Punto X

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    Una vecchietta camminava piano sulle strade scure di Kiri. Il suo passo era incerto, tuttavia avanzava cauta verso una meta precisa. Forse qualche commissione da sbrigare, qualche sacchetto della spesa non troppo pesante per le sue esili braccia bianche, da portare a casa per il pranzo. In mezzo alla folla sembrava invisibile, tanto piccola era, la gente a mala pena la notava scansandosi giusto in tempo. Anche lei faceva del suo meglio per non essere sopraffatta dai corpi di tutte quelle persone. Ce ne erano davvero tante, in quella piazza: come sempre era giorno di mercato; mentre la folla gremiva lo spazio centrale, le bancarelle circondavano la piazza, dando modo alle persone di poterle girare tutte. C'erano tutti: dal fruttivendolo al venditore di pesce, al bambino che su un tavolo aveva improvvisato una vendita di giocattoli usati, al ciabattino, al venditore di armi.

    La vecchietta attraversò con fatica la piazza, fino a portarsi nel suo angolo nord ovest. Qui c'era un grosso palazzo residenziale alto cinque o sei piani, che gettava una grossa ombra sulla piazza e dava ristoro ai venditori accalorati dalle loro stesse esortazioni di acquisto. Con disinvoltura, svoltò l'angolo del palazzo, entrando in un vicolo, invero stretto, dove c'era una porta secondaria di accesso alla struttura nella quale sparì.

    […]



    Il bambino saltellava allegramente. Con un bastone colpiva il terreno, come se quel gesto lo potesse spingere più in alto. Lungo la strada un cagnolone nero si era fatto trasportare dal suo entusiasmo e lo seguiva abbaiando felice, come se anche a lui fosse stato concesso un giorno senza dover andare a scuola. Percorse così un bel tratto di strada, finchè il fiatone non divenne insopportabile e dovette fermarsi. Dalla gola asciutta per gli schiamazzi, uscivano profondi respiri. Anche il cane aveva rallentato il passo e, essendo considerevolmente più grosso del bambino, riusciva a stargli accanto e contemporaneamente mordicchiare il bastone che quello non aveva più la forza, o la voglia, di agitare. Si fermarono accanto ad un grosso palazzo alto svariati piani, per riprendere fiato. Davanti a loro un folto gruppo di persone erano ben impegnate a fare cose da grandi. C'erano urla di venditori e schiamazzi nell'aria, il vociare di gente indaffarata, un via vai continuo di gente: doveva essere un mercato! Il bimbo andò vicino a una bancarella di prodotti alimentari, in cerca della cosa più zuccherata che ci fosse: trovò dei biscotti che gli furono dati in un sacchetto di carta d'olio marrone. Mentre mangiava si allontanò dal centro della piazza, spostandosi verso il suo lato nord ovest. Per quando fosse arrivato ad un grande palazzo, in quell'angolo, i biscotti erano finiti: un pò mangiati dal ragazzo un pò dal cane. O meglio ne era rimasto uno solo che il bambino, all'uscita della piazza, a cinque metri da un vicolo non molto largo, lasciò cadere a terra per il cagnolone. Questo ci si fiondò sopra, un pò impacciato dal lungo muso contro la pavimentazione rigida e pietrosa della piazza.
    Quando ebbe finito alzò la testa per cercare il suo compagno di giochi: non trovò nessuno.

    […]



    Quell'uomo era talmente grosso e massiccio che al suo passaggio le persone si dovevano scansare per non rimanere sopraffatti dalla sua mole. Sembrava un marinaio e, con un solo braccio, portava un barile dalle dimensioni considerevoli sostenendo il peso sulla spalla destra. Attraversò tutta la piazza con una facilità innaturale per un uomo dalle dimensioni inferiori che sarebbe stato in qualche modo ostacolato dalla folla. Al suo passaggio invece la folla si spaccava in due, come un getto d'acqua su un cuneo. Arrivò fino all'angolo nord ovest della piazza, puntando dritto contro l'ombra di un palazzo dalle considerevoli dimensioni. Numerose finestre si affacciavano sul lato piazza, molte delle quali avevano appese dei cartelli che informavano i passanti circa la necessità di affittuari. Arrivato poco distante dal palazzo, l'uomo posò il pensate contenitore proprio al fianco di una bancarella. L'uomo che ne aveva il possesso, si portò dall'altro lato del bancone e controllò lo stato della merce ivi contenuta; quindi pagò con reticenza l'uomo. Questi contò i soldi che gli erano stati dati e , con un segno di saluto, si allontanò dalla piazza, sparendo in un vicolo lì vicino.

    […]

    Al secondo piano dell'imponente edificio c'era una stanza dove non abitava nessuno. Eiatsu aveva scelto a colpo sicuro quella, senza nemmeno doverci entrare, perchè aveva notato il cartello affittasi, camminando nella piazza. Aprirla fu un gioco da bambini: ad Akashi (la vecchietta) bastò manipolare una parte infinitesima del suo sangue per creare una chiave perfetta. Assicurandosi che nessuno li vedesse, uno ad uno i cadaveri entrarono nel medesimo appartamento. Come mossi da un'unica mente a governare le loro azioni iniziarono a preparare la stanza:

    “ Certo che questa volta ci sarà un bel po di trambusto, che ne dite?”

    Disse la vecchietta con una voce profonda, mentre spostava mobili troppo pesante per le sue attuali fattezze.

    “ Si, come sempre. Fai cadere una goccia di sangue e il mondo si rivolta su se stesso come un guanto. L'ho visto accadere altre volte.”

    Rispose il bambino i cui occhi non trasparivano più la giovialità di qualche istante prima, anzi erano cupi e terribili: occhi di un ninja esperto che aveva conosciuto finanche quanto fosse profondo il buio della morte. L'unico che non parlava era l'omone, quello che sembrava un marinaio. Eiastu doveva mantenere il massimo controllo su di lui: lasciargli libero arbitrio era assolutamente fuori questione perchè non avrebbe mai acconsentito. Per quanto Hohenheim in vita si stesse avvicinando alla strada tracciata da figure come Amanimaru e Yamashita, era morto troppo prematuramente ed era rimasto buono. Di certo un massacro di massa non gli sarebbe andato a genio. Se ne stava quindi quieto cercando nella stanza per distruggere eventuali telecamere o cimici.

