Incontri che non ti aspettavi

[Corso Genin]

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  1. Akashi
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    Chiamata alle Armi




    Nel giro di pochi secondi apprendemmo che quello che ci si era parato davanti in maniera così poco ortodossa altri non era che il nostro Sensei. A tale dichiarazione smisi di tenere in rotazione il mio Kusarifundo lasciando che questo si fermasse per poi riporlo nel suo alloggiamento. Il Sensei dal nome e volto ancora conosciuti ci chiese poi per quale motivo desideravamo diventare ninja.

    Bella domanda, forse la più complessa che mi si potesse porre! Io non avevo un motivo in particolare per il quale avevo deciso di intraprendere questa carriera, e benché non volessi rifiutarla, a "diventare ninja" mi ci avevano solo mandato.

    L'ipotesi di mentire a quel tizio imbacuccato dalla testa ai piedi non mi sfiorò neanche lontanamente l'anticamera del cervello: mi avrebbe scoperto prima di subito. Tanto valeva dirgli la verità, cercando magari di proporgliela in una maniera edulcorata. Attesi un momento di silenzio prima di iniziare a parlare, rivolgendomi al sensei:

    «Il motivo per il quale ho deciso di diventare uno shinobi è...bhe se proprio devo dirla tutta, non c'è un motivo in particolare per il quale ho scelto questa strada. Con questo non voglio certo dire che il motivo della mia presenza qui è la necessità di trovare un ripiego, ma solo che prima di decidermi a prendere parte ad un corso ho svolto altre attività in parallelo: ho voluto imparare l'arte della forgia delle armature ed ho voluto imparare a veleggiare, due attività che si prestano molto facilmente allo sviluppo in un Villaggio come Kiri, celebre per la sua collocazione geografica e per il suoi Armorari. Non vorrei passasse l'idea che sono uno smidollato, uno che vuole fuggire dalle proprie responsabilità ed uno perditempo: ho un fratello ed una sorella, rispettivamente genin e jounin di Kiri e...bhè il nostro passatempo preferito, da sempre, è stato quello di menarci a tempo perso. Da loro ho imparato quel poco che so fare. Tuttavia, in una società militare come la nostra, è evidente che non basta solo saper tirare a pugni, quindi eccomi qui.»


    Attesi commenti ed eventuali reazioni da parte del Sensei e dei miei compagni, dopo presi ad ascoltare quello che gli altri avevano da dire.

    La ramanzina del sensei riprese non appena l'ultimo di noi ebbe finito di esporre il proprio credo ninja: determinato a sapere chi era la mente del Gruppo. Immediatamente dopo il sensei prese a parlarmi in maniera diretta. Quelle che uscivano dalla sua bocca mi sembravano assurdità inaudite, quella persona mi stava mettendo in bocca parole non mie, accusandomi di intenzioni che non avevo, arrivando persino a minacciarmi di morte nel caso avessi voltato le spalle all'accademia. Col volto stranito ribattei a tono la sua invettiva:

    «Credo che ci sia un grosso errore. Quello che per me è una grossa presa in giro, è la pace e non l'Accedemia e credo che ci sia una enorme differenza di fondo, tanto grande che non spenderò nemmeno una parola per descriverla. E' sotto gli occhi di tutti ormai che la pace così come la intendiamo noi non esiste più, è sotto gli occhi di tutti che l'Accademia si trova tra incudine e martello, è sotto gli occhi di tutti sin da quando la missione al Paese delle Cascate ha dato gli esiti che ha dato! Non ne ha mai sentito parlare, Sensei? Ad ogni modo è vero, io non sono mai stato in guerra....ma le chiedo: e lei? Lei c'è mai stato? A meno che lei non sia ultracentenario ne dubito fortemente data l'assenza di conflitti degni di tal nome da più di un secolo.»


    Mentre il discorso proseguiva un'incalzante irritazione serpeggiò nelle mie parole, cosa che succedeva sempre quando venivano dette cose non vere sul mio conto. Dopo una breve pausa, ripresi concludendo:

    «Infine, mi creda, qualora dovesse balzarmi alla testa l'idea di voltare le spalle all'Accademia, non si preoccupi, l'efficienza degli Shinobi di Kiri è tale che io sarei morto prima di superare le mura. Non ci sarebbe bisogno del suo interventi, tsk.»



    Lo sguardo era fisso sul Sensei. Non mi importava delle conseguenze, ero fatto così: non sopportavo chi parlava a sproposito senza conoscere e vantando meriti inesistenti.

     
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38 replies since 10/1/2012, 17:57   578 views
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