Canzone del deserto

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  1. Cougar™
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    ~ La cerimonia interrotta...
    ...atto primo: coro ~



    I ninja, a cui la storia del suicidio iniziava a stare stretta, cercarono di afferrare la sottile scia di fumo che poteva portarli all'autore , materiale o semplicemente spirituale, di quel terribile atto. La casa, spettrale nel suo silenzio e inquietante nella sua pulizia, era da questo punto un ricettacolo di indizi. Ma lunghe ombre si stavano stagliando anche su quella piccola costruzione e il tempo era poco, anche se loro ancora non ne erano a conoscenza. Ciò che si muoveva nell'ombra infatti, ciò di cui loro stavano fiutando l'odore, non era semplicemente un criminale, ma qualcosa di molto molto molto più oscuro e spietato. Qualcosa che odia lasciare tracce. L'eccezionale pulizia della casa stupì sopratutto il giovane Aki e in fondo ne aveva ragione: una casa così perfetta non si addiceva ad un suicida. Eppure nessuno dei tre riuscì bene a identificare cosa fosse quel l'odore di fondo mischiato all'alcool usato per pulire. Beh, era benzina. Quel particolare fluido, miscelato a del comune detergente a base alcolica che ne mascherava l'odore, era stato infatti usato per pulire la casa. Una cosa piuttosto strana, ma di certo non l'unica. Anche Imuz era un mistero per i giovani shinobi: le sue dichiarazioni infatti contraddicevano quelle della guardia in alcuni punti e il suo modo di comportarsi era alquanto particolare, anche se il suo dolore per la scomparsa dell'amico sembrava autentico. Ciò che attrasse i ninja di quella casa fu sopratutto una catasta di fogli lasciata in evidenza sulla scrivania: piuttosto strano anche questo, per una casa pulita e splendente. Fu in particolare Hoshikuzu, il Chikuma, a concentrarsi su quei documenti e grazie alle sue grandi capacità visive fu capace di notare una cosa che ai più poteva sfuggire. Sul retro di uno dei fogli si potevano infatti notare dei solchi, delle sottili righe orizzontali in controluce, probabilmente date da una copiatura fatta esattamente sopra quel foglio. Qualcuno doveva aver trovato un foglio di suo interesse e nel copiarlo su di un'altro aveva calcato troppo la penna, lasciando quei solchi sul documento sottostante. Fu facile per il rosso prendere una delle matite sparse sul tavolo e annerire con perizia la parte dove i segni sembravano più marcati: ciò che ne venne fuori probabilmente lo avrebbe stupito alquanto, lasciandolo quantomeno senza parole. Ciò che apparve di fronte ai suoi occhi era un'altro pezzo di quel particolare spartito che ben conosceva, e , studiandone bene i bordi, poté notare come la parte che ora si trovava davanti al viso era quella successiva all'altra in suo possesso. Non ebbe però il tempo di gioire di quella scoperta che un rumore di vetro infranto lo interruppe bruscamente. Proveniva dalla cucina, dove Lux stava ispezionando.


    [...]


