Il Volere di Dio

Giocata di BG

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  1. Jin Tsuji
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    TALENT AIN'T ENOUGH

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    Il volere di Dio
    Preludio a Jashin.
    Chapter III






    Il terrore. Quello vero, incarnato nell'atrocità delle mie azioni; Loro l'avrebbero conosciuto la paura!
    Non la guerra, in confronto sarebbe stata un'inezia, a quello che avrei prodotto io. La follia invase il mio animo, irrimediabilmente. Ognuno di loro, si sarebbe pentito, avrebbe implorato perdono. Ma la morte avrebbe espiato le loro colpe. Lei sola, il giudizio estremo di Dio!



    Morire di fame. Non è un bel modo per andarsene, di certo non sarebbe dignitoso ma soprattutto una morte colma di sofferenza, non credo produca eccitazione in nessun uomo. Morire...non ci ho mai pensato veramente. Possedendo ancora la vigoria esplosiva della gioventu', è un'ipotesi assai remota alla mia mente, sebbene io abbia sfiorato il fantasma della morte, per via di una carestia sferzante e crudele.
    Di certo tale pensiero cominciò ad insinuarsi subito tra gli altri orfani, i quali ancora in cerca di nutrimento, non avevano trovato scampo dalla fame. Evidentemente denutriti, in preda alla debolezza fisica e mentale, cominciavano già a cogliere il destino che lentamente si delineava con il passare dei giorni.
    Stolti. Poveri inetti, incapaci di provvedere alla loro salvaguardia, ignorando il primitivo istinto di sopravvivenza, non riuscivano ad organizzarsi per trovare nutrimento. La paura che li tratteneva...il terrore di morire, forse uccisi negli scontri militari che mettevano in tumulto la regione. In ogni caso, avrebbero perso la vita, per un motivo o per un altro.
    Ma io comprendevo. Era il progetto di Dio, non sarebbero sopravvissuti, per via dei loro limiti. Era la sorte dei deboli...


    Tornai dagli altri ragazzi, i quali si erano celati tra i cespugli o nelle case, avendo sentito urla e schiamazzi. Evidentemente erano ignari che l'autore degli stessi, era caduto vittima dei miei colpi. Appena giunto alla loro presenza, li guardai con completa soddisfazione. Ero riuscito a sconfiggere la fame, quale ostico avversario nella lotta alla sopravvivenza. Mi guardarono senza proferire alcuna parola, probabilmente stupiti, ma sicuramente invidiosi del mio successo.
    Quasi a prendermi beffa della loro inettitudine, mi mostrai compiaciuto nel gustare del cibo in scatola, appena sottratto a quel medico sprovveduto. Ero cosciente di attirare su di me solo un vivo rancore, magari aspirazioni di vendetta, ma poco mi importava. Era un motivo di vanto quel cibo che preziosamente custodivo nella sacca conquistata, quasi a sottolineare la mia forza; Come se ce ne fosse bisogno...


    « Uhm...Cos'è ne volete?»



    Sorrisi ironico.
    Mai avrei condiviso il premio della mia vittoria con loro. Erano indegni, poichè non mostravano alcuna riverenza nei miei confronti, per non averli ancora uccisi. D'altra parte, verso di loro era innegabile la mia misericordia!
    Avrei potuto anche liberarmi di loro, di certo non era nel mio interesse lasciarli in vita. Anzi, probabilmente avrei allietato le loro pene, semplicemente elimandoli, questo si sarebbe stato un atto compassionevole e di clemenza.
    Tuttavia sarebbe stato troppo faticoso anche se, già fantasticavo, mi avrebbe regalato non poca delizia. E' il piacere di togliere la vita, che regala alla tua stessa esistenza appagamento.
    Quella situazione però, stava divenendo stucchevole. I loro sguardi colmi di rabbia e di invidia, suscitavano in me profonda noia, oltre che divertimento vista la situazione disperata in cui versavano.
    Continuai a scrutarli, uno alla volta, riuscendo a scorgere la debilitazione che gradualmente leniva la loro salute; In verità, provavo un certo godimento nel vedere il terrore della morte nei loro occhi, così spenti ma ancora speranzosi...di certo era da riconoscere in loro tenacia, oltre che codardia.
    Subitamente però, nel mentre di queste mie riflessioni, il mio sguardo fu attirato da una sorprendente scoperta...
    Non intesi sin da subito, cosa celassero segretamente dietro i loro corpi, occultando alla mia vista chissà quale preziosità. Immediatamente però, spinto dalla curiosità, mi avvicinai con aria truce, quasi omicida nell'intento di impressionarli. Desideravo avidamente vedere cosa stessero nascondendo.


