Sepolto nelle Profondità del Cielo

[?] | Addestramento per Boreanz

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  1. Boreanz
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    Una sensazione orribile. Mentre il mondo esterno veniva devastato dall'energia emessa pareva che il suo petto stesse per squarciarsi, quasi come se qualcosa che morisse dalla voglia di uscire lacerasse le carni dall'interno. Nel frattempo, la sua coscienza sprofondava sempre di più. L'ultima immagine che i suoi occhi perlacei colsero fu la solenne figura del Re bersagliata da quel torrente di energia maledetta.



    Poi, il buio.

    [...]

    Era in piedi in una stanza bianca fatta di luce e davanti a sè i suoi stessi occhi gli restituivano lo sguardo con cui li osservava. Ma i pozzi di luna in cui si specchiava lui erano ferini. Perversi. Il vero Hanketsu si ergeva innanzi a lui.

    Con deliberata lentezza il corpo aggraziato che l'essere occupava iniziò ad avanzare, pronunciando parole suadenti ed autocelebrative. Al termine di ogni frase l'altro, che pure era Vergil Hyuga nell'aspetto, ma non solo, avvertiva delle dolorose fitte di piacere all'altezza del petto. Un'entità convinta di esserne un'altra che, per quanto consapevole della sua vera natura, non poteva ignorare l'impronta che la sua anima - se di tale termine si poteva far uso - aveva indissolubilmente impressa su di sè. I due aspetti di quell'unica, contraddittoria medaglia erano in contrasto continuo e le parole dell'originale causavano ulteriore tormento interiore. Gioia nell'oscurità, repressa immediatamente con un moto di discusso dalla luce.

    L'originale continuava ad avvicinarsi e mentre parlava i dettagli del suo diabolico schema si facevano sempre più chiari. Quello reale era lui, non tentò nemmeno di negarlo: l'aveva ammesso a sè stesso pochi attimi prima. Al soffio di quello un suo braccio sparì, immateriale come polvere di luna. Il volto di angelo corrotto dell'altro continuava a sorridere, mentre rivelava i particolari della sua astuta vittoria. Questa volta fu la parte destra del torso ad andarsene. Guardò il suo stesso corpo diventare polvere come carta bruciata al vento del mattino, e mentre l'altro continuava a parlare file di immagini gli riempirono la mente: la ribellione della spada, la viltà dell'originale nello scontro con il Re, la nobiltà ed il sacrificio di quest'ultimo, la fuga dell'ombra. Infine, l'espressione del padre.

    Ma se da una parte sapeva che tutto questo in verità non lo riguardava, che nessun patto lo legava al sovrano dei grifoni, che alcun legame d'affetto era presente con quell'uomo dai capelli bianchi, dall'altra il suo cuore non riusciva a voltarsi dall'altra parte. Quelle immagini lo riempirono, rompendo l'equilibrio interiore, e l'oscurità fu inondata dalla luce. Le parole dell'altro, per quanto vere, non contavano più. Egli era parte di Hanketsu, ma era stato creato come Vergil Hyuga e tale desiderava essere. La personalità ed i ricordi del ragazzo, gli stessi che poco prima gli avevano fatto desiderare di morire, lo sostenevano e gli davano la forza di lottare per qualcosa che nessun'essere vivente potrebbe desiderare: il proprio annullamento. E quell'ombra...

    " Non c'è nulla che possiate fare... "

    " Sta' zitto, stronzo. "

    Il cranio dell'avatar di luce si abbattè con violenza sul naso dell'originale e l'impatto fu ben lungi dall'essere classificabile come "immateriale". Hankestu indietreggiò di qualche passo, il viso ricoperto di sangue: nei suoi occhi stupore e confusione oltre ogni dire. Distruggendo lo specchio aveva privato sè stesso del chakra della propria controparte reale, vero, ma in questo modo - non dovendo trattenere più nulla ed accolta da un simulacro di sè uguale persino nell'anima - l'essenza di Vergil Hyuga era nuovamente libera di scorrere. E il ragazzo era incazzato. Parecchio incazzato. Braccio e torso si rigenerarono in pochi attimi, mentre questa volta era lui ad iniziare ad avanzare.

