Sepolto nelle Profondità del Cielo

[?] | Addestramento per Boreanz

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  1. Boreanz
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    Shadow?

    Sfruttare il chakra adesivo fu davvero una buona idea. Osservando il mondo brullo e privo di vita su cui poggiava piede, il clone dello Hyuga sapeva che il flusso di energia negli arti inferiori era l'unica cosa che al momento gli impediva di "cadere" verso il cielo. Una situazione sconcertante senza dubbio ma la consapevolezza della mancanza d'aria nella bara era un chiodo che premeva più di ogni altra cosa. Due metri di profondità non erano un granchè ma senza alcun equipaggiamento a parte uno specchio la situazione cambiava notevolmente. Scavando a mani nude avrebbe impiegato troppo tempo, ma c'era una scappatoia. Posizionando le mani in quell'unico sigillo necessario la copia eseguì la tecnica con la quale lei stessa era stata creata. Altri tre cloni dello Hyuga apparvero istantaneamente a fianco del primo, i piedi inondati di chakra adesivo. Come un sol uomo iniziarono a scavare rilasciando nel frattempo il potere nei loro occhi per concentrare le energie negli arti.

    Attendendo che la copia facesse il suo lavoro Vergil aveva iniziato a fare la sua parte. Se la copia non si era auto-rilasciata significava che non era "caduta" nel cielo, e che quindi la gravità del terreno in cui era sepolto era normale. Se non altro, quindi, avrebbe potuto tentare di aprirsi una via senza che due metri di terra gli crollassero addosso. Si voltò con attenzione sul fianco destro posizionandosi come se dovesse fare delle flessioni. Sfruttando quindi entrambe le mani tastò attentamente la superficie del legno in cerca di punti deboli o falle, ma con disappunto scoprì che la cassa era ben sigillata con alcuni chiodi. Non c'erano molte speranze di aprirla con i deboli muscoli delle braccia, soprattutto nel suo caso. I quadricipiti nelle cosce erano notevolmente più forti e resistenti, e sfruttandoli entrambi facendo leva sulla schiena le probabilità erano maggiori.

    Unica fortuna in quella situazione infernale, la cassa non era costruita in modo omogeneo. Se le assi di legno erano robuste, infatti, non erano certo liscie e perfette, tantè che Vergil scoprì una protuberanza di una quindicina di centimetri più o meno a metà di quella inquietante bara. Spostando quindi specchietto e stoffa in un angolo Vergil si posizionò al centro della stessa accovacciato quanto più poteva. Attese qualche secondo, poi iniziò a spingere. Il grosso dello sforzo era concentrato sui muscoli dorsali della schiena e nelle cosce, che spingendo verso il basso sfruttavano l'intero dorso dello Hyuga come leva. Una spinta omogenea e senza pause, aumentando ogni secondo la tensione muscolare. La difficoltà maggiore era la compressione cui i polmoni erano sottoposti, che rendeva difficoltoso ossigenare bene il sangue e quindi tollerare lo sforzo. O forse era semplicemente l'aria che stava finendo. Inutile dire che il chakra era già all'opera per rendere le fibre compatte come roccia ed in grado di avere la meglio sul quel legno testardo[FOR:425].

    Dopo trenta secondi buoni di pressione continua la schiena di Vergil era conficcata nel legno in maniera tale da risultare dolorosa e i muscoli delle gambe parevano in fiamme. Anche la zona attorno al tallone aveva iniziato a urlare proteste per uno sforzo improvviso così prolungato. Non ce la faceva più. Senza diminuire la pressione esercitata prese tre veloci respiri di fila, gonfiando l'addome quanto più poteva, e con un urlo rabbioso aumentò la spinta in un'esplosione di potenza muscolare[FOR:450]. Finalmente il legno cedette e la parte inferiore della bara venne scardinata. I piedi dello Hyuga affondarono nella terra di venti centimetri buoni, permettendogli di recuperare una posizione meno scomoda.

    Non si concesse più di un minuto per riprendersi perchè se anche i muscoli gli dolevano il pensiero di poter morire asfissiato era pressante. iniziò a scavare a mani nude, spostando la terra per fortuna non troppo dura ai lati della bara. Un lavoro lungo ma solo moderatamente faticoso. Non osava rilasciare il Byakugan a sua volta, ma si concesse di non tenerlo al massimo delle sue possibilità per il momento[Maestria Innata]. Pochi minuti dopo i suoi piedi vennero toccati da una mano sinistra spuntata dal terriccio smosso. La liberazione era vicina. In preparazione dell'evidente inversione di gravità che lo aspettava una volta uscito da quel buco inondò i piedi con il chakra adesivo.

    Lasciò che le copie terminassero di aprire un passaggio mettendosi nel frattempo nella posizione adatta ad affrontare l'imminente variazione. Non appena otto mani identiche in tutto e per tutto alle sue aprirono un passaggio largo abbastanza per far passare le spalle, infatti, lo Hyuga avvertì una sensazione molto simile a quella di una caduta. Il chakra però fece il suo dovere e sostenne il corpo tonico e longilineo del chunin che dopo uno spiacevole quarto d'ora finalmente uscì da quella maledetta bara. Lasciò quel sudario rosa dov'era, tenendo con sè solo lo specchietto.