    Quando fu tutto pronto, in mezzo alla stanza si sarebbe fatto uno spazio circolare vuoto, con la sola eccezione di un mobile sul quale era stato poggiato una telecamera, il led di accensione ancora spento.

    Il bambino sciolse la trasformazione, mostrando il volto pallido dell'avatar. Che faccia avrebbero fatto i Kiriani vedendolo ritornare: Yashimata eterno nemico di Kiri eccolo lì in carne ed ossa!
    Utilizzare proprio lui aveva devi vantaggi secondari di primaria importanza: prima di tutto la sua avversione verso Kiri e l'accademia era conclamata, in secondo luogo erano noto il fatto che agisse da solo, o comunque non con l'aiuto degli accademici. La sua avventura con Diogenes poteva essere considerato un caso isolato; inoltre le avventure dei due risalivano ad un passato lontano, ancor prima che il Colosso cambiasse il suo aspetto. Chi poteva dire ora di quali collaboratori si circondava?

    L'avatar si dispose davanti la telecamera, in maniera tale che la sua figura non permettesse di scorgere la piazza che pure, alle sue spalle, appariva attraverso una vetrata. Un cenno annoiato con la mano, il led di accensione diventò verde: si iniziava!

    […]


    Il video iniziò con alcune scariche elettrostatiche che fecero vibrare un po' la figura ammantata di nero, la cui immagine veniva catturata in pieno dalla telecamera. Quando la trasmissione si fu assestata, non ci sarebbero stati dubbi: era proprio Yashimata colui che stava dietro l'obiettivo. E se la la sua figura poteva essere contraffatta, se la sua voce poteva essere contraffatta, non ci sarebbero stati dubbi sull'aura di terrore che emanava la sua figura, nella profondità sfacciata del suo parlare, nelle suo movenze! Quello era il vero e unico signore del Caos:

    “ Shiltar, è da un po che non vengo a farti visita. Scusa le mie pessime maniere, non mi sono fatto nemmeno annunciare alla porta: ma temevo che non avresti sentito il mio bussare e mi avresti lasciato fuori. Ma immagino a te non dispiacerà questa mia piccola intrusione ora che hai ben altro a cui badare, vero? La gente parla di tre creature ad allietare i tuoi giorni! Le mie più sincere congratulazioni; ti ho portato anche un regalo che vedrai fra un attimo.

    Ho notato che alle mura milita ancora quella nullità di Etsuko: che desolazione! Mentre Itai è diventato addirittura Jonin nonché padre: davvero impressionante. Crescerà dei bambini meravigliosi, al sicuro tra queste mura impenetrabili!”


    Sorrise leggermente, allungando le labbra affilate come una lama. Riprese pacato:

    “Conclusi i convenevoli, parliamo d'affari. Qualche mese fa un'associazione di un certo livello, i Kurotempi, hanno attaccato e distrutto la sede principale dell'accademia. Un risultato notevole: ammetto che anch'io ci avevo pensato ma, in fin dei conti, siete stati fortunati che non vi fossi io ad aver organizzato l'attacco. Che razza di imbecilli incompetenti! Quanti dragoni di argilla avevano? Tre, quattro? Perfino uno studente avrebbe capito che sarebbe stato più proficuo sfondare tutto con i dragoni e POI attaccare con la fanteria, senza rovinare l'effetto sorpresa agendo all'inverso.”

    Scosse la testa con un'espressione che univa sconforto a incredulità, il tutto condito con abbondante sufficienza.

    “ Tuttavia il loro operato ha smosso qualcosa. Ame è in subbuglio: ci sono tante teste calde che vogliono menare le mani ed io, che avevo perso la verve di far aprire gli occhi a voi accademici ho deciso di farmi sentire ancora una volta perchè vedeste l'incongruenza sulla quale si fonda la vostra presunta alleanza.
    Partiamo proprio da Kiri: Shiltar tu detieni un posto che ti è stato dato in seguito ai tuoi meriti, al tuo grado ma, siamo onesti, cosa hai fatto tu concretamente per questo villaggio se non passare anni dietro una scrivania a riempire scartoffie? Perchè sì, si migliora per difendere il proprio villaggio, ma sappiamo entrambi che questa è una scusa: si migliora solo per se stessi, per accrescere il proprio ego e tu non sei affatto diverso, e te lo posso dimostrare. Quanti giorni in carcere hai passato dopo la morte di Yami? Lo hai attirato con l'inganno sfogando un rancore vecchio di anni e lui è morto. So tutto di quello scontro Shiltar: tu non volevi ucciderlo. Ma non significa nulla perchè un amministratore è morto e tu non hai pagato NULLA. Se veramente avessi tenuto al villaggio e avessi rispettato la carica con la quale ora ti fregi, o più grande dei Kiriani, ti saresti dimesso. Eppure così non è stato. Oto ha perso un amministratore: a parti invertite tu cosa avresti richiesto?

    Ora tocca a Konoha. Nell'accademia tutti i villaggi sono uguali: criterio che Kohoha sembra essersi scordata da molto molto tempo. Con quale diritti Konoha si è incaricata di risolvere le faccende tra Oto e Kiri in seguito all'attentato alle mura di quest'ultimo? Cosa ha Konoha di così superiore rispetto agli altri villaggi da potersi ergere a giudice quando in verità non è che una sporca ladra. Forse gli Otesi hanno dimenticato, ma io so cosa Konoha ha rubato a me personalmente. Perchè quando Sayaka era viva nessun foglioso ha avuto le palle di andarle vicino e riprendersi il nove code. Sono dovuto arrivare io per uccidere un essere abietto e malvagio, per essere additato come serpe oscura e demonio. Bhè grazie degli appellativi non dovevate scomodarvi, ma quante lacrime di coccodrillo versate senza ritegno! E con un'azione militare si sono quindi ripresi il demone come se fosse di loro esclusiva proprietà: scusate, io non ci ho fatto caso, eppure il Kyuby non aveva inciso sulla fronte la foglia stilizzata! Tra parentesi, me la verrò a riprendere, non fatevi illusioni. So che c'è già un nuovo contenitore, ben più debole di Sayaka....

