Incontri che non ti aspettavi

[Corso Genin]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Akashi
        Like  
     
    .

    User deleted


    Chiamate alle Armi



    Il Ninja sconosciuto parve intimorito dal mio modo di pormi nei suoi confronti. Alla mia minaccia latente cercò di ribattere con tentativo di calmare le acque provando a farmi capire che forse avrei dovuto presentarmi e fare le cose con calma. Segno di grande debolezza, o forse semplice conseguenza della paura verso l'ignoto: chissà chi credeva che io fossi!

    «Io sono una persona che ha avuto il compito di venire qui, in questo posto e tu, ai miei occhi, sei uno che fruga nel posto in cui io sono stato mandato: permetti che sia sospettoso nei tuoi confronti, oppure preferiresti un abbraccio tra amiconi, finta cordialità ed un invito a continuare a fare quello che stai facendo, Ninja di Konoha?»



    Feci una pausa. Osservandolo notai che in effetti nella mano sinistra teneva stretta una lettera; e dal fatto che non era ne sgualcita ne sporca desumetti che o doveva esserne il legittimo proprietario oppure doveva essere un ladro molto bravo. Il mio tono mutò, assumendo una sfumatura più rilassata:

    «Tuttavia, Ninja di Konoha, sono certo che qualora tu abbia la possibilità di mostrarmi che la tua presenza qui è legittimata, questo piccolo battibecco sarà ben presto solo un lontano ricordo, non è vero? Lasciami leggere quella lettera, se c'è scritto quel che deve esserci scritto riceverai le mie scuse!»



    Posai lo sguardo sulla sua lettera. Avrebbe accettato?

    Passarono pochi istanti e prima che il Ragazzo della foglia potesse comunicarmi le sue intenzioni, una voce irruppe alle nostre spalle: un terzo Shinobi, mio compaesano, era giunto nel luogo d'incontro e accortosi del clima di inquietudine si era prodigato per fare da pacere. Tra le tante cose che disse, disse qualcosa circa la pace tra i Villaggi. La pace...ricordai le lunghe chiacchierate che mio padre e mia madre si facevano "sulla Pace". Alla fine, mi ero convinto della tesi di mio padre, che se pur cinica a mio avviso era esatta. Sciogliendo i muscoli mi rivolsi al nuovo arrivato, ormai convinto del fatto che se non aveva agito sino ad ora l'ipotetico "ladro" non aveva di che agire. Gli dissi:

    «La pace eh? Dimmi un po caro Daisetsu, se siamo in pace perché l'accademia continua a formare nuove generazioni di Shinobi? Perché i nostri Paesi sono governati da poteri militari piuttosto che civili, e perché la principale fonte di arricchimento di ognuno degli abitanti dei Quattro Villaggi è lo Shinobido? La pace, credi a me, è solo uno specchietto per le allodole, solo un qualcosa nato per evitare che due Ninja di Kiri come me e te si coalizzino per uccidere questo ninja di Konoha così, senza motivo, per puro impulso patriottico. La pace vuol dire disoccupazione per noi shinobi!»



    Abbassai la guardia, sciogliendo in maniera definitiva ogni tensione e porgendo l'attenzione sullo shinobi di Konoha, a me ancora sconosciuto. Il mio viso era profondamente mutato nell'espressione, avevo ormai assunto la mia solita faccia serena e abbozzando uno sorriso appena accennato ma sincero, dissi allo Shinobi:

    «Quanto a te, Ninja di Konoha, se non hai approfittato di tutto questo tempo in cui ho allentato la presa nei tuoi confronti per fuggire o peggio attaccarmi, posso giungere solo a due conclusioni: o sei un imbecille, o sei un tipo apposto.»



    Incalzai il sorriso, facendo una breve pausa prima di riprendere a parlare:

    «Dal momento in cui mi sento di poter scartare la prima ipotesi......Scusa! Io sono Takuma Muramasa e come avrai potuto notare sono un Ninja di Kiri. Come ti dicevo prima, questa è stata solo una misura precauzionale: dopotutto non ci siamo incontrati in territorio accademico e quindi non potevo essere sicuro di chi tu fossi. Trovarti poi a frugare nella tenda, non ha aiutato molto poi, ahahahah!»



    Mi avvicinai a lui, prima di riprendere a spiegargli il motivo di tanto sospetto:

    «Vedi...dopotutto non siamo molto esperti: prova un po' a dirmi che cosa avrebbe potuto impedire a dei tagliagole di ammazzarti, rubarti lettera e coprifronte, apprendere di un incontro tra ninja inesperti e decidere di approfittarsene? Te lo dico io: niente. Quindi dato che troppa cautela non è mai abbastanza...ho preferito agire in questo modo. Ad un modo brusco di presentarsi si può sempre rimediare dopotutto, ad un kunai nella gola no.»



    Sorrisi prima di rivolgermi di nuovo al nuovo arrivato, guardandolo negli occhi:

    «E scusa anche a te Daisetsu, scusami tanto per la mia piccola digressione: spero che il mio cinismo non ti abbia spaventato, ma...credo sia genetico per noi Muramasa! Tu piuttosto, sei un Katita, no? Immagino tu ci sappia fare con la spada!»



    Gli sorrisi affettuosamente. Non ero pentito delle mie azioni, le credevo davvero legittime come lo erano; ma appurato che quei due non avevano intenzioni ostili, sarebbe stato meglio stare uniti, in tutti i sensi.

    [...]



    Il tempo passava senza che nulla cambiasse. Mi ero ritirato nella mia tenda, nella speranza di stare più comodo: era solo un'illusione però, non c'era modo di accomodarsi col sole che c'era. Laiton, il ninja di Konoha, controllava frequentemente l'orologio che si era fabbricato piantando un bastone al suolo. Quando parve avere un'intuizione, si mosse verso di noi per chiedere una sorta di riunione.

    Secondo lui il sensei era in attesa di entrare in scena, osservandoci. L'ipotesi per quanto potesse essere verosimile, non era la più logica: metterci alla prova sin dal primo istante, senza nemmeno darci la possibilità di comportarci secondo alcuni canoni prestabiliti? Per quanto ne sapevamo il Sensei poteva essere semplicemente andato a raccogliere della legna!

    Ma non avevamo elementi per mettere in discussione quella tesi, e come diceva lui, se ci fossimo sbagliati non ci avremmo rimesso granché. Tanto vale provarci!

    Non dissi nulla ed acconsentii all'attuazione di quel piano senza aprire bocca: lo feci sia per non produrre suoni, sia per far capire al ninja di Konoha che le mie intenzioni nei suoi confronti erano tutt'altro che ostili, sia perché non ne avevamo di migliori. Anche se un dubbio sulla reale necessità di "un piano" mi venne: e se avessimo semplicemente dovuto aspettarlo la? Poco male, nel dubbio tanto vale provarci!

    [...]



    Nell'esecuzione della messa in scena rocambolesca improntata dal ninja di Konoha, accompagnai i suoi movimenti per evitare di farci male e per rendere più sciolta e quindi naturale la farsa. In men che non si dica mi ritrovai con un kunai a ridosso della gola mentre intravidi Daisetsu venire fuori dalla tenda per fingere di separarci.

    Qualcuno fermo lì, dall'esterno, ad osservarci, quantomeno avrebbe dovuto pensare che eravamo tre imbecilli. Ma chi se ne frega, dopotutto.
     
    .
38 replies since 10/1/2012, 17:57   578 views
  Share  
.