Credi che sia aria quella che respiri?

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    The Flower's God cries, disheveled in the wind of Flowers.
    Disheveled in the Heaven's wind, the Heaven's Demon laughs.
    Byakugan is my reason.




    Silenzio assordante, solo questo si poteva avvertire vedendo la figura di Ashitaka, più alta di quella del presunto Shiky, gli occhi dello Hyuga fissi su quelli dello studente, che ormai Ashitaka credeva fermamente essere un sostituto che avesse utilizzato un jutsu per camuffarsi.
    Il braccio armato di una delle sue fide wakizashi, era semi-teso in avanti, e la lama leggermete ricurva puntava in direzione della gola dello studente fittizio, che con innaturale coraggio sosteneva lo sguardo ed i modi inquisitori di Ashitaka, senza fare una piega. Chi diavolo era... e che cosa voleva da Ashitaka?
    Quel suo strano modo di non considerare le parole dello Hyuga come una minaccia seria, stava incredibilmente incuriosendo il nobile viaggiatore.
    Passarono alcuni momenti, nei quali le due figure si limitarono ad osservarsi, l''uno negli occhi dell'altro, poi quella più minuta, ovvero Shiky, parlò replicando alla domanda postagli in precedenza dallo Hyuga, suo tono di voce era quello di una persona che mostra tutto il suo ribrezzo, e la consapevolezza di essere incredibilmente superiore a chi si sta rivolgendo:

    " Chi sono io? "



    Ashitaka non disse niente, la sola cosa che avvertì ascoltando quelle parole, fu solamente un senso di enorme inadeguatezza, di impotenza, accompagnato da un brivido freddo che per un attimo lo fece sussultare, mai aveva avvertito su di se una tale sensazione soprattutto dovuta a delle semplici parole, ma come se non bastasse l'esile figura continuò a parlare:


    " La domanda, semmai, è chi credi di essere tu. "



    Mentre pronunciava quella frase, alla quale il nobile stava per venire investito da un'enorme rabbia, che inevitabilmente sarebbe esplosa, il ragazzino appoggiò la sua mano sulla punta della spada del genin, per niente intimorito, come se in quel corpicino si nascondesse un'uomo o un'entità completamente fuori dalla portata di chiunque, una sorta di creatura infallibile. Ed in quel preciso momento, il corpo di Ashitaka venne letteralmente schiacciato da un'orribile e pesantissima sensazione di paura, di fronte ai suoi occhi si fecero nitide immagini efferate e crude, come sogni premonitori, nei quali il genin soccombeva nei più atroci modi possibili, sempre per mano del piccolo che ora si trovava di fronte, nella sua testa si susseguivano questi flash, mentre il suo io pensava terrorizzato:

    Che cosa?! Questa è un illusione, deve essere un genjutsu, ma non riesco a liberarmi, questa pressione mi stà immobilizzando dal Terrore....
    Devo immediatamente reagire...



    Il suo volto rimase incredibilmente impassibile, mentre la sua mente affrontava quelle dura prova, il giovane abbastanza provato da ciò che era costretto a visionare, precedendo il discorso del ragazzino, disse senza lasciar trasparire altro che determinazione e forza:

    Basta... come osi....



    Poi, quell'incredibile e potente personaggio misterioso, cominciò a girare attorno al genin in balia della potente illusione, dopo avergli sfilato la spada di mano con una semplicità che ebbe dell'incredibile, non poteva essere vero, chi poteva surclassare un guerriero di élite come Ashitaka?
    Chi osava ridicolizzarlo a tal punto?