    Passiamo ad Oto. Devo veramente commentare?! Ma quando mai Oto ha fatto veramente parte di questa alleanza, quale è l'otese che ci crede veramente? Non lo so, forse non capisco io, ma siete veramente così miopi da non vedere come il male che alberga in quel luogo si agiti sotto le catene di queste alleanza. Anche Oto non mi sembra che si sia comportata in maniera esemplare: sempre nell'episodio prima detto non mi sembra che ci fu molta diplomazia quando due Otesi arrivarono fin sotto le mura di Kiri a reclamare la testa di Godsan minacciando di distruggere il villaggio!

    Suna infine. La nomino soltanto, onestamente non so se sia ancora in piedi o alla fine abbia vinto il deserto.

    Non posso credere che i Villaggi si ostinino ad essere così ciechi. Vivete in un'alleanza le cui regole vengono sistematicamente violate a partire dagli alti ranghi della scalata gerarchica, fino a quelli più bassi. Tradimenti, omicidi, INSUBORDINAZIONI non punite. Vi spiate l'un l'altro per poi sorridervi vicendevolmente. Onestamente lo trovo rivoltante e io colpirò ad uno ad uno tutti i villaggi affinché questo messaggio risulti efficace e della giusta intensità.

    Ecco infine, il mio regalo per te, Shiltar, e per tutto il popolo accademico. Oggi inizia un' era ed io e il mio gruppo di collaboratori ne siamo solo la prima testimonianza.”


    Detto questo uscì fuori dall'inquadratura. La luce colpì l'obiettivo con un'intensità maggiore, facendo sfocare l'immagine. Quando l'intensità luminosa fu opportunamente modulata, si vide l'immagine, attraverso il vetro di una piazza gremita di gente. Di li a poco, su quella stessa pellicola, che le autorità Kiriani avrebbero trovato con facilità, sarebbe scoppiato il finimondo.

    […]

    Mentre la pellicola continuava a girare i tre cadaveri procedettero con il piano. Prestando le medesime accortezze che nell'ingresso (Yashimata avrebbe ripreso le sembianze delle vecchietta) uscirono a intervalli di tempo disuguali dall'edifico sparpagliandosi tra la folla che imbottigliava la piazza. Non conoscendo le sembianze che avevano assunto, chi avesse visto il video avrebbe guardato la gente muoversi caotica e ignorante di quello che stava di li a pochi secondi accadendo. Poi, un occhio attento, avrebbe notato che tre persone, dagli aspetti più improbabili si sarebbero fermate a guardare verso l'alto, proprio nel punto esatto doveva si trovava la telecamera. Quindi la loro forma cambiò, mostrando tre persone completamente diverse, che non erano i ninja manipolati dall' edo, bensì l'aspetto dei corpi, perfettamente integri, degli sconosciuti che Eiasu aveva usato per invocare la tecnica proibita. C'era un uomo dal volto pallido e incavato, contornato da lunghi e sottili capelli biondi []; una ragazza, che sembrava quasi una bambina per via delle ciocche di capelli che le spuntavano ai lati della testa, tenuti tramite delle mollette [] ; ed infine un seconda donna, bionda ma con i dei capelli tagliati corti, dal viso ovale un importante naso che la rendevano bruttina[]. Eppure sarebbe stato solo per un attimo che una serie ordigni sarebbero detonati per tutta la piazza producendo esplosioni ampie e dalla potenza notevole. Le bombecarta erano state piazzate in maniera tale da interessare più metri quadri possibile. In mezzo a quella masnada di gente sarebbe stato per i tre facilissimo non destare il minimo sospetto. Per la precisione sarebbero detonate: 9 bombe carta livello 2, un clone di argilla e due lombrichi di argilla.

    Nella nube sollevata dalle esplosioni simultanee, le figure dei tre responsabili furono occultate. Quando questa però si dissolse, mostrando lo sfacelo causato, le tre figure non sarebbero state più li presenti, opportunamente pareggiate.


    [Il conto delle vittime è a discrezione dell'Amministrazione Kiriana]
    [Tale avvenimento è contemporaneo al viaggio di Eiatsu per il ritorno]
    [La password per l'attacco occultato è "tango" Attacco Occultato]
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    L'ora dei sensi di colpa




    Stavo tornando a casa. La mia dolcissima casa. Dopo tutto ciò che era successo quel giorno, avevo voglia solo di rilassarmi e non pensare ad altro. Sicuramente s’erano creati molti problemi per un mio dubbio, sicuramente legittimo, riguardo un uomo che a quanto pareva, doveva essere del tutto innocente. La sparizione delle mie copie lo confermò ed io restai semplicemente in silenzio, lasciandolo tornare ad Oto con Febh che era irritato con lui almeno quanto io lo ero con Fujiko. Poi, senza dire una sola parola, tornai a casa, con una strana sensazione d’inquietudine addosso.

    Non era andato tutto bene. Fujiko non aveva cavato un ragno dal buco dall’interrogatorio, non mi aveva detto quali domande aveva rivolto al ninja e quali risposte aveva ottenuto. Era lei quella che comandava lì e solo Shiltar aveva il potere di fermarla. Ma l’uomo delle Sqaudre Speciali ero io. Ero io che avevo avuto quel dubbio, ero io che avevo cercato d’indagare. Lei aveva preso possesso di quell’indagine portandola a livllo ridicoli, lasciando a me il solo (segreto, visto che lei stessa non ne era a conoscenza) ingrato compito di perquisire la stanza. Come se potesse esser servito a qualcosa.

    Giunsi in una piazza gremita di gente. L’avrei dovuta attraversare per andare a casa, che non distava molto. Feci due passi lenti nella piazza, restando al limitare, quando accadde qualcosa che squarciò il mondo e la mia stessa anima. Impallidii di fronte al forte rumore che fu causato dall’esplosione, un enorme polverone si alzò e la gente urlò, accalcandosi sulle strade che portavano via da quella paizza. Al centro c’era uno cenario apocalittico: l’esplosione aveva ucciso molta gente, molti altri erano rimasti feriti.