    Ringraziando le copie con un mezzo sorriso d'intesa, Vergil passò ad osservare nuovamente quella terra rovesciata. Non un filo d'erba o una foglia svolazzante ad ingentilire quella distesa brulla. Anche spingendo al massimo la visuale telescopica nulla appariva all'orizzonte, in tutte le direzioni. L'unico particolare erano due impronte, una di uomo ed una di grifone, a fianco del luogo dove era stato sepolto. Solo relativamente utili, e di certo non spiegavano come fosse finito in quella situazione. Seccato, lo Hyuga fece per osservare l'immagine del suo volto nello specchio e notò qualcosa di opaco sulla superficie. Cambiò l'angolazione dello specchio in modo da diminuire l'illuminazione ed un'enigmatica scritta fece la sua comparsa in quella superficie scintillante. Si allarmò immediatamente. Forse c'era un'altra creatura sepolta con lui? Gettò un rapido sguardo in "alto", nella fossa, ma non scorse nulla. Fu il primo clone creato a notare qualcosa ed a richiamare la sua attenzione. Guardando meglio ai suoi piedi, in effetti, colse un particolare piuttosto bizzarro che prima gli era sfuggito: il suo corpo non proiettava alcuna ombra, cosa che invece il clone faceva.



    Piuttosto stupito, Vergil non seppe che pensare. I Nara manipolavano la propria ombra fino a fonderla con quella del nemico, ma poteva esistere un'arte in grado di privare un corpo della stessa? Non ebbe molto tempo per interrogarsi sulle possibili risposte. Come se avesse visto il clone far notare all'originale la stranezza della cosa un'ombra, apparentemente dotata di vita propria, si staccò dal pozzo di tenebre proiettato da una roccia e si diede alla fuga. La sagoma che si allungava sul terreno era inequivocabilmente quella dello Hyuga, il quale, talmente proiettato in una situazione quasi irreale, non poté far altro che decidere di affidarsi all'istinto. Avrebbe fatto come suggeriva lo specchio anche perché, tra l'altro, non vedeva un motivo che fosse uno per perdere la propria ombra senza fare alcunché.

    Stava per lanciarsi all'inseguimento, quando un improvviso dolore alle tempie accompagnò un nuovo fiume di immagini. L'ombra... il collegamento era l'ombra. L'enorme sagoma di Omune che si stagliava elegante sulle cime dei pini sottostanti mentre Vergil osservava. Erano atterrati in una radura ed il grifone era andato a chiedere udienza lasciando lo Hyuga ad attenderlo. Ricordava di essersi seduto tranquillamente su un masso al centro dello spiazzo, riordinando le idee in preparazione dell'incontro con il Re. Un'altra fitta di dolore ed una nuova immagine gli passò davanti agli occhi: un piccolo corpo scagliato con violenza tale da tranciare due grossi tronchi nella sua traiettoria.

    Ricordò il suo stupore e l'incredibile rabbia, come una morsa, aveva preso ad attanargliargli il petto non appena era andato a controllare. Un cucciolo di grifone. Il suo piccolo corpo martoriato era attraversato da molteplici, profondi tagli e la sua ala sinistra riposava piegata in un'angolazione innaturale, evidentemente spezzata. Quello che più toccava della creatura però non era l'aspetto, ma la voce. Implorava aiuto come poteva farlo solo un bambino testimone dell'omicidio dei genitori. Quando la sua mente carezzò quella dello Hyuga trasmise una disperazione tale da fargli quasi perdere la concentrazione su ciò che, con tutta evidenza, stava arrivando.

    Ricordava di aver attivato i suoi occhi in una frazione di secondo, con un singolo sigillo, aver estratto la katana e di essersi messo in guardia. Aveva l'immagine di una sagoma immensa che, alata e scura come la notte, si faceva strada nella foresta sradicando e spezzando alberi al suo passaggio. Ma ecco giungere altro dolore, un'anestetico prezioso per l'abisso in cui Vergil sentiva che il suo cuore era entrato negli attimi successivi. La sua mente lo proteggeva, rifiutandosi di ricordare qualcosa di innominabile che doveva averlo sconvolto nel profondo.

    Il dolore lo riportò alla realtà, dove i suoi occhi caddero sulla sagoma che rapida si allontanava. Scattò immediatamente. Doveva reagire al dolore e scoprire cosa gli era capitato. Dopo qualche passo rilasciò i cloni, ormai privi di utilità. Sentì la piacevole sensazione del chakra che ritornava nelle sue membra alleviando la stanchezza fisica e mentale. Nudo come alla nascita, lo Hyuga correva in quella distesa deserta all'inseguimento di una parte di sè stesso. Notò che l'ombra, più avanti di una decina di metri, non riusciva a distanziarlo, ma nemmeno lui guadagnava terreno. Erano esattamente alla pari, uno l'immagine dell'altro.