    « Spostatevi!...»




    Barili di benzina?
    Di certo un simile fatto destò in me meraviglia. Rimasi positivamente impressionato dal loro lavoro. Erano riusciti a procurarsi un importante fonte di calore, che avremmo potuto sfruttare per meglio combattere il freddo tremendo che attanagliava il territorio. Non gli avrei rivolto dei complimenti, rimanevano pur sempre degli stupidi incapaci. Tuttavia, pensai che far uso di quei barili avrebbe signficato condividere le già misere scorte di cibo con loro, oltre che l'umiliazione di aver accettato il loro aiuto.
    Non sarei mai caduto in un simile fallo, non avevo bisogno di loro. Così li lasciai con il combustibile per scaldarsi, ma privi di cibo.


    [...]




    Bianco ed innevato.
    Il paesaggio mutava, la temperatura si irrigidiva. Era giunto l'inverno, e noi eravamo ancora vivi, sebbene diminuiti.
    Delle scorte conquistate ai danni di quel medico, una quantità irrisoria rimaneva disponibile per combattere la fame. Di certo non sarebbe bastata per tutto l'inverno, ma per qualche settimana mi avrebbe garantito ancora la sopravvivenza.
    Enumerare le vittime della carestia era affare lungo e complicato, non altrettanto difficile compito si presentava riguardo il nostro gruppo. Perirono in quattro o cinque, distintamente ricordo i loro volti, ma assente è la nostalgia seguita alla loro dipartita. Dovevano considerarsi fortunati, ad essere giunti sino all'inverno. La morte è stata la conseguenza della loro incapacità.
    Gli animali che già scarsamente popolavano la zona, si erano definitivamente estinti. Vita breve avrebbero avuto i restanti ragazzi, e io stesso se non mi fossi nuovamente adoperato per scampare alla fame.
    Il nervosismo misto alla disperazione prese a circolare tra di loro, me ne capacitai subito, ben presto la follia avrebbe comandato la loro mente. Era inevitabile...
    Il segno della loro deviazione ben presto venne manifestato, nella maniera più errata possibile.
    All'apice della disperazione, decisero di opporre una reazione al languore che li struggeva, coalizzati tutti verso un unico obiettivo, determinati più che mai a porre fine a quella tremenda fame. Di certo, erano ignari di marciare verso la loro morte, non immaginando che così avrebbero solo accorciato quello che sarebbe stato il loro destino.
    Ribelli, pronti a tutto. Come biasimarli? Non mangiavano da giorni.
    Ma provare a privarmi delle restanti scorte di cibo che custodivo gelosamente, fu una mossa più che azzardata. Presto, se ne sarebbero resi conti....ormai troppo tardi.


    Nell'oscurità di quella fosca mezzanotte, mentre io riposavo ignaro di una possibile ribellione, il restante gruppo degli orfani decise di agire rapido, spinto dalla costernazione derivata dalla carestia.
    Con passo felpato e guardinghi entrarono nella stanza nella quale io dormivo, forzando la porta. Senza fare alcun rumore, avevano preparato una strategia intelligente, sfruttando la mia convinzione che mai avrebbero osato sfidare il mio strapotere fisico nei loro confronti. Due di loro afferrarono la sacca giacente in un angolo della camera, al fine di sottrarmela, mentre altri due controllavano che io non mi destassi dal sonno. Come topi finalmente in possesso del formaggio, uscirono rapidamente, ma presi dalla foga di fuggire dopo il fattaccio, non si curarono della porta, lasciata colpevolmente aperta e scassinata.
    Successivamente udii un certo trambusto che disturbava il mio riposo; sospetto poichè provocato nel cuore della notte. L'orfanotrofio si trovava in una località abbastanza isolata dal villaggio, mai un'anima circolava da quelle zone, dunque era chiaro come tutti i suoni venivano percepiti abbastanza distintamente. Volevano fregarmi?
    Mi guardai circospetto, ed ebbi immediatamente modo di notare come la porta fosse aperta, e solo successivamente avvicinandomi notai l'azione di scasso volutamente effettuata. Divenne ovvio quindi portare il mio sguardo verso il sacco, che tuttavia, come per magia si era volatilizzato.


    « ...Bastardi!»