    " Credi di esserti guadagnato la posizione per criticare altri? Credi di essere forte? "



    Per la prima volta, qualcuno aveva appena distrutto qualsiasi convinzione che lo Hyuga aveva acquistato in questi 3 anni in cui era stato in viaggio, proprio per divenire forte, e guadagnarsi un posto all'interno del suo grande clan, ed ora un ragazzino senza fama ne altro, lo stava annientando senza muovere un muscolo. Le tremende scene di morte, arti macellati e sangue a fiotti continuavano sempre differenti, sempre più cruente, e lo hyuga non aveva modo per tirarsi fuori da quella che ormai sapeva essere una genjutsu di notevole potenza ed anche applicata a dovere da una sorta di maestro in quell'arte. Se quell'individuo con le sembianza dell'Aburame avesse voluto, gli sarebbe bastato muovere un singolo muscolo per decapitare senza problemi lo Hyuga.
    Il nobile in quel momento spalancò gli occhi, come se fossero persi nel vuoto, e comprese che aveva sbagliato, aveva sbagliato in tutti questi anni, credeva nel fatto che nessuno avrebbe mai potuto sconfiggerlo, e che non si sarebbe mai fatto battere da nessuno pur di preservare il suo jutsu oculare ancora sopito, e che desiderava con ogni sua fibra.
    Quel giorno, fu la prima volta in cui il genin degli Hyuga si sentì realmente sconfitto.
    La sua mente gli diceva di urlare dal terrore, ma il suo spirito non gli consentiva di dimostrarsi così debole, mentre cercava di non impazzire di fronte a tutto quell'orrore, quel sangue ma soprattutto di fronte a quelle centinaia di volte in cui vedeva se stesso cadere di fronte a quel piccolo avversario. Intanto il ragazzino continuava a camminare e a parlare:


    " Credi che la nobiltà sia solo uno status? Credi di essere pronto a caricarti qualcun'altro sulle spalle? Di poter fare da guida? "



    Chi era costui per conoscere il nobile Ashitaka così nel profondo, come faceva a sapere del suo status ed osare a metterlo in discussione? Lo Hyuga credeva di esser sempre stato uno shinobi fedele al clan e Konoha stessa, sempre pronto a salvagurdarne il bene, prodigandosi anche per indirizzare i più deboli sulla giusta via, non potevano mettere in discussione queste sue qualità, era consapevole del fatto che presto la sua vita sarebbe terminata come una vittima qualsiasi, ma non si spiegava come quell'essere poteva conoscerlo,. Ashitaka a causa di quella pressione, stava inarcando le spalle, un gesto istintivo, quasi per resistere e combattere contro l'illusione.
    Poi a bassa voce, e guardando fisso la figura minuta, disse privo di ogni ragione per continuare a resistere:

    Mi hai sconfitto... adesso risparmiami questo schifo...



    Continuavano a ripetersi, sempre più colme di sangue, urla e gemiti da parte dello Hyuga, cose da deboli che mai avrebbe fatto se quella cosa fosse stata la realtà. Ma era terribile essere costretti ad assistere alla propria caduta dall'esterno, quasi come uno spettatore super-partes.
    Poi ad un tratto il ragazzino si fermò, per lanciare tre fendenti di spada, ad una velocità incredibile, che mai avrebbe potuto essser raggiunta dallo Hyuga in quel momento, chi era costui?
    Non appena furono scagliati i tre colpi di spada Ashitaka tornò libero di muoversi, e le interminabili immagini di morte cessarono, l'illusione era terminata. Ma il ragazzino aggiunse altro:


    " Se non altro hai evitato di infierire su un debole. "



    Poi una nuvola di fumo coprì l'esile corpo dell'Aburame, ed una figura maestosa, abbigliata con delle vesti di rara fattura, capelli mediamente lunghi e neri corvino, apparve. Quell'aspetto e quelle vesti... Ashitaka aveva sentito qualcosa a proposito di un membro particolarmente dotato del clan Hyuga, il quale era in grado di compiere qualsiasi cosa, di battere qualsiasi avversario senza mai procurarsi neanche un graffio... che quella fosse una prova postagli dalle alte sfere del clan Hyuga?
    Il personaggio angelico che si stagliava davanti ad Ashitaka era sicuramente, Vergil Hyuga, il nobile lo sapeva dai racconti che aveva udito all'interno del quartiere Hyuga, ed anche una parte del suo cuore gli diceva che ciò che pensava corrispondeva alla verità.

