L'Uomo che Uccise il Sole

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  1. Boreanz
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    Le parole di suo padre furono dure nonostante il parziale successo. Il fatto di non poterlo vedere passava quasi in secondo piano rispetto a quella reazione, che Vergil in tutta onestà non si aspettava. Il genitore era diverso fin dal momento in cui lo Hyuga era tornato dall'Isola del Cielo e se tutto quello che era accaduto poteva essere un motivo più che valido, il chunin dagli occhi di luna non riusciva a quietare un sentimento di ansia crescente. Stava per andare a farsi curare il braccio, quando un'ombra oscurò il sole. Alzò immediatamente lo sguardo e vide quello che aveva sperato di non rivedere mai più.



    Il Re Corrotto. Il cuore perse un colpo mentre il sangue rapidamente gelava nelle sue vene. Come dimenticare il fetore della creatura o la sua immensa mole putrefatta. Ma ciò che rimaneva più terrificante era l'unico occhio sano dell'essere, che osservava il mondo gettando lampi di furia sanguinaria e pura malvagità. Il primo pensiero dello Hyuga fu per il genitore.

    " Padre, scapp- "

    Si interruppe immediatamente allo strano grido di riconoscimento del padre. Concentrandosi meglio sull'empia figura alata che si avvicinava, in effetti, a Vergil parve di scorgere due figure sul dorso dell'essere. Le sue gote sbiancarono. Era vero? Qualcuno cavalcava il Re Corrotto? Strinse il pugno insanguinato, maledicendo la propria debolezza. Suo padre aveva la forza per richiamare il Re, non potevano esserci dubbi in proposito. Tale risorsa gli era però negata per motivi generazionali, e nel momento del bisogno lui si dimostrava ancora una volta incapace di fare ciò che era nato per svolgere.

    Poi, quella voce. Di nuovo quella voce. Quel suono infernale che lo aveva condotto alla perdizione e lo aveva spinto sul baratro dell'oscurità latente nel suo cuore. Quella voce. Le spalle dello Hyuga si irrigidirono ed un formicolio si impadronì di lui. Come un felino selvatico costretto in un angolo, il suo intero corpo si preparava a lottare all'ultimo sangue. Al commento dell'essere digrignò i denti in modo feroce, giurando a sé stesso che prima o poi lo avrebbe ucciso l'essere con le sue mani. La rabbia tornò ad essere sostituita dallo stupore quando il Re Corrotto sparì, assecondando le richieste delle figure che Vergil aveva creduto di scorgere.

    Ciò che vide gli seccò la lingua. Un uomo dai lunghi capelli bianchi sedeva su un pregiato cuscino, proprio in mezzo al giardino della tenuta, e l'energia che la sua persona emanava era qualcosa di sconcertante. Non fece nemmeno in tempo a pensare ad una strategia per fronteggiare l'uomo che un movimento di una rapidità sconvolgente da parte del padre lo buttò quasi a terra. Vergil non poteva vedere il genitore, ma era in grado di avvertirlo ancora tramite gli altri sensi. E sapeva che si era appena gettato alla carica. Le sue speranze si spensero ancora prima di nascere: l'immagine dell'uomo che rimaneva perfettamente tranquillo venne coronata dalla sonora frustrazione del genitore, che per qualche motivo aveva visto i propri attacchi andare a vuoto.

    Quello che seguì, le parole dell'uomo, fu puro delirio. Vergil non poteva credere a quanto appena udito. Cancelli Proibiti? Fratello? Chi diavolo era l'individuo che sorseggiava tranquillo una bevanda davanti ai suoi occhi? Spinto dalla volontà di proteggere il genitore lo Hyuga fece un passo avanti, disperato di agire. Ancora una volta venne fermato dalla voce del padre, che con voce incredula pronunciò parole che mai Vergil avrebbe creduto di sentire da lui. Quando poi l'uomo, Suiho, parlò di sterminare gli Hyuga fino all'ultimo e lo indicò come ultimo da togliere di mezzo, il groviglio di emozioni del giovane chunin minacciò di esplodere. " Fatti avanti, bastardo. ", pensò. " Venderò cara la pelle. " Se avesse potuto guardare sè stesso in un altro momento, Vergil si sarebbe riconosciuto a stento. Non c'era traccia di calma o raziocinio nel suo volto. Nessuna nobiltà. Solo un animalesco furore, cieco e senza perdono.

