Canzone del deserto

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. C a n n e l l a
        Like  
     
    .

    User deleted


    Humpty Dumpty
    Parte 2


    La risposta di Luxeifer mi dette da pensare. Non per le sue posizioni sul suicidio. Quelle non mi interessavano molto. Piuttosto anche lui diceva di non conoscerlo. Ok, passi che era un monaco e che viveva isolato, ma neppure Hoshi aveva dato segno di conoscerlo. Su tre sunesi (guardia compresa), tre non avevano mai conosciuto di persona questo fantomatico Otomo. Perché allora tutti quei biglietti? E tutta questa pantomima della squadra di ninja? Visto che il morto mi era stato descritto come schivo e dedito alla meditazione mi chiesi come mai avesse così tanti amici. Forse non erano amici: magari Otomo rivestiva da vivo una qualche carica pubblica, magari nelle alte sfere, dove la conoscenza dei semplici ninja come i miei compagni non arrivava. Per questo era stimato e apprezzato, pur essendo un introverso. “No”, mi dissi, “Qualcosa non torna ugualmente...se avesse avuto una carica ufficiale la notizia sarebbe stata molto più diffusa e sicuramente avrebbero svolto le cose in maniera diversa, più formale. E che bisogno aveva di ammazzarsi?”
    Con questi interrogativi frullanti come uccellini nella testa arrivai quindi in vista della casa del defunto.

    [...]


    L’interno della casa era piccolo. Un piccolo angolino di pulizia e lotta ai germi. Ogni cosa era posizionata nel luogo che più gli si addiceva: i libri allineati sugli scaffali, le sedie geometricamente appoggiate sul tavolo, un narghilè centrato col goniometro su di un tondo tavolinetto, intorno al quale, schierate come soldatini, facevano bella mostra di sé alcune poltroncine. Tutto era lindo, lucido, superlucido, tanto che potevo vedere le chiappe di Hoshi davanti a me, riflesse sul pavimento.
    Abituato al caos un po’ lezzo di casa mia, quel posto non mi sembrava neppure un’abitazione. Uno stand espositivo, ecco cos’era! Oltretutto le mie narici riconoscevano come odore di casa quello vagamente sudato e “odoroso” di residui umani di Pa’. Quel posto, invece, aveva un odore forte anche se non spiacevole, e mi ricordò un po’ il disinfettante.
    Nel complesso quel luogo sembrava non avesse mai visto un essere umano.

    Imuz ci disse che potevamo perlustrare tutta la casa come meglio avessimo creduto, quindi si posizionò davanti ad una libreria nella stanza principale e non si mosse più di lì.
    Subito Luxeifer si mise a chiacchierare con Imuz. Li ignorai. Cominciai a girovagare per la stanza.

    Quella casa rendeva tutto ancora più strano. Ricapitolando: un suicida canterino si era ucciso per non si sa quale motivo, pur essendo ben conosciuto da tutti, sebbene introverso. Per essere così ben conosciuto doveva aver fatto qualcosa di importante. Qualche impresa degna di nota. E difficilmente ricopriva un qualche ruolo di potere. Ma se aveva compiuto davvero queste imprese, perché così pochi lo conoscevano? E perché casa sua sembrava disabitata? Aveva fatto le pulizie prima di buttarsi dal muro? Ci teneva a morire ordinato? Difficile.
    Un lampo di comprensione mi illuminò. Tutte quelle stranezze sembravano portare a qualcosa di diverso di un semplice suicidio: un omicidio, magari, oppure un suicidio imposto o forzato.
    Mi avvicinai al narghilè, cercando di sentire qualche odore sospetto. Potevano averlo drogato e convinto a buttarsi, per chissà quale motivo. Magari aveva pestato i piedi a qualcuno durante le sue gesta.

    [...]1


    Finita la perquisizione della sala principale mi diressi nella camera da letto. C’era un bagnetto in fondo, e tutto sembrava anche lì perfettamente ordinato. Una cosa però attirò la mia attenzione: sulla scrivania dei fogli erano disposti a casaccio, senza il rigido schema logico e ordinato del resto dell’arredamento.
    “Dubito che siano messi così come decorazione...”

    «Ehi Hoshi! Vieni qua un momento per favore!»

