Il Nuovo Guardiano del Monte

[Suna] | [Abilità] [Energia] [Contratto]

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  1. Hoshi
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    Y Danone
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    Quest d'Addestramento
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    Daikenjin sembrò apprezzare la risposta del rosso che di ritorno avrebbe preso a mangiare con voracità tutto quelle che c’era nella ciotola senza badare a cosa stesse realmente ingoiando. Il rosso avrebbe spazzolato tutto riempiendosi la bocca fino quasi a scoppiare spingendo con entrambe le mani il cibo nella bocca, voleva iniziare il prima possibile, diventare il guardiano del monte-coso, diavolo se non era eccitato della cosa.


    [...]


    Finito di mangiare il rosso si sarebbe slacciato la cerniera dei pantaloni per lasciare spazio allo stomaco, non sapeva che diavolo aveva mangiato di preciso tuttavia ora si sentiva nuovamente nel pieno delle forze, se voleva imparare nuove abilità e tecniche segrete doveva mangiare e per ora si sarebbe accontentato di quella roba, di certo al monte Hitozatohanareta non vendevano ramen o calamari al vapore. Dopo essersi sistemato il Chikuma avrebbe seguito il vecchio volpaccio fino a raggiungere una singolare stanza piuttosto ampia, sembrava diversa da quelle che aveva visto fino a quel momento, la stanza infatti era colma di sabbia, persino dalle pareti questa scivolava e fuoriusciva copiosa riempiendo tutto l’ambiente, sembrava di essere quasi tornati nel bel mezzo del deserto.

    -Eh?.. e questa che stanza è?.. però ne avete di sabbia dentro a questo posto!..-


    Il saggio della montagna cominciò con un'altra delle sue spiegazioni, peccato che Hoshi sembrasse più interessato ad esplorare l’ambiente, certo stava ascoltando ma come al solito con sufficienza. Da quel che aveva colto l’aspirante Konen’nin i poteri del guardiano derivavano dalla sabbia stessa del monte, essa era la sua fonte di energia e potere e allo stesso tempo un arma micidiale dei Fennec Guardiani che la sapevano utilizzare a dovere, ora capiva che intendeva quando diceva che quella stanza era piuttosto pericolosa. Daikenjin si era spostato di una ventina di passi circa, l’ambiente era completamente saturo della sabbia del monte, qualsiasi cosa fosse successa di li in poi sarebbe stata una prova per il Chikuma.

    -Ok vecchi.. ehm.. saggio Daikenjin.. sono pronto per superare la prima prova!.. ehm.. esattamente cosa devo fare?..-


    Sembrava semplice, la prima prova consisteva in un semplice esercizio di concentrazione con tanto di sigilli per canalizzare il chiara dal tantien all’intero sistema circolatorio del chakra, robe da studenti insomma, un ghigno sicuro subito comparse sul volte del rosso, se per diventare Konen’nin bastava così poco ci sarebbe riuscito nel giro di cinque minuti. Il rosso avrebbe memorizzato la sequenza di sigilli in pochi istanti, cose del genere di certo erano una bazzecola per chi aveva raggiunto il grado di Jonin. Si sentiva pronto e carico per superare qualsiasi prova, quindi fatto un gran respiro avrebbe dato il via alla sequenza di sigilli, doveva migliorare la sua concentrazione, portarla al massimo, una bazzecola. Completamente coperto di sabbia il rosso avrebbe guardato il volpaccio davanti a se con sguardo sicuro.

    -COMINCIAMO!!!..-


    Il rosso avrebbe composto i sigilli, nel medesimo istante anche Daikenjin avrebbe fatto altrettanto attivando la sua micidiale tecnica illusoria, di certo il rosso non era pronto a ciò che il fennec lo stava sfidando a superare. Terminata la sequenza il rosso si sarebbe ritrovato all’improvviso prigioniero di una clessidra gigante immersa in uno spazio non ben definito, ai suoi lati due gigantesche statue di Fennec sorreggevano la grande struttura di vetro da quale sembrava impossibile scappare, aveva composto i sigilli e impastato il chakra a dovere, che diavolo stava succedendo.

    -Ehi ma che diavolo?!.. dove sono finito?.. eh.. AIHO!!!..-


    Una pesante cascata di sabbia aveva preso a cadergli in testa, era imprigionato in una fottutissima clessidra gigante sorretta da due fennec di pietra nel bel mezzo del niente, ma che razza di tecnica era quella, una specie di prigione mentale forzata. Il rosso avrebbe subito cercato di tirare un pugno alla clessidra, mossa stupida, ma forse istintiva per chi come Hoshi era totalmente succube delle arti illusorie.

