La Ricerca Interiore

Free Gdr -Diablo- Leopolis

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  1. -Diablo-
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    La Pace

    Si svegliò di colpo in casa sua, nel pieno della notte. Il suo giaciglio di foglie di palma era totalmente bagnato dal suo sudore, come la sua fronte del resto. Non era colpa del caldo, l'escursione termica del deserto rendeva la notte estremamente fredda, era... l'agitazione. A dir poco strano, non era più solito fare sogni tormentati da quando aveva allenato la mente alla serenità e alla calma... ma quella notte, qualcosa gli si era manifestato. Non sapeva dire se una predizione o solo un qualsiasi brutto sogno. S'alzò in piedi, guardandosi intorno, non riuscendo però a distinguere assolutamente nulla nel buio più totale: Chissà che ore sono? si chiese fra sé e sé. Viveva lì da pochissimo tempo, neanche due giorni, ma già era in grado di ricordare a memoria la struttura pur non vedendola. Così senza difficoltà varcò la porta di casa ritrovandosi fuori ad osservare il limpido cielo stellato che quella notte dominava sul mondo.
    <Stelle lucenti, stelle a migliaia, possiate voi guidarmi onde la pace mia sia chiara. Possa il cammino da voi segnato farmi comprendere l'ansia mia.
    Le parole con voce chiara e sincera salirono al cielo, mentre con gli occhi continuava scrutando la luna. Un pensiero lo assalì all'improvviso, come un sesto senso: di scatto mosse la testa verso nord est, mirando l'orizzonte senza fine... Che sia quella la via?
    Mosse un passo, poi un altro, e un altro ancora. Senza curarsi precisamente né del dove né del perché si mise in marcia, mantenendo una velocità costante e affondando i sandali nella sabbia si allontanò dalla sua disastrosa e decadente dimora nel cuore della notte.
    -
    Scene di combattimenti, immagini di ninjutsu dalla potenza ben lontana dall'ordinario, questo aveva visto nel suo sogno. Camminando tentò di rimuginarci sopra, ma tutto ciò che ricordava erano movimenti veloci, flebili sagome che scontrandosi l'un l'altra davano origine a gialle scintille. Un lampo poi: Un ragazzo...
    -
    Camminò fino al mattino, un'escursione di ben sei ore, durante le quali aveva visto l'ambiente attorno a lui cambiare radicalmente: dal deserto più oscuro e privo di vita ad una verde radura, costellata di alberi e cespugli. A quell'ora il silenzio era rotto da un gioioso canticchiar d'uccellini e moversi di rami sotto il peso degli animaletti arrampicatisi. Addentrandosi nella boscaglia non poté far a meno di apprezzare quella melodia: Veri e propri artisti i canarini, un canto sì dolce è abilità di tutti i membri della specie, non di soli pochi.
    Ancora una ventina di minuti circa, prima di ritrovarsi nel bel mezzo di uno spiazzo di diametro di 20 metri dove sembrava non esser cresciuto nessun albero tranne un ceppo mozzato nel centro. Vi ci avvicinò lentamente, finché nell'ultimo passo non vi fu praticamente affianco. Fu lì, che l'ennesima immagine suggeritagli dalla mente si palesò, chiara e nitida: <Qui... lo devo aspettare qui>. Con un solo e semplice gesto, si sedette e incrociò insieme le gambe, mettendosi in posizione di meditazione. Ponendo il palmo destro sul cuore e quello sinistro poco vicino a se, rivolo in avanti, chiuse gli occhi. Senza particolare sforzo, il canto divenne silenzio, i ricordi dei sogni fatti la stessa notte divennero oscurità... e l'odore di corteccia svanì, lasciando traccia alcuna di sé.
    E' qui, che lo devo attendere.

