L'Uomo che Uccise il Sole

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  1. Febh
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    È colpa tua. Ratty

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    Fu una questione di un istante. Uno stato di grazia o forse un miracolo, alimentato dal fuoco della determinazione e dell'esercizio continuo, ma per un singolo, purissimo istante, Vergil vide tutto ciò che avveniva attorno a sè senza dover inviare chakra tramite le posizioni magiche. Vide Suiho in lontananza. Vide il giardino vuoto. Vide la figura evanescente del suo nemico che gli si avvicinava alle spalle. E in quel momento, Vergil rilasciò ogni oncia di potere che aveva in corpo, arrivando a turbare quella minima quantità di chakra ancora visibile che bruciava in Shotaro, turbandola per una frazione di secondo.

    Non avrebbe bloccato del tutto il suo consanguineo, ma lo fece tentennare quel tanto che bastava per portare la spada in posizione. Un millimetro dalla gola. Un solo cenno del polso avebbe potuto concludere lo scontro. Ma Vergil decise di parlare, pronuciando terribili parole di minaccia.

    No, non credo proprio. Hai vinto lo scontro, e non ti ucciderò, ma non farò nient'altro. Disse Suiho, senza scomporsi, prima di rivolgersi al figlio. Sei caduto preda di un Genjutsu. Un genjutsu di livello moderatamente alto, lo ammetto, ma comunque ti ha coinvolto. Non sei ancora in grado di sigillare perfettamente il tuo chakra. Sigillare...una parola che certo si attribuiva poco di frequente a sè stessi. Qualunque cosa Suiho e Shotaro avessero sviluppato si trattava di un'abilità che andava contro i più basilari fondamenti delle arti ninja. Shotaro strinse le labbra, guardando con irritazione quella spada che gli era stata puntata alla gola. Non sembrava spaventato, quanto piuttosto mortificato. Si. Non sono stato all'altezza, padre. Lentamente, il nemico di Soken si sollevò dalla sua posizione seduta. Dovrai allenarti ancora, se sopravviverai. Poi si rivolse a Vergil. Leva pure quella spada e non essere ridicolo. Come speri che possa bloccare la maledizione, ragazzo?

    Non è possibile toccare la vittima. Non è possibile vederla. Non è possibile sentirla. Non potrei in nessun modo interagire con i tuoi consanguinei per salvarli. Minacciare Shotaro non mi donerà certo poteri oltre i miei limiti.
    Shotaro prese la parola. Mio padre ha aperto gli otto cancelli proibiti degli uomini che ha colpito. Sono simili ai cancelli del flusso del chakra, ma invece che preservare il corpo, preservano il chakra stesso. Una volta aperti, il chakra fuoriesce rapidamente dal corpo, fino a svanire del tutto...e disperdendosi porta con sè l'anima stessa della vittima. Per qualche motivo, anche i ricordi di essa vengono meno in chi la conosceva.

    Suiho continuò il discorso, senza avvicinarsi nè mostrarsi minimamente minaccioso. Aveva un tono colloquiale, come se non gli importasse affatto della spada puntata alla gola del suo primogenito. Mio figlio si diletta di filosofia, tra le altre cose, e ritiene che il chakra sia l'unica realtà di questo mondo, lo spazio e il tempo sono illusioni, o comunque semplici stati dell'essere messi in relazione tra loro tramite il chakra. Aprendo i cancelli, la vittima diviene un "nulla di chakra" e pertanto non esiste, non è mai esistito e non esisterà mai. Speculazioni. Ma coltivare le arti è una cosa che rispetto, io che non ho avuto modo di dedicarmici in gioventù, ho predisposto perchè mio figlio seguisse le sue inclinazioni naturali, anche se alle volte ritengo che dedichi troppo tempo ad esse e troppo poco all'allenamento. Come ha dimostrato oggi.