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    Il mio primo pensiero andò a lei e alle bambine. Erano a casa, al sicuro? Oppure Ayame aveva deciso di uscire? Sentii il terrore attanagliarmi l’anima e improvvisamente ogni mio muscolo fu paralizzato dalla pura semplice paura di scorgere tra le persone sconquassate e dilaniate da quelle esplosioni anche Ayame, Jukyu e Nana. Sapevo che era colpa mia: evidentemente quel Jin di Oto aveva fatto qualcosa! Per le mura quel giorno e nei giorni precedenti non era passato nulla di sospetto se non lui e non erano stati fatti rapporti riguardo intrusioni da altre zone. Alla fine avevo fallito.

    Riuscii a malapena a unire le mani per un sigillo. Una copia identica a me, con la stessa espressione di terrore, fu creata in quel preciso momento. Sapeva cosa fare: andare a casa e controllare che Ayame stesse bene, poi sparire. La copia scattò ed io incapace di fare qualsiasi cosa rimasi immobile, atterrito e spaventato. Non era da me quella reazione, ma raramente avevo provato un senso di colpa così schiacciante che, unito alla paura di aver perso di nuovo tutto, mi lasciò letteralmente senza fiato. Ero un ninja, un jonin, ma anche un uomo, un padre e un marito. Non sarei mai riuscito a rimanere impassibile davanti a tutto ciò e l’incertezza del momento m’impediva di ragionare correttamente.

    Ben presto però sentii un valanga d’informazioni riversarsi nella mia testa. La copia era stata a casa, aveva parlato con Ayame. Lei era lì, aveva detto che Jukyu aveva la febbre e per questo non era uscita, si era preoccupata e alla notizia dell’attentato era sbiancata. Tirai un sospiro di sollievo e riacquistai un pò di colore, poi, ignorando la voce che nel mio cervello urlava l’evidenza di colpa, mi diressi nel bel mezzo del caos. Ormai ero conosciuto a Kiri, il fatto che fossi lì forse poteva significare tranquillizare la gente e urlai ordini abbastanza perentori, in attesa di qualcuno della squadra medica e magari di Shiltar. Non considerai la venuta di Fujiko, se fosse arrivata, non avrei potuto ben calibrare le mie reazioni, perché se c’era una persona a cui davo più colpa che a me stesso, era a lei.

    « Lasciate stare i morti, occupatevi dei feriti! Qualcuno allontani quelli che sono ancora in grado di essere spostati! Non toccate gli altri tropo gravi se non ne avete le competenze! E qualcuno vada a chiamare quell’idiota di Etsuko dall’ospedale! Andate ad avvisare il Mizukage, presto, PRESTO! »


    Sperai che nel luogo in cui si era probabilmente rinchiuso, Etsuko avesse udito il suono delle esplosioni. Mi avvicinai a un ragazzo che gemeva per terra: aveva una gamba orrendamente ustionata lateralmente. Chiedergli di muoversi sarebbe stato impossibile. Lo sollevai io, mettendolo in piedi, intimandogli di non poggiare quella gamba a terra.

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    Bisognava organizzare velocemente una prima forma di soccorsi. Mi guardai attorno, molta gente era venuta lì ad assistere allo spettacolo e la cosa non mi piacque per nulla. Erano preoccupati, spaventati ma immobili, bloccando il passaggio ai soccorsi, occupando spazio nella piazza dove riunione i feriti.

    « TOGLIETEVI DI LA, NON È UNO SPETTACOLO QUESTO! »


    Non mi preoccupai dell’educazione, dei bambini, delle donne anziane. Quelle parole erano sanguinarie, urlate da uno dei ninja più potenti di Kiri che in quel momento aveva l’espressione di chi avrebbe potuto fare una strage semplicemente usando lo sguardo. Posai il ragazzo per terra, disteso e acchiappai al volo una donna, dicendole di restare a controllare come andava. Tornai nel terrore, urlando a tutti quanti di riunire i feriti e indicai il posto. Molti feriti lievi vennero spostai lì, mentre altri rimanevano vivi, ma immobili, molti di loro del tutto inoscienti.

    Facevo fatica a pensare di spostarli. Sembravano fragili e necessitavano cure immediate. Quanto tempo ci avrebbero messo Shiltar ed Etsuko ad arrivare? Solo loro potevano fare qualcosa per questa gente della quale vita, in quel momento, mi sentivo grandemente responsabile.
     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    L’inizio della Fine
    Giorno X

    Centro di Ricerca


    Il vetrino con la cultura da esaminare poggiava sul piano, l’occhio attento scrutava l’evolversi della situazione. Il moltiplicarsi batterico, nulla di più normale quel che accadeva quel giorno nel laboratorio sotterraneo di Kiri.
    Spinsi indietro la seggiola annotando i tempi di riproduzione, il carbone della matita rigava il foglio definendo gli appunti, quando un primo scossone, tremarono per un istante i cristalli del laboratori, osservai il soffitto e l’onda d’urto si propagava veloce nel sottosuolo.

    Cosa succede?

    Pochi istanti di terrore, sino al convincimento che non poteva trattarsi di un terremoto, Kiri non stazionava in una zona sismica. Ma allora …
    Alzai il ripetitore la linea telefonica risultava libera, digitai lo 0, una voce atona educata e cortese mi rispose dall’altro lato:

    Qui Ospedale di Kiri, servizio ricevimento posso esserle Utile?
    Posso saper cosa cazzo succede?
    Dottor Etsuko è lei, mi scusi non l’avevo riconosciuta …
    Non è il momento Hiro, allora cos’era quella scossa?
    Etsuko Sama, ho mandato un infermiere a controllare, qui in ospedale tutto è a posto, il problema è esterno. Eccolo di ritorno, rimanga in attesa…

    Momenti di silenzio interminabili … i rintocchi dell’orologio scandivano nitidi i secondi trascorsi, eppur tutto pareva stazionario, bloccato in una dimensione irreale.