    CITAZIONE
    Scena Free Gdr tra me e Leopolis che introduce al nostro scontro

     
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    … otherside…


    La via.
    Come se fossi guidato da un’invisibile mano, camminavo nel buio seguendo una stradina nel bosco. Non mi furono ben chiari i dettagli di tutto quello, e nemmeno capivo del perché lo facevo. Gli esami chunnin erano alle porte, e sapevo di dover trovare un ottimo allenamento per arrivare preparato all’esame. Dapprima evitai a malapena un albero, poi un altro. Forse era la paura che mi sovrastava e mi costringeva a compiere azioni non proprio da me volute. Il mantello che mi copriva dai piedi al capo cominciò a svolazzare dietro di me, come se fosse un’ombra. Eppure c’era quella sensazione in me, come se volesse pre-avvisarmi qualcosa di cui non ero pienamente a conoscenza. Non mi piacevano gli enigmi. Quei strani pensieri e strani affari inventata la gente per illudere altra gente, e la situazione mi dava enormemente fastidio. Per un breve lasso di tempo, il mio stesso sguardo venne puntato all’insù, dove tra le mille chiome di quel verde intenso, s’intravedevano quei piccoli puntini lucenti. Nessuna presenza, nessuna nuvola. Il tutto assomigliava molto ad una situazione di totale quiete. La concenazione del tempo svanì ben presto, ma preso dalle mie naturali emozioni non riuscii a fermarmi. Cosa mai sarebbe successo se fossi morto durante l’esame?
    [color=#0000A4]Diamine… non posso permettermi il lusso di morire durante l’esame.

    Ce ne furono sin troppe di responsabilità sulle mie spalle. Tutti che aspettavano qualcosa da me. La famiglia, il clan, gli amici. Il ruolo di quello che tutto può non mi si addiceva per nulla. Anzi, quel ruolo mi era strano viste le mie naturali capacità.
    Dannato clan…
    Quasi di rabbia mi portai nell’aria, a circa 2 metri d’altezza per poi saltare sulla corteccia di un albero e respingermi in avanti. Pian-piano la mia corsa si trasformò in una serie di salti rabbiosi. Da un albero ad un altro, la paura si trasformò in rabbia allo stato puro. Sentivo le varie emozioni ribollire in me, formando quel sottile strato di ciò che le persone chiamavano “vita”.
    Nessun pensiero in oltre, solo molto odio. Quella strana sensazione che mi accompagnò lungo tutto il tragitto, finché i lucenti puntini in alto sopra il mio capo, non si mutarono in una semplice coltre blu. Il mondo allora cominciò a svegliarsi, e i raggi solari filtrarono tra le mille foglie della foresta, ma io continuai nella corsa. Nessuna pausa, nessuna fermata, solo molta voglia di lasciarmi alle spalle quel mondo infame che mi aspettava e in cui avrei dovuto tornare.

    …sarò pronto…
    Dovetti correre per altre ore oltre l’alba, prima di spuntare su una radura erbosa attraverso una moltitudine di cespugli. All’ultimo persi l’equilibrio, ed inciampando sul bordo del mio mantello cascai sul suolo. Per fortuna ci fu la sottile erba del luogo ad attenuare la mia caduta e renderla meno strana.
    Merda.
    Col fiatone ed il sudore, rimasi disteso sul suolo per alcuni secondi. Mille pensieri in me…


    Edited by leopolis - 28/9/2010, 16:44
     
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  3. -Diablo-
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    Merda

    Stava lì, circondato da un alone di misticismo e pace. Seduto a gambe incrociate su un ceppo d'albero stroncato manteneva la concentrazione:
    Om Bhūr Buvaḥ Svaḥ
    Tat Savitur Vareṇyaṃ
    Bhargo Devasya Dhīmahi
    Dhiyo Yo Naḥ Pracodayāt

    Lo ripeteva più e più volte nella sua testa, ogni parola pronunciata sembrava rimbombare senza tregua, rimbalzando sulle pareti della mente e ritornando all'epicentro, risonando come un suono sacro. Il mantra dell'intelletto, il mantra della meditazione più profonda, un repellente per l'oscurità dell'ignoranza. In breve il suo spirito si sentì trasportato altrove, come avesse utilizzato il teletrasporto. Guardando attorno a sé, ammirò l'immensità e la bellezza di una cascata: le foglie fresche di selce giacevano calme vicino alle sporgenze formate dalle rocce, una leggerissima foschia saliva dal punto d'immissione dell'acqua della cascata nel laghetto sottostante, una nebbiolina candida e velata spirava tra le frasche del boschetto vicino. Contemplando la pace della vista, contrapposta al frastuono dell'udito, ancora in relazione con la potenza del tatto, il monaco rimase per ore ed ore (o almeno, così gli parse) seduto su una sporgenza in mezzo alla cascata, lasciando che l'impeto dell'acqua rinvigorisse le sue spalle e la sua testa. Quando finalmente sentì di essere giunto alla serenità più totale... sentì un suono... un tonfo, seguito da un vociare umano:
    CITAZIONE
    Merda.