    Una furia peggio che infernale mi assalì. Lentamente la rabbia prendeva possesso delle mie facoltà, quasi rendendomi incapace di ragionare. Annebbiato dall'ira, un solo proposito balenava nella mia mente, crudele e feroce: Uccidere quei maledetti ragazzini!
    Non avrei avuto pietà, come un killer spietato mi sarei reso autore di un efferato omicidio, cosciente del fatto che sarebbero state conteggiate come altre vittime della guerra!
    Avrebbero pagato il prezzo più alto, come conviene ai più deboli.
    La vera paura, e la più grande sofferenza non sarebbero stati utopia...presto il dolore che avrebbe accompagnato la loro morte, sarebbe stato inesauribile piacere per me! Fremevo, in preda alla pazzia.
    Tra le prime luci solari, quando ancora la notte doveva arrendersi al giorno, decisi di passare all'azione.
    Sarebbero morti insieme, come unitamente mi avevano sottratto le residue scorte di cibo.
    Loro tramite il nutrimento a me rubato avevano guadagnato nuova vitalità. Tuttavia io, tramite i barili di benzina da loro recuperati, avrei stroncato le loro insulse esistenze!
    Rubai due barili dal magazzino adiacente la struttura, dopo averli furbescamente spiati mentre li occultavano al suo interno.
    Oh se fremevo...
    Scalpitavo dalla voglia di eliminarli. Di bruciarli vivi! Mai avrei goduto così tanto, sarebbe stato tutto notevolmente più grande, profondo, amplificato...il piacere che non conosceva fine, lo avrei finalmente gustato!
    I miei pensieri mentre spargevo il materiale infiammabile sia dentro che fuori la struttura, non lasciavano che spazio a malvagi intenti. Brutali, come mai prima di allora!

    Io e quell'accendino...poi le fiamme!

    « BRUCIATE!! BRUCIATE!!...QUESTO E' VERO GODIMENTO!!!...»



    La mia passione ardeva, come le fiamme che lentamente bruciavano l'intero edificio, e con lui spegnevano le vite degli orfani. Quasi li sentivo gridare; Urlare sconvolti dal terrore di morire, impazzire mentre i loro corpi si contorcevano vittime delle fiamme! Il fuoco che consumava le loro carni, che spezzava il collegamento con la vita, e che apriva le porte verso Dio, per essere giudicati. Quale fantastico piacere!
    Mentre pativano il supplizio estremo, il ghigno sul mio volto era il segno più evidente dell'estasi che invadeva ogni fibra del mio essere. Ridevo, godevo, avvampavo per la loro morte!


    [...]




    Mi ritrovai solo, nuovamente.
    Ma non era un problema, affrontando varie peripezie, avevo imparato a badare a me stesso. Non mi consideravo un inetto, semplicemente non lo ero!
    Tuttavia, dovetti fare i conti con il gelo che aumentava la sua prepotenza sulla regione, in maniera irreversibile, mentre i giorni passavano. Allontanandomi dalla zona nella quale sorgeva il villaggio, pensai di ottenere maggior riparo dalle azioni militari, ma soprattutto sostentamento per il mio corpo che andava inesorabilmente verso la debilitazione. Tuttavia, non fu una giusta intuizione. Riuscivo a sopravvivere grazie alla flora, che non sembrava aver subito pesanti attacchi. Mi nutrivo di quel che reperivo: Bacche o frutti. Lì i militari non erano ancora giunti; ma di animali che popolassero i boschi di quelle zone, soprattutto via del clima tremendo che attanagliava l'intero territorio, non vi era traccia.
    Combattuto tra la fame e la debolezza, gradualmente sentivo le forze abbandonare le mie membra fredde e contratte, ogni attimo che passava, cercavo di escogitare qualcosa che mi garantisse di sfuggire a quella situazione...
    Mi sentivo impotente e abbandonato al mio destino, benchè confidassi nel progetto di Dio.
    Pacatamente mi addormentavo, sperando non in eterno ogni volta, al riparo sotto un albero ricercando una calura che allietasse i miei stenti fisici.


    " Vieni con me...Ti porto via!"




    I sensi annebbiati, quella mano tesa. Chi era costui?
    Quella carrozza in quelle lande desolate, pareva un miraggio; uno scherzo della mia mente ormai degenarata.
    Capii che tutto quel che si era palesato non era che verità, non vaneggiavo, era vero!
    Afferrai la sua mano, disperato ed affammato, per poi sparire insieme a lui lontano da lì. Probabilmente avrei visto l'avvento di un nuovo giorno.
    Non sarei morto lì, questo era il Volere di Dio!



    Edited by Jin Tsuji - 9/1/2016, 20:21
     
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