    Etsuko Sama… un’esplosione… è Terribile … Feriti, morti Ovunque... Cos..s..a… dobbiamo Fare.

    Proprio quello che temevo, avevo sentito dei disordini di quei giorni, che qualcuno fosse riuscito ad entrare così facilmente a Kiri?

    Non è il momento di farsi prendere dal panico… preparami una squadra medica di 20 elementi, abbiamo bisogno di soccorsi immediati … ognuno con i kit d’emergenza, mi raccomando bende sterili e unguenti contro le ustioni.
    Immediatamente …


    Un attimo di attesa …

    Hiro …
    Mobilita tutte le sale operatorie, richiama immediatamente tutti i medici non in servizio e metti a conoscenza l’obitorio dell’evento, dovranno purtroppo prepararsi pure loro.


    Riagganciai il ripetitore, una goccia di sudore scendeva sulla fronte, calma e sangue freddo, solo un pensiero in quel momento mi percorse la mente, assomigliava più ad una invocazione.
    ° che Dio ci Aiuti °
    La porta dell’ascensore si aprì i scatto e immediatamente si richiuse dietro le mie spalle.


    La Piazza Di Kiri
    Il Caos

    Correvo tra le via adiacenti all’esplosione, purtroppo l’accalcarsi di gente rendeva difficile il transito della squadra d’emergenza e sicuramente ancor di più l’arrivo dei mezzi in un secondo momento bisognava farli spostare di lì …

    Lasciateci passare… è un’emergenza.

    Spintonavo la gente con forza facendomi largo tra l’ammasso di corpi, come la testa del serpente spianavo la strada a chi celermente tentava di tenere il passo. Ancora pochi metri e lo scenario che mi si palesò era irreale, lontano da ogni previa immaginazione. Tutto il paesaggio appariva opaco, completamente coperto di cenere, qui e la, focolari ancora divampavano, conferendo sembianze infernali al luogo. I corpi esanimi erano dispersi ovunque, gente disperata tentava di riportar in vita corpi completamente mutilati, chi invece ormai privo di qualsiasi senso osservava il vuoto o gli occhi inespressivi, di chi giaceva al suolo.
    Riconobbi itai in tutto quel trambusto, celermente mi avvicinai a lui.
    Non vi era tempo per sapere cosa fosse successo, avremmo ritardato le spiegazioni.

    Dov’è la Mano Nera di Kiri? Abbiamo bisogno d’aiuto, dobbiamo sgombrare immediatamente quella strada.
    Indicai un punto preciso sul lato ovest della piazza, farò arrivare i soccorsi da quella direzione e portare immediatamente via i feriti gravi. Di questo passo non riusciranno ad arrivare prima di qualche ora.
    Hei tu.
    Chiamai un infermiere, il ragazzo non sapeva da dove cominciare e aspettava indicazioni, vai in quella zona ci sono i feriti meno gravi, dai prima assistenza e chi riesce a muoversi senza problemi, che sia condotto immediatamente in ospedale.
    Corsi nella direzione opposta scomparendo nelle colonne di fumo.
    Pochi passi e sentì una donna lamentarsi, era completamente ustionata per il 40% del corpo, ustioni gravi sulle gambe e sull’addome.
    Poggia immediatamente il kit di primo soccorso per terra, tirai fuori una boccettina di palliativo e un ago, il mio scopo primario era alleviare il dolore, iniettai il siero, limitai e avvolsi le estremità dei tessuti ancora intatti con bende sterili e bagnate in acqua, ricopri con appositi teli le ustioni, limitando il contatto con germi e dunque possibili infezioni.

    Presto, una barella …

    Il mio urlo possenti si perse tra centinai di urli e lamenti strazianti eppur fortunatamente fu ascoltato.
    Lascia quella donna, mi accorsi di essere in mezzo al Caos più totale.

    Forza squadra medica, coprite i feriti gravi con teli sterili e allontanateli dalle fonti di calore, voi, indicai tre infermieri, adagiate i corpi sulle barelle e avvertite la seconda squadra in soccorso di portarli immediatamente in sala operatoria.

    Intorno a me Solo Dolore

     
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  4. Roronoa™
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    Chapter 0 - Apocalisse a Kiri



    Dopo il combattimento, in cui mi ero divertito mostrando a un abile avversario la mia abilità innata, presi una camera in una locanda per trascorrere un po' di tempo da solo, senza nessun pensiero, oltretutto avevo alcune ferite da medicare. Solo dopo qualche giorno decisi di procedere verso il centro di Kiri, allontanandomi da quella periferia in cui avevo conosciuto solamente una banda di scalmanati e vari pazzi.