    Lo sentì chiaramente, come un cappio legatosi al suo piede e dall'altro capo ad un masso, si sentì trascinare giù all'improvviso. Provò la stessa sensazione di quando ci si distende e i muscoli si rilassano troppo velocemente: una brevissima ma intensa caduta nel vuoto. Riaprì di scatto gli occhi, trovandosi di nuovo in quella radura solitaria. Si guardò un po' intorno, non negava un po' di agitazione: il risveglio improvviso da una meditazione così profonda era decisamente un colpo al cuore.
    <Chi è là?>
    Domandò con voce flebile e calma.
    <Chi disturba la mia meditazione?>

    CITAZIONE
    Legenda:
    Narrato
    <Parlato>
    Pensato

     
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    …noie…


    [font=Times] Decadenza.
    Dalla polvere cominciai ad alzarmi. Dapprima nella radura sarebbe comparso il mio capo, poi il mio mantello ed infine una figura completamente coperta da un mantello nero. Il sole brillava ancora in alto sulla mia testa, mentre diedi una rispolverata al mio mantello. La caduta mi aveva provocato non pochi fastidi, e quella sensazione di essere inseguito da qualcosa era ancora dietro di me. Mi sentivo ricercato, perseguitato dalle mie paure e dai miei ricordi. Probabilmente non era un buon segno per un ninja del mio livello, ma ciò non aveva molta importanza. Non ci avevo mai fatto caso a quelle piccole emozioni, cercando di cancellare quel poco che di umano c’era in me. Ero un’arma a servizio del mio villaggio, e non si poteva fare oltre. Restavo lobotomizzato sul mio dovere, sul mio scopo. Nulla oltre la missione.

    Non voglio emozioni, sensazioni, speranze. Voglio solo passare quell’esame del cazzo…
    Immobile, restavo nel guardare l’orizzonte senza un “perché” apparente. Il respiro si fece più leggero, la stanchezza diminuì, eppure rimanevo lì all’impalato… guardare nel vuoto. Ma i miei pensieri durarono alquanto poco. Nell’inequitezza più totale, sentii una voce provenire da non troppo lontano da lì. La cosa non mi piacque. Non mi piacque né la voce dell’individuo, né cosa mi disse. Ero già pesantemente irritato di mio, e quell’uscita non mi piacque per nulla. Forse era meglio contenermi? Non rispondere nulla? Non ero mai riuscito ad acquisire quel autocontrollo delle mie emozioni che gli altri possedevano. Era sin troppo facile che la scintilla scoppiasse in me. Una minia parola, un minimo sguardo spesso bastavano affinché il vaso traboccasse da vuoto. Il periodo pre-esame era tosto per tutti, ma la pressione la percepivo di gran lunga più di tutti.
    Cercai di calmarmi, presi il respiro e poi risposi con voce calma e tranquilla. Nessuna emozione doveva trapelare all’esterno, seppure in me nasceva un uragano.

    Posto insolito per un meditatore…
    Era meglio evitare inutili chiacchiere, e quello era il posto perfetto per meditare. Una lite non ci voleva. Cercavo di evitarla. [/ font]

     
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  5. -Diablo-
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    La Risposta

    Lo sentì chiaramente ricomporsi, dare qualche colpo al mantello per ricomporsi dalla caduta e poi con voce forzatamente impassibile rispondere alla richiesta del Genin di Suna:
    CITAZIONE
    Posto insolito per un meditatore…

