Canzone del deserto

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  1. Cougar™
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    ~ Canzone del deserto...
    ...overture: atto secondo ~


    SPOILER (click to view)


    I ninja si divisero. Scelsero di esplorare entrambe le piste e si divisero. In due gruppi si divisero. E con loro, gli occhi che da tempo seguivano i loro passi, coloro che nell'ombra li spiavano, si divisero. Durante tutto il tragitto i tre avrebbero avuto l'impressione di essere seguiti, ma senza percepire una direzione in particolare verso la quale focalizzare i propri sospetti; la sensazione sarebbe stata diffusa, opprimente, anche se irrazionale. Tutti e tre, scivolando tra i tetti del villaggio in cui gli spazi notturni lasciavano lo spazio alla bolgia giornaliera, avrebbero avuto la sensazione di percorrere un sogno dalle tinte fosche, di rivivere un ricordo dai contorni sbiaditi. Era più di pura impressione e meno di un deja vu: mentre le strade si svuotavano avrebbero sentito una morsa fredda stringergli le ossa e chiudergli lo stomaco. Il sole, la cui luce crepuscolare serviva solo ad allungare le già spettrali ombre delle case, era troppo timido per scacciare da loro quelle sensazioni e lentamente, inabissandosi tra le dune, sembrava morire per non rinascere mai più, come una fenice stanca che percepisce l'arrivo delle ceneri dalle quali non risorgerà più. La canzone che aleggiava nell'aria era inoltre incredibilmente appropriata a quelle sensazioni, fornendo la colonna sonora perfetta per queste loro emozioni. Non era una canzone triste, ben s'intenda, o meglio non erano lugubri le note che uscivano dal flauto del suonatore, ma era pervasa da una vena malinconica che era impossibile non notare. Più si avvicinavano alla fonte più la sensazione si faceva forte e la canzone sembra strascicarsi, come se il fiato del suonatore stesso giungendo al termine e con esso la sua vita. L'altro elemento, il fuoco della casa di Otomo, era così violento e vivace che sembrava stendersi con arroganza sulla notte incipiente. Le lingue di fuoco si alzavano con furia, crepitando nell'aria una sinfonia di distruzione, e sembravano lambire le case circostanti senza però mai spingersi abbastanza da causarvi danni. Quel fuoco, misto alle sensazioni che la situazione evocava, sembrava così disperato e furiso da essere fuori posto. Infatti, mentre il giovane rosso si avvicinava alla metà della strada tra le mura e la casa, un boato sembrò chiudere l'opera di distruzione: il tetto della casa, roso nelle travi dalle fiamme, era collassato sull'interno, come a voler soffocare quella violenza in una cappa di malinconia. Mano a mano che si avvicinava alla casa il rosso poteva vedere come la furia dell'incendio ormai avesse consumato la maggior parte della struttura, lasciando niente più che un cumulo di macerie. Dall'altra parte invece, i due , avvicinatosi sempre di più alla piazza, poterono percepire come la musica si stesse affievolendo sempre più, arrivando alla sua conclusione. Una lunga pausa li colse di sorpresa quando ormai non mancavano che duecento metri o poco più: la loro corsa contro il tempo sembrava esser stata vana e la canzone finita. Ma proprio mentre raggiungevano gli ultimi tetti il flauto si levò di nuovo in una sequenza rapida di note acute e discordanti, tanto alte da far male. Come il grido di un lupo morente, quelle note riempirono la mente dei giovani mentre l'oscurità della notte avvolgeva con il suo manto la città, coprendo i dettagli più piccoli con un velo di dignità. Ciò che videro quando misero piede nella piazza non può essere riprodotto solo a parole. La vista di quella scena avrebbe spezzato i cuori più deboli e rivoltato gli stomaci più forti: al centro della piazza, riverso in una pozza di sangue , rigetto e interiora stava un uomo. O perlomeno ciò che ne restava. Infatti di ciò che noi definiamo "uomo" ne rimaneva ben poco: il torace era completamente divelto, lasciando gli organi esposti. Il fianco destro sembrava essere stato strappato di netto, mentre né le gambe, né il braccio destro erano reperibili. L'uomo sembrava ancora vivo, la mano sinistra teneva ancora il flauto appoggiato alle labbra, mentre il respiro sempre più lento lo avvicinava alla fine ultima. Tutt'intorno alla piazza si poteva notare una grande quantità di sangue e pezzi dilaniati di corpo. Lunghe strisce di sangue tingevano i muri della piazzetta, mentre una gamba e una mano giacevano immote su una bancarella ormai vuota come pezzi di merce invenduti. Per fortuna la notte aveva reso meno cruda la scena, tingendo di scuro ogni colore e ,alla luce della falce di luna, il sangue sembrava aver sostituito la pioggia. Arrivato alla casa il giovane rosso non avrebbe potuto far altro che osservarne la lenta fine. Nel giro di pochi minuti il fuoco, che aveva ormai demolito la struttura, si era ridotto a qualche focolaio mentre le macerie coperte di fumo recavano ancora visibili le ardenti ferite della sua furia. L'evocazione del rosso aveva fatto ciò che gli era stato chiesto e aveva seguito l'uomo senza farsi notare, per questo il giovane ninja sarebbe rimasto stupito nel trovarsela a fianco pochi minuti dopo il suo arrivo. Ma non sarebbe stata questa l'unica cosa che lo avrebbe stupito. Un rumore, un ramo spezzato, un sasso spostato, avrebbero attirato la sua attenzione dall'altra parte delle macerie ove anche l'evocazione sembrava indirizzarlo. Attraverso le ultime fiamme il rosso avrebbe visto una cicatrice ormai a lui familiare.