    Con le immagini del padre di lui nella testa e la sua rabbia che gli scorreva in corpo, la luce aveva vita facile contro le tenebre. Il grido di protesta per quello che aveva fatto alla controparte reale non fu più di un timido gracchiare interno. Sapeva che facendo quello che stava per fare avrebbe distrutto ciò che lo aveva creato, la sua controparte reale. Un'azione contro ogni logica ed istinto, ma la presenza nel ragazzo in ogni fibra del suo essere e la consapevolezza di aver accettato la propria morte, pure chiedendola, rendeva ogni azione più leggera. Quasi facile. L'ombra ai suoi piedi pulsava, vitale e frenetica.

    Gli occhi dell'originale era socchiusi, il suo volto una maschera di odio, livore e rifiuto.

    " Non è possibile! TU SEI M- "

    Il taglio della mano si abbattè sulla carotide destra dell'originale, decapitandolo in un istante. La testa rotolò a terra mentre il corpo diventava polvere in pochi attimi. Tentò di parlare, ma nessun suono gli uscì dalla bocca.

    " ... "

    " Di norma non sono così, ma tu mi hai fatto incazzare. "

    Il tallone dell'avatar di luce si abbattè sul cranio, riducendo in polvere l'ultimo frammento di coscienza di Hanketsu. Rimase fermo un attimo, stordito da quanto appena accaduto e con la coscienza di Vergil Hyuga che lo percorreva. In pochi attimi tutto finì, e ogni cosa venne nuovamente inghiottita dal buio.

    [...]

    Era strano. Per certi versi simile a pochi momenti fa, a dire il vero. Vergil Hyuga, in piedi su una guglia che assomigliava all'Artiglio del Cielo - certamente una rappresentazione mentale -, si ritrovò a guardare negli occhi Vergil Hyuga. Il sole fittizio che splendeva in quel cielo delineava due chiare ombre a partire da tutti e due i corpi, ma entrambe ora non erano altro che semplici ombre. Un'entità pura, il Vergil reale, ne osservava un'altra, dominata dalla luce ma con un residuo di oscurità. E se la stanchezza era comune nei loro volti, entrambi erano sereni, e sulle loro labbra era dipinto un'identico sorriso.

    Non c'era bisogno che si parlassero perchè in quel momento l'uno era l'altro e viceversa. L'avatar fece un passo. L'identità del ragazzo della Foglia lo aveva strappato dal suo creatore, facendogli odiare quello che era e contribuendo a determinarne la fine, ma proprio perchè quella identità potesse tornare a regnare sul suo corpo e vivere la sua vita, l'avatar doveva scomparire. Senza staccare gli occhi dall'originale allargò le braccia. Il suo sorriso era triste, ma convinto. Sapeva che di essere nel giusto. L'originale continuò a guardare, trasmettendo con lo sguardo ogni cosa: gratitudine - paradossalmente verso sè stesso -, assenso e la promessa di vivere ogni momento con intensità. Con un cenno di assenso l'avatar levò il capo al cielo e versando un unica lacrima, di gioia, pose fine alla sua esistenza.



    " Ci vediamo. "

    Per la terza volta, il buio oscurò ogni cosa.

    [...]

    Quando riaprì gli occhi si ritrovò sdraiato a terra e tutto il corpo gli doleva da impazzire. Ma non aveva importanza, perchè era tornato. Vergil Hyuga era di nuovo sè stesso. A una decina di metri stava il Re, lo splendido manto attraversato da numerose ferite. Le sfere di lava fusa che erano i suoi occhi lo fissavano, perplessi ed indagatori. Non poteva dargli torto: dopo tutto quello che aveva visto e sofferto a causa di quell'essere, ora scomparso, il suo comportamento era più che naturale.

    Con un notevole sforzo di volontà Vergil si rimise in piedi. La sua energia era ai minimi storici e le fitte di dolore gli percorrevano i nervi ogni secondo, eppure lui era lì. Sapeva che nessun discorso da parte sua avrebbe potuto convincere il Re del fatto che lui fosse quello reale e la creatura distrutta per sempre. Poteva solo lasciargli libero accesso ai suoi pensieri, in modo che vedesse da sè. C'era un'espressione di pace mista a tristezza e sollievo dipinta sul suo viso, e quando chinò il capo verso il sovrano il suo invito fu chiaro: guarda tu stesso. Non appena l'altro gli avesse sfiorato il pensiero con la sua coscienza dorata, avrebbe visto.

    " Sono tornato*. "

    OFF GAME

    *: Samvise Gamgee, Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re



    Edited by Boreanz - 25/6/2011, 02:09
     
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