    -AHIA!!!.. oh cavolo.. sarebbe questa la prova?.. ma come diavolo esco da questo posto?.. oh merda la sabbia continua a salire.. pensa Hoshi.. pensa.. ha detto che devo concentrarmi.. i sigilli mi aiuteranno a canalizzare l’energia.. dove sbrigarmi.. qui la sabbia continua a salire..-


    Il rosso avrebbe cercato di mantenere la calma, doveva focalizzare le sue energie, lo scorrere del suo chiara e comporre i sigilli, una bazzecola per un Jonin. Concentratosi al massimo delle sue possibilità avrebbe composto i sigilli con perizia e perfezione, era un maestro nel farlo, il suo chakra era fluido e costante, uno Hyuga sarebbe rimasto meravigliato da tanta maestria, e allora per che diavolo si trovava ancora dentro a quell’inferno una volta riaperti gli occhi.

    -MALEDIZIONEEEEE!!!.. cavolo qua la sabbia sale.. è arrivata al pisello e non accenna a fermarsi.. dove sbaglio?!..-


    Il rosso sembrava aver perso tutta la fiducia dimostrata ancor prima di cominciare la prova, la sabbia continuava a salire e lui non riusciva a liberarsi da quella dannata illusione o qualunque cosa fosse, che Daikenjin lo avesse in qualche modo preso in giro. No non poteva essere così, non aveva senso, non ci avrebbe guadagnato nulla dalla morte per soffocamento del Chikuma, doveva allenarlo a diventare il Konen’nin non un cadavere sommerso dalla sabbia. Ritrovata fiducia il rosso avrebbe provato più volte a ripetere la sequenza di sigilli, ad ogni tentativo la sua concentrazione si faceva più persistente raggiungendo livelli che fino ad allora non pensava nemmeno di conoscere, il volpaccio aveva chiesto concentrazione, quindi era quella la soluzione dell’enigma. Doveva imparare a concentrare il chakra come non aveva mai saputo fare prima.


    Ormai la sabbia aveva raggiunto la sua bocca, quella che si stava preparando a comporre a mani sopra la fronte era forse il suo ultimo tentativo prima di rimanere completamente sepolto nella sabbia, una classica situazione da o la va o la spacca. Questa volta la concentrazione del rosso era al massimo, il suo tantien macinava chakra e la sua mente lo impastava come non mai. La sabbia ormai lo aveva sommerso completamente, di Hoshikuzu Chikuma non vi era rimasta traccia, nemmeno un ciuffo rosso sbucava dalla sabbia. Il silenzio sarebbe sceso in quello spazio in cui era stato imprigionato, i secondi sarebbero passati lentamente nel silenzio, secondi che sarebbero sembrate ore, forse giorni. Peccato che la quiete sia sempre portatrice di tempesta, questa volta una tempesta firmata Hoshikuzu Chikuma.


    Nella stanza di sabbia infatti sarebbe improvvisamente esplosa una potentissima tempesta di sabbia che avrebbe alzato un gran polverone, il fulcro di tanta potenza sembrava essere il giovane Chikuma, qualcosa era successo, ma nessuno poteva dirlo con precisione. La folata di vento sarebbe durato solo qualche istante, dietro alla spessa coltre di sabbia sarebbe stato possibile vedere solo un ombra, l’ombra del rosso indubbiamente, peccato che qualche particolare della sua sagoma potesse sfuggire alla normale comprensione. Sembrava infatti che la sagoma del rosso fosse dotata di due gigantesche orecchie sulla testa e di una folta coda attaccata all’altezza del bacino. La strana figura sarebbe scomparsa poco prima che la sabbia si diradasse completamente, dietro infatti un normalissimo Hoshi sembrava stare in piedi nel pieno delle sue forze, il suo sguardo sembrava perplesso però. Qualcosa era successo, qualcosa che avrebbe aperto da quel momento in poi un nuovo capitolo delle sue avventure.

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    -..che.. che diavolo è successo?!.. quella sensazione.. è questo il potere.. del Konen’nin?!..-


    Era riuscito a liberarsi dalla morsa del vecchiaccio trasformandosi per qualche istante in qualcosa di nuovo ed estremamente potente. Spettava al vecchio Daikenjin ora plasmare al meglio il nuovo guardiano del monte, una prova difficile per il fennec considerata la pasta di cui era fatto il Turbine Rosso di Suna.

     
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