Ogni storia ha un inizio

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  1. Gama
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    Ogni storia ha un inizio

    2/?

    Così arrivò Kasumi, ammiccò nella mia direzione ed io la seguii lasciando le luci colorate, la musica assordante ma anche il puzzo di sudore ed alcool nell'altra stanza. Il privé, una stanza più piccola identica alle molte altre presenti nel locale, era stato pensato - così come faceva intendere la parola - per poter trascorrere del tempo in compagnia delle danzatrici senza occhi e sguardi indiscreti. Certo quello che accadeva all'interno non aveva molto a che vedere con la danza. Unico elemento riguardante quest'arte era un palo da lap dance situato nel mezzo della stanza ottagonale, lungo le pareti degli squallidi divanetti scuri - per nascondere la sporcizia.

    Un centro di gravità permanente: difficilmente riuscivo a distogliere lo sguardo da quei movimenti, i vestiti cadevano senza che mano li togliesse apparentemente, vorticava intorno al palo conficcato nel soffitto e nel piccolo palchetto. Ma non potevo, non dovevo lasciarmi abbindolare, questa volta non ero entrato nel locale per godere delle fanciulle che forniva, per questo non potevo - non dovevo - abbassare la guardia. Interruppi il contatto visivo con lei, smisi di fissarla e vedevo indistintamente la sua figura muoversi ancora sinuosamente intorno al palo.
    Presi in mano il bicchiere che mi aveva offerto, me lo spacciò per il miglior liquore del locale, feci fatica a crederci pensando che, probabilmente, lo avrebbe detto in ogni caso: sia che fosse stato scadente sakè, sia che si trattasse di liquore di ulive. Mi lasciai con il dubbio: la maschera che portavo al volto era totale e non mi permetteva di poter bere senza toglierla e, questo, non era possibile; mai in pubblico mi sarei tolto la maschera e mostrato al mondo il mio volto. Per questo lo accettai di buon gusto ma lo appoggiai su un tavolino e lo ignorai.

    Poi si scolò mezzo bottiglia e mi si getto addosso iniziando a toccarmi. Per quanto il suo viso, il suo seno e quelle dannatissime gambe mi invogliassero a farle fare vedere due o tre cosette; tentai da prima di fermarla in maniera educata ma la ragazza non sentiva ragioni. Forse aveva bevuto troppo, forse aveva assunto sostanze psicotrope, forse stava semplicemente recitando la sua parte in maniera perfetta e quasi stava per fottermi. Iniziai ad accarezzarle le braccia, le mie dita ruvide le avvolsero le braccia e, all'improvviso, si serrarono come in una morsa. L'alzai da terra e allungai le braccia per allontanarla da me, poi la mia voce sarebbe stata filtrata dal volto privo di espressione, rocca e dal tono basso Kasumi, non voglio te e lo sai benissimo, smettila di fingere, non offendere la mia intelligenza. Dimmi dove sono e quando gli potrò parlare. Se avesse smesso di dimenarsi l'avvrei appoggiata e mollato la presa, attendendo sua risposta.


     
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44 replies since 28/10/2010, 20:17   1433 views
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