    In quella passeggiata molti pensieri occuparono la mia mente, infatti, mi muovevo senza una vera meta precisa superando a destra e a sinistra le persone che percorrevano come “morti” viventi una delle strade principali del villaggio.
    Non avevo legato con nessuno nonostante fossi a Kiri per una vacanza. Scacciai quel pensiero scuotendo il capo, era inutile illudersi, ufficialmente ero lì per trovare informazioni su chi avesse distrutto l'East Gate e ucciso mio padre. Tralasciando discorsi inutili non m’interessava il villaggio mandante, o forse sì, ma soprattutto cercavo l'uomo che aveva sferrato l'ultimo colpo su di lui. Il suo ricordo mi tormentava giorno e notte, e per chi non ci fosse passato in questi momenti fa più male della mancanza della persona cara il pensare al dolore di quest'ultima quando comprende che è giunto il momento della propria morte, e non può far nulla, nemmeno salutare per l'ultima volta suo figlio.
    Ero immerso in questi ricordi, che assomigliavano più a "incubi da giorno", quando stavo per raggiungere la Piazza di Kiri. Chiuso nei miei pensieri, da lì a poco accadde qualcosa di talmente imprevedibile da rendere difficile qualsiasi descrizione. Mai avevo udito un boato così potente e un’onda d'urto di tale portata. Fortunatamente ero riparato da una casa posta alla mia sinistra ma questo non m’impedì di osservare una miriade d'oggetti prendere il volo e schiantarsi a decine di metri di distanza. Un'esplosione aveva quasi cancellato una zona molto frequentata del villaggio. I miei occhi videro una serie di atterraggi e decolli di alcuni civili che mi fecero sudare freddo.
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    Erano coriandoli in una tempesta. Il riparo comunque non fu totale, infatti, dopo essermi buttato a terra come reazione a quel boato alzando il capo mi ritrovai circondato da pezzi di pietra, lamine di metallo e addirittura gambe, braccia, busti umani. Alcuni individui giacevano senza vita sotto cumuli di macerie. Avevo attivato inconsapevolmente l'innata ma in quel momento, in cui non provavo paura ma ansia allo stato puro, pensai che fossi stato graziato da mio padre. Mi alzai barcollando, circondato da grida di qualsiasi tipo: di disperazione, di dolore, terrore, alcuni scappavano come una mandria di bufali senza pensare che avrebbero potuto pestare feriti e ustionati rimasti a terra. Fortunatamente vi erano anche ninja di Kiri che subito si misero a lavoro con i feriti e in quel momento la mia attenzione si soffermò a qualche metro da me, precisamente su un bimbo di circa nove anni. Piangeva e tremava come una foglia, nonostante non fosse ferito eccessivamente, e se in un primo momento pensai che fosse solo, notai un secondo dopo la presenza di una donna sotto alcune pietre. Il fanciullo la guardava con occhi pieni di lacrime, incapace di parlare e di muoversi. "Grazie a Dio" le macerie erano posizionate sopra le sue gambe (almeno il bambino non avrebbe visto sua madre spappolata a terra) e anche se fosse quasi deceduta mi avvicinai a essa con la speranza di poterla salvare. Non era difficile spostare alcuni massi che la immobilizzavano ma per la paura di creare qualche danno preferii chiamare i soccorsi:

    -Aiuto c'è una donna viva qui! Aiutatemi! Aiuto!-


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    Ero disperato quanto il bambino. Se nessuno mi avesse aiutato allora avrei urlato ancora più forte, sperando che qualcuno fosse giunto al più presto per soccorrere la donna. Stavo vivendo lo stesso trauma vissuto non molto tempo fa e ancora non mi ero abituato a quel dolore disumano.
    Tre lacrime scesero dai miei occhi e la mia agitazione sembrava non scomparire, stavo urlando, quasi sbraitando, a due passi dal bambino e con una mano sulla fronte della donna. I battiti si facevano più deboli, il suo cuore stava cedendo e all'interno della mia mente la madre di quel piccolo stava prendendo i lineamenti di mio padre. Non volevo che quel piccolo avesse avuto la mia stessa storia da raccontare. Non volevo.

    Maledii chi aveva combinato tutto quel trambusto e peccato per me il coprifronte di Oto, e il simbolo del clan Yotsuki, erano visibili anche ai più ciechi. Al primo infermiere o medico che avrebbe aiutato la donna a sopravvivere avrei dato la mia più totale disponibilità per aiutare qualcun'altro.
     
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  5. Grey Knight
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    continuazione di questa giocata



    Narrato

    -Pensato-
    <<parlato>>
    <<parlato>> (altri)


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Punto X – In soccorso ~



    Quando sbucai fuori dalla voragine che una volta era il muro del locale mi si parò davanti l'apocalisse.
    Il fumo stava iniziando a diradarsi, svelando un'enorme voragine al centro della piazza, i sanpietrini erano volati ovunque ferendo e rompendo ogni cosa o persona nelle vicinanze, a quell'ora la piazza era molto affollata e a giudicare dall'inferno che vedevo, molta gente era stata coinvolta.
    In tutta la piazza si sentivano le urla dei feriti e si vedevano corpi o parti di essi, un forte odore di zolfo appestava l'aria circostante
    -una bomba, di sicuro è stata una bomba-
    pensai.
    Guardandomi intorno notai che due edifici erano in fiamme ed uno abbastanza vicino a me emise un rumore spaventoso, vidi che sotto al palazzo una donna era bloccata dalla paura, non ci pensai due volte, corsi verso di lei e la portai al sicuro pochi secondi prima che la costruzione, con un altro orripilante rumore, si abbattesse al suolo.
    <<g-g-grazie mille!>>
    disse la donna con il terrore nella voce
    <<stia tranquilla, è ferita? Riesce a muoversi?>>
    gli chiesi
    <<s-s-sto b-b-bene, sono solo spaventata a morte, che diamine è successo?>>
    mi rispose lei, aveva gli occhi iniettati di paura
    -vorrei saperlo anch'io, maledizione!-
    <<purtroppo non so risponderle, sto cercando di capirlo anch'io, se riesce a muoversi scappi immediatamente, potrebbe non essere finita>>
    la donna mi fece cenno di aver capito e, rialzatasi, se la diede a gambe levate.
    Cercai di trovare altri feriti da aiutare e la cosa non era per nulla difficile, raggiunsi un uomo che nell'esplosione aveva perso una gamba, la puzza di carne morta e sangue li vicino copriva decisamente quella dello zolfo
    <<signore, mi sente? Cerchi di stare sveglio, stia con me!>>
    mi inginocchiai e cercai di tenerlo sveglio, perdeva molto sangue dalla gamba e presto sarebbe morto dissanguato
    -dove diavolo sono i soccorsi!-
    <<medico! QUI SERVE UN MEDICO! UN NINJA MEDICO PER FAVORE!>>
    gridai con tutto il fiato che avevo in gola, e a quanto pare le mie urla vennero udite, un ninja medico si avvicino e sorridendomi disse
    <<tranquillo ragazzo, ci penso io!>>
    e iniziò a curargli la gamba
    <<lo lascio nelle sue mani>>
    dissi al medico e mi diressi verso il centro della piazza, verso la voragine.
    Mentre correvo per cercare chi dirigesse i soccorsi mi sentii chiamare, mi girai di scatto e vidi una scena che non avrei mai voluto vedere in vita mia, mio zio Kensaku sventrato, probabilmente da qualche detrito,rivero in una pozza di sangue.
    <<zio!>>
    corsi a perdifiato verso di lui e una volta raggiunto non riuscii a trattenere le lacrime.
    <<zio, cosa diavolo è successo!HO BISOGNO DI UN MEDICO QUI!>>
    <<daisetsu, è stata una bomba>>
    tossì sangue
    <<ormai non si può fare più nulla per me, riesco a vedere i miei organi da qui, prima di morire devi sapere una cosa...>>
    tossì altro sangue, sputandolo per terra
    <<non dire così zio! Ti salveranno vedrai!>>
    <<non interrompermi Daisetsu! Mi è rimasto poco tempo, mio fratello non te l'ha mai detto ma devi sapere che tua madre era di Kiri, era la figlia del capoclan shinraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaghh>>
    <<zio!NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!>>
    ormai era finita, gli chiusi gli occhi sbarrati dal dolore, un medico si avvicinò ma con un gesto della mano gli feci capire che non c'era più bisogno di lui.
    Adagiai il corpo per terra con gentilezza
    -non posso fermarmi a piangere i morti, il compito dei sopravvissuti è di pensare ai vivi!-
    vidi un ragazzo biondo che stava urlando ordini a destra e manca e corsi immediatamente da lui
    <<lei dirige i soccorsi? Anche se sono solo uno studente voglio rendermi utile, mi dica cosa posso fare>>