    Al posto dell'uomo, però, si fece avanti un ragazzo dall'aspetto sciatto e con occhi meticci, più o meno contemporaneo dell'erede. I due si fissarono per qualche istante, e Vergil potè scorgere poco o nulla delle emozioni dell'altro. Quello formulò le sue intenzioni in una breve frase, attivando poi il Byakugan. Normalmente questo avrebbe sorpreso lo Hyuga come poche altre cose, ma in quel momento, con le parole di impotenza del genitore che gli risuonavano nelle orecchie, tutto era secondario. " Non so chi sei o se abbiamo sangue in comune, e non mi importa. " Lasciò che tutto il peso della sua determinazione fluisse nel suo sguardo e nella sua dichiarazione di intenti.



    " Ti ucciderò. "

    Non appena le parole lasciarono le sue labbra, però, sembrarono perdere di significato. Almeno per lo Hyuga. Gli occhi del tizio erano vacui, il suo chakra insignificante, le sue dichiarazioni.. prive di importanza. Il braccio destro dello Hyuga si abbassò. Perchè darsi pena per qualcosa di così triviale? Perchè arrivare anche solo ad osservarlo? Lo sguardo di Vergil pareva suggerirgli che in realtà non esisteva alcun tizio. " No! ", urò a sè stesso chiudendo per un attimo gli occhi. Il groviglio di emozioni che prima erano sul punto di esplodere si stava affievolendo, come lenito da una sensazione di pace e tranquillità, ma la contraddizione bruciava troppo. Digrignò nuovamente i denti, facendo un passo avanti verso.. chi? Perchè stava andando in quella direzione? Allentò la posizione di guardia, chiedendosi cosa stesse facendo là da solo in mezzo al giardino.

    " Concentrati su ciò che è reale, figlio mio! Non cadere preda delle loro arti! "

    Sgomento, Vergil si riebbe. Sentì un vuoto improvviso scavargli lo stomaco. Quei tizi erano pericolosi. " Grazie, padre. ", lo rassicurò. Cos'era reale? " Il dolore. ", si rispose immediatamente. Era abituato alla fatica, ma non al dolore. Ed il suo braccio sinistro urlava proteste furiose ogni dannato secondo che passava. Strinse allora il pugno mancino con sadico piacere, concentrandosi sul dolore. I suoi istinti tornarono a funzionare, imbevendolo di istinto omicida. Vedeva il tizio davanti a sè, ora, e lo vedeva come un bersaglio da eliminare senza riguardo per la propria incolumità. Scattò in avanti e.. si fermò dopo un paio di metri. Cosa stava facendo?

    Sfruttando l'inerzia della fermata improvvisa, Vergil si colpì il bicipite sinistro con il piatto della destra, schizzando sangue cremisi sul bianco haori da combattimento. Soppresse un lamento di dolore in gola, tornando nuovamente in sé. C'era mancato poco. Arrivare a mente "sguarnita" contro il tizio avrebbe significato una brutta fine. Ma se non poteva affidarsi né alla sua mente fredda né al dolore, che strade gli rimanevano? Gli occhi cominciavano a bruciargli per lo sforzo al quale li stava sottoponendo per non perdere di vista il tizio, che continuava a scivolare involontariamente ai limiti del suo campo visivo. La riposta a quell'interrogativo gli arrivò diritta dal petto. Doveva danzare. Escludere il mondo, concentrarsi su nulla. In quel modo avrebbe visto tutto. Ma come fare? Come rimanere concentrati su qualcosa di sfuggente? La chiave della risposta, scoprì, gli bruciava nel cuore stesso.