    Se Hoshi fosse venuto, gli avrei spiegato cosa avevo trovato, e gli avrei chiesto di darci un occhiata lui. Altrimenti l’avrei richiamato con più insistenza, fino a quando non fosse arrivato.
    Una volta riuscito a far accorre Hoshi nella stanza e spiegatogli la mia scoperta, mi spostai a controllare una piccola libreria a fianco del tavolo. Era piena di schedari, rigorosamente catalogati e numerati. Tutti portavano la dicitura “dati relativi alle missioni e note”. Ne estrassi uno a caso. Volevo vederci più chiaro in questa storia. “Adesso vediamo un po’ che ha fatto ‘sto tizio di bello...”

    [...]2


    Un fragore venne dall’altra stanza. Qualcosa come un vetro rotto. Non appena lo sentii scattai verso di esso alla massima velocità consentitami dalle mie gambe. Vidi Luxeifer chinarsi e raccogliere un sasso. Reagii d’impulso: afferrai un kunai dalla tasca, uno di quelli sui quali tengo sempre un sigillo e lo lanciai attraverso il foro lasciato dalla pietra. Mi teletrasportai {Basso + Mezzo Basso} . Mi ritrovai fuori, sulla pubblica via, a circa dieci metri da dove ero partito. “Vediamo un po’ se riesco a vederti, maledetto lancia sassi...”

    [...]3


    Rientrai in casa, stavolta nel modo più normale.

    «Ehm scusate ragazzi, volevo vedere se riuscivo a beccare il lanciatore...»

    Non aggiunsi altro. Notai però che Imuz si era spostato da dove si trovava prima. La grande libreria che prima si trovava dietro di lui era libera. Le lanciai un’occhiata rapida, ma decisi che non valeva la pena di essere controllata. Di sicuro conteneva cose simili a quelle già trovate nell’altra libreria. Magari qualche libro da lettura.
    Per precauzione ispezionai anche il bagno, ma non vi trovai neppure un capello fuori posto. Ovvio. Fissai il mio riflesso nello specchio. Così abituato a immaginare un doppio di me per effettuare le dislocazioni, vedere davvero un mio doppio riflesso mi dette una strana sensazione. Quasi mi aspettai che cominciasse a parlare e muoversi di propria volontà. Non lo fece. “Ciao Aki...secondo te che vuol dire quel sasso? Perché qualcuno dovrebbe voler vandalizzare la casa di uno come Otomo? Questo avvalora forse la mia teoria che avesse infastidito qualcuno, il buon vecchio Otomo? A meno che l’intento del lanciatore non fosse di colpirci o danneggiare la memoria del defunto...Allora perché lanciare un sasso? I sassi alla finestra li lanciano solo gli amanti che chiamano l’amata nella notte...”
    Più provavo a districare questa faccenda più mi ci incasinavo. Uscii quindi dal bagno, e attesi ciondolando fino a quando Imuz ci chiamò fuori. Ci ringraziò per l’aiuto. Poi disse una cosa che mi lasciò alquanto perplesso. Tutti fino ad ora avevano descritto Otomo come un tipo schivo e solitario: adesso era diventato un uomo solare e pieno di amici. Qualcuno non la raccontava giusta, fosse Imuz o il resto della popolazione. Se era davvero così solare, come mai se ne stava abitualmente tutto solo sulle mura, a pensare, senza che nessuno, neppure il giorno della sua morte, gli rivolgesse parola? Guardai con occhi nuovi Imuz. Anche prima nella casa si era comportato in maniera strana: aveva detto che si trattava solo di un’indagine formale, che quello che avremmo trovato era “trascurabile”, si era posizionato fermo come un palo davanti alla libreria. Desiderai di averla osservata meglio.
    Quando il vecchio ci disse di andare alle mura per la celebrazione funebre avevo già deciso cosa fare.

    «Oh, se non fosse un problema, Imuz-san, vorrei parlare in privato con i miei compagni. Si avvii pure senza di noi, la raggiungeremo dopo. Così non rischia di perdere la cerimonia in onore del suo amico!»

    Dovevo mettere al corrente dei miei sospetti Hoshi e Lux, e subito. Sperai vivamente che la nota dolce e armoniosa che avevo dato alla mia voce {Interpretazione} bastasse a convincere il vecchio a levarsi di torno.

    SPOILER (click to view)
    1 - chiedo informazioni sulla pipa.
    2 - chiedo informazioni riguardo al contenuto di un registro a caso.
    3 - chiedo informazioni riguardo il lanciatore.


     
    .
40 replies since 11/10/2010, 13:54   576 views
  Share  
.