    Mio signore, se permettete... Io mi ritengo uno shinobi che non fa altro che proteggere il suo clan e la Foglia con i mezzi che ha a disposizione.
    Io sono uno Hyuga.



    Ashitaka pronunciando quelle parole rimase in posizione eretta fiero e convinto di quello che stava dicendo, con il volto che fissava la figura, la quale aveva ipotizzato essere di uno dei membri più importanti e nobili dell'intero clan Hyuga. Forse le sue speranze e le sue preghiere si erano avverate, se il clan aveva inviato uno shinobi come dal giovane ipotizzato, significava che qualcuno aveva voluto che il ragazzo dagli occhi candidi imparasse qualcosa che prima gli era stato precluso, oppure qualcosa che aveva sempre lasciato nel dimenticatoio, non per pigrizia, ma poichè aveva preferito raggiungere livelli notevoli nell'arte fisica.
    Poi un gesto, e la wakizashi dello Hyuga venne lanciata in aria, sarebbe ricaduta proprio addosso al nobile signore, ovviamente se non l'avesse afferrata prima. La velocità dell'arma in caduta però era eccessiva per praticare una presa sicura sensa il rischio di procurarsi una ferita, così Ashitaka sferrò un calcio alla lama in caduta, in modo tale da far ruotare l'arma, e successivamente con sicurezza ne afferrò l'elsa con la mano destra, rinfoderandola immediatamente.
    Una voce solenne, proveniente da quella figura che ancora gli dava le spalle, disse che avrebbe dovuto usarla a dovere.
    Non era un ostile, si avvertiva dal suo tono di voce, che il suo scopo non era quello di distruggere il giovane Hyuga, ma al contratio di fargli apprendere un'importante lezione, e se era stato addirittura il clan ad inviare quel personaggio come maestro o mentore di Ashitaka, significava che gli Hyuga non lo avevano ancora dimenticato, proprio come lui non aveva mai dimenticato di far parte del glorioso clan.
    Non gli diede tempo di rie nulla, la figura recante un' haori bianco, disse senza emozione:

    " Ora seguimi. "



    Poi all'improvviso l'uomo che in precedenza aveva sempre dato le spalle ad Ashitaka, quasi lo considerasse una sorta di feccia senza importanza, voltò la testa, ed oltre a rivelare il suo volto praticamente perfetto, due occhi colmi di un potere incredibile e leggendario, trapassarono come un esrcito da milioni di lame l'intera figura di Ashitaka: quello era il Byakugan, l'arte oculare del clan Hyuga.
    In quel preciso istante Ashitaka acquistò una nuova ed impellente consapevolezza, avrebbe dovuto apprendere l'utilizzo di tale potere, decise che quello sarebbe stato la sua base per poter sviluppare la sua filosofia ninja, il suo modo di combattere, doveva acquisire l'innata arte perchè dopo essere stato investito così duramente da tale abilità, aveva compreso che uno Hyuga senza la sua arte oculare è come un falco senza ali.
    Finchè non avesse appreso come canalizzare il chakra negli occhi, in maniera tale da attivare il suo Byakugan, non avrebbe fatto altro.
    Ma prima doveva imparare i rudimenti dell'arte del controllare il chakra in tutte le sue forme, competenza che inevitabilmente aveva tralasciato.
    Sperava solo che la fredda figura, che in quel momento era la sua massima aspirazione, potesse aiutarlo a raggiungere i suoi scopi.
    Non aveva intenzione di ridire sul fatto dei suoi metodi, gli sarebbe bastato uscire da quella situazione più potente e degno del nome che possedeva, quando ne sarebbe stato all'altezza, avrebbe parlato con Vergil Hyuga faccia a faccia.
    Ora l'importante era seguire l'intoccabile, ovunque avesse portato Ashitaka, che solo in quel momento era riuscito a comprenderei suoi sbagli.
    Aveva tentato di superare ossessivamente i suoi limiti fisici, riuscendoci in maniera egregia, questo era innegabile, ma aveva tralasciato e trascurato uno degli aspetti più importanti, vitali per uno Hyuga che si rispetti, non aveva studiato ne si era applicato nella conoscenza stretta del chakra.
    Era questo il motivo per il quale il suo Byakugan non si era ancora risvegliato, e fu in quel preciso istante, vedendo gli occhi incredibilmenti colmi di potere di colui che aveva ipotizzato fosse Vergil Hyuga, uno dei guerrieri più potenti del clan, cambiò radicalmente il suo modo di vedere le sue scelte, sapeva di aver deluso gran parte della sua famiglia e del suo clan distanziandosi per oltre tre anni, senza esercitarsi minimamente sul chakra.
    Ma adesso il suo volere, cambiato per mezzo di quell'unico sguardo, colmo di risentimento e sfiducia, ma illuminante allo stesso tempo, era quello di seguire ciecamente ogni cosa che lo Hyuga gli avrebbe sottoposto, con la finalità ultima di risvegliare il suo Byakugan sopito.
    La sua missione d'ora fino a quel momento, sarebbe stata ottenere il doujutsu definitivo degli Hyuga e divenire finalmente un vero membro del clan.