    Doveva inventarsi qualcosa se non voleva ritrovarsi a sfrecciare all'infinito in un mondo alla rovescia. Senza contare che, essendo nudo, mentre correva l'"equipaggiamento" non aveva esattamente vita comoda - e una o due fitte di dolore gli erano già arrivate. Decise quindi di ricorrere ad uno dei jutsu che prediligeva ed in un attimo scomparve, ricomparendo un battito di ciglia dopo nella posizione dell'ombra. O meglio, come constatò lo Hyuga stesso, nella posizione precedente dell'ombra. La sua esperienza gli permise di continuare a correre nonostante la sorpresa, ma quella scoperta era consolante e preoccupante al tempo stesso: il fatto che l'ombra avesse sfruttato il jutsu dello Hyuga nel medesimo momento, tra l'altro consumando le sue energie, significava che erano ancora collegati e che un modo per recuperare la loro connessione doveva esistere[VEL:475]. La brutta notizia, d'altro canto, era che stava gareggiando con un essere dalle sue stesse potenzialità ma con il vantaggio sostanziale di essere instancabile.

    Per quanto riguardava lui, invece, la storia era diversa. La sua energia era notevole ma ben lontana dal poter essere considerata inesauribile. Quell'ultima tecnica a consumo raddoppiato, poi, gli aveva inflitto una bella botta. Mentre continuava a correre, evitando con cura ogni impasto di chakra, sapeva che la sua riserva era ormai inferiore ad un terzo del normale e che, oltre a catturare la sua ombra, entro un'ora ci sarebbe stato il problema di trovare un modo per non "cadere" nel cielo. Quel mondo inverso era davvero allucinante.

    Recuperò la concentrazione in pochi attimi, costringendosi ad escludere ogni cosa che non centrasse con il movimento armonico delle gambe o la melodia del suo respiro. Continuò a correre per vari minuti, dosado bene la forza e facendo attenzione a non stirare alcun muscolo per colpa di un movimento sbagliato. La fatica si faceva sentire ma Vergil non ci badava tanto: quello era il suo elemento, ed era da tempo che poteva correre per più di una giornata senza mai fermarsi. Certo, superare i limiti del proprio corpo era un'altra faccenda. Senza preoccuparsi eccessivamente continuò dunque nella corsa, ossigenando bene i polmoni e tenendo d'occhio l'ombra.

    Quando finalmente sentì di aver trovato l'assetto di corsa perfetto, chiuse gli occhi. Era un trucco che aveva imparato anni prima da un vecchio montanaro durante un escursione con il clan: chiudendo gli occhi e mantenendo la direzione era possibile concentrarsi solamente sul passo successivo, risparmiando energia ed al contempo aumentando l'andatura. Quando il vecchio l'aveva confidato ad un Vergil di diversi anni più giovane, quasi quindicenne, questi non gli aveva dato molto credito. Mentre scalava una vetta, però, lottando con la fatica si era trovato inconsciamente ad ascoltare il vecchio e con somma sorpresa aveva scoperto che il trucco funzionava. Proseguì dunque in quella matta cerca per un'entità fuggente e priva di consistente nell'unico modo possibile: per trovare un'ombra era necessario cercare nell'oscurità.

    Fu così che, continuando a correre, il suo corpo trovò un ritmo nuovo e più scattante. Le sue gambe atterravano e ripartivano ad un ritmo più serrato e la distanza con l'ombra si accorciava di secondo in secondo[VEL:525]. Continuò per un paio di minuti, poi lo Hyuga riaprì gli occhi. L'ombra continuava a fuggire strisciando sulla terra senza lasciare traccia, ma ormai distava meno di un metro. Attento a mantere l'andatura Vergil assaporò ogni centimetro che guadagnava finchè, finalmente, dopo quasi mezz'ora di corsa forsennata, la punta del suo piede destro toccò la corrispondente parte ombrosa.

    OFF GAME

    Vergil Hyuga, Chunin Rossa

    Chakra Rimanente: 75/300
    Spese di Chakra:

    -2x Mediobasso(20)[Potenziamento]
    - Medio(30 - 7.5[25% di risparmio dovuto alla Concentrazione Aumentata]= 22.5)[Tecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo]
    -5x ½ Basso(5)[Chakra Adesivo]
    -2x Alto(60 - 30[50% di risparmio dovuto alla Concentrazione Aumentata e al talento Tecniche Economiche]= 30)[Passo Lampo Infinito]
    ____________________________

    SCUSA IL RITARDO ASSURDO :argh:

    Per la velocità: di base Vergil ha, da Rossa, una valore di 475(due vantaggi e talento). Per migliorarsi e superare/raggiungere l'ombra deve quindi raggiungere un valore di 525(senza sfruttare il chakra).

    Dimenticavo.. STO GIÀ FINENDO IL CHAKRA :argh:

     
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14 replies since 24/4/2011, 23:02   337 views
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