Fra Cielo e Terra

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  1. Hoshi
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    Y Danone
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    Quest d'Addestramento
    ..Superare il Muro del Fennec..
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    Alla fine di quel primo addestramento il giovane Hoshi era più tumefatto che altro, i continui rimproveri e colpi di Daikenjin lo avevano letteralmente smontato. Dopo diverse prove era evidente che la natura distruttiva del chakra di Hoshi fosse presente non solo nella sua naturale forma del vento, ma anche in quella della terra. Già una volta il rosso si era accorto di quanto fosse stato difficile per lui apprendere l’arte della guarigione dato che ad ogni tentativo le sue cavie esplodevano invece di guarire, quella volta Shaina e Riveriee all’ospedale erano state costrette a procurare parecchio pesce semi morto al ragazzo. Non poteva farci nulla, il suo chakra era più adatto ad offendere gli altri che a proteggerli o curarli, ora che aveva preso coscienza di questo non gli restava che applicare quella sua nuova abilità esplosiva alla terra per dare vita a potenti ninjutsu di terra.

    Mentre stava pensando alle varie applicazioni a quella straordinaria abilità, Daikenjin e Gin aveva preso a parlare di un qualche strano patto che esisteva tra loro, il rosso era troppo stanco per dar conto ai due e si limitò a mostrare una faccia perplessa ed indifferente mentre ascoltava, qualunque cosa fosse non gli interessava anche se lui era l’argomento principale di tale discussione. Hoshi infine ascoltò le ultime parole di Gin, sembrava divertito e sereno, come se sapesse ciò che stava per accadere di li a poco.

    -Eh.. si si cercherò di fare pratica.. EH?.. ehi dove è finito il nonnetto?!..-



    Il rosso ebbe appena il tempo di terminare la frase che in un istante tutto mutò attorno a lui, il fumo prodotto dalla tecnica gli era andato di traverso inoltre come al solito una nausea potente lo aveva assalito come ogni volta capitava dopo un teletrasporto. Senza tanta remore o altro il rosso sarebbe scattato trattenendosi la bocca fino all’angolo più vicino per poi scatenare un conato di vomito non indifferente. Asciugatosi la bocca il ragazzo si sarebbe quindi ripreso sbuffando vistosamente, sapeva bene dove lo aveva condotto il vecchiaccio, era già stato in quei luoghi e per nessun motivo al mondo sarebbe mai riuscito a dimenticarli.

    -Accidenti.. la prossima volta avvisami quando usi la tecnica del richiamo inverso.. bleah.. soffro di nausea ogni volta che qualcuno mi sposta da una parte all’altra!.. bleah.. ma che diavolo ho mangiato questa mattina?!..-



    Il rosso era stato invitato all’interno del monte Hitozatohanareta, quello era il luogo sacro dei Fennec nonché la loro casa, era li che aveva suggellato il patto con la razza di volpi del deserto e sempre li che aveva fatto la loro conoscenza. Daikenjin stava serio e con aria un po’ affranta poco più in la mentre aspettava che Hoshi si riprendesse completamente dal malessere, sembrava che l’addestramento del ragazzo fosse soltanto all’inizio e la cosa di certo non piaceva al rosso.

    Il vecchio Daikenjin aveva intenzione di potenziare e portare al massimo la nuova abilità del ragazzo, doveva portare al massimo la sua affinità con l’elemento terra come sapeva fare con il vento, ormai il ragazzino aveva raggiunto il grado di Jonin e quindi gli era stata riconosciuta l’abilità di poter controllare al meglio le proprie capacità ninja, anche quelle di più alto livello. Il rosso non poteva immaginare che per imparare tale abilità Daikenjin aveva intenzione di imprigionarlo dietro ad un muro gigantesco raffigurante la testa di un Fennec. Poggiando le zampe a terra il vecchio aveva infatti evocato tra lui ed il rosso una paratia di terra e roccia bloccandolo di fatto tra due muri, sembrava che questa volta il rosso fosse stato costretto a fare sul serio.

    -EHI CHE DIAVOLO STAI FACENDO?!!.. EHI VECCHIACCIO FAMMI USCIRE!!!.. EHIIII?!!.. aaah.. dannazione non mi sente.. questa volta mi ha fregato per bene..-



    Il rosso era stanco e quindi si sarebbe seduto con le spalle al muro prima di cominciare ad abbatterlo o almeno a tentare. Senza nemmeno accorgersene nel giro di pochi istanti sarebbe crollato cadendo in un profondo e lungo sonno ristoratore, dopotutto aveva dato fondo a gran parte delle energie durante l’addestramento al tempio. Fu una linguata viscida sulla faccia a destare il giovane Chikuma dal suo torpore, la bava che aveva lasciato sul suo volto ora colava spiaccicandosi a terra dopo un tuffo effettuato dal mento, ci volle poco al rosso per capire chi fosse l’artefice di quello schifo.

    -KIGEKI!!!.. accidenti che schifo.. beh almeno non me l’hai fatta addosso.. ma che diavolo ci fa qua?!..-



    -Fratellone Hoshi ti sei svegliato!!!.. il nonno mi ha mandato a svegliarti.. ha detto che ormai sono più di dodici ore che dormi come un ghiro!..-



    -Dodici ore?!.. eheheh.. ma come sei riuscito ad entrare?!..-



    -Dalla bocca del Fennec.. vedi la in alto.. la bocca del Fennec si apre.. sono passato da li!..-



    -Ah capisco.. beh immagino che non ci siano altri modi per uscire..-



    -No!.. il nonno ha detto che se vuoi uscire devi imparare a manipolare la terra.. inoltre ha detto che se usi il tuo fiato per uscire dovrai pagarne le conseguenze!..-



    -Tsk!.. al diavolo.. un Chikuma che usa la terra.. bah che seccatura..-



    Il piccolo Fennec si sarebbe quindi messo in disparte mentre con la zampa posteriore si grattava una delle grande orecchie. Sembrava che fosse in trappola e non solo, Daikenji voleva vederlo uscire di li senza che utilizzasse le sue arti del vento, gli sarebbe bastato sparare un Rinkai molto probabilmente per abbattere la paratia. Dato che era li non restava che approfittarne e provare ad imparare più cose possibili da quella esperienza.

