In cerca del Viola

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  1. Ledah
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    Ledah era intento nella riparazione di un nuovo modello di arto meccanico che sfruttando un particolare tipo di valvole idrauliche, potesse sprigionare una forza maggiore del normale a costo di una certa fragilità, quando Haru, la piccola arpia che teneva in casa, entrò urlando come una forsennata e con un pezzo di carta tra le zampette inferiori:

    "Ci sono notizie importanti!
    Hey!
    Forza leggi!"

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    Non si poteva dire che quella piccoletta dalle piume nere e lucide non avesse un'aria sveglia e beffarda, solitamente odiava andare a fare commissioni per il medico e se era tanto eccitata, non poteva che esserci sotto qualcosa di grosso.

    Sistemandosi sul naso gli occhiali da analisi, Ledah cominciò a leggere la parte del messaggio che gli era giunta sana e salva, evidentemente l'arpia doveva averlo strappato in fretta e furia dalla bacheca per portarlo al proprio evocatore il prima possibile.
    Il messaggio riportava della scomparsa di Shinodari che il medico sapeva fuori da Oto per faccende legate alla propria crescita come Kunoichi, ricordava ancora il momento in cui aveva lasciato al Chunin il posto di Primario dell'Ospedale di Oto, una nomina che gli aveva svelato numerosi segreti anche se per penetrare a fondo quell'edificio e scoprire ogni segreto di Sayaka, gli ci sarebbero voluti anni.

    Nel foglio risultava persa la parte relativa all'elenco dei partecipanti ma era chiaro che avrebbe potuto partecipare alla spedizione di ricerca...in fondo, doveva molte cose alla ragazza e qualunque motivazione sarebbe passata in secondo piano rispetto al fatto che si trattava di andare a salvare una cara amica.

    Inviata la sua domanda, ricevette per vie private un luogo ed un ora specifici ai quali presentarsi, avrebbe dovuto raggiungere il Paese del Thé e trovarsi ad una locanda chiamata "Stella del Porto".

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    Si presentò all'uscita di Oto con indosso i duoi tipici indumenti da viaggio, un cappello nero a tesa larga ed un lungo mantello del medesimo colore, si morse il dito e sfruttò il sangue così utilizzato per chiamare a sé una creatura tanto possente quanto veloce.
    In una nuvola di fumo apparve un cavallo nero o meglio, una cavalla di nome Harley, priva di briglie e che l'otese montò con sicurezza, gli era capitato spesso di viaggiare in groppa a quella possente e fiera creatura per motivi tra i più diversificati, ma quella era la prima vera missione alla quale lo portava, sotto molti punti di vista, si poteva dire che il medico non fosse più un ninja d'azione ma era pur sempre vero che in alcuni casi, non ci si poteva esimere dallo scendere in campo in prima persona.

    [...]


    Dopo diversi giorni di viaggio a ritmo serrato l'otese giunse finalmente alla meta e doveva ammettere che la vista di una locanda era un qualcosa di gradito, l'unica cosa che fece prima di avvicinarsi alla Stella del Porto, fù di concedere un pò di meritato riposo alla sua Harley all'ombra di un vicolo, dopo averla rimandata nella sua dimensione, il medico era pronto ad affrontare la variegata cobbriccola riunita dall'Accademia in quel luogo.
    E guardando in alto, si disse che forse, s'era fatto sin troppi scrupoli con Harley, se erano ammessi draghi e simili, probabilmente una centaura nona vrebbe fattot anto scalpore, ma almeno avrebbe avuto qualcuno con cui parlare invece che essere vittima dei propri pensieri.

    Mentre viaggiava sul dorso della propria cavalcatura non aveva potuto fare a meno di pensare a chi avrebbe potuto accompagnarlo in quella missione, ma il numero delle ore spese dietro al pensiero di Shinodari vittima di una prigionia forse crudele non faceva altro che creare nuove crepe nella Maschera che celava le sue emozioni al resto del mondo, compreso sé stesso.
    Il che era un male, perchè non poteva lasciare che l'emotività prendesse il posto della razionalità per la quale era noto, mai come in quel momento Shinodari avrebbe avuto bisogno della sua fredda logica...anche perchè sicuramente non era l'unico ad avere legami con lei e di conseguenza, avrebbe dovuto agire da elemento razionale all'interno di un team che poteva cedere all'emotività.

