Viaggio Verso Occidente

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  1. Leracs
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    VIAGGIO VERSO OCCIDENTE

    Atto 1/?
    "Vecchie glorie"




    La luce lunare lambiva ancora le mura del villaggio, preparandosi a lasciare il posto al tenue chiarore dell'aurora.
    Quel giorno mi ero deciso a svegliarmi presto, da quando ero a Konoha non era passata giornata in cui non avessi avuto un grattacapo
    per la testa; ora avevo bisogno della frizzante aria mattutina e di una bella camminata in luoghi sconosciuti per rinfrescarmi un po' lo spirito.
    La periferia ovest della città e tutto quello che c'era oltre mi erano ancora ignoti, decisi di recarmi lì a scoprirne i segreti più nascosti.
    Mentre uscivo dalla mia pidocchiosa baracca incrociai lo sguardo di un gatto nero che mi passava davanti.

    Cominciamo bene.

    Pensai. Soffocai l'istinto omicida verso il micio, la superstizione dopotutto è solo un modo per esorcizzare le proprie paure. Avevo una brutta sensazione, come un presentimento, ma mi diressi comunque verso la porta di ponente di Konoha. I tetti del villaggio mi guizzavano sotto gli occhi come tante macchie scure, le strade, che di giorno brulicavano di vita, erano percorse solo dalle piccole fiammelle delle lanterne dei gendarmi.

    E' davvero imponente

    Fu la prima cosa che pensai davanti al gigantesco portale incastonato nelle mura. La sorveglianza era serrata, le guardie andavano su e già intervalli regolari. Approfittai di una loro distrazione e balzai oltre la fortificazione

    Se questo é il modo in cui difendono la città, non prevedo un futuro molto roseo per Konoha.

    Una parete di alberi giganteschi mi si stagliava contro, senza pensarci decisi di immergermi in quel groviglio nero e di correre fino a quando non mi sarebbero esplosi i polmoni. Correvo, saltavo, mi tuffai in un lago: l'acqua era gelida. Nuotai fino alla riva, uscii e guardai il cielo. Al nero della notte si era sostituita la chiara luce del sole; mentre i vestiti che mi ero tolto si asciugavano, decisi di sdraiarmi ad osservare le nuvole che galoppavano in quel grande mare azzurro

    Questa sì che è libertà.

    Dopo qualche minuto il mio sguardo fu catturato da un puntino nero che girava in circolo sopra di me. La piccola macchia si ingrandiva sempre di più e presto riuscii a distinguere il corpo di un rapace, un falco forse, che sembrava puntare proprio verso di me. Mi alzai allarmato, ma non feci neanche in tempo a raccogliere i miei stracci, che l'uccello era già planato su una roccia lì vicino.

    Perchè mi fissa?

    Pensai. Mentre mi avvicinavo lentamente, notai un piccolo oggetto giallognolo legato alla zampa del pennuto. Capii subito,

    Come diavolo mi hanno trovato?!

    Lessi velocemente il messaggio, conteneva la convocazione per una missione.

    Tsk, devo proteggere uno di quei vecchi palloni gonfiati che pensano di essere sempre i migliori in quello che fanno; sarà una noia mortale.

    Visto che ormai la giornata era rovinata, decisi di tornare a casa. Durante il viaggio non pensavo ad altro che a quanto fosse sciocca la politica: i buoni rapporti tra i Kobayashi e Konoha, e quindi la vita di tante persone, si sarebbero giocati nient'altro che su un'arma forgiata per ucciderne delle altre.

    Gli uomini non cambieranno mai.

    Ma non c'era tempo per altre elucubrazioni, già ero in vista delle grandi facce degli Hokage che mi osservavano con severa indulgenza.


    Il giorno della prestabilito mi ero svegliato male. Lo stomaco era indolenzito, digiunavo ormai da 36 ore. Se non altro in missione avrei avuto i fondi per nutrirmi. Mancavano ancora 2 ore alle 8 e 30, potevo prepararmi con tutta calma.

    Forse potevo comprarmi qualche nuovo vestito.

    Pensai guardando i miei stracci ridotti in brandelli. La lama della wakizashi era opaca, mi presi qualche minuto per nettarla per bene. Un'ombra scura l'attraversò fulmineamente, ma non vi feci caso.

    Bene, wakizashi, vestiti, equipaggiamento vario... dovrei avere tutto.

    Uscii di casa e chiusi la porta, i cardini cigolarono rumorosamente per lo sforzo.

    Questa catapecchia ha i giorni contati.

    Mi ritrovai a percorrere lo stesso percorso che alcuni giorni prima mi aveva portato al suburbio ovest di Konoha, quando arrivai al luogo dell'incontro mancava un minuto alle 8 e 30, tuttavia gli altri shinobi erano già presenti. Li guardai tutti negli occhi e li salutai con un cenno. Il caposquadra, un chunin che si identificò con il nome di Vergil, era piuttosto altero. Mi presentai anch'io:

    Shinji Kazama, Genin di Konoha.


    CITAZIONE
    "Da voi pretendo disciplina, coesione ed efficienza. Da parte mia vi faccio una promessa: finchè seguirete le mie indicazioni non esiste nemico che ci impedirà il completamento della missione. "

    Dentro di me crebbe una leggera nota di disappunto ma in fondo sapevo che quelle parole poggiavano su una solida preparazione e un forte senso del dovere.
    Quando mi chiese le mie abilità decisi di rispondere in modo piuttosto supponente, forse sarei riuscito ad incrinare quella sua aria spocchiosa.

    Un vero shinobi deve adattarsi, deve saper fare di tutto.


    Le mie speranze vennero deluse, si limitò a storcere leggermente il labbro e a guardarmi con sufficienza.

    Comunque prediligo l'uso delle mani e sono piuttosto veloce.


    Ormai era tardi; il suono di foglie calpestate annunciava l'arrivo del nostro committente.

    Il vecchio cominciò a spiegarci le modalità di esecuzione della missione, ma Vergil pose subito delle condizioni da rispettare.
    CITAZIONE
    " In secondo luogo, il ragazzo resta qua. Il gruppo è attrezzato per una missione di protezione ad una persona, ovvero la sua. Nessuna eccezione. "

    Stranamente ero d'accordo con lui, infatti, se fosse venuto con noi, il ragazzo sarebbe stato solo un peso inutile.








     
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46 replies since 31/10/2010, 18:40   734 views
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