     
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    Falce dei Kaguya


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    La giornata era stata a dir poco movimentata: Luis, il ragazzino otese inviatole da Shinodari, l'arrivo di Itai che indicava delle questioni alle Mura legate ad un qualche altro ninja di Oto ed a Febh che era venuto a cercarlo, il tutto condito da una serie di questioni fra l'amministratore otese, appunto, e l'amministratrice di Kiri che aveva ben pensato di usare il suo ego nell'interagire con l'altrettanto particolare parigrado del Suono.
    La questione si era poi rivelata essere un problema connesso ad un ninja di Oto entrato con la maschera in volto a Kiri, ninja che era stato molto gentilmente gettato al suo amministratore, una volta chiarita il "bandolo della matassa".

    Proprio su quella serie di eventi stava riflettendo Shiltar, rientrato a palazzo: Itai e "Fujiko" avevano fatto entrare il ninja otese, mettendogli qualcuno alle calcagna, senza però scoprire niente di utile, a quel che aveva capito il Mizukage ed ottenendo solo di far arrabbiare decisamente Febh. Le sue riflessioni, però, furono interrotte dal suono meno atteso che potesse esserci: un'esplosione!

    La prima reazione del Mizukage fu di lanciarsi fuori dal suo ufficio, sbattendo contro un impiegato che urlò qualcosa relativamente ad un'esplosione appena avvenuta in uno dei mercati di Kiri.
    Alla notizia, il Kaguya fu spinto più da un moto egoistico: corse verso il piano superiore, incontrando sulle scale Taeko stessa, che lo rassicurò della presenza sua e dei bambini a Palazzo, chiedendo però informazioni della sua amica Ao, cosa di cui, Shiltar si sarebbe preoccupato, inviando un impiegato alle Terme, per assicurarsi della sua salute.

    Il Kaguya, sicuro della salute della sua famiglia, sarebbe quindi scattato verso l'esterno, diretto verso la zona dov'era avvenuta l'esplosione per scoprire la devastazione ed il caos che la stessa aveva provocato.
    Fortunatamente già le squadre mediche si stavano muovendo verso la zona e c'era qualche ninja che stava provando ad aiutare, Shiltar stesso s'avvicinò ai feriti più vicini, iniziando a curare quelli più gravi, per poi urlare a quelli delle squadre mediche più vicini.
    Il Mizukage in mezzo a quella folla non poteva fare moltissimo di più: evocare una delle sue creature avrebbe solo provocato altro caos, ma una cosa la voleva capire, quindi richiamò tre piccole locuste, facendola volare verso l'alto per vedere quanti erano i punti delle esplosioni.
    La preoccupazione fu sostituita da una certa, sostanziosa, rabbia: per la seconda volta erano entrati a Kiri, qualcuno, ed aveva fatto i propri comodi.
    Che fossero stati gli otesi come sospettato da Itai e Fujiko? O qualcun altro non visto, che per pura coincidenza aveva colpito nello stesso momento? Poco importava, questa era l'ennesima dimostrazione delle lacune organizzative di Kiri! Una dimostrazione che doveva essere "corretta", in qualche modo.
    In quel momento non era tempo di riflettere su come correggerla, ma piuttosto su chi curare e chi, semplicemente, coprire con un velo, ben presto, però, contati i morti, sarebbe stato il momento di correggere il tiro.


    Numero definitivo di morti nell'attentato: 30

    Edited by Shiltar Kaguya - 5/10/2011, 08:59
     
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  7. Fujiko M.
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    Kiri - Amministrazione


    Un forte boato rovinò ulteriormente quella giornata incominciata male; la stessa giornata avrebbe trovato un epilogo ancora peggiore.

    Se Fujiko aveva chiesto di non essere disturbata vi era un motivo in particolare ma era contro natura non fiondarsi all'esterno per vedere e capire cos'era successo.

    L'ufficio di Fujiko aveva una vista trasversale sulla piazza e da quella finestra si poteva vedere solo uno spicchio; comunque era sufficiente a capire come ogni giorno che era un luogo affollato e vivo.

    E da quella posizione, pure sporgendosi al di fuori, potè notare l'enorme polverone che si era andato a creare.

    Corse quindi fuori dal suo ufficio cercando i suoi dipendenti per trovare delle prime risposte. Le stesse giunsero quando lei era vicina all'uscita. Alcuni dipendenti si erano fiondati fuori raccogliendo i primi fatti visivi ed uditivi.

    C'era stata un'esplosione poco vicino alla piazza principale. Numerosi erano i feriti e i primi soccorsi iniziavano ad arrivare.

    La sola prima cosa che venne in mente a Fujiko fu di far bloccare l'attività lavorativa - come se ce ne fosse rimasta dopo quel boato - mettendo in salvo i dipendenti.