    - ...Non mi sarei mai aspettato di trovarti qui, non così presto... -

    Imuz.


    [...]



    Se Aki avesse avuto il coraggio di avvicinarsi a quel relitto che ormai era impossibile chiamare uomo avrebbe notato due caratteristiche che aveva stampato nella sua mente dal pomeriggio: una folta barba e dei profondi occhi azzurri. Non era più in grado di parlare, ma in qualche modo l'uomo volle passare un messaggio ai giovani: con estrema fatica alzò la mancina tremolante e intingendo l'indice nel proprio sangue scrisse alcune cose sul selciato al suo fianco. Ciò che emerse non era altro che l'ultimo pezzo del famoso spartito, la conclusione di ciò che Hoshi aveva già trovato. Ma il morente vi aggiunse un dettaglio. Con le ultime forze, scrisse poche parole: "anche nella musica, siate ninja." Quindi spinse verso di loro il flauto e alzò la testa al cielo. Sembrò sorridere alla luna, mentre spirava lentamente. Quel momento, tanto sacro quanto toccante, venne rotto da un urlo proveniente da un tetto poco lontano. Un urlo di rabbiosa gioia, di terrificante vittoria. Ciò che videro alla luce della luna i ninja nella piazza sfuggiva ai canoni con cui si classifica ciò che per noi è "umano". La figura in controluce sembrava aver volto di canide e un'enorme braccio deforme e artigliato, che gocciolava ancora di sangue fresco. La creatura sembrava ancora abbastanza vicina, seppure dalle sue movenze si poteva capire che la sua intenzione fosse di fuggire. I ninja avrebbe dovuto scegliere ancora una volta: inseguire l'essere o rimanere con il morto1. In quel luogo, con tutto quello che era successo, Otomo era davvero diventato l'ultimo dei problemi che come la punta di un iceberg, aveva scoperto una realtà possente e sommersa, diventandone l'esempio meno preoccupante. Più si addentravano in quella storia più ogni cosa sembrava mostrare due volti, mentre l'eco di ogni passo sembrava tornare amplificato e minaccioso. Ora, qualunque cosa sarebbe successa, non potevano più tirarsi indietro.


    SPOILER (click to view)
    1 Possibilità per vista/udito migliorati
     
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40 replies since 11/10/2010, 13:54   579 views
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