    Shotaro chiuse gli occhi, disattivando il suo Byakugan e ridiventando istantaneamente percepibile agli occhi di Vergil. Non c'era più alcun senso di "inutilità" o di immagine sfuggente, tutto era nella norma. Una trappola, o realmente non intendevano più combattere? Restava però il fatto che non potevano (o volevano?) annullare la maledizione inflitta a Soken e agli altri. Basta così. Hai vinto lo scontro, ma hai perso la battaglia. Non hai notato? Sono già diversi minuti che tuo padre non parla più...sta svanendo del tutto. E presto non ricorderai nemmeno il motivo della tua ira. La tua famiglia è perduta, ma nessuno piangerà per loro...e fermando Shotaro, hai fatto in modo che il resto di Konoha venisse risparmiato. A conti fatti sei un Eroe. Un eroe che ha perso qualcosa, e che nessuno gli restituirà mai più. Concluse, con una profonda amarezza nella voce.

    Mi hai sconfitto. La mia vita è tua. Puoi uccidermi se lo vuoi, è nel tuo diritto, o puoi lasciare che io ponga fine da solo alla mia vita. Il mio onore mi impone di sottomettermi ai tuoi voleri...

    Ovviamente se lo ucciderai, io ucciderò te. Questo è innegabile. Oppure, non appena avrai dimenticato tutto questo...anzi, non appena avremo dimenticato tutti quanti tutto questo, sarei felice di prenderti con me. Suiho sorrise. In un certo senso, sono l'unica famiglia che ti resta.

    Famiglia, già. Ma quale famiglia? Vergil aveva forse una famiglia? Ricordava sagome, ombre che lo accompagnarono nell'infanzia, ma erano così...così sfumate. Così lontane.


    Così irrilevanti da essere solo l'eco di un ricordo...


    CITAZIONE
    Ultimo post. Non ha molto senso combattere per uccidere, non otterresti nulla. Per superare la prova devi vincere tu per primo la maledizione. Shotaro ti aiuterà, dopotutto lo hai sconfitto e il suo onore gli impone di aiutarti, casomai volessi provarci.

    Prova un pò più contorta e fantasiosa. Pensi di poter spezzare la maledizione? O almeno di impedire a te stesso di dimenticare? Può aiutarti il Byakugan in qualche modo? Se ricordi bene l'inizio della giocata, c'è un suggerimento che forse potrebbe aiutarti, diciamo che si tratta di una questione di tempistica.
    Hai comunque varie soluzioni...vediamo cosa succderà, e quale sarà il risultato :guru:

    [Molto tempo fa]
    Il giovane shinobi piangeva, solo, in un androne al buio del grande palazzo di legno. Aveva la fronte poggiata sul legno, mentre le spalle sussultavano a più riprese e gocce di sangue cadevano a terra da diverse ferite, soprattutto sulle braccia. Non si sarebbe potuto capire da quanto tempo era là, ma dalle macchie umide di lacrime sul pavimento, si poteva ben intuire che non fosse appena arrivato.

    Soken. Una voce nel buio lo chiarmò, facendolo sobbalzare. Il giovane cercò di nascondere rapidamente le lacrime, voltando il capo e soffocando ogni singhiozzo...un'azione sciocca quando si vive in mezzo agli occhi bianchi che vedono ogni cosa, ma era umano, dopotutto. Soken...non sei riuscito a convincerlo, vero? Lui non fiatò, ma non la fermò mentre lei si avvicinava, per cingergli le spalle in un abbraccio. Hai tentato...ma non hai avuto altra scelta che combattere, ne sono sicura. Lui toccò quelle mani con le proprie, in cerca di un silenzioso conforto. Aveva il palmo sporco di sangue là dove aveva conficcato le unghie...tanto era serrata la sua stretta in quel momento di dolore.

    Io... disse con voce roca, dopo molto tempo. Io non volevo ucciderlo. Ho cercato in ogni modo di non farlo ma lui... Lo so. Lo so. Era...era mio fratello...era il mio migliore amico. Non lo era più, il dolore e la sete di vendetta lo... No! Lui si scostò, turbato. No...avrei dovuto aiutarlo. Se fosse accaduto a me avrei reagito allo stesso modo. Avrei voluto aiuto per la mia vendetta, non un ostacolo. Lei tacque.

    Non poteva lenire quella ferita, non in quel momento.

    Solo il tempo avrebbe potuto.
     
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