    « Fate evacuare l'amministrazione. Dite alle guardie di verificare interno ed esterno il palazzo in cerca di qualcosa di sospetto. Forza, avanti! »

    Gridò questi ordini mentre usciva dall'amministrazione passando lateralmente alla piazza. Si fermò a comprendere l'entità dei danni mentre le urla agghiacciavano i sensi.
    Riuscì a scorgere Itai che tentava di sopraelevarsi su tutti impartendo ordini. Almeno una cosa giusta la stava facendo e le bastò per poter proseguire oltre.

    Si diresse verso le mura; là erano tutti in allarme e qualcuno aveva visto in diretta la scena. Era scattato il protocollo non appena avevano capito l'entità del danno.

    « Non fate uscire nessuno. Nessuno e ancora nessuno. E nemmeno entrare. Le uniche persone autorizzate siamo io e il Mizukage o chi altri da noi permesso. » specificò chiaramente la sua posizione.

    « Allertate il porto. Bloccate ogni nave in entrare ed uscita. Quelle appena salpate richiamatele. Quelle in partenza bloccatele. Nessuna esclusa. Effettuate controlli anche con la forza se troverete resistenza. Fate passare questo messaggio a tutte le postazioni. »

    Se chi aveva commesso quel reato era ancora a Kiri sarebbe stato scovato. Potevano entrare ed uscire da Kiri. Ma dal porto questa situazione era molto più difficile.

    Temeva però che tutte quelle misure fossero inutili perchè un pensiero volgeva a nord-ovest verso coloro che qualche ora prima erano partiti. Non aveva prove, non ne aveva avuto il tempo. Lei stessa avrebbe dovuto rispondere della sicurezza di Kiri assieme ad altri. Ci sarebbe stato un confronto con il Mizukage.

    Tornò di fretta verso la piazza e l'amministrazione. Il resto della giornata sarebbe stata di conta delle vittime, dei feriti e dei danni. Veramente una giornata da dimenticare.

    Solo di una cosa era certa. Se all'interno di Kiri c'erano ancora membri di altri villaggi, gli stessi sarebbero stati usati come giustificante nel prossimo meeting con i vertici dei Villaggi.
    Il problema non era solo di Kiri, ma di tutti.

    L'amministrazione era salva come la maggior parte degli edifici circostanti, persino la nuova costruzione in inspiegabile ritardo.

    I soccorsi erano tanti ma non bastavano per tutti i feriti. Erano arrivati anche Shiltar ed Etsuko.
    Per il bene di tutti era meglio che non intervenisse. Qualcuno doveva pur pensare a non paralizzare la vita del Villaggio! Fermarsi era un segno di cedimento. Così pensava Fujiko e così avrebbe risposto a chi le avesse chiesto la sua assenza dai soccorritori.

    In attesa di Shiltar aveva preso in mano il controllo, anche se non poteva farlo al 100%, economico, politico e militare di Kiri. Era una condizione estrema.

    Tornò alle mura. Là avrebbe ricevuto tutti i rapporti della giornata. Avvisò anche alcuni dipendenti dell'amministrazione di modo che facessero il passaparola. I più preparati, chiese, potevano andare ad aiutare i feriti. Se ne mossero quattro.

    L'attentato fu chiaro quando, tre ore dopo l'esplosione, una prima squadra ispezionò il palazzo crollato rinvenendo tracce di materiali non consoni quali un proiettore. A ciò si aggiunse il ritrovamento di una pellicola che ancora doveva essere visionata ma che lasciava presagire quanto già si sapeva, sebbene non se ne conoscesse ancora il motivo. L'avrebbe vista assieme a Shiltar quella stessa sera.



     
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  8. ƒ r a n z
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    Continua da QUI


    Lo scenario che si era presentato davanti agli occhi di Kotaro avrebbe dovuto di norma essere raccapricciante e spaventoso; sebbene fosse così, il giovane ninja appena divenuto chunin lo stava guardando sotto una luce completamente diversa. Vedeva i corpi mutilati delle vittime e sentiva distintamente i lamenti dei feriti – le grida dei primi soccorritori si mescolavano e si alternavano le une con le altre in un coro che grazie al tutto dava l'idea di trovarsi in un mattatoio.
    In un certo senso rimase profondamente colpito: c'era sangue ovunque, il quale trasformava quello scenario di distruzione in un massacro artistico e ben congegnato; ai suoi occhi era una strage troppo ben riuscita per essere il frutto di un semplice incidente. Quello era semplicemente il risultato di una pianificazione accurata e ponderata in ogni suo minimo particolare.
    C'era stata un'esplosione, ora se lo ricordava. Quale prodigio poteva avere scatenato un simile scempio in un lasso di tempo della durata di un istante? Se era effettivamente opera di qualcuno, come lui stava iniziando a sospettare, voleva entrare nella mente di quel genio che aveva progettato ciò che stava guardando. Nel tempo che lui aveva impiegato ad uscire dalle macerie del locale erano già arrivati alcuni ninja accorsi in seguito all'accaduto: riconobbe Itai, suo maestro e mentore; il Mizukage, il quale aveva un'espressione che avrebbe potuto mandare nel panico chiunque avesse incrociato il suo sguardo; Fujiko, la sua tutrice durante quello che era stata la prova per diventare genin. C'erano un paio di altri ninja che non conosceva personalmente, ma che comunque in quel momento non sentiva di dover conoscere; poco più lontano Daisetsu stava chino su un corpo, probabilmente con lo scopo di soccorrere il ferito.
    Kotaro rimase a guardare lo scenario di distruzione per qualche secondo ancora: impietrito, provava profonda ammirazione per chi doveva avere fatto tutto quello. Voleva vederci chiaro in tutta quella faccenda, e avrebbe iniziato nelle sue indagini non appena si fossero calmate leggermente le acque; prima però doveva fare in modo di non destare troppi sospetti e i feriti attendevano solamente che qualcuno li aiutasse. Si diresse così verso il sopravvissuto più vicino, cercando di prestare le prime cure e facendo il possibile prima dell'arrivo delle squadre mediche.

    CITAZIONE
    Lo so, il mio post arriva un po' in ritardo, scusate xD

     
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