    Si lanciò in avanti quasi ad occhi chiusi - un gesto più che altro simbolico, poichè comunque continuava a vedere -, catapultato dal chakra negli arti inferiori. Vedeva. Vedeva e nessuno avrebbe potuto togliergli quella certezza. Era il potere dei suoi occhi? Sì. Era solo quello? Certamente no. Concentrato su nulla, concentrato su tutto. Come un monaco in meditazione. Come una divintà. La calma interiore. Quella era la chiave. Certo era stato uno sciocco, la sola vista del Re Corrotto aveva distrutto la serenità che aveva ricostruito in tanti mesi. Ed era proprio quella che la creatura voleva. Ma non gli avrebbe più dato soddisfazione. Non si sarebbe fatto più turbare dalla paura e dall'odio. E questa calma, questa serenità, queste basi solide come mattoni gli consentirono di accedere alla "reale" visione del mondo. Nel mezzo di un combattimento alla morte.
    Questo, anche, era Vergil Hyuga.



    Si lanciò contro il tizio, il chakra che si infuocava nel tantien. Si mosse senza apparente riguardo per la sua salvezza, effettuando un salto in avanti con il busto negli ultimi tre metri di rincorsa e sfruttando un poderoso colpo di reni per iniziare a girare su sé stesso[I&II Slot Azione][VEL:700]. Il chakra repulsivo impastato all'ultimo secondo rese il salto improvvisamente rapido, portando Vergil a circa un metro dal tizio in una frazione di secondo[VEL:700->775][Controllo del Chakra III]. In quel momento stesso, pochi istanti prima di un terribile colpo alla fronte, Vergil sorrise vorticando, quasi sereno, e dalla bocca scatenò un inferno ardente dalle sembianze inumane.

    La deflagrazione fu immediata, a prescindere dal contatto del grifone infuocato con il tizio[Slot Tecnica Avanzata][POT:75][Impronta Devastante]. La Rotazione Suprema aerea dello Hyuga causò l'attivazione della tecnica, proteggendo, nel suo sviluppo, il proprio creatore e creando ulteriore danno a chiunque ancora nelle vicinanze[Slot Tecnica Base][Tecniche Rapide][POT:30]. Nonostante la propria difesa Vergil venne spinto indietro dalla potenza dell'esplosione, atterrando pesantemente sulle gambe. Una modesta ustione si mostrava sulla spalla destra, punto che lo Hyuga aveva esposto girandosi e che la veste difensiva aveva fallito di proteggere completamente dall'esplosione. Un'offensiva improvvisa, rapida come il pensiero e letale come poche altre. Ma al contrario di come sarebbe stato consuetudine, Vergil era calmo. Nessuna euforia era padrona del suo corpo, e la sete di sangue era solo un ricordo.

    Il mondo bruciava nei suoi nuovi occhi, rinati insieme a lui dalla consapevolezza di sé e della realtà che aveva da poco acquisito. Le preoccupazioni dei minuti appena trascorsi erano solo un'ombra nel percorso radioso che i suoi occhi perlacei ora gli mostravano. Mentre si metteva nella guardia classica degli Hyuga, porgendo il fianco destro ed allungando il braccio sano verso il nemico, Vergil non aveva altro nella propria mente che quella consapevolezza.
    Per la prima volta, vedeva.
    Vedeva.


    OFF GAME

    Non inserisco consumi di chakra o riepilogo visto che ausipico non si trasformi in un combat di 6 round vero e proprio. La ferita alla spalla è un'ustione ½ Leggera(75-60-10 della protezione).

    L'estrema coordinazione tra le tecniche ed il sapiente uso del chakra è frutto della bonus innata alla Concentrazione, coadiuvato dallo stato quasi di "trance" del PG.

     
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