    E fù con quei pensieri che posò la mano sulla porta di legno ed entrò all'interno della Stella del Porto.
    All'interno si respirava un'aria densa e salina, sembrava quasi che il legno marcio che costituiva le pareti stesse producendo dei peti per conto del mare e non era niente di fronte al puzzo di pesce, sia delle pietanze che degli uomini che forse l'avevano pescato per venderlo al locandiere e ricomprarselo cucinato alla sera.
    Tuttavia, vi era un'area appartata che Ledah raggiunse per trovarsi di fronte lo Yakushi, il quale lo salutò senza il solito spirito di patate e se Febh non stava scivolando su di una buccia di banana quando lo incontravi, potevi essere certo che ci fosse qualcosa che non andasse.
    Forse era solo rpeoccupato per Shinodari o più semplicemente, sperava di poterle riaccollare il posto di Amminsitatrice, ad ogni modo, calando la tesa del cappello con una mano, il medico replicò col solito tono assente:

    "D'accordo, anche se c'è chi pagherebbe cifre consistenti per farsi infilare qualcosa da me."

    Inutile dire che il solito Febh non sarebbe riuscito a resistere ad un doppio-senso così spudoratamente invitante.

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    L'otese si tenne comunque in disparte, celato dal mantello nero e nel cappello a tesa larga, riconobbe diversi presenti, tra i quali Hoshikuzo al quale aveva insegnato qualcosa in quello che doveva essere stato un passato lontano visti i centimetri guadagnati in altezza, mentre l'accompagnatrice di Deidara non aveva guadagnato nemmeno un centimetro, né in altezza né in taglie di seno da quando l'aveva vista al secondo Torneo di Oto...era come se su di lei pendesse una maledizione che la costringeva ad un'eternità da bambina.

    Concentrandosi su Shaina, Ledah si chiese se avrebbe ceduto come quella volta in cui aveva trovato lei ed Ookami per le vie di Castlevania, la donna-lupo aveva delle brutte ferite e l'amministatrice sunese aveva perso il suo abituale atteggiamento distaccato per lasciare che le lacrime scorressero liberamente, di fronte a quella che poteva essere la morte di una cara amica, la sunese poteva essere più emotiva che mai e la sua presenza in quel luogo non era difficile da spiegare visto il elgame che la univa a Shinodari.
    Si poteva dire che in missione essere catturati equivalesse a morire, ma se c'era qualcosa di folle ed irrazionale, era il desiderio di attaccarsi alla speranza e cercare di opporsi a quello che poteva essere un destino segnato, durante il suo viaggio Ledah aveva considerato l'idea che lei fosse già morta...tuttavia, non poteva esimersi dal ritrovare almeno il suo corpo e sottrarlo alle mani dei suoi assassini.
    Il medico non credeva nella religiosità dei riti funebri, ma sapeva che i funerali fossero un qualcosa che fosse utile ai vivi, dei momenti in cui piangere per un'amica non era un problema, si potevano gettare le maschere e lasciarsi andare come l'amministatrice di Suna gli aveva mostrato.

    Ad ogni modo non rivolse a nessuno la parola, avrebbe giusto risposto con un cenno della mano ad un eventuale sguardo di riconoscimento ma non si trattava certo di una rimpatriata e gli uomini vestiti di bianco che li avevano riuniti spesero poche parole per descrivere la situazione attuale, il fatto che gli obiettivi fossero tre, giustificava la presenza di ben dieci ninja e subito alcuni si posero il problema della creazione dei gruppi, alcuni sembravano preferire una meta piuttosto che altre, alcuni semplicemente cercavano un medico in grado di rattopparli, ma era chiaro che se non ci fosse stato un altro medico oltre all'otese ed ad Hoshikuzo, qualcuno sarebbe rimasto scontento.
    Inutile dire che l'unico che potesse fare a meno di cure fosse Febh in quel gruppo.

    Quando uno Hyuga chiese a gran voce di un medico, assieme ad un tipo che sembrava sin troppo irritato per la situazione in cui si trovava, Ledah si limitò ad alzare una mano dal tavolo al quale si trovava seduto ed alzando la tesa del cappello con l'altra mano, disse con tono piatto fissando i presenti con lo sguardo vacuo dei propri occhi azzurri, incorniciati da lunghi capelli neri:

    "Io sono un medico."

    Dopodichè, vide recapitarsi delle carte nella mano ancora alzata e senza curarsi troppo della discussione riguardante la destinazione, cominciò a controllare i dati forniti dallo Yakushi.
    Essendo uno dei pochi medici, non avrebbe avuto molta voce in capitolo riguardo alla destinazione visto che avrebbe dovuto seguire il gruppo senza Hoshikuzo e quello senza Febh.

    La giocata avviene dopo la mia nomina a Primario di Oto e prima del mio viaggio a Suna, se Boreanz mi guarda con la sua vista speciale, può dire che nota degli innesti all'interno del mio corpo, sicuramente cis aranno lame interne e braccia chiurgiche.
     
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