    Vi seguirò.



    Dopo di che l'intoccabile iniziò a correre, ad una velocità che non doveva essere molto per lui, visto che anche il nobile Ashitaka riusciva a mantenerla senza alcun problema, la direzione presa dallo Hyuga era quella per il cancello ovest, senza dire altro il genin seguì quello che gli aveva cambiato modo di pensare, e che considerava un validissimo shinobi, fonte di ispirazione.
    Brevi falcate, in rapida successione gli consentivano di tenere il passo con l'agile figura ammantata di bianco, senza particolari problemi[Velocità: 400].
    Giunti al cancello, le porte aperte, forse su ordine degli anziani del clan, proprio per permettere alla coppia di uscire dal villaggio, i due proseguirono il loro viaggio all'interno dei boschi intricati del paese del fuoco.
    Il passo di corsa di Vergil rimaneva costante, e anche se Ashitaka era più veloce di così, per una naturale predisposizione alla corsa, doveva comunque impegnarsi non poco per rimanere costante nella corsa.
    Chissà dove l'avrebbe condotto, e quale sarebbe stato lo scopo ultimo di questa sorta di mentore, Ashitaka sperava che fosse stato incaricato di prenderlo sotto la sua ala, e di far maturare il genin attempato che era in realtà Ashitaka, in qualsiasi modo, con qualsiasi metodo, il nobile non si sarebbe opposto ad un ninja di grado superiore.
    Se poi parte del clan aveva deciso che il genin era un elemento da uccidere poichè un disonore, avrebbe accettato anche questa consequenza.
    Oramai aveva compreso cosa non andava in lui, e se non si poteva porre rimedio, avrebbe accettato la sua sorte.
    Mentre correvano il paesaggio boschivo attorno a loro cambiava lentamente, si susseguivano file di alberi strani e contorti, tipici degli ambienti interni del paese del Fuoco.
    La figura che precedeva Ashitaka rimase tutto il tempo in silenzio, ostentando un carattere decisamente austero e per niente comprensivo.
    Ad Ashitaka questo non creava problemi, in genere anche lui era di poche parole, solo quelle necessarie uscivano dalla sua bocca.
    Per circa tre ore buone la coppia continuò a correre, sempre nella stessa direzione, anche se sembrava che colui che guidava la marcia, sapesse benissimo la sua meta finale, mentre al contrario era sconosciuta ad Ashitaka.
    Poi ad un tratto l'intoccabile si fermò, e con lui si arrestò subito anche il Genin.
    In lontananza, a circa 4 kilometri vi erano degli edifici, sicuramente decadenti, delle rovine insomma, a quel punto Ashitaka ipotizzò che quella fosse la loro destinazione, anche se non riusciva a capire cosa una città in rovina potesse offrire a due shinobi.
    Avevano attraversato una grande porzione di bosco, ed ora a separarli da quelle rovine, vi era una piana, completamente allagata e colma di acqua ristagnante a causa delle pioggie passate.
    Dannazione, l'odore di marcio infestava l'aria pura, era un posto molto sgradevole, e l'olfatto raffinato di Ashitaka non era abituato a tali odori nefasti.
    Osservando la piana si potevano scorgere vali insetti ronzare a destra e a manca, ma dove diavolo lo aveva portato?
    Ad attraversare quel posto le vesti di Ashitaka si sarebbero completamente macchiate di verde marcio ed alghe...
    Maledetta palude.
    Ashitaka si slacciò subito la parte superiore del Kimono, allacciandosela stretta in cinta, gli avrebbe dato meno fastidio durante l'imminente traversata, adesso la sua carnagione chiara, era coperta da una maglia a rete nera che creava un notevole contrasto.
    Il suo mentore mostrò al nobile genin un coltello sul palmo della sua mano, poi senza avvertire, ruotò la mano, Ashitaka si immaginò che quell'arma cadesse a terra, ma le leggi di gravità furono beffate da quell'incredibile ninja, apparentemente senza il minimo sforzo.
    Possibile? Come ci riesce? Il presunto Vergil, spiegò in fretta e furia che quel fenomeno era chiamato dai ninja chakra adesivo, e poteva essere utilizzato per non perdere l'equilibrio su un terreno accidentato come lo era la palude di fronte alla coppia.
    La sua spiegazione era stata grossolana, e non era certo bastata al Genin a comprendere la reale applicazione del chakra adesivo...
    Lo Hyuga non gli diede tempo di rimuginare o rispondere, si limitò a ripartire di corsa, come se avesse al seguito qualcuno con una frusta.
    Ashitaka decise di concedere qualche metro al ninja che lo sottoponeva a questo strano viaggio, per provare a testare quello che Vergil aveva detto.