    Rimase qualche secondo a pensare, cercando di analizzare la voce che sentì: era giovane, dal tono assunto sembrava assolutamente pacato e tranquillo. Non era proprio il suo forte l'approccio con le altre persone, però tentò lo stesso di discutere apertamente, ritenendo primario il suo ruolo di mentore della verità e della saggezza: <Devo intuire che non usi riflettere assiduamente, in quanto altrimenti, sapresti di certo che qualsiasi luogo, è ottimo per meditare> esordì con tono leggero. <Ma perché rimani indietro? Avanti, presentati. Usa cordialità verso colui che hai interrotto.> prese respiro, continuando ad utilizzare correttamente il diaframma per far uscire ed entrare correttamente l'aria. <Non richiedo delle scuse. E' chiaro che non potevi sapere della mia presenza. Ma una presentazione correlata ad una buona conversazione potrà elevare i nostri spiriti alla purezza>. Per quanto si sforzasse, nell'ultima frase non riuscì a non imprimere un tono di saccenza e superiorità. Era sempre stato per lui un grave difetto, difficilissimo da trattenere, con gli anni sempre più letale se trapelava con le persone sbagliate.
     
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    …momento sbagliato…


    Le persone stancanti nascevano per seccare le persone che avevano un qualcosa da fare nella vita. Assiduatamente sovrastavano la mia indole, mi obbligavano ad ascoltarle, a darle retta o a fornirle di risposte che consideravo essere totalmente inutili per una conversazione. Nonostante la mia tranquilla voce, non riuscii a non incavolarmi ancora di più quando sentii la sua richiesta di presentazione da parte mia. Non ne capivo l’importanza di un tal gesto, e la sua voce, con quelle note messe lì apposta come ad indicare la sua netta superiorità rispetto a me, mi diedero molto fastidio. Per fortuna gli anni di esercizio di autocontrollo pur a qualcosa servivano, e dopo aver emesso un altro flebile respiro mi concentrai soltanto sull’altra figura umanoide presente nell’arena.
    Mi chiamo Naruto Uzumaki, sono un Jonin della Foglia e odio le persone che meditano.
    Il tono di voce nuovamente molto calmo e riflessivo. La frase era strutturata per fargli capire che non volevo dire il mio vero nome, e che non volevo conoscerlo, anzi.
    La meditazione per me uguagli il sottoporsi alle debolezze della mente, cose che te non puoi capire.
    Ghignai nuovamente. Il volto nell’ombra del cappuccio. Poco dopo decisi di mettere fine a quella noiosa conoscenza. Avevo ben altro da fare.
    Ora, se non ti dispiace ti lascio alle tue vuote stronzate e ritorno a vivere inq uesto crudele mondo.
    Un cenno di mano ad accompagnare una camminata attraverso la radura.

     
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  7. -Diablo-
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    Colpito nell'orgoglio

    Rispose di nuovo, ma per quanto si sforzasse di mantenere un tono calmo, non riuscì a mentire credibilmente.
    CITAZIONE
    Mi chiamo Naruto Uzumaki, sono un Jonin della Foglia e odio le persone che meditano.

    Rimase un attimo stupito, tanto da distogliere l'attenzione dalle sue priorità meditative e alzarsi in piedi, cercando di individuare la figura che parlava, dato che ancora non aveva deciso di mostrarsi.
    CITAZIONE
    La meditazione per me uguagli il sottoporsi alle debolezze della mente, cose che te non puoi capire.

    A quella frase una scintilla si accese nel suo cuore, come un fulmine che a ciel sereno l'aveva trafitto e lasciato il segno incandescente: DEBOLEZZE?!
    CITAZIONE
    Ora, se non ti dispiace ti lascio alle tue vuote stronzate e ritorno a vivere inq uesto crudele mondo.

    Un altro fulmine, un altro colpo duro al suo orgoglio, anzi all'intera sua vita! Una vita composta all'unico scopo di lenire alle sue debolezze attraverso la mente e alla meditazione... denigrate in appena due secondi di conversazione da uno sconosciuto fin troppo sgarbato. STRONZATEEE!?!?
    Ebbe uno scatto d'ira. Una cosa che non s'addiceva assolutamente al suo credo, alla sua fatica, al suo io. Un affronto del genere, non poteva cessare con il suo silenzio e la fuga del professatosi Jonin.
    Con un tono di voluta ironia pungente continuò: <Non sapevo che i Jonin cadessero dagli alberi così distrattamente. Deve essere vera la voce secondo cui la Foglia stia perdendo la sua potenza>. Prese un secondo di pausa, per vedere se il ragazzo si fermava, se accoglieva la provocazione. <D'altronde io sono solamente un meditatore con debolezze mentali e delle stronzate in testa> disse dando alla parola "stronzate" un tocco di pesante disprezzo, che però non provava realmente. Non era nella sua indole disprezzare. <La tua presentazione richiede però la mia: sono Luxeifer, shinobi di Suna. Se la conversazione non può farci trovare la pace, lo farà uno scontro.>. Preso di nuovo fiato, terminò: <Chiaramente... se non pensi che anche questo sia una cosa che io non possa capire.>
     
