, così come l'odore del suo sangue faceva ardere le mie narici. Non esistono parole per spiegare un simile evento, disgustoso o magari orribile per alcuni, ma inverosimilmente fantastico per me!


    Diversamente da tutti i giorni, lo sguardo che gli altri giovani mi rivolgevano era mutato profondamente. Paura, odio e astio profondo nei miei confronti, erano le sensazioni generali. Tuttavia, per quanto negativi potessero essere i giudizi che mi riservavano, sollecitavano in me esclusivamente indifferenza.
    Non ho mai distintamente avvertito dichiarazioni offensive al mio indirizzo; Nessuno avrebbe mai trovato il coraggio di asserire contro di me, anche se grande rabbia faceva ribollire il loro sangue. Un senso di impotenza e di paura era ben presto scorgibile nei loro volti. Avevo barbaramente ucciso un ragazzo, uno del nostro gruppo...uno di noi.
    Chi gli assicurava che non lo avrei fatto ancora?...
    Mai riflessione più giusta fu fatta.
    Non peccai certo di superbia io. Continuai a perpetrare nei miei abituali atteggiamenti, semplicemente, come ogni giorno. Ovviamente la mia quiete, come Yosuke insegna, non andava disturbata.
    Tuttavia, ben presto mi ritrovai ad indossare i panni di Yosuke. Lo emulavo negli atteggiamenti, benchè le mie intenzioni fossero notevolmente diverse. Ricercavo continuamente quelle sensazioni, che il suo assassinio mi avevano fatto assaporare così vividamente!
    Le mie tendenze sovvertivano la tranquillità dei restanti orfani. Avevo assunto le vesti di provocatore e attaccabrighe, attirando su di me null'altro che rancore.
    Ma con gran delusione, sebbene debba ammettere giusta intelligenza, nessuno osava proferire verbo ad ogni mia provocazione. Mi dovetti arrendere, con sommo disappunto, ad una mitezza d'animo in me quantomeno insolita.


    [...]




    Nel mentre di simili episodi, i giorni passavano e una terribile carestia aveva invaso il territorio, già martoriato dalla guerra in corso, e nella medesima maniera stava eludendo le possibilità di sopravvivenza a quel periodo. La mia corporatura diveniva irrimediabilmente esile, e il mio viso sempre più infossato. Le mie ormai rigide membra avevano bisogno di essere rigenerate dal cibo, che assai faceva sentire la sua mancanza. Organizzavamo battute di caccia al fine di rimediare finalmente nutrimento, ma la scarsezza di fauna le rivelava poco proficue.
    Sembravamo già destinati ad una fine scontata e prematura. Non avevamo cibo, l'inverno incalzava e con lui il gelo.
    Occorreva reagire con tutti i mezzi possibili a quella situazione, che diveniva sempre più disperata. Per questo la caccia si faceva sempre più frequente ed aspra.
    Ma l'area pressochè desertica offriva ben pochi frutti e qualche animale, decisamente una quantità fin troppo esigua per sfamarci. Non vi era la presenza di nessun altro apparte la nostra, in quelle lande desolate. Lo scenario che si palesava alle nostre iridi era a dir poco agghiacciante: case distrutte, cadaveri per le strade, e quel sapore di morte che aguzzava in me forti e deviate emozioni che mi facevano trasalire...
    Inoltre l'aria rarefatta emanava un tanfo insopportabile, rendendo difficile la nostra permanenza in quell'ambiente; Era evidente come nessuno fosse sopravvissuto ad un simile massacro, la cui enumerazione delle vittime risultava assai complicata. Non ne rimasi particolarmente scosso, era la guerra. Piuttosto, l'ansietà che mi assaliva derivava dalla mancanza di cibo, cui nonostante la nostra ostinazione, non riuscivamo a reperire.
    Febbrilmente desideravo mettere qualcosa sotto i denti; Sicuramente sarebbe stato un ottimo pretesto per uccidere ancora!
    Perlustrammo a gruppi varie zone del villaggio, intrufolandoci nelle poche case che ancora si reggevano sulle loro fondamenta. Il nulla però, solo polvere e detriti avevamo trovato. Cumuli di macerie di certo non mancavano...

    « Merda...»



    Ero profondamente turbato dalla situazione che si stava venendo a creare. Invano avevo tentato di trarre dalla caccia nutrimento, prima per me e se ci fosse stato per gli altri. Tuttavia, il fallimento di questo proposito bruciava quanto la fame che mi consumava. Non ricordo da quanto non mangiassimo, ma la situazione non doveva deteriorare oltre, altrimenti non ci sarebbe stato alcun futuro per noi.
    Allorchè, nel misto di questi pensieri, scorsi un uomo addentrarsi nel villaggio.
    Tentai di capire subitamente se quella visione fosse opera della mia sconsiderata mente, aguzzando la mia vista. Capii che non ero ancora caduto preda di demenza, o di miraggi...quel che vedevo era reale.
    Immediatamente la mia anima divenne forte, e non esitando più, decisi di occuparmi per tendere una trappola all'ignaro visitatore. Ovviamente non cercai colloborazione da parte dei miei "compagni", non avevo bisogno del loro supporto.