    Emissione costante, dalle piante dei piedi, in maniera tale da aderire a qualsiasi superfice...Proviamo.



    Il genin tentò di ricoprire le sue piante dei piedi di un uniforme velo di chakra, dalla forma regolare, e ben distribuita su tutta la pianta, si figurò in mente la forma piatta con delle scalanature, in modo che eventuali pozze d'acqua venissero drenate.
    Tentò poi di seguire lo Hyuga che si era portato in avanti, mantenendo al massimo la sua concentrazione su quei costrutti che aveva appena e con grande difficoltà formato, doveva mantenere quello stato fino alla fine della traversata.
    Tentò di mantenere la velocità di Vergil l'intoccabile, ma si accorse che pian piano i suoi costrutti adesivi sulle piante, si sfaldavano lentamente, così era costretto sempre a rallentare per ricostituirli al meglio.
    L'effetto ottenuto in questa maniera era veramente utilissimo, infatti Ashitaka, sebbene con non poche difficoltà, stava correndo su un terreno, che senza quella strana tecnica di movimento, non sarebbe mai riuscito a superare con così poco dispendio di energie.
    Man mano che il nobile compiva le sue falcate, mantenere il controllo del chakra adesivo sui piedi, per non perdere l'equilibrio o scivolare, gli stava riuscendo sempre più semplice, anche se gli richiedeva ancora una buona dose di concentrazione.
    Mentre il genin si stava portando sempre più vicino a Vergil, recuperando il terreno perso all'inizio, incontrò una strana pozza d'acqua, molto più profonda di altre parti di acquitrino che aveva attraversato sino ad ora di corsa, così passandoci sopra, Ashitaka decise di inmettere ancora più scanalature nel suo costrutto adesivo, in maniera da drenare maggiormante l'acqua in più, questo processo inevitabilmente gli fece perdere qualche metro dallo Hyuga, e di questo se ne dispiacque, poichè non voleva sembrare un inetto.
    Doveva ammetterlo, quella che all'inizio gli era sembrata una semplice corsa, lo stava impegnando notevolmente, poichè mantenere quell'andatura, ed il chakra adesivo in contemporanea, non era cosa semplice per uno che affronta per la prima volta l'argomento, ma non voleva arrendersi per nessun motivo, doveva avere il Byakugan, proprio come quello di Vergil!
    Superata la parte di acquitrino con molta più acqua del normale, Ashitaka acquistò ancora una volta la sua massima velocità, riducendo l'immissione di chakra nelle piante, e dando una forma più ergonomica ai suoi costrutti adesivi, prima molto più grossolani e mediocri.
    Sentiva di possedere una strana affinità con il chakra, e soprattutto nel modellarlo. Mentre continuamente gli si riproponeva la sfida di mantenere il controllo dei costrutti adesivi, ovvero l'unico suo metodo di poter restare in equilibrio in quel frangenete, avvertì finalmente la modalità in cui quel processo andava eseguito, prima era stato solamente una sorta di istinto e conoscenze del chakra di base a consentirgli di eseguire i costrutti adesivi.