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    …vuoto…


    Il vuoto di quel mondo non finiva mai di stupirmi. C’era sempre qualcuno che usciva dall’ombra professandosi come speciale, o come qualcuno che diverrà speciale. Avevo ben altri problemi in testa, problemi ben più importanti di stare semplicemente sotto ad un albero a cercare qualcosa dìintrovabile in se stessi.
    Probabimente la mia risposta irritò il ragazzo. Non lo vidi, seppure cercò di trovarmi, ma sentii soltanto la sua voce. Già di per se ero pieno di miei problemi, poi si aggiungeva una palla al piede di quel calibro.

    Oh no… un altro con queste idee assurde. E’ proprio un periodaccio.
    Divenni scocciato, del tutto inquieto. La sola sua voce non mi piaceva per nulla. Poi quando parlò non fece altro che peggiorare il mio interno caos, che comunque cercai di non far trasparire all’esterno. Il mio obiettivo primario era quello di evitare le varie scocciature.
    Beh, si… sai com’è… un attimo di distrazione e ci si ritrova in questo posto ad ascoltare queste cazzate.
    Sorrisi nell’ombra del cappuccio di quel mantello, ma non mi fermai. Erano provocazioni inutili e privi di senso, le sue. Non sapevo chi c’avevo davanti e perciò era meglio evitare noie. Una volta che vide la negatività della sua azione, decise di confermarmi che è solo un ragazzaccio con delel cazzate in testa. Sorridendo, glie lo confermai.
    Si, esatto. I più forti non hanno bisogno di meditare, solo quelli che aspirano a divenire spazzini di Konoha meditano.
    Il senso di superiorità mi prese dall’interno. Sapevo di dire cavolate e dicerie, ma non riuscivo a fare altrimenti. Dovevo sbarazzarmi di quel tipo, che intanto si presentò. Quando lo fece non riuscii a trattenere la risata, che fuoriuscì da me in modo volgare ed implacabile.
    Davvero? Lucifero?
    Un altro che crede di essere il Diavolo… oh no.
    Suna? Brutto paese quello… dannatamente brutto.
    Seppure ero un kiriano, e il tipo non lo sapeva visto che non indossavo allcun copri-fronte, quel paese di sole e secchzze m’impauriva non poco. Amavo il freddo, ed il solo pensiero di quel caldo soffocante mi uccideva dall’interno. Eppure…
    I miei pensieri vennero interrotti dalla proposta di scontro fatta da quel shinobi. Una proposta che non volevo accettare per via dei molti problemi che mi circondavano, ma che non potevo rifiutare. Un shinobi di Kiri non poteva respingere una richiesta di sfida da parte di un shinobi di Suna. Se avessi detto di no, avrei probabilmente tradito un villaggio intero. D’altronde quelli erano i rivali di sempre. E poi… trasformare quel ragazzo in un sacco da pugilato era un’ottima idea per sfogarmi.

    Di certo non posso dirti di no, ma facciamolo qui ed ora, senza colpi mortali. Non voglio divenire nukenin a quest’età.
    Altri attimi di silenzio assurdo.

     
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  9. -Diablo-
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    La Sfida

    Continuò non fermandosi, ma finalmente riuscì a sentire una (se pur piccolissima) punta di scocciatura. Finalmente una reazione.
    CITAZIONE
    Beh, si… sai com’è… un attimo di distrazione e ci si ritrova in questo posto ad ascoltare queste cazzate.