    Fu proprio quest'ultimo che, all'interno del piccolo locale, si vide arrivare addosso un sasso dalla finestra. Beh, non propriamente addosso, ma poco ci mancava. Ciò che lo colpì maggiormente fu però il biglietto attaccato al sasso: un avvertimento nei riguardi di Imuz che si affrettò a far sparire con rapidità e maestria. Passato l'attimo di agitazione, tutti capirono che più di un attentato era il gesto di qualcuno che poteva avercela con Otomo, o meglio, tutti lo pensarono eccetto Lux, che memore del messaggio sapeva che quel sasso era diretto a loro e non al defunto. Tra i tre, quello che ebbe una reazione migliore fu però Aki, che sfruttando la sua capacità speciale si teletrasportò istantaneamente fuori dalla casa, in direzione del misterioso lanciatore. Lux e Hoshi nel frattempo trattennero Imuz, che accorso a vedere cosa succedeva, si accontentò delle spiegazioni dei due, senza riuscir a vedere più di qualche vetro in frantumi. Aki invece si ritrovò in un'attimo fuori, con quella sensazione di vertigine mista ad aria fresca che lascia per qualche attimo interdetti, come se per un attimo, per un solo secondo, ti mancasse completamente l'aria, per poi tornarti in un soffio impetuoso, lasciandoti ondeggiare come un filo d'erba. Il sole, che si colpì con prepotenza i suoi occhi gli fu da ulteriore impedimento nel cercare l'autore del gesto, ma nonostante questo era quasi impossibile non notarlo. Ritto a una decina di tetti da lui stava infatti un'uomo, con il volto semicoperto, probabilmente sulla trentina. Ciò che probabilmente avrebbe colpito maggiormente il ninja era una barba, folta e brizzolata, che spuntava da sotto le bandane, poste a protezione del sole e dell'identità. I loro occhi si incontrarono e nel blu di quelli del misterioso individuo Aki non poté non scorgere una serenità e una calma degna dei migliori ninja. Ma l'impressione durò poco: l'altro infatti, vedendo arrivare il giovane, aveva già iniziato a comporre i sigilli della Kawarimi, e poco dopo scomparve in una nuvola di fumo, sciando solo un mattone dietro di sé.


    [...]


    E Imuz? cosa fece durante la perquisizione? Ebbene, quasi nulla. I tentativi di approccio che i giovani utilizzarono per cavare qualche informazione non ebbero gran successo e le domande che il rosso gli porse alla fine non lo ebbero l'effetto desiderato. Rispose, con gran candore, che secondo lui Otomo nell'ultimo periodo era forse un po' preoccupato, ma che non sapeva dire da cosa e aggiunse che essendo un guardiano era normale che ogni tanto ci fosse qualche gatta da pelare, sopratutto pensando agli ultimi accadimenti. Non gli era sembrato però uno stato tale da essere interessante e infatti lo ricordava, anche negli ultimi giorni, quasi sempre solare. Aggiunse che l'ultima volta lo aveva visto vivo a casa sua e che sì, Otomo suonava un flauto traverso e anche davvero bene. Disse quindi al gruppetto che gli avrebbe concesso quanto tempo desideravano e aggiunse che però lui aveva degli obblighi per la funzione, dovendo quindi lasciarli. Non attese altre domande, e sparì con velocità fra le vie di Suna, il gruppo ebbe così tempo per fare mente locale di tutte le informazioni raccolte.


    [...]


    La cerimonia si svolgeva alle mura: tutti i presenti avevano la classica tunica da lutto sunese, che i giovani avevano già visto su Imuz. Era una cerimonia composta, molto rispettosa e umile. I celebranti recitarono alcune antiche poesie, che piacevano molto al defunto e trattavano appunto della vita dopo la morte. L'atmosfera di raccoglimento raggiunse il suo apice quando fu letto un suo breve passaggio, annotato sotto una di queste poesie, che in poche parole racchiudeva la filosofia che aveva guidato la sua vita e che portava a tutti la speranza per un riposo tranquillo.


    - E così, nel mare di sabbia
    dolcemente ci perdiamo,
    cuccioli di un padre duro
    che ha fatto di noi granelli al vento.
    Ma in fondo,
    sotto questo sole
    spinti da questo vento
    troviamo la vita,
    scivolando nelle onde del deserto.-


    Ma come tutte le cose preziose , anche questo momento fu molto fragile e durò molto poco. La cerimonia fu infatti interrotta da due suoni, tanto discordanti quanto armonici: il primo era il rumore distinto di un'esplosione non troppo potente, il secondo era una litania suonata con un flauto, che si diffuse nell'aria. I presenti, voltatisi velocemente, poterono notare come anche le due fonti fossero diverse e distinte. L'esplosione veniva da quella che loro poterono facilmente identificare come la casa di Otomo, mentre il suono sembrava venire dalla piazza, in direzione opposta. Spettava adesso ai tre decidere come muoversi.

     
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40 replies since 11/10/2010, 13:54   576 views
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