    Lentamente il giovane, sempre correndo riuscì a capire che l'adesione, e quindi il miglioramento della stabilità, derivavano dal chakra immesso nelle piante, disposto come una serie di piccolissime lamine sovrapposte l'una all'altra, in maniera tale che le piante facessero la maggior presa possibile su qualsiasi superfice, anche sulla più scivolosa.
    I passi si susseguivano veloci, ed il fango insozzava sempre più gli abiti nobiliari dello shinobi di Konoha, falcata dopo falcata, Ashitaka prendeva sempre più maneggevolezza nel gestire il chakra adesivo, anche se forse stava sprecando un po' troppe energie.
    Il fango maleodorante si attaccava alle caviglie, appesantendo i passi rapidi dello Hyuga, che un po' a causa della fatica, un po' perchè il controllo del chakra gli riciedeva ancora un notevole sforzo di mantenimento, fu sostretto a rallentare, perdendo nuovamente metri dalla coda di Vergil.

    Ha detto che se sono uno Hyuga, devo riuscire in questo compito...devo farlo, per i miei occhi e per il mio futuro.



    Ashitaka gradualmente recuperando concentrazione e cercando di non far pesare tutto il fango che gli si era attaccato alle caviglie, continuò la sua strenua marcia, sempre emettendo piccoli quantitativi di chakra adesivo, modellati adeguatamente da fornire alle sue piante una forma stabile, correva correva al massimo delle sue forze, cercando di non pensare a nulla, se non a non cadere, oppure a mantenere saldi i costrutti di chakra.
    Ora che affrontava questa parte della sua istruzione, capiva al cento per cento quanto imparare a conoscere il chakra nelle sue più varie forme fosse determinante.
    Il nobile era la determinazione in persona, ed anzi per un breve periodo riuscì anche ad affiancarsi a Vergil, mantenendo un controllo quasi perfetto sul suo chakra adesivo, e mettendocela tutta[Velocità: 425].
    Pur cercando di concentrarsi al massimo e di dare fondo alle sue forze per dimostrare la sua assiduità al compito al suo mentore, non riusciva a tenere completamente il suo passo, poichè l'acquitrino era insidioso, ed una serie di pozze più grandi e di improvvise buche, lo rallentò incredibilmente, poichè ogni momento era costretto a cambiare la forma dei costrutti di chakra, e quest'operazione, pur essendo ormai stata appresa dallo Hyuga, non era ancora rapida come Ashitaka avrebbe voluto.
    Ma niente poteva scoraggiare il nobile Hyuga, infatti superata la parte di terreno disseminata di pozze e buche, continuò a correre, ormai stanchissimo ma con la forza di volontà a guidarlo, mentre si stava portando a contatto con Vergil di nuovo, successe qualcosa di imprevisto.
    Dalla sinistra di Ashitaka, uno dei rettili che infestavano quelle zone, un alligatore, anche abbastanza grosso, sbucò fuori da una pozza, cogliendo il genin decisamente di sorpresa.