    Continuava a denigrarlo senza alcun ritegno. Cazzate diceva! Sembrava conoscere solo le parole "stronzate" e "cazzate"... e lui che sperava di aver trovato una persona con cui discorrere amabilmente.
    CITAZIONE
    Si, esatto. I più forti non hanno bisogno di meditare, solo quelli che aspirano a divenire spazzini di Konoha meditano.

    <Interessante teoria. Io invece credo che entrambe le categorie debbano meditare. I deboli per diventar forti, e i forti che perché non lo si è mai abbastanza.
    Poi, in seguito alla presentazione del monaco, l'impertinente ragazzo attuò una traduzione decisamente troppo occidentale.
    <Sì. Lucifero, ma non confonderti con religioni che non sono la mia. La traduzione è letterale: Portatore di Luce. Non Diavolo, o chissà quale altra empia e pagana divinità>
    Ulteriore considerazione negativa fu fatta sul suo villaggio. Ma cosa si aspettava, poco prima di dire di essere di Suna ci aveva pensato a non rivelare quel particolare, proprio per non permettere ulteriori offese, ma era stato più forte di lui. La cortesia era fin troppo mal ripagata di quei tempi.
    <Ad ognuno i suoi gusti... Jonin di Konoha. Ma ciò mi rallegra. Il tuo disprezzare il mio paese, mi assicura di non vederti tra le sue strade>
    Doveva ammettere che tutto quel contrasto lo aveva distolto dalla sua naturale indole pacata e gentile. Probabilmente è vero che anche il più saggio luminare può essere trasportato dall'impeto d'ira contagioso di un pazzo.
    CITAZIONE
    Di certo non posso dirti di no, ma facciamolo qui ed ora, senza colpi mortali. Non voglio divenire nukenin a quest’età.

    Quella frase. SOLO, quella frase, riuscì a far cambiare espressione al Sunese, che fino a quel momento, pur variando il suo tono e le sue parole, non aveva accennato alla minima espressione facciale. Sorrise. Perché la sfida era accettata. Sorrise. Perché con quella affermazione si era rivelato una seconda volta troppo giovane per essere un Jonin. Sorrise. Perché stava per dimostrare che la meditazione è la luce che scaccia le tenebre dell'ignoranza e dell'ira. L'alpha e l'omega, bianco e nero... pace e rabbia. Non potevano coesistere. Uno, doveva vincere sull'altro. E anche se non avesse vinto... avrebbe appreso anche quel giorno una potente lezione.
     
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    …rogna…


    Sfide.
    Parole, parole, parole e parole. In un mondo dove tutti correvano, si agitavano, muorivano e resuscitavano, io rimanevo lì a parlare di temi assurdi con un tipo assurdo, che non capiva le mie provocazioni e considerava seria ogni mia parola. Ascoltai le sue parole, seppure immerse nella loro futilità, e poi risposi con voce tranquilla e senza ombre di paura.

    Certo che la meditazione serve, ti sfottevo. Persino io medito molto… quell’abbastanza che mi basta per essere Jonin a quest’età.
    Sorrisi. Se credeva davvero che fossi un Jonin, si sbagliava di brutto. Tuttavia, non erano affari miei, o almeno non mi riguardavano in toto. Continuai a fingere di essere un Jonin, seppure m’aspettavano ancora gli esami per divenire chunnin. Rimasi lì un attimo a riflettere, a guardare. Poi ascoltai I chiarimenti al riguardo del suo nome, cose di poca importanza e che non m’interessavano per nulla. Cominciai a divenire seccato.
    Se non si fosse capito, per me, voi montati di testa tutti uguali siete.
    Poi arrivo l’unica sua risposta logica. Mi disse che non mi avrebbe visto sulle strade del paese, ed io non ci sarei mai andato lì. Posti orrendi… montagne di quell’orrendo elemento che è la sabbia.
    Mi morsi il labbro a pensarci.

    Allora?.. Vuoi sbrigarti? Non posso perdere molto tempo con quelli come te.
    Semplice provocazione atta ad accellerare le cose. Poi un’altra.
    Suvvia, non essere timido con me.
    Gli davo la possibilità d’impostare la propria strategia. Forse ero veramente un sciocco.
     
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9 replies since 26/9/2010, 23:19   86 views
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