Viaggio Verso Occidente

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  1. ¬Chris
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    VIAGGIO VERSO OCCIDENTE

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    Si incontrarono di notte.
    In alto, manciate di stelle distanti e immobili. In basso, le rocce nere della falesia, che proteggevano i confini del mondo come un grande animale addormentato. Un vento sottile increspava il mare di erba, facendolo mormorare piano.
    Fermo sulla cima di un ramo, un falco dal collare bianco osservava l'oscurità. I suoi occhi liquidi scrutavano i movimenti dell'erba, alla ricerca di una preda, ma il suo becco adunco tradiva un dubbio: questa non era una notte adatta alla caccia, nè ai cacciatori. E non si sbagliava.
    Si guardavano in faccia, gli occhi di Danzou, nero scuro, incrociarono quelli dell'uomo dal volto sciupato, sulle guance l'ombra della barba e negli occhi ricordi di giorni passati al freddo e con lo stomaco vuoto. Silenzio. Il raggio di luna illuminò i volti dei due uomini, una lacrima illuminata dal mondo scese lungo la guancia. Lasciò cadere la borsa in una cacofonia di rumori metallici, e vettovaglie.
    Un abbraccio caloroso, il vecchio venne quasi soffocato dalla mole del figlio, poi la vergogna, si staccarono con un movimento secco.

    « Padre... » Di nuovo silenzio. « Muoviamoci, tua madre non ti vede da almeno, aspetta...» Alzò le dita lentamente, andando a mente « Circa da 7 anni! » « Hai ragione papà, andiamo! Come sta andando in negozio? »

    Passò circa un mese dal suo ritorno, sua madre, quando l'aveva rivisto pensava da prima di vedere un fantasma, ma quando Danzou, riuscì a farle capire che era ancora vivo, e che finalmente era tornato, gli occhi le si riempirono di lacrime. Fu un mese in cui i vicini, parenti, amici, parenti dei vicini e degli amici, andavano a trovarli, volevano sapere tutto sul suo viaggio. Durante la prima settimana, la cosa poteva anche risultare divertente, ed era felice rivedere parenti e amici di vecchia data, ma dopo un mese di continui saluti e convenevoli, Danzou, che era passato dalla più completa solitudine alla pieno affolamento, scappò.
    Ci mise circa una mezz'ora, finalmente arrivò nel luogo dove aveva passato la maggior parte della sua infanzia, una casetta sull'albero, ora che era alto quasi due metri, fece fatica ad entrarci, ma con un po di concentrazione ci riuscì, l'aveva costruita insieme al suo più caro amico, una lacrima scese lungo la guancia e i ricordi riaffiorarono.

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    Si passò una mano lungo i capelli, si assicurò il Fuuma Kunai alla spalla, le armi, i tonici, tutto perfettamente sistemato, socchiuse gli occhi, nuovamente chiamato al dovere decise di incamminarsi verso le porte di Konoha, la lettere gli era arrivata cinque giorni prima, all'interno le informazioni. Decise di non informare i genitori, non avrebbero preso bene l'informazione. Camminò con calma lungo le strade della foglia, che lentamente iniziarono ad affollarsi, gli mancava l'aria, non riusciva più a respirare, ad un certo punto provai nostalgia per i boschi isolati, o le praterie piatte e selvaggie, dove nessuno passava. Impastò del chakra nelle gambe e salì sui tetti delle case, in lontananza vide un ninja dirigersi verso le mura, era veloce, notò solo un kimono bianco, o un mantello, svolazzare portato dal vento.
    Decise anche Danzou di allungare il passo e finalmente arrivò al portone, ecco, colui che aveva visto, lo aveva preceduto di cinque minuti, era stato raggiunto da un secondo ninja, pelato. Probabilmente monaco, si disse fra sé e sé. Si lasciò cadere dal tetto, ammorbizzando la caduta, piegando leggermente le gambe, la polvere della strada s'alzò, le camminai attraverso. Erano giovani, più di me. Serrai le labbra, leggermente infastidito ascoltai il chunin, dedicai maggior attenzione al tatuaggio del pelato, un drago verde, molto bello, osservai i particolari del disegno con interesse.

    « Sono Danzou Kanji, genin della foglia, piacere conoscervi. Sono un esperto di ninjutsu prediligo il Katon, ma conosco qualche tecnica difensiva Suiton, ciò non significa che sono un combattente dalla media distanza, non ho nessun'arma da distanza, sono più un combattente individuale, non ho mai combattuo in team...
    Cercherò di rendermi utile, il più possibile - Si lasciò sfuggire un sorriso, socchiudendo leggermente gli occhi, quindi osservò il drago del suniano - Molto interessante, ha un significato o ha un solo scopo estetico? »

    Quindi strinse i lacci dei bracciali e dell'armatura, il respiro gli mancò per qualche secondo, ma era pronto per partire, assecondò tutti gli ordini del capo team, sebbene potesse essere più giovane di lui, aveva le idee ben chiare e non sbagliate. Eravamo in tre, mancava ancora un componente, poi eravamo pronti per partire.



     
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