    Dannazione è veloce, non posso venir ferito... non adesso!



    L'unico modo che Ashitaka aveva per salvarsi da quello scattante attacco diretto alle sue gambe, era quello di gettarsi in avanti, spiaccando un balzo impastando una cospiqua quantità di chakra nei muscoli degli arti inferiori, ogni muscolo si sarebbe contratto, mentre all'improvviso il chakra adesivo veniva rilasciato, ed il potenziamento muscolare dato dal chakra impastato, permise ad Ashitaka di compiere un balzo in avanti, vedendo la parte inferiore del kimono, rovinata dai denti dell'alligatore[Riflessi: 475].
    Ma adesso vi era un'altro problema da risolvere, in balzo che Ashitaka aveva spiccato in avanti per evitare di un soffio quel rapido morso alle gambe, lo aveva sbilanciato verso il suolo, ed avrebbe potuto ricadere proprio nel fango, rimanendovi impantanato, ma in pochi istanti un'idea gli giunse alla mente.Come poteva applicare il chakra adesivo alle piante dei piedi, avrebbe potuto applicarlo alo stesso modo alle mani, per non rimanere invischiato nel fango, così inarcò il corpo in avanti, come quasi per tuffarsi ditesta, e ricreò sui palmi delle proprie mani uno strato di chakra modellato a forma di lamine stabili, dunque atterrò sulle mani, senza sprofondare all'interno del fango, ma dandosi subito un'altra spinta in avanti rilasciando nuovamente il chakra adesivo.
    Un agile capriola lo riportò sulle prorpie gambe, e di nuovo fu costretto a ricreare i costrutti chakrici sotto le piante dei piedi.
    I punti più impervi della palude, erano finalmente stati superati, e con soddisfazione da parte del nobile Ashitaka, quella lunga piana acquitrinosa, stava giungendo al termine, mentre le rovine della città alle quali il presunto Vergil si stava dirigendo, erano sempre più vicine.
    Era stato inevitabile che Vergil avesse distanziato Ashitaka di circa 15 metri, ormai irrecuperabili, anche se il genin avesse corso alla sua massima velocità.
    Quello che importava, era che il genin aveva acquisito dimestichezza nel controllare il chakra adesivo, anche in intervalli di tempo relativamente brevi, e anche se aveva dovuto quasi farsi tranciare le gambe da un alligatore, ne era valsa la pena.
    Ashitaka quando aveva dovuto schivare il morso di alligatore aveva avvertito un miglioramento incredibilmente sensibile nel controllo di quell'arte, quasi come se avesse compreso in toto la natura di ciò che stava compiendo, eppure mai si era confrontato in tali esercizi, e per tutto il tempo era stato anche costretto a correre dietro a Vergil, in quell'istante, mentre tentava di non perdere ulteriore terreno, per un attimo sentì i suoi occhi bruciare, una sensazione mai avvertita prima, che fosse il primo passo della lunga strada verso l'agognato e desiderato Byakugan?
    Ashitaka non poteva saperlo, ne aveva in mente di riflettervi sopra, ancora alcuni minuti di corsa, poi la coppia finalmente si fermò, a poca distanza la città in rovina, con ancora delgi edifici abbastanza alti, anche se completamente grigi ed in disuso.
    Fermatasi la corsa furibonda, Ashitaka attuò la respirazione per recuperare dalla fatica, poi si rivolse allo Hyuga che lo aveva portato lì e chiese:

    Voi... siete Vergil Hyuga? E' un piacere fare la vostra conoscenza...




















     
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14 replies since 16/9/2011, 21:20   324 views
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