    [...]




    Mi posizionai dietro una vecchia struttura, la quale tenacemente aveva resistito all'assedio militare. Intanto l'arcano figuro continuava con passo sostenuto il suo cammino lungo la strada principale del villaggio. Si mostrò subito turbato da quello scenario, infatti denotava chiara malinconia e timore alla vista di tanta crudeltà. Odiavo le persone sensibili e così apprensive. Differivano totalmente dal mio modo di essere. Di certo ucciderlo, avrebbe solleticato in me un piacere assoluto!
    Cresceva con il passare degli attimi, il desiderio di eliminarlo. Spinto dalla bramosità di cibo, comiciai già a fantasticare su cosa potesse contenere la sacca che portava in spalla. Lo osservai guardingo, tentando di capire qualche indizio in più su di lui, tale da potermi permettere una strategia d'attacco valida; Ma fui subito accecato dalla smania di ucciderlo, che le mie funzioni intellettive degeneravano piano piano. Dovevo placare quella voglia che accresceva ardentemente. Non avrei avuto esitazioni, lo avrei trucidato!
    Aspettai paziente che si avvicinasse alla mia posizione, tentando di rimanere invisibile al suo sguardo. Nascosto dietro quella colonna in pietra, sarei stato occultato perfettamente. Passò la mia posizione, sempre con aria insicura e pensierosa, ignaro del pericolo che si celava a pochi metri da lui. Attendevo il momento propizio, il quale si presentò un istante dopo.
    Lo sconosciuto figuro si avvicinò ad una casa per sbirciarvi dentro, celere e preoccupato. D'un tratto l'espressione del suo volto cambiò, indietreggiando lentamente, con il terrore dipinto in volto, fin sul ciglio dell'ingresso.
    In quel preciso istante, forte della sua vigliaccheria, e della mia cupidigia di sangue inarrestabile, mi gettai a piena intensità contro di lui, armato di un Kunai raccattato per la strada. Non avrebbe avuto scampo, lo avevo in pugno.

    « SEI MIOO!...»



    Un agguato perfetto, finalizzato con successo. Riuscii ad abbatterlo, e mentre piangeva terrorizzato producendo versi ambigui, e balbettando parole prive di senso, l'unica mia aspirazione era vederlo soffrire ai miei occhi, benchè non vi fosse imputabile nulla a quel ragazzo. L'unica sua colpa fu quella di trovarsi lì in quel momento.
    Assolutamente imperdonabile.
    Afferrai saldamente il Kunai nelle mie mani; Presto avrei soddisfatto il piacere di cui avevo febbrile bisogno. Lo guardai negli occhi, per poi conficcargli l'arma in pieno petto, spietatamente con una freddezza e goduria che rasentava l'inverosimile. Godevo dannatamente alla vista del suo dolore. I suoi occhi e il sangue che sgorgava dal suo corpo, annullarono in quel momento perfino il naturale appetito che mi stava consumando. Ero in preda ad un viscerale piacere.


    « Muori, muori, muori!...»




    Continuai a trafiggerlo con un moto interminabile di colpi. Ormai, il suo respiro era cessato, e il corpo non destava più alcun movimento. Ancora una volta ero caduto vittima della follia, di una innaturale demenza, pazzia...E ciò era assolutamente eccitante!
    Immediatamente dopo, presi possesso della sua sacca. Era colma di beni di primo soccorso, ma soprattutto di cibo a lunga conservazione. Probabilmente quelle scorte erano destinate ad una famiglia perita ancor prima di riceverle. Poco male, qualcun altro ne avrebbe fatto uso.
    Consumai subito qualcosa, per porre fine ad un digiuno che sembrava interminabile. Di certo non avrei condiviso nulla con gli altri orfani. Non avrei avuto compassione nemmeno di loro, codardi che non avrebbero meritato nemmeno di giungere fino all'inverno. Ma la cosa che suscitava in me somma ilarità, fu che nessuno avrebbe mai osato denigrarmi per questa mia decisione, coscienti del fatto che non mi sarei trattenuto dall'ucciderli. Divertente no?



    Edited by Jin Tsuji - 9/1/2016, 20:20
     
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2 replies since 19/8/2010, 14:42   154 views
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