    Il rosso si sarebbe avvicinato al muro poggiando entrambi i palmi delle mani su di essa, subito percepì la potenza di quel costrutto, il vecchio ci sapeva fare con le ninjtsu e quello ne era un esempio lampante, quel muro oltre ad essere estremamente grande era anche molto spesso e soprattutto denso, forse nemmeno un colpo di Rinkai sarebbe riuscito ad abbatterlo per non arlare poi dello spazio ristretto in cui si trovava. Solo usa se ne rendeva conto, in ambiente così stretto non sarebbe mai riuscito a comprimere abbastanza aria, il vecchiaccio aveva pensato a tutto. Il muro era freddo al tatto, doveva concentrarsi e ripetere la stessa cosa che aveva fatto prima con la scodella, immaginare di avere una scodella gigante tra le mani forse lo avrebbe aiutato. Trovata la concentrazione il rosso avrebbe cominciato ad impastare chakra donandogli la stessa impronta che aveva imparato a manipolare poco prima, la terra appoggiata alle sue mani prese così a mutare forma cominciando a contorcersi in un primo momento per poi modificare il suo aspetto in quello di una bolla. Hoshi era troppo concentrato a fare ciò che stava facendo per accorgersi che quella bolla non era altro che una gigantesca bomba di terra e chakra. Bastarono pochi istanti perché questa deflagrasse contro il ragazzino sbattendolo contro la parete che gli stava dietro, un boato incredibile che fece saltare sul posto anche il piccolo Kigeki. Ripresi i sensi il rosso avrebbe tirato quattro dolci imprecazioni agli dei Chikuma prima di rimettersi in piedi e scoprire un Kigeki letteralmente smontato dalle risate, la piccola volpe infatti nonostante lo spavento era scoppiata a ridere sbefeggiando il ragazzo. Hoshi cercò il corpo a corpo con l’animale prima di riprendere ma senza successo.

    -Accidenti è successa la stessa cosa con la scodella.. a proposito.. comincio ad aver fame.. ehi Kigeki.. portami qualcosa da mangiare!.. non riesco a concentrarmi a stomaco vuoto!..-



    -YEP!!!.. comincio ad aver fame pure io.. aspetta qua!..-



    Il piccolo Fennec dopo essere uscito tramite la bocca di pietra ne sarebbe ritornato portando con se un fagotto fatto con una foglia di palma, chiunque avesse preparato quel cestino doveva essere un adulto, molto probabilmente doveva essere stata Konji. Il Chikuma sbavava dalla fame, già immaginava di abbuffarsi come una matto quando aprì il fagotto per scoprire che il suo spuntino sarebbe stato a base di locuste del deserto, bacche e qualcosa poco identificabile come cibo commestibile. Molte delle cose ancora si muovevano, l’urlo di gioia di Kigeki fu per qualche istante zittito dal sospiro del Chikuma, la fame era troppa per rifiutare l’offerta quindi il ragazzino prese a mangiare senza fare tanti complimenti.

    Terminato lo spuntino Hoshi avrebbe ripreso l’addestramento cominciando a capire come a differenza del vento il chakra di tipo terra andava dosato e lasciato fare espandere attraverso la terra, l’energia doveva scorrere libera tra le varie formazioni roccioso e terrose, solo raggiunta la destinazione adatta si poteva concentrare per farlo successivamente deflagrare. Pian piano il suo controllo si faceva sempre più preciso e soprattutto potente, era strano ma cominciava a piacergli manipolare la terra, era differente dall’aria, il senso di libertà in qualche modo veniva imbrigliato in uno di sicurezza e forza. Dopo svariati tentativi il rosso era riuscito oltre che ad amplificare la potenza delle esplosioni a guidarle in un raggio piuttosto ampio riuscendo inoltre a crearne svariate all’unisono. Dopo circa una decida di tentativi tuttavia non era ancora riuscito a buttare giù quella struttura così resistenze, le crepe che si erano formate erano evidenti eppure non cedeva, molto probabilmente qualcuno dalla parte opposta si stava impegnando per evitare che ciò accadesse. Preso dalla rabbia il rosso quindi si sarebbe lasciato andare abbandonando l’idea di usare la terra per superare l’ostacolo, caricato il pugno destro avrebbe scagliato un poderoso colpo alla struttura scaricando la rabbia.

    -DANNATO MURO VUOIO ANDARE GIU’!!! CROLLA MALEDETTO!!!..-



    Il boato del colpo sarebbe riecheggiato per tutta la montagna mentre il muro devastato dal pugno crollava dando modo ad Hoshi e a Kigeki di uscirne. Superata la coltre di polvere Hoshi avrebbe guardato la sua mano scoprendo di possedere una forza ed una potenza che prima non aveva, manipolare la terra lo aveva involontariamente rafforzato abbastanza da permettergli di sgretolarla con un colpo ben assestato. Era giunto il momento di ampliare questa nuova conoscenza.

     
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